la samaritana regia di Kim Ki-Duk Corea del Sud 2004
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la samaritana (2004)

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locandina del film LA SAMARITANA

Titolo Originale: SAMARIA

RegiaKim Ki-Duk

InterpretiUhl Lee, Ji-min Kwak, Min-jung Seo

Durata: h 1.35
NazionalitàCorea del Sud 2004
Generedrammatico
Al cinema nel Giugno 2005

•  Altri film di Kim Ki-Duk

Trama del film La samaritana

Yeo-Jin è una ragazza non ancora ventenne che vive con suo padre, un poliziotto rimasto vedovo. Insieme alla sua migliore amica, Jae-Young, organizza un giro di prostituzione via internet in cui Jae-Young intrattiene gli uomini e Yeo-Jin controlla e tiene i contatti. Quando la sua amica si innamora di uno dei clienti, Yeo-Jin si infuria e le vieta di vedere l'uomo. Un giorno, mentre Jae-Young è impegnata con un cliente in un motel, per sfuggire a una retata della polizia, si butta dalla finestra della stanza e rimane gravemente ferita. Yeo-Jin decide di realizzare quello che potrebbe essere l'ultimo desiderio della sua amica: farle rivedere l'uomo che ama.

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Voto Visitatori:   7,12 / 10 (89 voti)7,12Grafico
Voto Recensore:   8,00 / 10  8,00
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Voti e commenti su La samaritana, 89 opinioni inserite

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selvatiçax  @  11/01/2024 18:05:36
   7½ / 10
Molto triste e angosciante, soprattutto il finale.

GianniArshavin  @  09/10/2016 18:52:54
   6½ / 10
L samaritana è un film di Kim Ki Duk del 2005, uno dei suoi più apprezzati dalla critica occidentale.
Personalmente avevo aspettative molto elevate verso questo lavoro del regista coreano, tuttavia fra quelli che ho visto è quello che più mi ha deluso.
La samaritana è una pellicola che tocca temi importanti, come la vendetta, la prostituzione giovanile e la solitudine, ma non ho trovato il solito tocco poetico del regista coreano; sembra di essere più in un film di Park che in uno di Kim, e questo mi ha un po' spiazzato.
Indubbiamente la parte migliore è la prima, alquanto intensa e toccante. La seconda ricorda per l'appunto un'opera del collega Park, con il tema della vendetta in primo piano. La fase conclusiva cerca di riportare il film sui binari del cinema di Kim, ma lo fa in modo molto macchinoso e la metafora finale per quanto bella arriva troppo tardi.
Ovviamente parliamo di un prodotto comunque di alto profilo, una storia di solitudine, sensi di colpa e vendetta che resta impressa, che non lascia indifferenti. Manca come detto la scintilla del regista a completare il tutto.

Tecnicamente la pellicola è molto curata, dalla regia alla fotografia. Un grande lavoro viene svolto anche dagli attori, tutti in parte a partire dalle ragazze protagoniste.
Assente invece una colonna sonora di rilievo, prerogativa di altri lavori del regista asiatico.

Dunque un'opera di sicuro valore, ma che, forse a cause delle mie aspettative eccessive, non mi ha convinto del tutto. Merita comunque più di una visione.

Il Fauno  @  21/08/2014 20:45:37
   8½ / 10
Riuscito in pienezza, la Samaritana è un film estremamente profondo e triste. Sin dall'inizio si entra in un mondo freddo e distaccato fatto di amarezza, nella parte centrale il ritmo cala vertiginosamente rischiando di annoiare ma, fortunatamente, si riprende nel finale, dove la tristezza vi trascinerà in un vortice da cui non riuscirete più a liberarvi.

Invia una mail all'autore del commento diderot  @  07/05/2014 14:27:45
   6½ / 10
Storia che ruota attorno alla vita di tre personaggi: Un padre poliziotto, una figlia adolescente e la sua amica. Tutti e tre hanno una visone diversa della vita che poi, a causa di un brutto evento, si evolve inevitabilmente.

La storia è ben raccontata anche se un po' lenta, l'impronta di Kim Ki-Duk è abbastanza evidente. Molto bella la fotografia e buona la regia. Bravi anche gli interpreti.

Film con un significato profondo, non per tutti!

TheLegend  @  09/12/2013 06:03:36
   7½ / 10
Uno tra i film riusciti di questo regista.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  05/11/2013 23:03:05
   8 / 10
Filmone di Kim Ki-duk, tra i migliori del regista coreano. Una vera e propria spirale di tristezza!

DarkRareMirko  @  02/06/2013 22:01:37
   8½ / 10
Quando lo vidi su Rai Movie lo apprezzai molto, anche se a dire il vero lo ricordo solo a tratti (forse perchè lo stile coreano è molto diverso dai film che riesco a vedere di solito).

Senz'altro un film molto libero, lontano da sfiancanti logiche commerciali e calcolatrici, significativo ed intenso.

Ki-Duk si riconferma grande artista portatore (cosa importantissima) di un proprio stile; nulla di negativo da segnalare, dovrei però rivederlo per poterlo gustare appieno.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  13/09/2012 21:21:57
   7½ / 10
Mi ha colpito l'incomunicabiltà dei personaggi nella Samaritana, cioè l'incapacità di capire ciò che stanno vedendo. Vedere e non (voler) comprendere. Personaggi che rinuciano alla loro funzione convenzionale per diventare qualcosa d'altro, addirittura l'opposto di ciò che sono. E' un percorso doloroso di degradazione, espiazione della colpa e la mancanza di una vera redenzione. La vita è dura, irta di ostacoli e a volte ti puoi impantanare. E in molte occasioni dovrai affrontare le avversità da solo. Molto bello il finale, struggente e poetico.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  11/09/2012 19:28:36
   8 / 10
"E una donna che reggeva un bimbo al seno disse, Parlaci dei Figli.
E lui disse:
I vostri figli non sono figli vostri.
Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di se stessa.
Essi vengono attraverso voi ma non da voi,
e sebbene siano con voi non vi appartengono.
Potete donare loro il vostro amore ma non i vostri pensieri.
Poiché hanno pensieri loro propri.
Potete dare rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime,
giacchè le loro anime albergano nella casa di domani,
che voi non potete visitare neppure in sogno.
Potete tentare d'esser come loro, ma non di renderli
come voi siete.
Giacchè la vita non indietreggia nè s'attarda sul passato.
VOI SIETE GLI ARCHI DAI QUALI I VOSTRI FIGLI ,
VIVENTI FRECCE,
SONO SCOCCATI INNANZI.
L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito,
e vi tende con la sua potenza affinchè le sue frecce possano
andare veloci e lontano.
Sia gioioso il vostro tendervi nella mano dell'Arciere;
poiché se ama il dardo sfrecciante,
così ama l'arco che saldo rimane."



Lo spiritualismo di Kim Ki Duk passa dal buddismo di "Primavera estate autunno inverno" al cristianesimo (o protestantesimo) de La Samaritana.
Film che affronta un tema delicatissimo, "sociale" in tal senso se si pensa che anche Indirizzo Sconosciuto era uno dei film più politici del regista sulla sua Corea. La prostituzione minorile in tal senso riguarda tutto il mondo ma ciò che più di tutto mi è piaciuto è il cambio di rotta dalla prima alla seconda parte: dal rapporto tra amiche al rapporto padre/figlia. Succede tutto in maniera poco prevedibile e la vicenda assume toni aspri e insostenibili fino a scivolare lentamente in un dolce finale, di delicatezza unica.
Kim Ki Duk ci ha abituato anche al cinema dei tormenti interiori d'altronde, e ai suoi personaggi per l'ennesima volta accade di provare qualunque stato d'animo in 1 e 35'.
Visione più ostica rispetto ad altri suoi lavori ma sempre di altissimo livello qualitativo.

speXia  @  04/04/2012 17:50:27
   9 / 10
"Ogni essere umano può commettere dei peccati, ma non sta a noi giudicarlo. Tutto quello che dovremmo fare è perdonare e capire, questo è l'argomento principale di Samaria. Ci sono circa 600.000 giovani prostitute in Corea, e circa 600.000 padri di prostitute che comprano sesso da altre figlie. Perciò non si tratta di una semplice relazione criminale/vittima. Tutti sono complici in questo crimine."

