la sottile linea rossa regia di Terrence Malick USA 1998
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la sottile linea rossa (1998)

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locandina del film LA SOTTILE LINEA ROSSA

Titolo Originale: THE THIN RED LINE

RegiaTerrence Malick

InterpretiSean Penn, Nick Nolte, James Caviezel, John Cusack, Ben Chaplin, Elias Koteas, Woody Harrelson, Adrien Brody, John Travolta, George Clooney, Mark Boone Junior, John C. Reilly, Jared Leto, John Savage, Miranda Otto, Nick Stahl, Thomas Jane

Durata: h 2.50
NazionalitàUSA 1998
Genereguerra
Tratto dal libro "La sottile linea rossa" di James Jones
Al cinema nel Settembre 1998

•  Altri film di Terrence Malick

•  Link al sito di LA SOTTILE LINEA ROSSA

Trama del film La sottile linea rossa

Una pagina di storia vera. Un gruppo di fucilieri americani è in lotta con le truppe giapponesi, durante la seconda guerra mondiale, per la conquista dell'isola di Guadalcanal.

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Voto Visitatori:   8,18 / 10 (230 voti)8,18Grafico
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Voti e commenti su La sottile linea rossa, 230 opinioni inserite

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76mm  @  14/11/2017 12:55:13
   6½ / 10
The thin red line fa parte di quelle pellicole che vidi per la prima volta intorno ai vent'anni, con un bagaglio di cultura cinematografica decisamente limitato, e che all'epoca abbagliarono i miei occhi ingenui.
Iniziavo ai tempi ad avvicinarmi al cinema d'autore ed ero particolarmente propenso a facili entusiasmi.
Quest'opera in particolar modo ricordo che mi impressionò sul serio…non che fossi proprio nuovo del genere, avevo già affrontato pietre miliari come Apocalypse Now e Full Metal Jacket, ma il respiro epico, lo scavo psicologico, l'aura mitologica che allora circondava il regista, certe inquadrature, certi dettagli…ammetto che ne rimasi davvero estasiato.
Questa mia infatuazione giovanile oggi la riconosco non dico con vergogna ma con un certo imbarazzo.
Purtroppo nel rivedere questa pellicola non ho potuto fare a meno di ripensare alla successiva carriera di Malick, che da "the tree of life" in poi ha portato ai limiti dell'esasperazione (e oltre) quelli che all'epoca potevano sembrare pregi, ma che oggi appaiono irrimediabilmente e definitivamente come gravi difetti…la pomposità, l'uso smodato della voice-over e dei monologhi interiori, le grevi banalità spacciate come perle di filosofia e saggezza, la presunzione di voler dire l'indicibile…


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In queste frasi (e altre che non ricordo), che all'epoca mi sembrarono abissali e che oggi, dopo vent'anni e migliaia di film sulle spalle, riesco a vedere in tutta la loro desolante pochezza, si può già rinvenire il seme della "trombonaggine" che ammorberà tutta la successiva produzione malickiana.

Comunque questa non vuole essere una stroncatura dell'opera in questione, che rimane oggettivamente affascinante…c'è almeno un'ora (la prima) di grande cinema, un reparto tecnico di prim'ordine, una capacità non comune di rendere tangibili attraverso le immagini degli stati d'animo difficilmente descrivibili a parole, uno stile ipnotico e misticheggiante non ancora diventato fine a se stesso.
Se Malick avesse chiuso qui la carriera probabilmente la mia originaria valutazione non sarebbe stata intaccata, ma tant'è.

5 risposte al commento
Ultima risposta 18/11/2017 16.32.31
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SWEET VIRGINIA  @  11/11/2012 14:24:13
   3½ / 10
Mamma mia! Mamma mia!
ieri mi sono sparato Apocalypse Now (7° volta) e La Sottile linea Rossa (2° volta), in completo delirio cinematografico e il paragone è stato improponibile.
Da un lato un capolavoro cinematografico dall'altro un capolavoro di retorica.
Niente e sottolineo NIENTE a che vedere con l'Ottava Arte.
Tolte ovviamente (almeno quelle mi verrebbe da dire) le splendide scenografie, memorabile forse quella dei cannoni della nave, non rimane che una grossa "palla di ferro" ancorata al piede sottoforma di dialoghi infarciti di falsi moralismi,........"e la guerra è brutta", "e la guerra è cattiva", "e questa è la natura dell'uomo", etc, etc.
Cose trite e ritrite, il cui valore intrinseco è innegabile, ma pronunciate o meglio recitate, da quattro s*****i perdono irrimediabilmente della loro forza.
E poi c'è il regista, l'incarnazione vivente del marketing commerciale. Nessuno come questo tizio è riuscito a mantenere alta l'attenzione su di sè partorendo il nulla filmico. Questo personaggio (perchè null'atro è, tantomeno un regista), fà un film ogni 10 anni e la gente grida al capolavoro.
Capolavoro sì, ma di astuzia.
VOTO: 3 e mezzo alla splendida fotografia, che non basta a salvare questo scarsissimo film sulla guerra.
(.....Apocalypse Now, Il Cacciatore,............Mamma Mia!Mamma Mia!)

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Ultima risposta 26/12/2015 05.11.53
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Signor Wolf  @  11/11/2012 10:13:21
   5 / 10
Ma chi l'ha fatto questo film? Baudeliere?!

nonono, pessimo davvero!

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Ultima risposta 11/11/2012 14.24.58
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Blutarski  @  26/05/2012 16:16:30
   9 / 10
Rivisto da poco forse con una maturità più giusta di quando ero ragazzino questo film è puro cinema, visione dell'insieme e costruzione di significato attraverso le immagini, restituisce la crudezza della vita che oscilla come un pendolo tra amore e odio, lotta costante per sopravvivere e paura di morire, è difficile comprimere il senso dell'esistenza umana in un film di 2 ore e 50 ma Malick ci ha provato, credo con ottimi risultati. Cos'altro è la vita se non un turbinio di corpi e carne, una costante salita di una collina la cui cima sembra irraggiungibile e più scaliamo più sembra lontana e dura? E poi ci sono i caduti, fratelli tutti figli dello stesso padre che urla di non fermarsi di lasciarli lungo il cammino e andare avanti, quelli che hanno la morte negli occhi con un realismo davvero impressionante; non credevo che mai un film mi avesse potuto dare queste sensazioni con questi giovani corpi che scalciano per non superare quella sottile linea, quel senso di limite costantemente presente nel nostro flusso di coscenza, la paura di morire e della follia che viene dopo.

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Ultima risposta 20/10/2013 14.37.44
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  20/06/2011 13:45:14
   9 / 10
Vita e morte, lucidità e follia, realtà e illusione. Separate da una lunga linea rossa.
Introspettivo come Apocalypse Now, nichilista come Orizzonti di Gloria.
Senza dubbio, il capolavoro di Malick: raramente ho visto una macchina da presa catturare in maniera così definitiva sensazioni come ansia, paura e agonia.

