l'arte del sogno regia di Michel Gondry Francia 2005
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l'arte del sogno (2005)

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locandina del film L'ARTE DEL SOGNO

Titolo Originale: THE SCIENCE OF SLEEP

RegiaMichel Gondry

InterpretiGael García Bernal, Alain Chabat, Charlotte Gainsbourg, Miou-Miou, Inigo Lezzi, Jean-Michel Bernard

Durata: h 1.45
NazionalitàFrancia 2005
Generefantasy
Al cinema nel Gennaio 2007

•  Altri film di Michel Gondry

•  Link al sito di L'ARTE DEL SOGNO

Trama del film L'arte del sogno

La vita di Stéphane prende una nuova strada quando la madre lo convince a ritornare in Francia, paese in cui ha vissuto la sua infanzia, dove lo attende un lavoro meraviglioso. Stéphane é dotato di una fervida immaginazione che, però, spesso tende a confondere con la realtà. Purtroppo per lui, il lavoro non prende la piega sperata e questo lo fa cadere in uno stato depressivo che solo l'incontro con una sua vicina di casa riesce a curare, infatti, ben presto Stéphane, si accorgerà di esserne innamorato...

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Voto Visitatori:   7,18 / 10 (92 voti)7,18Grafico
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Voti e commenti su L'arte del sogno, 92 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Ciaby  @  24/12/2008 20:05:17
   10 / 10
visionario...lui simpaticissimo, lei bellissima

1 risposta al commento
Ultima risposta 24/12/2008 20.20.48
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento thohà  @  05/05/2007 16:15:20
   8 / 10
Scommetto che, per girare questo film, hanno speso una cretinata. Ed ecco che ne viene fuoi qualcosa che di più simile al sogno non ce n'è.
Stephan è colmo di fantasia, di delicatezza, di timidezza. Vive in un mondo suo al confine tra la realtà e la fantasia.
Con un pianoforte che rotola per le scale conosce, finalmente, una ragazza che gli è molto simile e lo capisce. E' creativa, fantasiosa, si lascia anche coinvolgere dai e nei suoi sogni. Ma è più realistica.
Tutto in questo film si confonte: realtà, fantasia, sogno, immaginazione, sensazioni.
Bisogna essere un po' bambini per riuscire ad entrare nello spirito della pellicola, fatta di cartone, cotone, cellophane, di macchine per il tempo (che durano solo un secondo), cavallini di pezza, sciovie incredibili.
Non manca qualche momento d'ilarità, come la capra sul monte o: "Amo le tue tet.te. Sono molto accoglienti e senza pretese".
Ti entra nel cuore e ti canta una poesia, se hai orecchie e sentimento per coglierla.

"La distrazione è un'ostruzione alla costruzione".

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Ultima risposta 06/05/2007 14.16.43
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hpolimar  @  01/04/2007 16:30:35
   3 / 10
non mi drogo...sto film non fa per me

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Ultima risposta 28/06/2007 04.22.25
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  30/03/2007 22:11:12
   7½ / 10
"L'arte del sogno" ha entusiasmato la critica, mentre il pubblico di filmscoop è rimasto in gran parte perplesso, come davanti a un oggetto non identificato, un ufo, tutti o quasi sembrano lodarne l'eccentricità ma non hanno potuto (o saputo) favorire la scissione che il soggetto pretende.
Fatte queste debite considerazioni, il film è letteralmente squisito, ma rischia di prevaricare con il suo messaggio, al punto di sfiorare in certi punti uno sterile manierismo. Se non c'è la tentazione di farne una briosa commedia - favola moderna, è altrettanto vero che Gondry rischia di parodiare proprio quel tipo di commedie (americane, non europee) che tanto successo hanno oggi nei box-office. Un compromesso stilistico, oppure (al contrario) un'eccesso di ambizione?