Così il grandissimo Kim Ki-duk spiega La Samaritana, suo ennesimo filmone, che tratta una tematica delicata e importante come la prostituzione minorile, diffusissima in Corea Del Sud.
Ki-duk crea così una pellicola che si differenzia abbastanza dagli altri suoi film (i dialoghi sono più numerosi, l'elemento dell'acqua è presente pochissimo). D'altro canto, però, ne conserva anche (oltre alla figura già vista della prostituta e i personaggi tristi e dall'animo ferito) la classica poesia Kimkidukkiana, che unita ad uno stile che ricorda molto Chan-wook (il mix di vendetta e drammi interiori) da vita ad un film splendido ed emozionante, e contemporaneamente tragico e violento.
Memorabile la scena dell'uomo che si getta dal balcone, terribilmente realista, considerando che in Corea moltissimi uomini che vanno con le prostitute vengono considerati come esseri diabolici e, dopo esser stati ridicolizzati dai notiziari, si suicidano. Al contrario, le ragazze che hanno venduto il corpo all'uomo vengono semplicemente viste come vittime.

Regia come sempre strabiliante e attori più che convincenti, tra cui la splendida Yeo-reum de L'Arco (vera e propria personificazione della femminilità) e l'altrettanto incantevole Ji-min, del bell'horror Red Eye e il meno convincente terzo capitolo di Whispering Corridors.

La Samaritana è, seppur non la miglior opera del buon Ki-duk, un filmone da vedere assolutamente.

cirus  @  23/12/2010 09:38:20
   8 / 10
Utile per comprendere il disagio giovanile e il rapporto con i genitori, i sogni infranti e i pericoli di chi non segue i figli. Grande il pezzo chitarra e flauto di Erik Satie Gymnopedie n. 1, di una dolcezza unica. Sorprendente il finale con la speranza sul senso di redenzione e giustizia e il ravvedimento finale. Un po' lento come al solito e silenzioso come i film di kim ki duk, ma le riflessioni sulla vita non si fanno velocemente. Non lo trovo poi così disperante il film e non male la recitazione della protagonista e soprattutto del padre. Alla fine il padre le insegna qualcosa facendole vincere l'iniziale timore, una parabola di vita. Per me è un grande regista e i suoi film - se pensiamo che spesso scrive lui le storie - sono l'essenza dell'arte cinematografica, con tutti gli ingrendienti classici, facendo parlare molto le immagini, anche in primo piano.

vehuel  @  02/11/2010 08:53:37
   8 / 10
La Samaritana è un film molto complesso. A tratti sembra essere un film sulla "vendetta" come quelli di Park, ma poi contemporaneamente riesce ad essere un film romantico e poetico come solo Kim Ki Duk sà fare. Bellissimo il finale, con un epilogo potente dal punto di vista del messaggio che il regista vuole trasmettere e cioè quell'ulteriore possibilità di redenzione che soltanto un grandissimo amore, quello del padre, riesce a concepire.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  22/10/2010 15:10:23
   8 / 10
Mi verrebbe da scrivere: "chi è senza peccato scagli la prima pietra".
Il concetto secondo me spiega bene l'essenza del film, ma credo che limitarsi a questo sia fuorviante, e crei una spiacevole risonanza fra un film laico e una "sentenza" tanto abusata da aver perso in bocca parte della sua forza.
Però per me di forza ce ne ha; per il resto
...vedi recensione

Invia una mail all'autore del commento Steppenwolf  @  15/10/2010 14:44:48
   7½ / 10
Ottimo film di Kim Ki-Duk, il secondo che vedo(dopo Ferro3), mi domando ancora come mai su filmscoop abbia una media di solo 7,1.
Io avrei dato otto, ma in questo caso penso sia meglio contenermi maggiormente.
Posso dire che è sicuramente un film molto delicato e poetico(specialmente il finale), a tratti mi è sembrato un misto tra Park e Kitano.
Di Park riprende la tematica della vendetta, di Kitano la poetica del silenzio, che prevale però soltanto negli ultimi minuti(estremamente bello il finale).
E' l'ideale di purezza mancata a caratterizzare questo film, ma il suo limite è a mio avviso il forte moralismo di fondo, che penalizza molto l'impianto ideologico. Non siamo mica ai tempi di Stroheim, dai!
Autori come Miike hanno rappresentato questa impossibilità di classificare ciò che è giusto da ciò che non lo è in maniera così banale.
Si badi, non è una critica al film in sé - che resta ottimo, eh - ma è più una perplessità di carattere ideologico, rendendo la morale del film forse un po' troppo legata a semplificazioni che, nel complesso, non minano comunque il grande valore di questo film.
Ferro3 resta comunque superiore.

4 risposte al commento
Ultima risposta 23/10/2010 00.51.57
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Invia una mail all'autore del commento INAMOTO89  @  12/10/2010 02:09:19
   8 / 10
kim ki duk si conferma uno dei registi piu' interessanti sulla piazza se non forse il migliore in assoluto.
Film molto bello anche se preferisco il kim piu' poetico,sognante e silenzioso di primavera,estate,autunno,inverno...e di ferro3 , questo fino agli ultimi 10 splendidi minuti mi è parso piuttosto un film di Park, forse è questo che non mi permette di dargli 10,il fatto che secondo me qui la mano di kim si vede e si sente molto meno.
Poi alcuni atteggiamenti dei protagonisti sono davvero inconcepibili ma non tutti reagiamo allo stesso modo dinanzi a certe situazioni quindi non voglio star qui a bacchettare la sceneggiatura .
Bellissime le 2 amiche protagoniste *_*

maurimiao68  @  09/03/2010 02:34:00
   9 / 10
Kim ki duk sorprende ancora...film profondo e musiche meravigliose..davvero nn si comprende come un regista simile possa essere "snobbato" in patria..mah!

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  10/07/2009 11:31:50
   7 / 10
Buon film, molto delicato.
Non sono un amante del cinema orientale ma questa è assolutamente una buona pellicola.
Storia molto particolare che affronta diverse tematiche.
Difficile da giudicare. Da vedere.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  22/05/2009 15:40:13
   6½ / 10
Di questo film non ho apprezzato i dialoghi...e di solito nei film di Kim ki Duk non sono molto presenti come in questo film...Forse è per via del pessimo doppiaggio Italiano(anche fuori sincrono)!
Meglio sicuramente la seconda parte dove troviamo i grandi spazi aperti e molto silenzio!
Ma sul serio fosse capitata a voi una cosa del genere vi sareste comportati come il padre di questa storia?Io penso che il 90% delle persone normali avrebbe detto tutto alla figlia...Questa è un 'altra cosa che non mi ha convinto...
Mi aspettavo di piu'...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  09/05/2009 11:57:24
   7½ / 10
Tema forte importante e reale in Corea trattato con maestria da una dei registi più strani e incredibilmente poetici del secolo. Tecnicamente non mi ha fatto impazzire ma devo dire che ci si sorvola su quando è la storia che ha il dominio su di te e poi tutti gli attori recitano molto profondamente e colpiscono nel segno. Bel film tutto da vedere.

VikCrow  @  03/03/2009 23:16:47
   9½ / 10
La prostituzione minorile filtrata dalla visionaria mente di Kim Ki-duk. Mai volgare, mai banale. Essenziale ed emozionale.

Jumpy  @  01/02/2009 23:14:21
   7½ / 10
Film molto intenso e toccante anche se un po' insolito... come "Ferro 3" del resto ;)
Parla di prostituzione e vioelenza senza mai scendere nel volgare o nel luogo comune.
Da cineteca il finale.

