Alla vigilia della Seconda guerra mondiale, una vedova inglese assume un archeologo autodidatta per effettuare scavi nella sua proprietà e fa un'incredibile scoperta.
Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Un film bello ed elegante, ben studiato nei dialoghi mai banali e giocato molto su sguardi e silenzi che non appesantiscono, ma anzi rendono meglio delle parole. Merito è di una regia molto attenta e dalla bravura di un cast ben assemblato che favorisce il carattere corale del racconto, mantenendo la centralità sul rapporto tra Basil Brown e la signora Pretty. Li disquisizioni filosofiche non mai mai semplicistiche e fini a se stesse e forse se proprio si deve trovare un difetto, è su alcuni personaggi secondari, a volte superflui che non hanno l'opportunità di un adeguato approfondimento. Un bel film, nulla da dire.
"The dig" (of the grave) Il regista ha manipolato la vicenda reale in un'unica direzione: Edith Pretty era coinvolta nello spiritualismo, e da ciò s'è inventato la classica manfrina sulla presunta immortalità o eternità dell'amore. Romanticismi falsificati di sana pianta, come quello fra i due protagonisti, fra Peggy Piggott and Rory (un personaggio fittizio), e sui motivi della passione di Basil per l'archeologia (si legga https://www.historyvshollywood.com/reelfaces/the-dig/). A dispetto di questo, il film mantiene dalla prima scena, con Finnies ingobbito sott'il peso dell'età e della fatica, con la struggente colonna sonora e la fotografia desaturata, l'alone opposto d'una caducità beckettiana: tutti falliamo, ogni singolo giorno.