l'age d'or regia di Luis Buñuel Francia 1930
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l'age d'or (1930)

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locandina del film L'AGE D'OR

Titolo Originale: L'AGE D'OR

RegiaLuis Buñuel

InterpretiGermaine Noizet, Lya Lys, Caridad de Labardesque, Pierre Prévert, Gaston Modot, Max Ernst, José Llorens Artigas

Durata: h 1.02
NazionalitàFrancia 1930
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 1930

•  Altri film di Luis Buñuel

Trama del film L'age d'or

Secondo film surrealista di Bunuel, ideato con Salvador Dali come Un chien andalou (1929), non ha una continuità narrativa anche se vi si possono individuare un prologo, un epilogo e un filo conduttore, l'amore folle che butta l'uno nelle braccia dell'altra un uomo (G. Modot) e una donna (L. Lys) che non potranno unirsi mai.

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Voti e commenti su L'age d'or, 34 opinioni inserite

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alex94  @  14/11/2023 15:55:48
   8 / 10
Onirico, surreale e dissacratorio, l'opera seconda di Bunuel risulta meno criptica di "Un Chien Andalou" ma non per questo meno interessante e riuscita.
Deliberatamente sconnesso e destrutturato ancora oggi mantiene una carica visionaria notevole,oltre che quelle tematiche ricorrenti nel cinema di questo autore ( la feroce critica antiborghese,al potere,alla religione ed al clero).
Certo paga la presenza di qualche lungaggine di troppo ma il risultato finale è ugualmente encomiabile.
Il finale blasfemo gli valse la sparizione della pellicola per oltre cinquant'anni,resta un tassello fondamentale nella produzione di Bunuel oltre che uno dei suoi lavori più affascinanti, imprescindibile se ci vuole avvicinare a questo regista.

Filman  @  25/04/2021 12:38:48
   9 / 10
Raro caso di capolavoro al debutto, L'AGE D'OR è l'iniziativa artistica che custodisce e testimonia la maniera ipotetica in cui Luis Bunuel avrebbe fatto cinema se non fosse stato costretto a seppellirla e nasconderla per vari decenni.
Per un film nato agli inizi degli anni 30, contenere tale mole di espressionismo onirico e surrealismo è sorprendente. Il regista messicano utilizza il film sonoro come fosse un film muto, ponendo immagini e suoni su due dimensioni diverse ma parallele.
Le sperimentazioni si sprecano, la ricerca di scrittura delle scene è tutt'altro che casuale, nonostante la loro apparente illogicità, che nasconde una visione pseudo-umana della borghesia, criticata nei suoi costumi e nel suo conservatorismo religioso.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  12/07/2019 12:22:01
   8 / 10
Dopo "Un chien andalou", che reputo superiore, un altro surreale viaggio nell'ipocrisia borghese. Blasfemo e costretto a rimanere imprigionato dalla censura per 50 anni è un film che ha un po' spezzato le ali alla fantasia di Bunuel che tornera' all'opera molti anni dopo. In effetti gli ultimi minuti in particolare farebbero scalpore ancora adesso.
Per non parlare dell'erotismo palpabile mostrato dai due amanti in carca di copulare. Questo elemento mi ha ricordato "Il fascino discreto della borghesia" ma in quel caso per i protagonisti era impossibile mangiare...
Questo tipo di cinema purtroppo viene arenato per un po' in attesa di altri grandi cineasti come Lhynch...

DarkRareMirko  @  25/01/2019 22:25:56
   8 / 10
Imho più noioso e meno riuscito di altri cult di Bunuel, c'è comunque da dire che a livello di blasfemia e di provocazione non ha perso proprio nulla (non concorso con chi dice che il tempo abbia fatto male all'opera).

Basti guardare il finale, con Duca di Silling Sadiano vestito da Cristo, brrrrr...

Per il resto molto lento e noioso l'episodio ambientato nella villa borghese (quello della statua), più sbrigativi e di ampio respiro i restanti.

Comunque buono, peccato per la fine della collaborazione tra il regisa e Dalì; tra i film surrealisti, uno dei più lineari e dimostrativi.

david briar  @  30/01/2016 13:27:18
   10 / 10
Quando un film è stato analizzato e scomposto in ogni sua inquadratura(per motivi universitari) è difficile non amarlo e rinnegarne la perfezione. L'age d'or potrà sembrare un film a tratti casuale, ma invece è figlio di un'attentissima costruzione, scandita in 6 blocchi diversi annunciati dal prologo con gli scorpioni. Dopo "Un chien andalou" Bunuel gira il suo primo film ufficialmente surrealista, e lo fa sfruttando il sonoro in maniera totalmente innovativa, a partire dalla quasi totale assenza di dialoghi e dalla musica classica contrapposta ad immagini spesso brutte come qualità. Ma non finisce qui, e vediamo accostamenti assurdi in cui il sonoro assume una funzione di collegamento meta-fisico fra il desiderio dei due personaggi che ha così difficoltà ad essere espresso, un desiderio che si qualifica proprio grazie agli ostacoli. Il finale è una delle provocazioni più velenose mai viste sullo schermo, e i tamburi di Calanda contribuiscono a renderlo inesorabile, mistico, nonostante l'assurdità di fondo di quanto ci viene mostrato.
Forse è solo in un'epoca fuori dal tempo che può esistere un'età dell'oro in cui persino il figlio di Dio può soddisfare tutte le più basse pulsioni umane. Ancora oggi corrosivo e disturbante..