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Tom24  @  01/02/2009 22:29:31
   8½ / 10
Capolavoro di rara bellezza.

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Ultima risposta 13/02/2009 22.30.19
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Ciaby  @  23/12/2008 17:55:51
   10 / 10
emoionzionante capolavoro poetico dal genio di Kim Ki-Duk, che riflette in maniera mai volgare e banale sul delicato fenomeno della prostituzione minorile...capolavoro

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  28/03/2008 19:45:01
   8 / 10
Giunse dunque a una città della Samaria, chiamata Sicar e là c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del cammino, stava così a sedere presso il pozzo. Era circa l'ora sesta.
Una Samaritana venne ad attingere l'acqua. Gesù le disse: "Dammi da bere".
La Samaritana allora gli disse: "Come mai tu che sei Giudeo chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?" Infatti i Giudei non hanno relazioni con i Samaritani.
Gesù le rispose: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice: "Dammi da bere", tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato dell'acqua viva".
La donna gli disse: "Signore, tu non hai nulla per attingere, e il pozzo è profondo; da dove avresti dunque quest'acqua viva?
Sei tu più grande di Giacobbe, nostro padre, che ci diede questo pozzo e ne bevve egli stesso con i suoi figli e il suo bestiame?"
Gesù le rispose: "Chiunque beve di quest'acqua avrà sete di nuovo;
ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d'acqua che scaturisce in vita eterna".
La donna gli disse: "Signore, dammi di quest'acqua, affinché io non abbia più sete e non venga più fin qui ad attingere".
Gesù le disse: "Va' a chiamar tuo marito e vieni qua".
La donna gli rispose: "Non ho marito". E Gesù: "Hai detto bene: "Non ho marito";
perché hai avuto cinque mariti; e quello che hai ora, non è tuo marito; in questo hai detto la verità".
La donna gli disse: "Signore, vedo che tu sei un profeta.
I nostri padri hanno adorato su questo monte, ma voi dite che a Gerusalemme è il luogo dove bisogna adorare".
Gesù le disse: "Donna, credimi; l'ora viene che né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre.
Voi adorate quel che non conoscete; noi adoriamo quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei.
Ma l'ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori.
Dio è Spirito; e quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in spirito e verità".
La donna gli disse: "Io so che il Messia (che è chiamato Cristo) deve venire; quando sarà venuto ci annunzierà ogni cosa".
Gesù le disse: "Sono io, io che ti parlo!"
In quel mentre giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che egli parlasse con una donna; eppure nessuno gli chiese: "Che cerchi?" o: "Perché discorri con lei?"
La donna lasciò dunque la sua secchia, se ne andò in città e disse alla gente:
"Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto; non potrebbe essere lui il Cristo?"
La gente uscì dalla città e andò da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano, dicendo: "Maestro, mangia".
Ma egli disse loro: "Io ho un cibo da mangiare che voi non conoscete".
Perciò i discepoli si dicevano gli uni gli altri: "Forse qualcuno gli ha portato da mangiare?"
Gesù disse loro: "Il mio cibo è far la volontà di colui che mi ha mandato, e compiere l'opera sua.
Non dite voi che ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ebbene, vi dico: alzate gli occhi e guardate le campagne come già biancheggiano per la mietitura.
Il mietitore riceve una ricompensa e raccoglie frutto per la vita eterna, affinché il seminatore e il mietitore si rallegrino insieme.
Poiché in questo è vero il detto: "L'uno semina e l'altro miete".
Io vi ho mandati a mietere là dove voi non avete lavorato; altri hanno faticato, e voi siete subentrati nella loro fatica".
Molti Samaritani di quella città credettero in lui a motivo della testimonianza resa da quella donna: "Egli mi ha detto tutto quello che ho fatto".
Quando dunque i Samaritani andarono da lui, lo pregarono di trattenersi da loro; ed egli si trattenne là due giorni.
E molti di più credettero a motivo della sua parola
e dicevano alla donna: "Non è più a motivo di quello che tu ci hai detto, che crediamo; perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo".

2 risposte al commento
Ultima risposta 28/03/2008 21.01.50
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onda  @  22/10/2007 13:18:41
   7½ / 10
Anche quest'opera di Kim Ki Duk necessita di riflessione per coglierne tutti i contenuti.
Bellissime immagini in una vicenda di ragazzine prostitute, che offre la posibilità di parlare di innocenza ,redenzione e del sofferto rapporto tra padre e figlia. Le parti migliori sono la prima, ove viene in rilievo un rapporto ingenuo con il sesso, e l'ultima, con un finale aperto un pò alla Antonioni.
La parte di mezzo

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER mi è parsa, invece, un pò schematica e non del tutto in sintonia con il resto.

Mizoguchi  @  17/10/2007 09:45:19
   8½ / 10
La Samaritana è un film molto struggente su come la morale di ognuno di noi possa entrare in totale antitesi con quella di chi ci circonda.
Il pregio principale del film è la morale della protagonista che in nome dell'amicizia perduta cerca di redimere le colpe della sua "amata" attraverso il suo corpo. Un amicizia legata dal filo del sacrificio sessuale che ritroviamo nel molto intenso "4 mesi, 3 settimane e 2 giorni".
Il film usa in questo caso dei simboli più semplici, però non bisogna lascirsi ingannare da queste apparenze "facili" perchè il film ne contiene di altri più sottili. (e qui entro in diretta polemica col precendete commento di DJ_Fetish)
Il simbolo del lettore CD che il padre fa ascoltare alla ragazza non è un simbolo complesso all'inizio, in realtà è solo un indizio iniziale per usarlo come simbolo della scena del sogno, con la ragazza che ascolta la musica dalla sua fossa, dove sinceramente da simbolo semplice e quotidiano, diventa disturbante e carico di significato, come se il padre volesse causare in lei un risveglio eterno vedendo l'omicidio come un gesto di tenerezza.
Poi c'è l'omicidio con la pietra, molto "religioso".
Per quanto riguarda invece la doccia, sì di per sè è un espediente semplice, nel caso del padre ma è abile il parallelo che compie il regista con i bagni che fanno le due ragazze all'inizio del film, dove non c'è una semplice purificazione ma anche una sincera dimostrazione d'amore.
Poi ci sono dei simboli che funzionano benissimo anche da soli, come la scena dell'indigestione del padre che è davvero struggente...

Gruppo REDAZIONE K.S.T.D.E.D.  @  17/09/2007 13:29:17
   8 / 10
Ancora Kim Ki-Duk e ancora silenzio e ancora dolore..


--------ATTENZIONE, COMMENTO AD ALTO TASSO DI SPOILER...---------------
Ormai Il regista coreano sa usare il silenzio come sa usare la telecamera, alla perfezione; gli dà il ruolo che meglio crede e glielo fa interpretare in modo magistrale. Se nelle precedenti pellicole il silenzio risulta un mezzo positivo e molto più efficace di inutili discorsi per far si che i personaggi riescano a comunicarsi le proprie emozioni, in questo caso, invece, resta un mezzo in grado di comunicare le emozioni dei personaggi solo a chi guarda risultando, così, un muro invalicabile di incomunicabilità che si frappone tra i protagonisti non permettendo loro di spiegarsi, portandoli, conseguentemente, alla deriva.