Dubito in fondo che gli spettatori riescano a cogliere - nella leggerezza apparente della vicenda - la capacità di Stephanie di "modificare gli oggetti ad uso della propria percezione" e questo perchè non si capisce mai quando le intenzioni del regista siano mirate e serie o da prendere con le pinze.

Un po' supereroe onirico, un po' Mork-Williams, un po' Ed Wood, un po' freak, un po' Micheal J. Fox (v. la somiglianza fisica, i riferimenti a back to the future. etc.), il personaggio di Stephane sembra vivere in una dimensione astratta anche quando esprime la propria dipendenza (?) dalla realtà.
Una realtà che lo vede lavorare in uno strano ufficio popolato da un collega che sembra Peter Sellers, e da un Capo che pare uscito dal Mr. Hula Hoop dei fratelli Coen.
Tra un'illuminante "un uomo deve avere le redini della propria vita" e un paradossale scioglilingua ("La distrazione è un'ostruzione alla costruzione") il film ha il grosso merito di rimarcare l'uso e il linguaggio del sogno /(v. prime sequenze) appropriato alla vita diurna e alla veglia, e i rischi che si corrono quando si evita di scambiare i simboli per autentici messaggi esistenziali.

A dirla tutta, questo film dovrebbe essere pane per i miei denti: la mia dimensione pescina vive il sogno fino al paradosso, è quasi un'ossessione, ma è la perdurante natura romantica del film a non convincermi fino in fondo.

Figurativamente Gondry non ricorda molto Burton, se non nel personaggio proprio di Ed Wood: ci sono parametri e ricalchi kitsch degni semmai proprio del cinema d'animazione sperimentale europeo.

Notevolissimi certi episodi colti a filtrare la dimensione piu' ampia del sogno, dal R.e.m. ("mentre sogni gli occhi si muovono") al Sogno Lucido fino all'esperienza sovrannaturale (e, forse, indirettamente ambigua) del fenomeno O.b.a., che è quando da una sensazione onirica si trova la forza di aprire gli occhi e assistere a un vero e proprio transfert del proprio corpo dalla dimensione primaria.
Ovviamente non pretendo che qualcuno ci creda, ma è suggestivo che qualcuno in un film faccia un seppur vaghissimo riferimento a questo fenomeno.

Tra trasfigurazione e realtà, un film che invita al potere della "creatività del pensiero inconscio" suggerendo anche una forte invettiva in favore della raccolta differenziata, del riciclaggio di materiale usato.

Non direi proprio che il film invita a trasmettere un senso infantile e dorato della propria vita: a dire il vero, ho pensato piu' volte nel corso del film a quanto fosse inutilmente idiota, fino alla caricatura, Stephane.

Semmai quello che ho colto, e che mi ha dato un intensissimo calore, è l'aspetto surreale della dimensione domestica, un ritorno all'antico, scevro da tutti i congegni elettronici, come il passato che riemerge, come gli oggetti riscoperti dopo molto tempo, che reclamano attenzione quando stai per buttarli via, e ritrovi la forza di non separartene piu'

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Ultima risposta 09/01/2008 10.48.08
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piccypu  @  23/02/2007 17:39:38
   6 / 10
ma insomma...nulla di speciale!

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Ultima risposta 12/03/2007 11.48.56
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Invia una mail all'autore del commento vlad  @  12/02/2007 15:10:42
   8½ / 10
Ragazzi, un Jim Carrey che supera ogni sua più impegnativa prova: irriconoscibile!
Un film che, se possibile, eclissa alla grande il predecessore Eternal Sunshine of the Spotless Mind, e in una unica soluzione si pappa anche "Pulp Fiction", "2001 Space Odissey" e "A letto col nemico". Si avvicina clamorosamente all''epica di "C''era una volta in America" e manca di poco lo spessore di "Quarto potere", che però non ho visto e quindi non conta.
E'' un capolavoro? No!
E'' molto più che un capolavoro? No!
E'' davvero un bell''uomo? No, ma è molto simpatico!
Ma va fatta una precisazione: è un film; percui non bisogna lasciarsi abbindolare da lustri e lustrini, lupini e fusaie, mostrine e tonette, galluzzi e papocchi, laura e giovanna.
Occorre invece prestare attenzione alle sfumature, alle sottili inezie che però tessono una trama fittissima di stimoli e spunti di riflessione, con punte di ben 280 m/s, a raffiche basse.
Occorre, ebbene, guardarlo col cuore, questo film. Occorre lasciarsi pervadere dalla slavina di vitale fluido seminale col quale il Michel Gondry ingravida la nostra mente, che nella notte dopo la visione, partorisce quei sogni deliranti dai quali, poi, giovanotti simpatici e prolissi come Lynch tirano fuori le loro cacate, tipo Strade Perdute e Mulholland Drive.