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Ultima risposta 20/06/2011 14.38.23
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  11/06/2011 02:37:32
   9½ / 10
La fobia della scelta, l'essere sempre a metà, il porre più domande che risposte, rendono Malick un regista più "popolare" e accessibile di quanto sembri. Non ha del genio né l'inconscia presunzione né la parassitaria intuizione, ma è un talento prezioso. Un poeta disadattato che ha dovuto forgiare da zero la sua dimensione artistica e, chissà, esistenziale. Dimensione di angoscia e dissidio che filtra da ogni sua opera, da questa in particolare. La guerra non è che l'emblematica occasione per una riflessione totalizzante. Quali i protagonisti? La Natura, autentico "Spirito colato", partecipe di una sofferenza pandemica. L'Uomo, sorgente e diga della Bellezza, l'unica creatura che per disgrazia o per straordinario privilegio si sente vivere. Dio, essenza ma più spesso assenza, in ogni caso un pronome interrogativo: Chi.
"La sottile linea rossa" è una delle più fedeli rappresentazioni visive della Sehnsucht romantica, della crudele ironia che intreccia la trappola più subdola della Coscienza, il desiderio spasmodico di un Oltre.

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Ultima risposta 11/06/2011 12.59.15
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  28/09/2010 18:32:17
   5½ / 10
Poesia allo stato puro. Purtroppo la lunghezza è davvero eccessiva e alla lunga mi ha annoiato.

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Ultima risposta 28/07/2012 14.18.24
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BlackNight90  @  21/07/2010 20:33:45
   7½ / 10
Trovo che di buono in questo film ci sia quel senso di quasi atarassia che trasmette nelle sue immagini di una natura in tutto il suo splendore, nei silenzi della contemplazione, dell’attesa del nemico e del proprio destino, tra il lieve agitarsi dell’erba mossa dal vento: una sensazione, un bisogno che probabilmente molti soldati hanno per difendersi dalla pazzia, per non oltrepassare la linea rossa dalla quale non si ritorna più, e che non solo i soldati dovrebbero trovare.
A mio parere il film riesce a trasmettere a tratti, grazie alla regia di Malick, questa quiete, questo abbandono che ti proietta dritto in un angolino della Terra in cui è possibile trovarsi in pace con se stessi e con la natura, nonostante all’esterno la guerra compia il suo massacro.
Ma appena la voce fuori campo incomincia a parlare, l’incantesimo sparisce in modo così inopportuno che viene voglie di zittirla. Sono domande poste così, per accumulazione ma senza la giusta profondità o originalità. Certo non è sempre necessario dare delle risposte, i film migliori sono quelli in cui le domande sono poste nel modo più affascinante, ma non c'è bisogno di fare presunta filosofia per destare certe emozioni.
C'è un quadro molto famoso di Gauguin (Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?) dipinto a Tahiti, isola sicuramente splendida come la Guadalcanal per la quale si combatte, che associo a questo film. Anche se non c'è la guerra di mezzo, sono due bei tentativi di interrogarsi sul mistero tragico della vita, il primo più riuscito del secondo perché ovviamente molto più personale e sincero.
Il personaggio di Nick Nolte è decisamente il più interessante di tutti, ma non si capisce poi a che pro chiamare così tante stelle per questo film. Splendida davvero la fotografia del film, buona la regia di Malick che per me comunque non è il messia che tutti vogliono far credere.

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Ultima risposta 05/09/2010 17.27.34
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Suskis  @  01/03/2010 09:52:50
   5½ / 10
Dalle reazioni ai commenti di dissenso, vedo che Malick resta un intoccabile. Eppure mi sento di dire che questo film non mi è proprio piaciuto. Al di là del banale e già visto (mi pare che per un bel pezzo i film di guerra siano tutti stati di questo tipo, ossia un po'di sparatorie, un po'di riflessione, tanta tragedia, titoli di coda). Mi è parso proprio retorico, semplicistico e già visto. Forse realizzato meglio degli altri? Non saprei. So solo che oltre che annoiarmi per quasi tutta la pellicola mi è rimasto il desiderio di non rivederlo.

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Ultima risposta 04/08/2010 15.05.26
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Invia una mail all'autore del commento bustegoal  @  25/09/2009 09:00:52
   2 / 10
Sono pacificista al 100%, ma questo film mi è sembrato la quintessenza della retorica.

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Ultima risposta 24/01/2010 20.31.52
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DarkRareMirko  @  17/08/2009 23:02:23
   10 / 10
Prendendo in prestito ciò che ha detto Farell riguardo il regista (è l'unico che sà far parlare la natura, verissima come cosa), c'è da dire che questo THE THIN RED LINE è davvero un film straordinario, tranquillamente paragonabile coi caposaldi del genere guerrafondaio (Apocalypse now, Full metal jacket, Il giorno più lungo, Orizzonti di gloria, ecc.).

Qui però da una parte si documenta ispirandosi ad un fatto realmente avvenuto, dall'altra si critica efficacemente il non sense della guerra, cosa spinge le persone alla violenza, ecc.
Ipercast (esiston anche scene eliminate con tante altre star di prima grandezza), spiccano Penn e Caviezel.

Da antologia i monologhi dei personaggi con inquadrata la natura in tutto il suo splendore.

7 nomination, manco una statuetta; scandaloso come lo fù per The elephant man.
Malick fà bene ad isolarsi nella vita di tutti i giorni.

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Ultima risposta 16/04/2012 23.54.19
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  08/08/2009 09:07:13
   6 / 10
Probabilmente, se riuscissi a eludere quella sensazione patetica che il film (curatissimo in ogni suo aspetto) mi ha trasmesso, sarebbe per me, come per molti in questo forum, una pellicola indimenticabile. Tuttavia non ci riesco. E’ un’impressione che non posso allontanare. Ed il suo messaggio arriva a me contaminato e pretenzioso. Mi infastidisce là dove dovrebbe commuovere, mi indispone là dove pretenderebbe d’essere momento di riflessione.
Saper dire tanto con poche parole è, a mio parere, la più alta delle qualità artistiche; Malick fa il contrario, si mette a parlare troppo, nella forma di un lamento che non trova le giuste parole.

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Ultima risposta 25/04/2011 02.46.18
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Bathory  @  22/03/2009 18:28:57
   6 / 10
Ci ho pensato davvero tanto prima di dare un voto alla penultima fatica di Malick, ma non sono davvero riuscito ad andare oltre la sufficienza..
Più che un film di guerra è un film sulla guerra, ed è questo il vero punto debole.
I soldati, annichiliti e distrutti dal durissimo conflitto, si cimentano in riflessioni trite e ritrite, oltrechè piuttosto banali:

"Questo grande male... da dove proviene? come ha fatto a contaminare il mondo? Da che seme, da quale radice è cresciuto? Chi ci sta facendo questo? Chi ci sta uccidendo, derubandoci della vita e della luce, beffandoci con la visione di quello che avremmo potuto conoscere?" mah

E' innegabile la bravura di Malick nel montaggio e nelle riprese nella foresta, ma vedere dei soldati che rischiano la pelle riflettere e fermarsi ogni cinque secondi sull'origine della guerra e dell'odio fra gli uomini, non è assolutamente realistico..