Il film si sceglie tre protagonisti e ne racconta i punti di vista, attraverso tre diversi capitoli che sfumano l'uno nell'altro.
"Vasumitra". Inizialmente è Jae-young a nascondere se stessa ed il bisogno esasperato di affetto, oltre che di un ruolo, dietro silenziosi e spesso fuori luogo sorrisi. Tanto esasperato da ricercarlo negli uomini e nei ragazzi che la pagano per far sesso con lei. Cerca di spiegare a se stessa e all'amica i suoi comportamenti, il suo cercare di instaurare rapporti umani con coloro che la usano, ma l'amica non glielo permette, anzi la blocca e la rimprovera quando lei cerca di farlo ("sono solo animali, non pensarci neanche"). Jae-young è così costretta a nascondersi sorridendo; si concede un pianto liberatorio solo appena prima di morire.
"Samaria". Poi è Yeo-Jin a nascondere se stessa da chi gli sta intorno (suo padre) e a cercare l'espiazione tramite il dolore, il dolore di chi continua a sorridere mentre si concede a uomini ai quali non vuol concedersi, restituendo loro i soldi con i quali gli stessi avevano in precedenza pagato Jae-Young. Espiazione, quindi dolore. Silenzio, incomunicabilità, quindi sofferenza. Il pianto liberatorio raggiunge infine anche la samaritana.
"Sonata". Infine è il padre di Yeo-Jin a scegliere nuovamente la strada del silenzio e del dolore; non affronta il problema, cerca di evitarlo, evitando la figlia ed evitando che i "clienti" incontrino la figlia. Che sia la strada più sbagliata è ovvio, che sia la meno razionale è ovvio, ma non è altrettanto ovvio che non sia quella più istintiva, anzi. Dopo aver pedinato, picchiato ed umiliato i clienti, arriva all'atto estremo, forse inevitabile per il cammino che Kim Ki-duk fa intraprendere ai suoi personaggi e torna così nuovamente e prepotentemente l'assunto "silenzio, incomunicabilità, dolore". Il pianto liberatorio al termine arriva anche per lui.

A padre e figlia però, al contrario di Jae-Young, viene concessa una via di fuga da questa sorta di vortice, alla quale il padre si aggrappa con tutte le forze, ma non prima di aver mostrato simbolicamente la strada alla figlia, che dovrà, da lì in avanti percorrere la sua strada, sola. La sequenza finale, di lei che impacciata e a fatica insegue la macchina che sta portando il padre in prigione senza alla fine raggiungerla è una delle più belle e più cariche emotivamente che il regista abbia mai offerto attraverso il suo cinema e di scene da antologia nel suo cinema ce ne sono parecchie.

Mi sembra leggermente superfluo parlare di aspetti tecnici quali regia e fotografia, dato che da questo punto di vista la ormai raggiunta maturità è fuori discussione.

..e ancora un piccolo capolavoro.


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Invia una mail all'autore del commento XanaX  @  27/07/2007 00:22:24
   8 / 10
Molto bello! Come sempre Kim ki-duk riesce a scavare nell'animo umano, nel più profondo dei sentimenti, toccando anche un tema come questo. Molto belle le musiche, specie Chopin remixato, se così si può dire. Regia di Kim e fotografia buona. Molto intenso!

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quaker  @  12/05/2007 20:15:55
   8½ / 10
E', semplicemente, il film più triste e disperato che abbia mai visto.

Diames  @  29/08/2006 13:33:34
   7½ / 10
Non uno dei migliori di Kim Ki-Duk, troppo metaforico e parzialmente irrisolto, ciò nonostante si distingue sicuramente, in bene, dalla media del cinema in circolazione. Certo, il fatto di sapere, durante la visione, che il regista in questione è lo stesso di capolavori della portata di "primavera, estate ecc.", be', non giova alla visione; voglio dire, sapere di che cosa Kim Ki-Duk è capace può, in alcuni casi, far emergere in modo più chiaro la non totale riuscita di questo film, in cui non tutto fila liscio come l'olio, e non sempre per colpa delle "limitazioni" dello spettatore... detto ciò, rimangono alcune sequenze memorabili e il fatto che Kim Ki-Duk si riconfermi uno dei migliori registi oggi in circolazione. Certo, in questo caso poteva fare meglio, ma la classe non è acqua, e si vede.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Andre85  @  21/08/2006 09:29:09
   7½ / 10
Immaginate una storia simile in una società occidentale...
una padre, vedovo, con una giovane figlia che di nascosto si prostituisce (ed anche il motivo per cui lo fa ci può essere sembrare abbastanza incomprensibile).
I tempi di riflessione aiutano non poco a comprendere lo stato d'animo dei protagonisti

Beefheart  @  25/01/2006 01:06:21
   6 / 10
Film che viaggia sulla sufficienza, più o meno piena a seconda delle tendenze individuali del singolo spettatore. Probabilmente un film che divide in due la platea. Se per gli amanti del cinema orientale, la tipica carica drammatica che lo pervade, scandita da silenzi, fotografia essenziale ed intensa interpretazione dei protagonisti, è sufficiente a farne un buon film, per altri non potrà che risaltare una trama un po stiracchiata e forzata, soprattutto nel finale un po modesto.
Imprevedibile, ma forzata, anche l'idea finemente splatter di mostrare alcune parti di materia cerebrale trasportate dai rivoli di sangue sul marciapiede, nella scena del suicida che si getta dal balcone.

Invia una mail all'autore del commento doncorleone  @  24/01/2006 23:17:40
   9 / 10
Non capisco affatto le perplessità nei confronti di questo film che è , certamente , uno dei più riusciti e interessanti di Kim Ki-duk.
Regista che affronta, nuovamente, tematiche a lui particolarmente care, come la colpa/espiazione di essa, la prostituzione, la violenza e che stanno diventando dei veri e propri leit motive nella cinematografia del cineasta coreano che si limita però sempre ad una trattazione anti-didascalica e scevra da giudizi morali, è così che questa grande, ormai non più, rivelazione del cinema orientale sa offrirci sempre nuove declinazioni dei temi a lui più congeniali rimarcando le sfumature in uno stile dal potente impatto allusivo. Samaria è dunque un film davvero originale e che lascia qualcosa dentro con i suoi paradossi e le sue ambiguità, soprattutto con l'impeto e l'intensità che percorrono ogni passione narrata sia se si tratti di violenza barbara sia di amorevolezza filiale. Per questo consiglio vivamente di vederlo, specialmente a coloro “che c’hanno preso gusto” al cinema di Kim Ki-duk come il sottoscritto e finora non è stato mai deluso ma anzi ripagato da quelli che io definisco dei “piccoli capolavori” ( Bad guy. Ferro 3, Primavera,estate... e anche il tanto bistrattato L’arco a mio avviso invece prezioso )

lupin 3  @  04/01/2006 16:25:59
   6 / 10
Questo film non ti lascia ne soddisfatto, ne deluso, carina la trama ,però a mio parere questo film merita la sufficenza, ne più ne meno!

sweetyy  @  04/01/2006 14:50:38
   6½ / 10
il film è fatto bene, un po' deficente la ragazza (Jae-Young) sempre con quel sorrisino idiota

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
per il resto molte scene mi sono piaciute, secondo me merita 6 e mezzo..

KANE  @  19/12/2005 16:03:10
   7½ / 10
molto bello almeno per tre quarti del film!
il finale lascia perplessi ha sicuramente bisogno di indagine!
per il resto il film è come sempre per i film di kim ki duk bellissimo!
la storia è intrigante, fotografia e regia meravigliose!
la violenza è gestita molto bene con scene forti e secche che lasciano di stucco!
la bellezza della quasi assenza di musica valorizza l'immagine davvero coinvolgente!
non do 8 solo per il finale che, ripeto, credo di non aver capito!

