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Primo lungometraggio di Vsevolod Pudovkin, che con "La Madre" teorizza quanto è già stato fatto da Ejzenstejn per riproporlo in maniera più personale. Si tratta di fatto uno dei rari esempi d' avanguardia russa che ho visto tratto da un dramma. Nessuna commissione propagandistica ma un inatteso scavo psicologico della protagonista a cui non ero per niente abituato. Considerato addirittura tra i migliori film della Storia del Cinema, in questa pellicola lirica il regista sfrutta le teorie sul montaggio per sottolineare lo stato d' animo della Madre, come dimostra la sequenza di una natura in fiore contrapposte ai primi piani di una protagonista (raramente) felice; il film infatti assumerà i connotati della tragedia in lungo e in largo. Ruolo marginale per Pudovkin come in "La Fine di San Pietroburgo".