Eccessivamente retorico e populista.

7 risposte al commento
Ultima risposta 28/08/2009 00.28.05
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Brundle-fly  @  11/12/2008 21:00:46
   1½ / 10
Vent'anni a insegnare filosofia, e poi se ne (ri-)esce con simbolismi da soap-opera: la natura bella, benigna e paradisiaca, l'homo cattivo, il bene come lampi di luce fra le chiome degli alberi, qualche volatile esotico, la guerra brutta-brutta poiché ci strappa dal ruolo di "family man" del Mulino Bianco, con tanto di ricordo della mogliettina in altalena. Pomposo e magniloquente da saccenza liceale, come l’Handke che vuole spacciare per poesia leggiadra e riflessione lirica la sua logorrea nel Wenders del dittico berlinese: una tantum, concordo in pieno col Mere, basta leggerne le due rece, soprattutto la seconda.
Senonché, ho trovato difficoltà nell’individuare qualche utente di fs che abbia stroncato tutt’e tre 'sti film cogliendone la comune radice. Anzi: vengono presentati come dotati d’una poetica in antitesi, tipo: “Ma vogliamo mettere con ‘Al di là delle nuvole’?”.

Discussione proseguita su:
http://www.filmscoop.it/forum/forum_posts.asp?TID=10026&KW=Rask&PN=0&TPN=2

Mauro Lanari

34 risposte al commento
Ultima risposta 26/12/2015 05.14.39
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topsecret  @  18/11/2008 16:23:23
   6½ / 10
Un film di guerra(?) incredibilmente lento, che non riesce a mantenere viva l'attenzione dello spettatore fino alla fine. Sono d'accordo con chi sostiene che un grande cast non fa di un fim un capolavoro, e questo credo che possa essere un ottimo esempio. A mio avviso, non è un film che invoglia ad una seconda visione, anche e soprattutto per l'eccesssiva durata.

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Ultima risposta 07/01/2009 17.00.00
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gambero  @  18/11/2008 16:05:58
   7½ / 10
come dissi già tempo fa un grande cast non sempre è sinonimo di capolavoro assoluto...cmq sia la sottile linea rossa rimane un gran bel film con,effettivamente,interpretazioni recitative al di sopra delle righe,su tutte uno sean penn fantastico...ovviamente trattandosi di una pellicola di guerra è molto cruda,anche se meno di altre del genere..la regia è molto buona(malick si preoccupa di far capire allo spettatore i diversi stati d'animo dei soldati),così come all'altezza della situazione sono sia la fotografia che la sceneggiatura!!!la pecca maggiore è l'eccessiva durata,che rende questo film a tratti poco scorrevole...da vedere cmq!!!bello...

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Ultima risposta 18/11/2008 16.07.33
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minoidepsp  @  27/09/2008 09:46:29
   8 / 10
Diverso dai soliti film di guerra, gli stati d'animo delle persone coinvolte colpiscono e rimangono impresse nello spettatore. Lungo ma bello.

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Ultima risposta 28/09/2008 18.31.28
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Granf  @  19/06/2008 14:22:56
   9½ / 10
Mai visto un film così. Struggente, poetico, reale e introspettivo. La guerra vista con gli occhi dei soldati che la combattono, ognuno con le proprie paure, con i propri demoni.
Tutti hanno il terrore di affrontare la guerra, dai generali ai soldati semplici. Il regista queste paure le trasmette a noi, le fà diventare nostre.
Il breve viaggio dalla nave alla spiaggia, sulle barche per invadere la terra nemica è bellissimo, l'attesa e la paura sono nell'aria, bisogna combattere, non ci si può più tirare indietro.
Malick ci fa vedere il rapporto con l'ambiente che i soldati instaurano durante l'attesa di sferrare un attacco (che può durare anche dei giorni), il regista inquadra ogni singolo animale, ci fà immergere nella grandezza della natura, aiutato anche da una fotografia splendida.
Per tutto il film sentiamo le voci narranti, in sottofondo, dei soldati protagonisti che pregano, si pongono domande, si chiedono il perchè di tutto questo orrore ("la guerra non nobilita l'uomo"). Ogni volta che il singolo soldato viene inquadrato, lo spettatore scopre qualcosa di lui, del suo passato, della sua famiglia.
Un cast strepitoso, il migliore che abbia mai visto. In primis il meraviglioso James Caviezel, bravissimi anche Ben Chaplin, Nick Nolte, Elias Koteas e Sean Penn. Altre interpretazioni brevi ma molto intense di Woody Harrelson, Adrien Brody e John Cusack.
A fare da cornice a questo stupendo capolavoro, una colonna sonora straordinaria firmata Hans Zimmer.
Paragonato a film come Salvate il Soldato Ryan ed altri, che sono solo dei lunghi documentari in confronto a questo capolavoro degli anni novanta, che sicuramente è uno dei due (forse tre) migliori film sulla guerra mai realizzati.
E per ultimo un finale indimenticabile, il sacrificio del soldato Witt, per amore, per altruismo non per finto eroismo è una perla di rara bellezza.

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Ultima risposta 04/08/2008 12.02.18
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  04/05/2008 13:27:19
   8½ / 10
Il racconto della battaglia di Guadaicanal per tratteggiare l'intera Seconda Guerra Mondiale. Perchè al bravo Malick non occorrono troppi eventi per narrare la formazione di un uomo in una situazione di limite. La crescita e lo sviluppo di ogni soldato sono sottolineati dalle voci fuori campo che si sposano perfettamente con l'indescrivibile fotografia e l'accurata regia.
Questi poetici monologhi interiori rendono il film molto originale e differente da tutti gli altri che parlano della Seconda Guerra Mondiale. Un film ispirato e con un cast invidiabile, sebbene non tutti recitino alla perfezione, forse anche a causa del poco spazio a disposizione.
Non credo che sia un capolavoro assoluto anche a causa dell'estrema lentezza e della lunghezza del film, è comunque un ottimo prodotto; sicuramente da vedere.

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Ultima risposta 04/05/2008 16.47.00
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gabbo  @  03/05/2008 01:26:34
   4½ / 10
Non sono riuscito a finire di vederlo. Veramente noioso, senza azioni di guerra che riescano a prendere lo spettatore. Lungo come non so cosa. Gli do mezzo punto in più solo perché c'è sean penn.