viagem  @  18/11/2005 23:16:25
   8 / 10
Ovvero Kim-ki-duk il moralizzatore! Un film lento sì, ma relativamente: lascia per fortuna il tempo per districarsi da un intreccio di emozioni e sentimenti contrastanti che percorrono tutto il film. La prostituzione per assecondare un sogno, il rapporto lesbico-amicale tra due giovani ragazze, una morte violenta da espiare in modo altrettanto sofferto, la degenerazione dei costumi di una società nei comportamenti maschili e contemporaneamente il desiderio di moralizzazione e giustizia del padre di lei, che però nuovamente degenera in violenza e sofferenza. E poi il capolavoro finale. Il tutto percorso da una purezza di stile ed eleganza ancora più evidente nei momenti di violenza disseminati lungo il film. E le pietre scagliate e gli schiaffi sferrati sembrano effettivamente più visioni evangeliche che altro. Anch'io penso che la scena in cui le due ragazze si lavano a vicenda sia una delle più belle del film. E bellissima è la locandina.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR tylerdurden73  @  07/11/2005 10:40:04
   6 / 10
Mi aspettavo moltissimo da questo film,purtroppo sono rimasto un po' deluso.Premetto che trovo Kim Ki Duk uno dei migliori registi in attivita' e che ho adorato i suoi precedenti lavori soprattutto Ferro 3 e Bad Guy.Il regista coreano è ancora una volta molto bravo da un punto di vista prettamente tecnico,alcuni momenti sono davvero di straordinario impatto,mi vengono in mente la scena onirica verso il finale e quella dello schiaffeggiamento.Cio' che non mi ha convinto è la trama,l'ho trovata troppo noiosa,la pellicola non è riuscita a trasmettermi nessuna emozione a differenza dei film di Kim Ki Duk che avevo visto precedentemente.I temi trattati come al solito sono parecchi e nonostante siano molto delicati, vengono affrontati con tocco lieve e al tempo stesso rigoroso tipico del cineasta orientale.La storia seppur intensa,mi ha lasciato indifferente con una prima parte migliore rispetto al proseguio del film diviso in tre capitoli rappresentanti,Vasumitra,la prostituta indiana che convertiva al buddismo i propri clienti,quindi il peccato di Samaria e il recupero dell'armonia con Sonata.Comunque come gia' detto non mi ha convinto totalmente,forse le mi attese erano eccessive,peccato...

F150  @  27/10/2005 16:58:44
   10 / 10
anche a me è piaciuto moltissimo questo film e meno amle che ho dato un'occhiata agli ultimi 20 commenti perchè altrimenti mi sarei anche scordato di votarlo... secondo me allo stesso livello della casa vuota

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Ultima risposta 27/10/2005 18.53.32
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  27/10/2005 16:28:51
   8 / 10
Finalmente sono riuscito a vedere "la samaritana", quando è approdato all'homevideo, dopo la demenza della distribuzione italiana che l'ha lanciato in pochissime sale.

Sono molto cultore del cinema di Kim ki duk, i suoi film sono solitamente dei viaggi spiazzanti, radicali, che sempre lasciano il segno.
E anche questo film lascia sistematicamente a bocca aperta. Kim Ki duk infatti abbandona l'astrazione che pervade il suo capolavoro "Ferro 3", e ci regala un ritratto doloroso, e straziante di una realtà della Corea, la prostituzione minorile, e al tempo stesso è un film sulla morale e sulla ricerca di purezza e sul tentativo impossibile di espiare le proprie colpe. Ed è anche la storia di un padre che da un giorno all'altro scopre che la propria figlia si prostituisce.

Molte sono le scene da ricordare, in particolare quella simbolica del lavaggio dopo gli incontri, nella primissima parte. Bellissima è anche la scena dello schiaffeggio da parte del padre della protagonista a uno dei clienti di sua figlia, davanti alla famiglia.

Nel complesso "La samaritana" è una grande opera, credo meno intensa di "ferro 3", e più vicina ( e un po' meno radicale) a un altro capolavoro del regista, ovvero "Bad Guy". In quel film come in questo le improvvise esplosioni di Violenza sono a metà strada tra Scorsese e Kitano.
A me è piaciuto molto anche lo spiazzante finale.


PS: i precedenti voti sono ridicoli.

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Ultima risposta 02/10/2006 10.58.02
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sopranina  @  23/10/2005 12:07:53
   8 / 10
bello bello bellissimo...
al solito kim ki-duk è un grandissimo regista...
non l''ho trovato lento neanche per un secondo(e sono andata a vederlo da sola..)

certo non il suo miglior film(ferro3 è un capolavoro) ma ugualmente fantastico!

bogob  @  23/09/2005 15:52:55
   8 / 10
Non sono per i discorsi lunghissimi, ma qui certo il film fa parlare di sè...
Innanzitutto è incredibile come possa suscitare sensazioni così diametralmente opposte tra gli utenti, mi chiedo se sia io sciocco a vederci tante cose e ad esserne colpito (così come è successo a tanti altri utenti) oppure se molti non si siano fermati molto a rifletterci su o semplicemente lo abbiano visto con poca attenzione.
Io il film l'ho visto 2 volte e nel bene o nel male comunica ad immagini molto più di quel che dicono le parole. E' questo uno degli aspetti secondo me più interessanti del cinema che viene volgarmente definito "orientale": comunicare per immagini.
Già perchè a comunicare per parole e basta ci pensa già la carta stampata , quello che il cinema può aggiungere è la parte visiva, perchè allora punirla dicendo che è lento, noioso e insensato se nemmeno si tenta di capire perchè il regista si sia soffermato a lungo su quel primo piano, perchè quel pianosequenza così studiato, perchè quei colori ecc?
Non entro nella trama del film perchè su quella in effetti ci sono i gusti personali, a me è piaciuto e mi è anche piaciuta la morale di fondo e come è stata espresse per immagini, suoni e parole.
Merita di esser visto e rivisto, gli do 8.


Gruppo STAFF, Moderatore priss  @  13/09/2005 15:37:46
   8 / 10
Avendo visto solo Ferro3 oltre a La Samaritana non conosco abbastanza l'opera di questo regista e non posso parlare certo di un percorso... quello che però trovo comune a questi due film è la leggerezza pittorica delle sue scene, una raffigurazione elegiaca che anche in questo caso mi ha emozionata.
Questo film mi è piaciuto particolarmente perchè la sua complessità, il suo ritmo lento e la narrazione discontinua pongono l'accento sulle domande che sorgono nel corso della visione. Leggendo la conversazione fra lot e marie, mi ha anche colpito una frase di Lot (cito a braccio) "a me è piaciuto molto, ma forse ci ho messo del mio..."
Personalmente trovo che sia straordinario portare costantemente lo spettatore a "metterci del suo", poichè in tal modo, oltre ad osservare qualcosa, ci interroghiamo anche sul nostro sguardo.
Questo film è dolce e leggero all'inizio, travagliato e livoroso poi, concludendosi nella serenità di una grottesca purificazione, ed è proprio ques'ultimo tema che mi ha colpito di più.
Perchè la colpa nasce dall'espiazione stessa (Yeo-Jin che ripara gli "errori" di Jae-Young). La sua redenzione è la condanna del padre, la sua "cerimonia sacrificale" diventa dannazione, in un silenzio via via assordante.

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Ultima risposta 15/09/2005 21.05.46
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JoJo  @  12/09/2005 23:25:34
   7 / 10
Per un gioco di produzione che permette di far arrivare a casaccio qui in Itialia i film d'estremo oriente, qualche mese dopo il silenziosissimo (in tutti i sensi) passaggio nelle sale di Ferro3, ecco arrivare la nuova toccata e fuga di Ki Duk... che tanto nuova invece nonsi trova ad essere, visto che già venne girata (e fatta uscire) precedentemente a questo. Quest'informazione che apparentemente potrebbe risultare forse nozionistica, ha invece un suo perché: La Samaritana difatti ha in sé i prodromi dell'armonia silenziosa del film che l'aveva seguito. Già, seppur in maniera decisamente minore, compare il gusto del silenzio, accompagnato spesso da una delicatissima colonna sonora, tramite cui Ki Duk riesce ad instillare la sensazione desiderata nello spettatore, il ritmo è sempre lento, lentissimo, anche le scene più movimentate (poche) rimangono comunque sospese in un limbo etereo in cui s'allungano, si diluiscono: ogni minimo gesto risulta sembrare meditato da parte del singolo personaggio. D'altra parte, il gusto orientale per interpretazioni di questo tipo non si può (e non si deve) eliminare dal metodo narrativo di registi come l'autore di questo film (si vedano tutti i remakes hollywoodiani del nuovo millennio che non conservano un grammo del pathos degli originali), perché, in tal contesto, primi piani prolungati ed infiniti attimi di silenzio hanno un loro motivo. Film molto valido perché offre due piani di fruizione: lo spettatore è quasi portato a scegliere se cercarne una visione cerebrale per affannarsi alla caccia d'una chiave interpretativa, oppure se lasciarsi trasportar dall'immagine, dalla narrazione e dal sentimento. Vista sotto questa duplice luce, il film acquista nuove connotazioni assolutamente apprezzabili, anche se Ki Duk, come poi ha dimostrato con Ferro3, riesce più con la pulsione emotiva che con la finezza intellettuale a far breccia nello spettatore. Nonostante una certa pretenziosità che sembra portare a tratti il regista alla confusione, questo lavoro di Ki Duk si lascia comunque guardare, nonostante risulti un po' troppo pesante per poter essere gustato appieno.

