Una pagina di storia vera. Un gruppo di fucilieri americani è in lotta con le truppe giapponesi, durante la seconda guerra mondiale, per la conquista dell'isola di Guadalcanal.
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Rivisto da poco forse con una maturità più giusta di quando ero ragazzino questo film è puro cinema, visione dell'insieme e costruzione di significato attraverso le immagini, restituisce la crudezza della vita che oscilla come un pendolo tra amore e odio, lotta costante per sopravvivere e paura di morire, è difficile comprimere il senso dell'esistenza umana in un film di 2 ore e 50 ma Malick ci ha provato, credo con ottimi risultati. Cos'altro è la vita se non un turbinio di corpi e carne, una costante salita di una collina la cui cima sembra irraggiungibile e più scaliamo più sembra lontana e dura? E poi ci sono i caduti, fratelli tutti figli dello stesso padre che urla di non fermarsi di lasciarli lungo il cammino e andare avanti, quelli che hanno la morte negli occhi con un realismo davvero impressionante; non credevo che mai un film mi avesse potuto dare queste sensazioni con questi giovani corpi che scalciano per non superare quella sottile linea, quel senso di limite costantemente presente nel nostro flusso di coscenza, la paura di morire e della follia che viene dopo.