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Ultima risposta 26/04/2009 20.04.08
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  18/03/2008 23:24:41
   8½ / 10
E’ possibile parlare di guerra tramite il linguaggio della poesia? Sì, Malick ci ha provato e bisogna dire che ci è riuscito. A suo modo ha creato un’opera d’arte originale, certamente non perfetta, ma affascinante e che lascia il suo segno in chi la guarda. La guerra non è l’unico argomento, o meglio sembra essere l’oggetto privilegiato per lo scopo del film: riflettere sull’origine del male e sul mistero del passaggio dalla vita alla morte (la famigerata linea rossa) e se esiste qualcosa dopo la vita. Uno spettatore “comune” soffrirà senz’altro la lunghezza e la “monotonia” del film. Secondo me così si contribuisce invece a esprimere e a chiarire meglio il messaggio che si vuole dare.
La dicotomia fra la rappresentazione materiale e oggettiva di un fatto reale e drammatico (la guerra) e la trattazione di temi spirituali, si riflette nella forma del film. E’ un film corale con tanti “protagonisti dove non c’è un’unità stringata di luogo, tempo e azione. Lo svolgersi delle scene con i relativi dialoghi è spesso inframezzato da una voce fuori campo che riporta i pensieri del personaggio oggetto della scena o addirittura riflessioni filosofiche generali, veri e propri inviti alla meditazione. Grande rilievo è poi dato all’ambiente in cui si svolge la storia: il paesaggio, l’erba, la natura, gli indigeni, gli animali svolgono lo stesso ruolo dei soldati, contribuendo in egual misura al significato del film. Viene fuori uno strano contrasto fra scene brutali, distruzioni, carneficine e lo spettacolo naturale puro, quasi incantanto, che assiste in maniera meravigliata a questo scoppio “innaturale”, quasi inesplicabile.
L’”utopia” è presentata nelle prime scene ed è la stessa che sognava Gaugin: la vita libera in una natura bella e amica. L’uomo, invece di diffondere questa utopia, cosa ha fatto? Ha distrutto anche quei pochi luoghi (La Polinesia) dove forse esisteva. Chi ha cercato di vivere l’utopia si trova così costretto a vivere una realtà opposta. Questo personaggio (di cui non ricordo il nome) però non si arrende interiormente, cerca di mantenersi dentro gentile, altruista, rispettoso dei nemici e soprattutto continua a “credere” nella spiritualità umana, in un disegno armonico e positivo che vive dentro tutti noi e che sopravvive con la morte. Lui cerca questo fuoco, questa scintilla dappertutto, nei volti dei morenti e brama quasi vivere quest’esperienza “sublime” del passaggio verso un qualcosa di puro e assoluto, che secondo lui sta dietro un evento drammatico come la morte.
Malick è l’anti-Oliver Stone. Platoon inizia con un giovane idealista che subisce l’impatto con la guerra e arriva a rinnegare i suoi principi e a diventare il contrario di quello che era. Qui invece il giovane idealista mantiene intatti i suoi principi nonostante la brutalità, anzi sembra quasi diffonderli e convincere anche altre persone (Sean Penn). Addirittura anche i “cattivi” hanno una loro voce interiore contraria a quello che fanno, tanto per confermare l’ipotesi che forse tutti hanno dentro di sé la “scintilla”. In “Natural Born Killers” si spiega che il male è connaturato all’essere umano e che anche la natura partecipa di questo principio; qui invece si nega che la natura sia malvagia o cattiva in sé, mentre il male appare come un’entità separata che affligge l’uomo ma che in sé non fa parte della sua natura.
La condanna “spirituale” della guerra è netta: “Da dove viene questo male? Perché ha avvelenato il mondo?”, “La guerra non nobilita l’uomo, lo fa diventare un cane rabbioso”. Del resto il film non ci risparmia niente di tutto ciò che è orribile e irrazionale. Altra accusata è l’ipocrisia e la fame di “gloria”. La vicenda in qualche modo riecheggia quella di “Orizzonti di Gloria” e mistifica il falso paternalismo e la retorica guerresca.
Malick si occupa solo del lato spirituale-filosofico della guerra, non indaga le cause sociali, economiche o politiche. Il suo scopo è solo quello di spingere lo spettatore a farsi delle domande, di fornire spunti di riflessione universali. Dal film non giunge alcuna risposta o soluzione, anzi forse traspare nei fatti quasi l’”inutilità” di questo approccio. I personaggi subiscono passivamente quello che gli viene detto di fare, il loro rifiuto è esclusivamente interiore e individuale e quindi non si vede come si possa in futuro debellare o eliminare un tale evento se non si indicano vie “concrete”, collettive o volontaristiche. Questa però è solo una mia considerazione personale, quello che conta è che il regista ha centrato in pieno il suo obiettivo di creare un’opera coerente, esteticamente valida e che colpisce l’animo e l’intelletto umano. Insomma vale senz’altro la pena vedere questo film.

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Ultima risposta 09/04/2008 22.41.46
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roy rogers  @  05/03/2008 20:23:33
   7 / 10
Un grande cast!!!! Il film in se stesso bello profondo ma il mio voto si ferma al sette perchè personalmente lo ho trovato un pochino lento! Comunque rimane un bel film e vale sicuramente la pena vederlo!

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Ultima risposta 04/05/2008 15.21.17
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andreuzzolo  @  04/01/2008 05:24:11
   5½ / 10
Mi è capitato tra le mani lo avevo appositamente evitato, ma prima o poi...
Grande cast scenografia da oscar ma solo quello.
L'idea è quella di rapportarsi ad un film di guerra in maniera diversa, questo da un lato è meritevole ma dall'altro il cercare per forsa qualcosa di differenze può portare a qualche forzatura.
Infatti è proprio così, a mio avviso, l'idea è quella di giocare sull'accostare 2 cose completamente differenti a livello sensitivo..una leggiadra voce fuori campo con bombe urla e strazio, la delicatezza e la bellezza della natura al sangue ed alla distruzione, contrappore una cosa così violenta, primitiva, chiassosa, orrenda come la guerra a temi filosofici sulla vita...
Ed è proprio qui l'inghippo che gli americani e abncor più i registi di filosofia non ne capiscono una mazza ferrata, sono pionieri tosti gran lavoratori, non certo un popolo di filosofi.
Il danno che ne consegue è che la parte parlata...quella che dovrebbe essere davvero il film..quella che dovrebbe guidare lo spettatore nel farsi delle domande...nel pensare alla filosofia e poi farsi colpire dalle immagini durissime capendo ancor di più quanto sia assurda la guerra.....E' di una banalità e di una futilità DISARMANTE.
Una forzatura terribile come se si dovesse farlo per copione ma non si avesse davvero qualcosa da dire vi è mai capitato di dover mandare un messaggio d'amore ad una persona che non amate?a molti si ed è una rovina si trovano parole forbite per coprire la totale mancanza di sentimenti.
E qui il sentimento non c'è perchè di guerra chi ha scritto quelle cose non se ne frega nulla, 1000 domande di una stupidità assurda NESSUNO SPUNTO alla riflessione a farsi una domanda..."chi siamo noi? dove siamo? che fine ha fatto l'amore? com'è possibile che ci sia tanta vionenza? pochezza indubbia.
Si fiuta a naso in 5 minuti che chi ha scritto lo ha fatto senza alcuna idea come un sms fasullo pieni di altisonanti parole e domande filosofiche di una pochezza e di una assenza introspettiva raramente vista.
QUESTO succede quando si accoppia regia americana a filosofia..suona storto il piu delle volte.
Ecco perchè il film appare LENTO E PESANTE perchè chi parla non ha nulla da dire...
Io a questo punto avrei tolto il parlato esaltando i terribili suoni della guerra fotografare(senza parlato) l'orrore di cui è capace l'uomo.....e mettendolo a confronto con la bellezza di cui la natura è capace...
l'orrore visivo dell'uomo contro la bellezza incredibile di cui la natura è capace....senza audio a volte un immagine può direpiù di mille parole, sopratutto quando non si ha (e non interessa) nulla da dire.
Ottima fotografia grande cast grande scenografia......solo questo assenza totale di film.
5 e mezz solo per sceno foto e cast altrimenti gli avrei dato un 2 davvero