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goophex  @  08/09/2005 11:03:29
   7 / 10
Una storia toccante, triste e crudele.
Incolmabile quel senso di amarezza che si respira per tutta la durata della storia, specialmente nella seconda parte.
Stile tipicamente orientale, con schemi a noi talvolta sconosciuti e inspiegabili. Conclusioni astratte ma concrete, per un personaggio confuso ma reale.

Bel Film

Gruppo COLLABORATORI martina74  @  06/09/2005 21:36:15
   8 / 10
Quel che forse più colpisce ne “La Samaritana” è l’assenza dell’occhio giudice del regista, che lascia agli spettatori il compito di darsi risposte, di formulare opinioni sui personaggi coinvolti nella vicenda, ognuno dei quali vive la sua angoscia, il tormento personale di andare contro la morale, contro il senso comune, contro precetti religiosi che si sentono chiari alle spalle della vicenda seppure il film sia assolutamente “laico”. E’ emblematica la frase che Yeo-jin dice all’amica Jae-young in uno dei momenti più tesi della narrazione: “Smettila di ridere”. E non c’è proprio nulla di cui ridere né sorridere in quest’opera drammatica e in qualche modo priva di speranza, che nell’incedere dei tre episodi passa dalla leggerezza quasi assurdamente innocente delle due amiche che, dopo aver lasciato i clienti, lavano corpo e spirito più dall’amarezza che dalla colpa, alla ferocia del secondo tratto in cui non ci viene risparmiata qualche scena cruda quando il “peccato” viene mondato col sangue, al lirismo dell’ultima parte le cui immagini, a tratti, rimandano alla poesia di Ferro3. Ma solo le immagini: se in Ferro3 il silenzio era la rappresentazione più elevata della comunicazione, qui diventa solitudine, incomprensione, assenza di speranza che si manifesta in tutta la sua potenza nel finale. E’ un film che lascia soli a riflettere, non solo i personaggi ma anche gli spettatori.
Non si possono non rilevare alcuni schematismi e talune soluzioni più teatrali che cinematografiche, e in certi momenti l’incedere della vicenda risulta eccessivamente lento, ma sono pecche “minori” di un’opera certamente elevata.


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Ultima risposta 18/09/2005 15.49.47
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rupert  @  28/08/2005 17:42:50
   6 / 10
L'inizio e il proseguio sembrano due film distinti. La sceneggiatura e' apprezzabile. Recitato bene comprese le scene crude. Fa molto effetto.

robert75  @  21/08/2005 00:52:35
   8 / 10


Sono appena tornato dall'Anteo di Milano dove ho visto La samaritana.
Mi ha colpito molto per almeno 3 motivi:

1) la capacità del regista di delineare così finemente i personaggi, da quelli principali a quelli più marginali (i clienti)

2) la sceneggiatura originale

3) il sentimento di rabbia e dolore che si respira per la maggior parte del film...in effetti è molto cupo, alcune scene sono francamente violente e disturbanti, mentre Ferro 3 esprimeva più romanticismo e speranza...



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Ultima risposta 31/08/2005 23.17.16
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Invia una mail all'autore del commento cuperpan  @  19/08/2005 18:52:40
   9 / 10
Questo Film è magnifico di un simbolismo speciale incredibile la leggerezza del film nella drammaticità di una storia reale e piena di contesti stracarichi di ipocrisie, speciale il rapporto tra padre e figlio speciale il rapporto di amicizia tra le due ragazze adolescenti.
La storia di un viaggio e di un sogno spezzato.

la mia opinione  @  15/08/2005 18:15:04
   8 / 10
Intenso, profondo, ricco, molto bello. Piu bello di ferro 3.

32 risposte al commento
Ultima risposta 19/08/2005 13.00.50
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Giulio R C  @  14/08/2005 10:17:13
   8 / 10
I film di Kim Ki-Duk richiedono pazienza, e questo non fa eccezione. Realistico.

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Ultima risposta 14/08/2005 17.12.00
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Francesco S  @  13/08/2005 20:22:16
   8 / 10
Magnifico film anche se meno poetico di Primavera, estate, autunno... e ancora primavera e Ferro 3.

Invia una mail all'autore del commento Jason XI  @  12/08/2005 08:44:44
   7 / 10
Orientalmente grottesco quando la falsa Yeo-Gin si rialza con la testa fracassata dopo il salto dalla finestra e quando il tipo nel bagno fa finta di essere morto anch'egli con la testa fracassata e mena a sua volta il padre di Yeo-Gin..... ma a parte questo il film merita, soprattutto per conoscere questo nuovo regista di cui io, per adesso h visto solo questo film. Disturbante l'incomunicabilità tra il padre e la figlia con lo scopo di risolvere o di capire, ma forse è proprio questo l'aspetto focale del film. Devo verificare Kim in altre sue pellicole.

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Ultima risposta 12/08/2005 08.53.46
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l'imbalsamatore  @  10/08/2005 14:25:58
   8 / 10
Kim ki-Duk è un artista nel vero senso della parola, una regia di un'eleganza e pulizia clamorosi. I dialoghi, come al solito, sono ridotti all'osso, ma alzi la mano chi se n'è accorto. Leggermente inferiore a Ferro 3 che per me rimane il suo capolavoro assoluto.



Invia una mail all'autore del commento Drughetto  @  09/08/2005 11:34:23
   8 / 10
KIm ki Duk si stà rivelando a mio avviso uno dei maggiori cineasti in attività.
Stupisce per il suo linguaggio così semplice e allo stesso tempo poetico ma soprattutto per la sua grande prolificità.
é giovanissimo eppure ha già fatto 11 film... 4 sono usciti in italia nel giro di poco più d' un anno (contando the bow che verrà distribuito tra pochi mesi nelle sale) e si distinguono dagi altri in modo nettissimo. se i primi stupivano per la violenza delle immagini questi ultimi sbaragliano per la grande forza metaforica e la capacità evocativa di questo grande regista.
consigliato (come tutti gli altri sui film)

spoonji  @  09/08/2005 11:16:24
   10 / 10
Se qualcuno ha ancora dei dubbi sulla bravura e la grandiosità di Kim Ki-duk, è chiaro che non capisce nulla di cinema.
E' il più grande creatore di storie che il cinema abbia mai incontrato, e questo film ne è l'ennesima prova.
Una storia bellissima, originale, e toccante. Un film che ti lascia senza parole, che ti spiazza e che ti appassiona.
Forse il suo film più leggero e con più dialoghi, ma comunque sempre pieno di poesia, e carico di sentimenti contrastanti.

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Ultima risposta 11/08/2005 12.07.01
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margò  @  08/08/2005 16:49:51
   7 / 10
la terza parte è quella che mi è piaciuta di meno, forse la grandiosità di questo film sta proprio nel virare improvvisamente di rotta quando meno te lo aspetti o forse era una mancanza d'idee...fotografia stupenda, storia complessa che ci catapulta nella cultura orientale, tematiche su cui riflettere...margò

Myrea25  @  02/08/2005 21:05:01
   10 / 10
Intenso, profondo, significativo. Basta con le solite manfrine americane, c'è di meglio nel mondo (e anche in Italia - segue l'uomo delle stelle)

Gra'75  @  27/07/2005 17:32:59
   10 / 10
Fa riflettere e, al giorno d'oggi è già molto. Certamente è un film che ricorderò nel tempo.
DA VEDERE SUBITO!!!