Il mio sentito consiglio, che peraltro condivido, è: andatelo a vedere. Sarà sicuramente meglio che stare a casa a farsi le pugnette sulla ragazza di quel vostro amico, o a giocare a Risiko!

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Ultima risposta 12/03/2007 13.46.06
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Invia una mail all'autore del commento Fionzo  @  09/02/2007 10:24:00
   3 / 10
L’arte del sogno è un film dal quale è un peccato svegliarsi: tenerissimo, divertente e malinconico, è proprio fatto della stessa materia di cui sono fatti i sogni, anche quelli a occhi aperti."

..... Cosi' ha scritto un commentatore: direi che è un peccato svegliarsi e basta!!!!! Ottimo come soffinero, banale e senza senso!!! RìTroppo facile lamentaersi sempre delle mega produzioni e poi dare spazio a spazzatura simile: rivoglio i miei 7,5€. Di rilievo solo la battuta: scopatela (in seggiovia. Il resto è a dir poco agghiacciante. Complimenti per i Complimenti.

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Ultima risposta 16/02/2007 17.23.05
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norah  @  05/02/2007 19:15:34
   6½ / 10
Filmetto godibile di un bravo videoclipparo.
L'Arte del Sogno...in questo caso però, a sognare é solo Gondry:lo spettatore assiste freddo e distaccato al suo personale trip,ma che egoista!E a noi niente?Se fosse stato un po'più noiosetto almeno avrei potuto farmi un sonnellino .O forse all'entrata distribuivano qualche acido da assumere prima della visione e io non me ne sono accorta?
L'interpretazione dei due attori rimane comunque incantevole.

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Ultima risposta 06/02/2007 16.30.50
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Gruppo COLLABORATORI paul  @  03/02/2007 16:43:08
   6 / 10
Questo film non mi ha convinto, come già accaduto con "Se mi lasci ti cancello". Il regista ha certamente una grande capacità onirico-visionaria, ma alla fine i sogni finiscono per essere ripetitivi, e, soprattutto, non riescono mai a coinvolgere del tutto lo spettatore: nemmeno (o forse ancor più) quella fascia di dodicenni ai quali Gondry dice di sentirsi più vicino. Indovinati, ma non memorabili, i colleghi del protagonista, ottimi effetti speciali e discreta prova dei due attori principali. Alla fine però si esce dalla sala senza alcuna emozione da portare con sè.

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Ultima risposta 12/02/2007 12.40.19
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patt  @  01/02/2007 14:04:06
   8 / 10
"rubo" questo stralcio, e non me ne voglia l'autrice :), perchè mi piace molto e descrive esattamente le sensazioni che ti lascia questo film.
"L’arte del sogno è un film dal quale è un peccato svegliarsi: tenerissimo, divertente e malinconico, è proprio fatto della stessa materia di cui sono fatti i sogni, anche quelli a occhi aperti." :)