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Ultima risposta 04/05/2008 15.24.51
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options1986  @  19/12/2007 00:57:14
   6½ / 10
Questo 6+ diciamo, va per la regia e il realismo pregevoli e per il fatto che in questo film si è cercato di descrivere la guerra con un piglio diverso dal solito, concentrandosi di + sulla psicologia dei personaggi che sulle scene di guerra; detto questo sono finiti i meriti. Come molti hanno fatto notare le "profonde?" riflessioni filosofiche cadono troppo spesso nel film e lo rendono troppo discontinuo; inoltre a mio avviso mettere così tanta riflessione personale in un film dove non esiste in pratica un protagonista e i vari personaggi sono trattati superficialmente è veramente pretenzioso e fine a se stesso! come si possono capire i pensieri di qulacuno se di quel qulacuno non si sa nulla?? Ah e poi vogliamo parlare del non senso di certe riprese di 20 sec ad animali il + possibile strani o variopinti, o della presunta poeticità dei primi piani muti?? ok 1a o 2e volte ci sta e anche bene ma che ogni 5 sec i soldati si blocchino a fissare il vuoto è assurdo! La mia opinione finale è il film sia appena decente x i motivi prima elecati e che diventa un capolavoro solo per quelli che vanno a trovare un significato in ogni cosa e un diamante in ogni pezzo di carbone.

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Ultima risposta 23/12/2007 23.22.01
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sonhador  @  27/10/2007 11:40:27
   6½ / 10
nonostante la bellezza della fotografia e delle ambientazioni, la poesia, le divagazioni filosofiche e il cast stratosferico (caviezel il migliore..), rimane un film abbastanza deludente...fortemente discontinuo e un po' presuntuoso...i pochi pregi vengono riconfermati ed esaltati nel successivo 'The New World", il capolavoro di Malick.

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Ultima risposta 22/12/2007 11.52.03
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Paolo70  @  23/10/2007 17:36:38
   5½ / 10
Premetto subito che non è il genere di film che preferisco. La storia fa capire quanto la guerra sia stupida e inutile. La sceneggiatura non è male però secondo me è eccessivamente lungo per quello che vuole rappresentare e quindi in buona parte risulta noioso.

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Ultima risposta 23/10/2007 20.01.50
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Sciamenna  @  12/09/2007 16:03:17
   8 / 10
Personalmente, non mi ha entusiasmato lo spunto di costruire una pellicola di guerra interamente, e per tre ore.., sulla tragicità del vissuto interno di un gruppo dei soldati..
Non si può però disconoscere al film un certo spessore..
Mi ha colpito, in un certo senso... fermarsi un secondo a scavare nelle ovvietà aiuta certamente a non dimenticare ed a fare in modo che non sia più..

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Ultima risposta 20/11/2007 20.02.52
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addicted  @  07/09/2007 16:57:41
   3 / 10
Mi trovo costretto a smorzare gli entusiasmi suscitati da questa pellicola, che a mio parere non merita neanche la metà degli elogi che ho letto. E' un film realizzato con supponente presunzione da un tronfio intellettualoide che crede di fare un dono al mondo filosofeggiando a vuoto sul senso delle cose durante la guerra. Arrivati alla metà del film la sfilza di bei ragazzi sotto le armi che sciorinano pensierini poetico-filosofici diventa assolutamente insopportabile!!!
E' il primo film in cui i protagonisti diventano una tortura per lo spettatore. Al centomilionesimo pensiero filosofico e alla milionesima "alba dalle dita di rosa" cominci a sperare che una bomba giapponese li faccia fuori tutti in colpo solo!!!
Vogliamo parlare di film di guerra??? Allora parliamo di "Orizzonti di gloria", "Full metal jacket", "Apocalipse Now", "La Grande Guerra" e "Roma città aperta". Lasciamo perdere questa vuota, sottilissima e insignificante linea rossa.

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Ultima risposta 03/08/2008 13.04.18
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Gruppo COLLABORATORI julian  @  08/07/2007 19:15:40
   7½ / 10
Ho riscontrato in questo film un pro e molti contro.
Il pro è il realismo delle scene.
Finalmente in questo film avvertiamo un'atmosfera di sconforto, di paura, anche di codardia che avvolge i soldati.
I soldati americani, spesso e volentieri dipinti come eroi e macchine della guerra in altri film, qui sono semplici uomini che preferirebbero di gran lunga stare a casa con la moglie.
Naturalmente anche gli effetti speciali contribuiscono a rendere tutto più reale.
I protagonisti possono essere considerati tutti i soldati del corpo Charlie, ma più in particolare il soldato Witt , il soldato Bell e il sergente Welsh.
Questi, oltre al dramma della guerra, devono affrontare ciascuno dei drammi personali che li sconvolgono.
E qui arriviamo a uno dei contro: a mio parere, alcune frasi sfiorano il ridicolo, tutti quei pensieri poetici che vengono pronunciati dalla voce narrante vogliono essere profondi ma alla fine stentano ad avere un senso.
L'altro contro è il cast, oserei dire sprecato, in questo film: Clooney e Travolta fanno comparse di 5 minuti e Adrien Brody pronuncia al massimo 10 parole.
Facendo una media tra questi e pro e contro il film ottiene un sette e mezzo che è comunque un buon voto.
Perciò consiglio lo stesso di vederlo.

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Ultima risposta 11/11/2008 15.57.12
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popoviasproni  @  15/04/2007 13:18:12
   10 / 10
Un cast d'ottimi attori che fanno da sfondo ad una Natura (quella umana o quella di Dio) che sembra non abbia niente a che fare con la guerra.
La vetta cinematografica più alta mai raggiunta da un film di guerra che ne voglia testimoniare l'assurdità.
Malick finalmente crea poesia senza annoiare o stravolgere la realtà.
Capolavoro!

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Ultima risposta 23/04/2007 19.26.52
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theunforgiven  @  25/12/2006 11:46:49
   7 / 10
media a mio parere troppo alta per un buonissimo film che però non sfiora neanche le vette del genere...Fantastiche alcune scene e le voci fuori campo dei pensieri di sean penn..però poteva essere migliore..