Blackout  @  26/07/2005 16:51:44
   8 / 10
Sicuramente uno dei film più dialogati di Kim Ki-Duk...alcuni temi ricorrono per esmpio il sesso visto come purificazione e sicuramente l'amore forse questa volta trattato in maniera diversa rispetto ai film precedenti...l'ambientazione non è particolare come in primavera estate autunno o isle ma forse questa volta non ce ne era bisogno...questo film offre parecchi spunti di riflessione ma non è facile capire ogni piccola sfumatura...sicuramente Kim Ki-Duk rimane un maestro nel raccontare con poesia anche quelle situazioni che di poetico non hanno niente....

weblion  @  20/07/2005 11:54:42
   6 / 10
Elogio della follia e del surrealismo. Volutamente esagerato questo film non mi è piaciuto ma certo non lascia indifferenti. La domanda che mi sono posto da subito: perchè il padre non fa un discorso serio alla figlia?
Il suicidio del padre di famiglia scoperto è una delle esagerazioni che ho notato...
Il finale poi è troppo simbolico come l'eliminazione dell'ostacolo dalla strada e le lezioni di scuola guida. Ognuno può interpretare come vuole! Può essere banalissimo o eccellente. Dipende dall'interpretazione personale.

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Ultima risposta 21/07/2005 10.57.08
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  10/07/2005 22:08:02
   7 / 10
Due amiche, sembrano sorelle o amanti saffiche, due morali diverse. Il fine è lo stesso, la coscienza vaga tra la curiosità neutrale e il coinvolgimento dello sfruttamento femminile. E' tutto un susseguirsi di sguardi, silenzi, etica ambientale (solitamente brulla), paradosso in tutta quella veste quotidiana che forse manca del rigore formale dell'immenso Hsiao-Hsien, con tutto il rispetto per Ki-Duk e le sue indubbie capacità. E' un cinema che riesce miracolosamente a preservare una sua interiorità, una fisionomia orientale, anche se a leggere tra le righe in certi paesaggi della provincia di Seul (antitetici ma non troppo a quelli della campagna francese)e nel disconoscimento affettivo dei personaggi farebbe pensare a Sautet, o così Lynchiano nei simbolismi, nei cabalismi di Ki-duk davanti a un epilogo con tre possibilità diverse: o la difficoltà emblematica della conversione. E' un grande equilibrio quello che spinge il regista ad affrontare un tema simile senza oltrepassare i binari oltre i quali avrei potuto avere seri problemi di digeribilità, nulla trapela o sfiora il misticismo d'accatto, o la profferta del peccato da scontare, anche nella scena del pianto straziante di Yeo-Jin troviamo soprattutto una forte amarezza, più che il disgusto per la propria vita. La bellezza del film è l' incompiuto, il frammento, il simbolo: non c'è nemmeno uno sguardo sufficientemente abbietto per accusare quei padri di famiglia che sono clienti abituali delle donne da strada, pure loro sembrano occlusi in una spirale che è l'amarezza per la vita, o semplicemente dei vili gesti del presente. Quasi quasi un'opera sul fantasma della morte, con i sopravvissuti che vagano minacciati dalla vita e dalla paura di perdersi, ancora, nell'insostenibile leggerezza della società e dei suoi squallidi riti

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Ultima risposta 11/07/2005 14.44.57
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doppiaelle  @  10/07/2005 12:42:23
   9 / 10
Kim Ki-Duk è l''autore più interessante emerso in questi ultimi 2 anni dalla distribuzione nelle sale (presente invece da più anni nei festival).
E'' autore di un tipo di cinema che tocca particolarmente le corde del mio animo di spettatore, in maniera tale da mettere a rischio la possibilità di elaborare una critica obiettiva: il cinema dei poeti anarchici, che rendono protagonisti i personaggi più emarginati della società trovando in essi delle capacità di distinguersi da un vivere conformista tramite desideri, sogni, azioni, talora anche sciocche, estreme o disperate, ma comunque originali, sincere e rivelatrici quindi di identità ancora vive e non omologate. Poeti anarchici come Fassbinder, Ferreri, Almodovar, Kaurismaki, Kitano.
Ne "La Samaritana" Kim Ki-Duk inventa nella prima parte un personaggio straordinario, fortemente lirico come quello di Jae-Young, creatura troppo pura e ingenua per questo mondo, per vedere quanto è in realtà squallido e pericoloso il suo piano di prostituirsi (solo per fare un semplice viaggio in Europa con la sua amica), che lei vive invece soltanto come un gioco. Crede e intende i rapporti con i clienti non come semplici incontri di sesso a pagamento, fino a innamorarsi di uno di essi, il quale, ovviamente, non ha percepito nulla del bisogno di amore e della dolcezza di Jae-Young , sordo e arido com''è e come sono gli altri personaggi di contorno del film rappresentativi della nostra società conformista. Anima candida dal sorriso angelico che non la lascia mai, nè quando vede la morte davanti sè prima di buttarsi dalla finestra e neanche quando questa l''ha già portata via con sè.
Interessante e ben espresso anche il tema dell''amicizia tra Jae-Young e Yeo-Jin, al di sopra di tutto: è per la sua amica (per "divertirsi" insieme a lei, per andare con lei in Europa) che Jae-Young si prostituisce, è per non deluderla che prova inutilmente a correggere la sua indole di vivere con trasporto sincero anche i rapporti più convenzionali e falsi come quelli tra prostituta e cliente; per Jae-Young d''altra parte Yeo-Jin, dopo la sua perdita, forza la sua natura prostituendosi a sua volta proprio con gli stessi clienti incontrati dall''amica (un modo per unirsi a lei) e restituendo loro i soldi guadagnati incassati da Jae-Young, con l''intento così facendo di redimere la sua anima, ma in realtà inabissandosi forse neanche tanto inconsapevolmente verso una forma di autodistruzione e suicidio (altro modo di riunirsi all''amica).
Terzo personaggio protagonista è il padre vedovo di Yeo-Jin, altro esempio di dolcezza assoluta, il terzo samaritano del film, che culla la figlia, ne scopre i problemi, la segue e protegge da lontano, le offre la possibilità di comprendere e redimersi (tema caratteristico del cinema di Kim Ki-Duk, basti pensare a "Primavera, estate, autunno, inverno...e ancora primavera" e qui sempre presente) attraverso non parole da ruolo convenzionale di padre, ma offrendole un viaggio attraverso la natura (che Kim Ki-Duk ci ricorda che è un valore, è capacità di ritrovarsi, di allontanarsi dalle distrazioni e quindi di avvicinarsi ai valori importanti, anche qui vedi "Primavera, estate, autunno, inverno...e ancora primavera")e le sue origini (la tomba della madre), guidandola nel modo più naturale e silenzioso come un papà animale col suo cucciolo, fingendo di aver bisogno di lei per indurla a trovare la forza di reagire (la scena dell''auto rimasta bloccata, il padre scende e pare - ma direi che finge appositamente - non riuscire a liberare le ruote dell''auto dai sassi, così si addormenta lasciando la necessità e la possibilità allla figlia di aiutarlo, ma in realtà di riuscire a farcela per conto proprio); fino a insegnarle a camminare una seconda volta, questa volta non con le sue gambe come quando era bambina, ma a guidare l''auto, metafora del camminare da adulti, da persone responsabili, del sapersela cavare in questa vita difficile, fino, proprio come papà orso o fenicottero, a costringerla a guidare-camminare da sè dandole inizialmente una strada da percorrere, poi costringendola a muoversi da sola per inseguirlo per non rimanere sola imparando quindi ad essere in grado ormai di vivere indipendentemente senza il rischio di perdersi.
Un grande film di un grande autore, che qui quasi raggiunge il risultato di "Ferro 3".