aggiungo un piccolo particolare



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Ultima risposta 02/02/2007 10.46.36
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  @  28/01/2007 12:03:08
   8½ / 10
Scottati dall'imbarazzante precedente con Gondry i titolisti italiani si sono riscattati, regalandogli questa volta un titolo forse più azzeccato dell'originale.
Il film è molto particolare, probabilmente ha ragione chi ne lamenta una minor compattezza ma a mio parere, liberatosi di uno sceneggiatore e di un attore scomodo, Gondry può fare tutto da solo riuscendo a dar libero sfogo ad un caleidoscopio di immagini, forse a tratti scorrelate o abbozzate ma sincere, un mondo di calde suggestioni cucite da un'animazione deliziosa volutamente artigianale, lontana dall'asettica perfezione del digitale.
Imperfezione che si rispecchia nell'inabilità del protagonista a gestire aspirazioni e sentimenti, costringendolo a rifugiarsi in un mondo di stupori e giochi d'infanzia, attratto da una splendida Gainsbourg (per cui ho un debole clamoroso) ma allo stesso tempo cosciente della sua inadeguatezza.
Da questo punto di vista il film fa male, paradossalmente un disincanto nell'incanto; amuleti di pezza, studi TV mentali e macchine del tempo istantanee rapiscono e affascinano, ma dei mille rivoli in cui si declinano, confondono e disperdono sogno e realtà rimane l'amara consapevolezza dell'inevitabile.
E' lo stesso Gondry a dirlo: "Quando ho visto per la prima volta il film, arrivato alla fine, ho sperato davvero che qualcosa di diverso potesse accadere".
Non rimane che addormentarsi e sognare.

14 risposte al commento
Ultima risposta 24/07/2009 02.11.11
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Jellybelly  @  25/01/2007 09:58:54
   7 / 10
La vita e l'amore visti attraverso gli occhi di un sognatore, un bambino idealista ritrovatosi per accidente in un corpo da adulto. Gondry si fa strada tra cavalli di pezza, macchine del tempo, telecamere di cartone e ragni/macchine da scrivere con naturalezza, tratteggiando dei personaggi dolci ma fragili, perfetti antieroi bisognosi più di protezione che di guidare lo spettatore. E allora? E allora troppo spesso la visionarietà ne "L'arte del sogno" appare telecomandata, quasi di maniera nel richiamare atmosfere care a Gilliam o nel riproporre situazioni già vincenti ma più spontanee nell'incantevole "Eternal sunshine of the spotless mind".
Assolutamente brillanti i dialoghi, che spaziano dal surreale ("Come si chiama la vostra società?" "Aristotele" "Ah, come la tartaruga ninja.") alla battuta ad effetto ("E' strano, è come toccarsi il pene con la mano sinistra" "io non ho il pene" "ma hai una mano sinistra").
Straordinari i due protagonisti.

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Ultima risposta 12/02/2007 16.03.45
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  24/01/2007 13:15:50
   8 / 10
Un dolce e sentimentalmente inesperato ragazzo che che nel suo personale mondo delle idee ha un tv educativa in cui anzichè spiegare cerca di capire; di capire la sua vita, di capire l'amore, e cerca di far vedere ad una telecamera di cartone il bello dell'interazione tra le persone e una forseta in una barca, un mare di cellophane, un cavallo che può essere meccanico, se felice, o di pezza se triste. Un ragazzo che ama cio' che nulla possiede tranne i sogni.
La ricerca e la paura dell'amore, sia nella veglia che nel sogno, questo ci racconta Gondry con la sua incantevole e dolce favola. Una scenografia stupenda, un attore (Bernal) intenso ed ipnotico, un film da vedere.