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Ultima risposta 15/05/2007 15.21.47
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Crimson  @  28/09/2006 15:30:05
   10 / 10
Rientra nella mia personale top25 (ad essere precisi è tra i 15 film più belli che io abbia mai visto).
E' il Capolavoro di Malick. Questo regista fin dall'esordio ha cercato di approfondire in particolare il tema dell'evoluzione del pensiero dell'uomo, attraverso interrogativi spasmodici che quest'ultimo si pone sulla propria natura, sul mondo circostante e spesso sull'eventualità di un rapporto con un'entità superiore.
L'uomo di Malick abbonda di introspezione. Il codice comunicativo con lo spettatore è la voce fuori campo, che traduce come vengono interpretati determinati eventi, e di conseguenza come tali pensieri si riflettano sulle emozioni e sul comportamento. L'uomo di Malick non è mai uguale a sè stesso tra l'inizio e la fine della pellicola. Egli è protagonista/oggetto di una mutazione intrapsichica.
Questo preambolo vuole essere una piccola risposta alle critiche idiote che alcuni hanno mosso al film circa 'i soldati-filosofi'. Il soldato de 'la sottile linea rossa' và visto come uomo, e non è affatto difforme dalle ragazzine dei due film precedenti o da Pochaontas del film successivo.
Questo è il film più riuscito secondo me perchè il percorso analitico di Malick non poteva tradursi meglio se non tramite il tema della guerra. Gli effetti prodotti da quest'ultima sull'uomo si intersecano perfettamente con il senso del cinema del regista.
Altra critica puerile al film sarebbe l'eccessiva introspezione di più personaggi. Pensare che in realtà Malick ha ridotto considerevolmente questo dato rispetto al libro! l'interpretazione delle vicende che scaturisce da più angoli di osservazione è a mio avviso una vera e propria risorsa del film. A questo punto mi preme esprimere un punto di vista personale. Nonostante la diversificazione dei pensieri espressi dai diversi personaggi, volendo categorizzare si ha in realtà come l'impressione di due grosse tipologie di uomini: l'uomo-sognatore, che è riconducibile soprattutto nel personaggio interpretato da Jim Caviezel, e l'uomo-realista, incarnato dal personaggio interpretato da Sean Penn.
Il sognatore idealizza. Ha scoperto un mondo migliore in cui non ha visto sofferenza, umiliazione e senso del possesso (più o meno ciò che scopre il capitano Smith nel film successivo). Il 'mondo migliore' non è inteso solo come macrosocietà in cui vige il 'quieto vivere', ma può anche essere un angolo personale in cui l'uomo s'illude di aver trovato l'atarassia (e qui coincide lo spazio privato del soldato con la moglie - personaggio fantastico). Il sognatore, per quanto ammirevole, è sopraffatto dalla vita stessa. La guerra è la macchina che per eccellenza schiaccia gli ideali di convivenza e di serenità dell'uomo. Il sognatore spesso si chiede se e cosa ci sia realmente al di là dell'orizzonte. E' un punto che sembrerebbe insoluto nella cinematografia di Malick, dal momento che il suo uomo non trova mai una spiegazione definitiva e rimane col dubbio eterno. Però non assume mai una posizione netta, la sua è una costante ricerca. Spesso l'identificazione di d.i.o. sembrerebbe coincidere con la natura stessa. Avvolto in uno scenario in cui non si ritrova, il sognatore in realtà prosegue la propria incessante 'battaglia personale' e 'morale' pur riconoscendo che sarà sopraffatto. Al contrario, il realista sembra adattarsi alla situazione pur essendone sdegnato. Sean Penn spesso parla di 'luce negli occhi' che vede in Caviezel (per comodità definisco così i due personaggi, dei quali non ricordo i nomi, tanto per cambiare) adducendo che la propria ormai è persa nel tempo. Il 'sogno' (chiamiamola pure 'utopia') in lui è sparito del tutto ormai già da tempo. La soluzione allora qual è? come dice lui stesso, crearsi un'isola attorno, una protezione meramente psichica e mascherare così facendo tutto l'orrore che ha visto e a cui si è abituato. E' proprio questo uno spunto interessantissimo ma estremamente agghiacciante: egli ormai è abituato all'orrore della guerra, ne è consapevole, ma non può far altro che sottomettersi alla sua spietata legge.
Che Penn sia in realtà un personaggio positivo lo comprendiamo da numerosi eventi ("la sua medaglia glie la dico io dove ficcarsela..."), ma a livello di evoluzione del pensiero umano, preferisco di gran lunga il percorso del sognatore/Caviezel, che ha tutto il diritto di poter esclamare "sono due volte l'uomo che è in lei".

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Ultima risposta 27/03/2008 21.10.36
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Invia una mail all'autore del commento dr.slump  @  13/09/2006 14:59:02
   5½ / 10
Un film che ostenta di far capire la vita attraverso la guerra ma non prendendo in cosiderazione che nè la vita nè la guerra sono così lente.
Per questo tante candidature ma nessun oscar.

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Ultima risposta 23/10/2007 20.13.25
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carisma  @  13/08/2006 17:01:09
   10 / 10
bellissimo, introspettivo, bellissime frasi.
Il film è lento e puo' sembrare noioso, ma non è per tutti, è per persone coscienti e sensibili, non adatto ai patiti di horror o film d'azione.

Un uomo puo' fare una sola cosa, trovare una situazione che sia sua, crearsi un'isola attorno. Se non ti incontrero' mai in questa vita, almeno che io senta la tua mancanza. Uno sguardo dei tuoi occhi e la mia vita sara' tua. Dove eravamo insieme, chi eri tu ? Quello col quale ho vissuto, camminato, il fratello, l'amico. Buio da luce, conflitto da l'amore. Sono il frutto di una sola mente, il tratto di un solo volto. Oh anima mia, fa che io sia in te adesso, guarda attraverso i miei occhi, guarda le cose che hai creato. TUTTO RISPLENDE".
Uno dei film piu' belli che abbia mai visto.

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Ultima risposta 06/03/2009 20.43.10
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MichaelGemini72  @  19/07/2006 10:53:22
   4 / 10
Veramente una grossa delusione...

mi aspettavo molto di più... non bastano dei grossi nomi... delle frasi ad effetto... delle belle immagini... per realizzare un film...

non so cosa sia... la sottile linea rossa... ma di certo non è un film...

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Ultima risposta 01/10/2007 21.08.05
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Eldred  @  17/02/2006 14:07:16
   9½ / 10
Non ho mai dato dieci a nessun film, anke se se lo meriterebbe.
Il mio film preferito. è un opera d'arte,piena di sentimento espresso da Malik in modo perfetto...
nessun film è paragonabile a la sottile linea rossa...

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Ultima risposta 30/07/2006 21.13.53
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Gruppo COLLABORATORI bungle77  @  19/01/2006 16:20:28
   6 / 10
Il film si perde in disquisizioni filosofiche in molti casi fini a se stesse.
Va bene il film di introspezione, ma qui ogni soldato si crede un docente di Filosofia.

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Ultima risposta 17/04/2006 01.55.18
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Rusty il Selvag  @  04/11/2005 00:22:02
   10 / 10
Il teatro e' la guerra ma l'uomo si ribella

non piu' soldati ma uomini con i loro sogni

pensieri,speranze e paure.

con la voglia di restare vivi nel corpo e nell'anima

fuori da quel rumore assordante, quell'assurda

e inaccettabile condizione.