Delfina  @  07/07/2005 19:37:09
   9 / 10
Bello, narrativo, un film che è veramente un racconto in senso letterario. Alcuni dettagli nelle scene più violente (sempre solo suggerite) straordinari per efficacia.

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Ultima risposta 26/07/2005 08.06.22
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  @  07/07/2005 10:04:18
   8 / 10
Difficile da commentare questo film...
Rispetto al lirismo e all'astrazione di molti suoi lavori precedenti (da ultimo lo splendido Ferro3, peraltro successivo) con questo film Kim Ki-Duk ritorna sulla terra, alternando sequenza lievissime ad altre in cui si sbatte violentemente la faccia per terra, ricordando in qualche modo Kitano.
Come ha già scritto qualcuno il film si divide in tre spezzoni ben distinti, dapprima l'innocente peccato, ossimorico ma azzeccato, delle due amiche, di cui solamente una in modo fisico, mondato ogni volta da una simbolica e bellissima scena di lavaggio; alla tragedia che chiude questa sezione fa seguito la seconda parte, questa sì propria del regista, in cui Yeo-Jin ripercorre, tornando sui suoi passi, quel percorso di perdizione nella speranza di espiare la colpa sua e dell'amica.
Il film cambia improvvisamente strada (a tratti la strada di Kitano, come dicevamo prima) nell'ultima parte, con il padre nel ruolo del vendicatore, che opera su un piano completamente differente da quello della figlia, i due sono apparentemente insieme ma rimangono distantissimi.
Spiazzante il finale, che non svelo, con l'alternarsi in pochi minuti di 3 possibii conclusioni.
In definitiva un film sulla morale, che lascia un po' interdetti ma fa riflettere.

8 risposte al commento
Ultima risposta 09/07/2005 15.16.26
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andreapau  @  01/07/2005 10:55:46
   7 / 10
premetto di non essere avezzo alla cinematografia orientale in genere,e ho faticato parecchio( non so nemmeno se ci sono riuscito)ad entrare nel film:il cinema che conosco e che amo,si avvale di simboli a me conosciuti,e quando non lo sono,mi lascia l'appiglio dell'intuizione,almeno quello.qui,ho dovuto ricominciare da zero,prestando attenzione ad ogni piccolo particolare nella speranza di trovare chiavi di comprensione.primo ostacolo da superare,le relazioni tra gli attori,i loro scambi talvolta incomprensibili,il loro modo di dialogare per strada,di ricevere una visita,di essere gentili...insomma,mi sono chiesto se davvero si puo' così diversi o se è il cinema e le sue forzature a creare le differenze...anche l'inverosimilità orientale è diversa da quella occidentale.allora,dove ho trovato la bussola?nella semplicità e grettezza dell'animo umano,vero e proprio stampo universale dell'umanità.ho stretto forte il filo della tragedia della vedovanza,della solitudine,della innocenza incosciente e subdola(comunque un esercizio di potere),del sogno di una vita diversa,della meschinità e della ipocrisia,della punizione e del sadismo nell'esercitarla,nella impossibilità di redenzione e di cambiare le cose,nell'ineluttabilità del destino.tuto il resto,è una simbologia affascinante e a me sconosciuta,un vero bagno di cose che non sapevo,e che ho assaporato grazie alla maestria del regista nel creare un'atmosfera da viaggio introspettivo...tutto con luci naturali,la fotografia della vita come la facciamo con i nostri occhi.le conclusioni che riuciamo a trarre.sofferenze vere e non emozioni preconfezionate dalla fabbrica dei sogni hollywoodiana

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Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  01/07/2005 00:57:53
   7 / 10
Questo film (precedente a Ferro3 anche se girato nello stesso anno) non ha assolutamente la profondità di sguardo di Ferro3. Simile nell'impostazione poetica del racconto, "La Samaritana" tradisce proprio nel lato onirico della vicenda,dove Ferro 3 colpiva invece al cuore. Se in Ferro 3 la poesia del racconto faceva passare in secondo piano alcune sfumature surrealiste, qui invece si è ancora troppo agganciati ad una idea di realtà per lasciarsi andare completamente e così talune situazioni risultano essere paradossali anzichè poetiche. Ma comunque resta un gran bel film che dimostra ancora una volta a tutti noi come si possa fare un film con pochi soldi e una idea forte e radicata. I nostri cineasti dovrebbero imparare come il cinema può diventare poesia e rappresentazione di società senza gli eccessi di urla e sbraitamenti (anche di telecamera...)che vanno così di moda nel cinema italiano degli ultimi anni.

Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  30/06/2005 22:16:32
   8 / 10
L'innocenza, la colpa e l'espiazione. Sono questi i tre elementi che si contrastano, intrecciano e rincorrono ne La Samaritana. Tre elementi come i capitoli che scandiscono la narrazione del film.
La prostituzione rimanda automaticamente a un'idea di peccato, di colpa. Ma l'innocenza delle due amiche, e soprattutto di Jae-Young che la pratica fisicamente, resta come preservata in una dimensione assolutamente poetica di gioco e levità. Il senso del peccato, della macchia, s'insinua probabilmente ad un livello più inconscio, se le due ragazze, in complicità saffica, si lavano vicendevolmente e amorevolmente dopo ogni contatto impuro.
La morte come trasfigurazione del peccato e definizione eterna dell'innocenza?
Yeo-Jin si sostituisce all'amica nel momento stesso del trapasso, attraverso l'assunzione del ruolo fisico della colpa, il sesso. E la perseveranza del peccato è un'espiazione dello stesso. L'azione di Yeo-Jin è situata a un livello sublime, un livello che suo padre non potrà mai comprendere. L'azione parallela dell'uomo è una reazione vendicativa, moralizzatrice, da angelo sterminatore che si accanisce contro chi attenta all'innocenza mai perduta di sua figlia Yeo-Jin. Fra loro c'è una frattura enorme, insanabile. L'uomo non conosce più innocenza, è una pedina consapevole del mondo degradato in cui vive. Non a caso la soluzione narrativa, estetica e morale del film e della frattura tra padre e figlia è offerta dalla ricomposizione nella natura, aspra selvaggia, ma pur sempre incontaminata.
Il percorso segnato dal padre prima dell'uscita di scena non è rettilineo ed è irto di ostacoli. E' facile perdersi nel pantano. Dopo Yeo-Jin non potrà più dirsi innocente.

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Ultima risposta 01/07/2005 11.55.17
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Pasagarde  @  29/06/2005 00:21:39
   9 / 10
Sono d'accordo praticamente in tutto con il commento precedente. Anche per me "FERRO 3" resta tutt'ora insuperato (e il precedente "PRIMAVERA, ESTATE, AUTUNNO, INVERNO E ANCORA PRIMAVERA" se non era un capolavoro ci si avvicinava di molto). Cmq anche questo è un gran bel film. CONSIGLIATISSIMO.

Invia una mail all'autore del commento francescoardore  @  28/06/2005 13:08:21
   9 / 10
non voto il massimo perche non riesce a raggiungere la perfezione formale del precedente FERRO 3- LA CASA VUOTA tuttavia, rimane un film eccellente in cui alla vena delicata nella regia, che lo contraddistingue, sdi unisce un humus horros e quasi noir che fa da contrasto. la trovata è buona peccato che pero già ci abbia pensato kitano...eccellente la fotografia e la sceneggiatura è davvero prodigiosa da 10...il cinema orientale, grazie anche all'insuperabile worg kar wai, è davvero in prima linea.

Dandyzombie  @  27/06/2005 19:18:01
   10 / 10
il vecchio kim-ki duk non si smentisce.

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Ultima risposta 16/08/2005 21.53.18
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Invia una mail all'autore del commento vaneixa  @  19/06/2005 18:46:58
   8 / 10
è un film da non perdere, la fotografia nn è male.. e beh, ke dire dell'argomento.. è stupendo!

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