la memoria dell'acqua regia di Patricio Guzman Cile, Francia, Spagna 2016
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la memoria dell'acqua (2016)

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locandina del film LA MEMORIA DELL'ACQUA

Titolo Originale: EL BOTÓN DE NÁCAR

RegiaPatricio Guzman

Interpreti: -

Durata: h 1.22
NazionalitàCile, Francia, Spagna 2016
Generedocumentario
Al cinema nell'Aprile 2016

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Trama del film La memoria dell'acqua

Un bottone di madreperla incrostato nella ruggine di una rotaia in fondo al mare: è una traccia dei desaparecidos di Villa Grimaldi a Santiago, il grande centro cileno di detenzione e tortura sotto la dittatura di Pinochet. Un fiume che scorre e il tintinnio delle cascate: è la canzone dell'acqua alla base della cultura dei Selknams, popolazione nativa sudamericana trucidata dai colonizzatori. Due massacri, e la memoria dell'acqua: sono le chiavi narrative per raccontare la storia di un Paese e delle sue ferite ancora aperte, per percorrere il Cile e la sua bellezza, il Cile e la sua violenza.

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Voto Visitatori:   6,17 / 10 (3 voti)6,17Grafico
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Voti e commenti su La memoria dell'acqua, 3 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

TheLegend  @  17/07/2021 04:24:27
   5½ / 10
Parte bene ma pian piano annoia.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  21/05/2017 23:19:15
   7½ / 10
L'acqua fa riemergere il rimosso di unna nazione, il Cile, dalla storia tragica, cui la dittatura di Pinochet è solo l'ultima tappa dolorosa. Lo scorrere dell'acqua ed il suo rapporto con una nazione definita fisicamente com un'immensa unica costa di migliaia di chilometri, non ha una tradizione marittima forte come logica vorrebbe imporre. A differenza dei colonizzatori le popolazioni indigene avevano un legame strettissimo con l'oceano che percorrevano in lungo ed in largo con piccole canoe e che a loro volta sono stati sterminati dai bianchi, derubati della loro stessa identità (commovente la storia di Jimmy Button). Ma l'acqua, immensa tomba dove venivano scaricati i prigionieri politici sotto la dittatura di Pinochet, restituisce piccole ma importante tracce di un passato che ritorna a galla, perchè questo in fondo è l'obiettivo di Guzman. E ci riesce.

Invia una mail all'autore del commento logical  @  12/05/2016 02:13:31
   5½ / 10
Patricio Guzman è, dal 1975, un sincero appassionato della tragica storia della dittatura cilena e - probabilmente - si trova ad affrontare il rapporto con un nuovo pubblico. Dal 2010 con Nostalgia de la Luz approda infatti a una sorta di new age pesantemente metaforizzata che coinvolge anche El Boton de Nacar. Il titolo italiano ha, per una volta, migliorato di molto quello originale e anche il trailer non scopre quella che sarà la narrazione vera e propria del 'documentario'.
Partire dalle origini degli oceani sul pianeta per passare attraverso i buoni selvaggi Selknams che circuìti dai conquistatori anglosassoni si convincono con un bottone a lasciare la loro terra per essere poi corrotti dalla civiltà che li sterminerà sembrava già un argomento degno di un cortometraggio; in realtà è solo il prologo che consente al 'documentario' di veleggiare sull'abominio umano, in particolare quello dei colonelli cileni che con l'oceano e l'acqua hanno un rapporto eccezionalmente spregevole, com'è tristemente risaputo. La solidarietà istintiva che immagino chiunque provi davanti a quello che per l'ennesima volta viene raccontato è però fortemente impoverita dalla retorica insopportabile con cui ogni singolo particolare viene cento volte sottolineato, come fosse una recita per le scuole medie.
'Non ho imparato niente oltre a quello che già sapevo' mi ha detto chi mi ha accompagnato in una sala milanese gremita da sei persone.
La metafora del Boton, che non voglio svelare (...) è proprio un tragico espediente per montare il racconto di una storia che non ha avuto e non ha nessuna giustizia. Per questo il film, fatto da chi realmente conosce i fatti e sa cosa significa impegnarsi e rischiare, è così deludente.

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