Ricordo che questo film è uscito nello stesso periodo

del polpettone di Spielberg "Salvate il soldato ryan"

passando un po' in sordina.

capolavoro da 10+ ai livelli di Orizzonti di gloria , Apocalypse now,

Il cacciatore , Good morning ,vietnam!, Full metal jacket, Platoon...

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Ultima risposta 19/01/2006 16.04.52
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  @  10/08/2005 11:20:40
   10 / 10


Un film di guerra insolito in cui i combattimenti non sono quasi mai motivi di spettacolo ma spesso occasioni per comunicare alcuni pensieri etici e filosofici dei soldati. Protagonisti del film sono i pensieri indicibili dei componenti del reparto, riflessioni soffocate dallo stridore cupo della lunga battaglia. Pensieri udibili nella loro associazione con un visivo della natura disposto al dialogo.
La maggior parte delle emozioni che il film suscita nascono dalla comuni-cativa magistrale del dialogo interiore dei combattenti con se stessi, la natura e la vita che sta per fuggire. Un’introspezione dal tono religioso. Solenne. In un contesto di combattimento colorato di orrori, percepito dai soldati sempre più come qualcosa di paradossale e straniante. Il film evidenzia alcuni aspetti fondamentali della conquista nel 1942 dell'isola di Guadalcanal nel pacifico da parte degli americani, lungo una scacchiera di guerra mondiale che dopo il trionfo americano sui giapponesi nella battaglia di Midway vede gli Stati Uniti imporsi come protagonisti nella lotta per la liberazione dal nazismo e dai suoi al-leati imperiali.
Nell’isola le motivazioni di guerra dei soldati americani appaiono psicolo-gicamente un po’ logore. Aleggia negli sguardi il terrore per un imminente scontro con i giapponesi. Si prevedono perdite ingenti di vite umane. In questa situazione la psicologia dei ruoli di alcuni ufficiali si incrina mentre in altri il desiderio omicida si esalta. Nascono da una parte riflessioni introspettive e critiche sempre più incontenibili e dall’altra, forti dell’alibi della discolpa che dà la guerra, si manifestano spinte all’annullamento di ogni pensiero umanista. In alcuni soldati morte e poesia si abbracciano in un ultimo e disperato dialogo etico con il mondo, in altri la paranoia dell’istinto di sopravvivenza denudato di ogni elemento di razionalità prende il sopravvento. La lentezza delle sequenze visive (70 minuti la scena di guerra) e l’irrompere visivo e significante di una natura viva ferita anch’essa dalla guerra consente una narrazione a tre istanze soggettuali che dà efficacia e profondità al dialogo. Narrazione priva di quella forma comune di spettacolo verbale tendente all’insinuazione enigmatica del male o al dettaglio evocativo forzato che caratterizza il film classico di guerra. I dialoghi interiori sono ricchi di un vero indicibile che può essere solo pensato. Acquistano proprio per questo significazione poetica e psicologica mettendosi in contrasto con tutte le linee di condotta del film tipico di guerra. Lontano quindi da quelle sceneggiature fondate su intrecci di racconto sempre più prevedibili perché prelevati da una gamma di modelli precostituiti basati sul lieto fine.
Il film evidenzia bene anche l'assurdità delle motivazioni psicologiche pri-vate che stanno spesso dietro alle decisioni di arruolarsi da parte dei soldati e degli ufficiali. Sottolineando come questo assurdo possa infiltrarsi con varie forme di stranianza in momenti decisivi della scena di guerra, condizionando anche gli esiti di una mossa di combattimento. Ad esempio nel film ciò accade nel momento più inopportuno: quello che precede l’attacco alla batteria di fuoco situata in cima alla collina. In un momento di debolezza psicologica, dopo l’uccisione di molti soldati, in un contesto di sbando tattico si manifesteranno defezioni comportamentali gravi e inaspettate. Il colonnello Tall (Nick Nolte) analizza freddamente le stranezze poetiche dei suoi soldati. Stranezze più intuite che rilevate dai dialoghi. Egli correggerà le proprie valutazioni errate che hanno portato ad un primo scacco nei combattimenti, ma difenderà il suo ruolo con un eccesso di autorevolezza che lo porta al di là dell’umano. Tall riporterà i soldati al senso tradizionale della guerra che riguarda la ricerca della vittoria con ogni mezzo. Tollerando senza scrupoli ciò che nella logica della guerra compare puntualmente dopo il raggiungimento di un importante obiettivo: la crudeltà nei confronti dei nemici sopravvissuti. I suoi soldati si accaniranno ripetutamente contro i giapponesi superstiti. Con quella rabbia vendicativa colma di un odio abissale e priva di ogni rispetto dovuto che rende la guerra particolarmente orribile e carente di regole affidabili. Prende il sopravvento un impulso omicida ceco per chi ci ha procurato in combattimento il terrore di una possibile fine della nostra vita.
Conquistata la meta il colonnello Tall riflette su quanto accaduto e inter-preterà magistralmente le pecche comportamentali dei suoi uomini. Le analiz-zerà profondamente, sotto la spinta del potere conferitogli. L’intelligenza e l’arguzia meditativa, potenziati dal suo imminente successo di carriera frutto di calcoli, metteranno le cose a posto. Con cinismo e diplomazia allo stesso tempo proporrà per alcuni punizioni dure ma velate agli occhi della burocrazia militare, per la quale tutto deve apparire normale, e prometterà per tutti riconoscimenti pubblici onorevoli nonché promozioni di carriera.
Film grandissimo. Emoziona e coinvolge perché riesce a dar vita ai buoni pensieri e sentimenti all’interno di un quadro di guerra drammatico e atroce. Un film che ridà fiato all’idea di un’etica pacifista credibile e rilancia una filosofia della natura finalmente fertile anche di dialogo. La sceneggiatura si avvale di una verosomiglianza scenica e verbale di incredibile fattura. L’erba in primo piano macchiata di sangue, la foglia che si chiude quando viene toccata dal militare, i delicati e variopinti uccelli uccisi dal mortaio danno un’idea di distruzione totale operata dalla guerra con il suo potere sull’uomo e la natura. Un potere via via assoluto e incontrollabile che cerca in Dio il suo alibi per divenire morte necessaria.
Gli intrecci psicologici e culturali tra le persone in scena sono privi di ogni influenza classica basata sul linguaggio visivo della spettacolarità di guerra. I codici linguistici pescano con disinvoltura da generi filmici diversi. In questo film l'introduzione troppo estesa di linguaggi di guerra già collaudati avrebbe dato un ritmo stonato al racconto ponendolo fuori dalla possibilità di effetti poetici ed estetici così cari al regista Terrence Malick.
Sette nomination all’oscar ma nessuna statuetta in un’America che pare prendere la guerra troppo sul serio non apprezzando alcuna forma espressiva cinematografica che indebolisca con delle verità insolite la credibilità dei ruoli del soldato americano.