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Ultima risposta 24/01/2007 16.58.08
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Gruppo COLLABORATORI martina74  @  23/01/2007 18:33:06
   8 / 10
Un sogno di pannolenci e bottoni, di carte di caramelle e orecchie di peluche, di programmi tv ripresi con telecamere di cartone, di impari risse combattute con mani enormi e di immagini oniriche fatte di macchie di vernice che sembrano test psicologici. La vita di Stephane si compie in una continua fase REM, in cui si possono controllare i movimenti delle pupille con una cannuccia attaccata alle palpebre col nastro adesivo, in cui una barca è ripiena di una foresta e si può tornare indietro nel tempo per un istante per ripetere un momento di felicità.
L’arte del sogno o The science of sleep, come nel titolo originale? La vita disegnata da Gondry è un po’ entrambe: arte nelle minuziose scenografie fatte di creature bambinesche e disordine colorato, scienza per le bizzarre spiegazioni che il documentarista anchorman ci descrive nelle sue visioni oniriche. E anche un po’ psicanalisi, nello spiegarci in modo semplice e buffo le illusioni della mente, le implicazioni della solitudine, il bisogno di una coperta di Linus sottoforma di un berretto peruviano.
Perfetti nella parte di due protagonisti quasi omonimi e per questo forse attrattisi (come in quel giochino da bambini in cui bisognava calcolare la percentuale di affinità cercando le lettere in comune tra i nomi), Stephane e Stephanie sono entrambi isolati nelle loro esistenze sbilenche: entrambi mentono sulla loro vita, entrambi non si vogliono abbastanza bene e non capiscono di desiderare – forse – la stessa cosa.
L’arte del sogno è un film dal quale è un peccato svegliarsi: tenerissimo, divertente e malinconico, è proprio fatto della stessa materia di cui sono fatti i sogni, anche quelli a occhi aperti.

30 risposte al commento
Ultima risposta 16/02/2007 18.01.06
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  22/01/2007 11:07:51
   8 / 10
Gondry si conferma uno dei registi piu’ originali ed interessanti in circolazione.Dopo l’ottimo “Se mi lasci ti cancello” il regista francese estrae dal cilindro un film originalissimo,visivamente affascinante,caratterizzato da una vena dolce/amara che ne fa un piccolo gioiello dal contenuto tutto da scoprire.
Ancora una volta è la mente umana la grande protagonista della pellicola,capace di regalare al protagonista durante il sonno una vita parallela in cui le cose sono piu’ semplici rispetto a cio’ che avviene nella realta’.
Nei suoi sogni infatti Stephane (un intenso Gael Garcia Bernal), trova la via d’uscita rispetto ad una realta’ stressante e povera di gratificazioni, sino a non riuscire piu’ a scendire cio’ che fa parte del sogno e cio’ che invece è reale,la sua parte onirica crea un mondo in cui tutto funziona per il verso giusto o meglio funziona secondo i suoi desideri,un mondo dove la donna dalla quale è attratto lo ama,un mondo dove il suo lavoro gli permette di ottenere incredibili successi.
La genialita’ di Gondry sta proprio nella rappresentazione delle scene oniriche,ambientate in un mondo realizzato in maniera artigianale con materiali come il cartone,la plastica ,il legno senza nessun utilizzo della computer grafica,dando vita a scenografie affascinanti e a marchingegni davvero pazzeschi…notevole inoltre la sua capacita’ di infondere allo script una direzione ben precisa, senza appesantirla ed ingarbugliarla eccessivamente,riuscendo a parlarci d’amore in maniera originale senza scadere nella banalita’ o nel patetico,come ormai fanno quasi tutte le commedie sentimentali che siamo abituati a vedere solitamente.
Perfetto il connubio tra musica ed immagini,che tradiscono il passato “videoclipparo” del regista,ottima la fotografia,bravi gli interpreti,oltre a Bernal da sottolineare le prove della Gainsbourg e dello spassoso Chabat…in conclusione una ventata d’aria fresca,un prodotto che esce (e di parecchio) dagli schemi,consigliato a menti vivaci a cui piace essere sollecitate,messe alla prova.
Il film non è esente da difetti,nella seconda parte qualche lungaggine la si puo’denotare ed a volte l’accumulo di trovate visive sfianca,ma “L’arte del sogno” è un lavoro notevolmente intelligente che ogni amante del cinema dovrebbe vedere.

8 risposte al commento
Ultima risposta 31/01/2007 09.28.56
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