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Ultima risposta 19/08/2005 10.30.54
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Gruppo COLLABORATORI martina74  @  16/04/2005 11:56:46
   10 / 10
Questo film è poesia pura. L’ho rivisto dopo diversi anni e ancora una volta l’ho trovato meraviglioso, commovente, lirico, senza quell’apologia dell’eroismo e della “bandiera” che troppo spesso abbondano nelle pellicole di guerra. Fotografia splendida, attori spettacolari e perfettamente nella parte. Un capolavoro..

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Ultima risposta 18/04/2006 13.12.41
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redblack  @  22/03/2005 19:53:46
   7 / 10
Film originalissimo (guerra e filosofia che vanno a braccetto), cast esagerato (mai visto cosi' tanti bravi attori tutti assieme) pero', quanto e' lungo?!
scusate ma non vedevo l'ora finisse...
andy

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Ultima risposta 29/03/2005 23.30.55
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Axel  @  26/12/2004 02:52:58
   3 / 10
Presuntuoso.

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Ultima risposta 21/05/2005 14.20.39
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JoJo  @  03/08/2004 00:25:18
   10 / 10
La guerra vista con gli occhi di un soldato. Letteralmente. Malick, che di film ne fa uno ogni morte di papa, dimostra il proprio talento, la propria spaventosa capacita' di far entrare lo spettatore nella testa del soldato, tanto da farlo sentire anch'egli in prima linea, una volta giunti finalmente a quel fronte che sembra non arrivare mai. Questa e' la grandiosa capacita' di questo film: proietta dentro l'azione lo spettatore, senza dare giudizi, senza stereotipi, senza patetismi. Non viene spiattellato di comodo il tema della guerra che e' brutta perche' ci sono brutte scene di violenza (non bastano un po' di cadaveri crivellati per fare un buon film antimilitarista, vero Steven?) ma si va molto piu' in profondita', scavando nella psiche del soldato, che mentre e' al fronte pensa costantemente a casa, che durante l'azione si distrae per vedere le meraviglie della natura (azzeccatissima la scelta di ambientare l'azione nel teatro piu' che lussureggiante della battaglia di Guadalcanal), che diventa insensibile ad ogni violenza. Un soldato che umilia il vinto, uccide il prigioniero, ma che si rende conto che l'uomo dall'altra parte e' ESATTAMENTE come lui (vero Steven?). In questo film non ci sono le figure classiche dei vari fanatici che si sentono investiti dalla Patria o da Dio di una sacra missione (vero Steven?), ma solo degli uomini (e tanti, troppi ragazzi) che prima dello scontro, ed anche durante, sono letteralmente terrorizzati (sensazione resa in maniera strabiliante dal regista) dalla piu' che umana paura di morire. Malick riesce a far comprendere, quando non a far provare, le emozioni dei fanti di Guadalcanal, e per questo e' riuscito a fare uno dei migliori film antimilitaristi della storia, forse superiore addirittura a Full Metal Jacket: la mirabile architettura di Kubrick, assolutamente affascinante a livello cerebrale, si trova difatti in questo caso di fronte ad un film che, oltre ad essere ottimo (sebbene inferiore) da quel punto di vista, ha una grandissima potenza emotiva.
Solamente il fatto che questo lavoro di Malick sia paragonabile a quello del piu' grande regista di ogni tempo, comunque, e' sufficiente a far capire che ci si trova davanti ad un Capolavoro Assoluto.

P.S.: nell'intero film non compare mai, nemmeno per sbaglio, una bandiera; ne' giapponese, ne statunitense: al fronte non esistono ne' buoni ne' cattivi, ma solo uomini contro altri uomini.

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Ultima risposta 07/08/2006 03.01.57
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Gruppo REDAZIONE cash  @  02/08/2004 19:37:33
   4 / 10
Buona solo la fotografia. Solite frasette stereotipate, uno guarda la spiaggia e parte lo sproloquio alla joyce, guarda un albero e di nuovo, vai col tango. Non so davvero come possa piacervi, spero non perchè vi hanno indottrinato a farlo. Spero davvero che chi ha dato più di otto ne sia rimasto sinceramente colpito. De gustibus... prima di aggredirmi, vi dico che sto sostenendo ciò perchè ho parlato con troppa gente che gridava al capolavoro perchè non osava dire che aveva solo dormito. Non è un voto abbassamedia.

13 risposte al commento
Ultima risposta 25/04/2009 15.56.39
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pardossi  @  31/12/2003 13:39:52
   10 / 10
Questo è cinema da grandi maestri, veramente stupendo!
Una poesia su pellicola, da grandissimi intenditori.
Un cinefilo dovrebbe assolutamente guardarlo, è un tassello essenziale per il suo bagaglio!!!

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Ultima risposta 15/01/2005 14.52.21
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edo88  @  31/12/2003 13:32:56
   3 / 10
bhè un offesa al genere....copiato e stracopiato quando l'ho rivisto ne ho prelevato ancor di più pezzi doppi!

7 risposte al commento
Ultima risposta 04/09/2009 01.13.09
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Rama  @  10/11/2003 08:36:11
   8 / 10
ringrazio cineamatore che ha votato per me. Questo non è un semplice film di guerra...

4 risposte al commento
Ultima risposta 15/08/2005 11.24.55
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Simone  @  01/10/2003 22:54:11
   5 / 10
Film ben realizzato visivamente, ma eccede nel filosofico, rendendosi inguardabile a tratti. Il protagonista sembra un tossico lobotomizzato, troppo caricata la sua interpretazione. Meglio del soldato Ryan comunque.

8 risposte al commento
Ultima risposta 11/10/2003 11.14.22
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giacomo88  @  30/09/2003 20:27:14
   5 / 10
ho cercato sempre di evitare i film di guerra o storici....proprio non sono il mio genere!
cmq questo mi è sembrato migliori di altri....anche se insufficiente!

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Ultima risposta 17/12/2003 11.50.34
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milton  @  30/09/2003 18:39:58
   10 / 10
Quando un film vuole per forza essere introspettivo e profondo, spesse volte ci riesce e quello che ne viene fuori è un esercizio di stile ricco d'anima artistica. Film molto pieno di se,che dispensa filosofia e psico/teorie a piene mani. L'opera di un artista ti fa riflettere e giungere a conclusioni soggettive,intime. Questo film dice tutto lui... La pellicola è riflessiva e profonda.


5 risposte al commento
Ultima risposta 29/01/2004 19.24.45
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Invia una mail all'autore del commento andrè  @  30/09/2003 16:27:06
   4 / 10
Quando un film vuole per forza essere introspettivo e profondo, spesse volte non ci riesce o quello che ne viene fuori è un esercizio di stile senz'anima "artistica" per così dire... Film troppo pieno di se,che dispensa filosofia e psico/teorie a piene mani. L'opera di un artista ti fa riflettere e giungere a conclusioni soggettive,intime. Questo film dice tutto lui... La pellicola che vuole essere troppo riflessiva e profonda finisce per essere grossolana.

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Ultima risposta 29/01/2004 19.25.35
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