Spera  @  01/06/2014 14:00:57
   7½ / 10
Beh che dire, difficile giudicare questo cinema/arte.
Mi sto avvicinando ora a questo regista, vedendo in contemporanea sia lavori più vicini al suo esordio e quindi di stampo più surrealista e avanguardista come questo film o "un chien andalou"(che vedrò prossimamente) sia a film più maturi come il bellissimo"L'angelo sterminatore".
E' un tipo di cinema molto particolare che in 40 anni si evolve ed è capace di regalare grandi perle: è il secondo film che vedo di questo regista e ne sono rimasto affascinato e impressionato.
E' da tanto che mi ero prefissato di scoprire questo autore essenziale per conoscere a fondo la storia del cinema e le aspettative non sono state tradite.
Una delle cose che più mi ha colpito è quanto sia all'avanguardia questo film, meritevole di maggiori ricerche, propone già, nonostante la discontinuità narrativa e visiva con continui disorientamenti dovuti a scavalcamenti di campo, un attacco ai pilastri del sistema: chiesa, stato ed esercito.
Questi poteri "negativi" si contrappongono al desiderio di due amanti, unica forza possibile per continuare a fare girare il mondo.
La sequenza finale, è incrediblie, e il mio pensiero non ha potuto fare a meno di volare a Pasolini e il suo Salò.
Molti simbolismi presenti, forti significati, molti dei quali mi sfuggono anche perchè il film meriterebbe una seconda, terza, quarta visione.
Visionario, potente e all'avanguardia è un film che mi era stato consigliato parecchi anni fa all' accademia di cinema:
da vedere ma non per tutti, consigliato agli appassionati di cinema.

Ciaby  @  05/01/2014 13:15:08
   9 / 10
Gli preferisco "Un Cane Andaluso", ma anche questo è un capolavoro irrinunciabile per qualsiasi cinefilo che si rispetti. Un film del 1930 che sconvolge anche oggi per l'irrequietezza e la schiettezza visiva con cui viene rappresentato il desiderio sessuale, con immagini di rara potenza visiva (la coppia che, durante una cerimonia, non riesce a contenersi e si lascia andare -nel fango- ad un disperato amplesso; la donna che succhia l'alluce della statua come una chiarissima fellatio; i due amanti che si infilano reciprocamente le dita in bocca e se le ritrovano amputate) e analogie scioccanti che lasciano inebetiti.

OH, MON AMOUR. MON AMOUR. MON AMOUR.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  29/12/2013 14:30:00
   9 / 10
In un certo senso Bunuel era dentro e fuori il Surrealismo. Dice bene Farassino:

"Ma l'Age d'or non sarebbe già un film pienamente bunueliano se non avesse anche una componente drammatica, passionale e sentimentale, che va oltre l'affermazione ideologica del ruolo liberatorio del desiderio e dell'amour fou"

Io trovo questo film sì un capolavoro dell'avanguardia novecentesca più completa e interessante fra tutte, ma lo trovo anche uno dei drammi più dolorosi, intensi e feroci di tutti i tempi. Un vero dramma patetico, dove i personaggi sono consumati sì dalla follia del loro amore non commestibile, ma anche dalla solitudine più estrema e umana. Una tesi peraltro che ho trovato confermata in Farassino in altri punti del suo saggio su Bunuel. Forse è questo che lo rende un film ancora attuale, che nulla ha perso del suo fascino, della sua completezza estemporanea, se fosse solo un film di simboli probabilmente ora lo troveremmo datato, o perlomeno asettico. No, è legittimo affermare che questo sia un film che va oltre il surrealismo per rappresentare l'intero cinema di Bunuel, un cinema che deve molto all'avanguardia, ma soprattutto all'attenzione che questo genio aveva per le cose umane.

"Nel 1980, durante il mio ultimo viaggio in Spagna, un certo numero di invitati venne riunito in un castello medievale, poco distante da Madrid, dove fu loro offerta la sorpresa di una mattinata di tamburi, arrivati appositamente da Calanda. Tra gli invitati c'erano anche dei carissimi amici, Julio Alejandro, Fernando Rey, José-Luis Barros. Si dichiararono tutti molto commossi, senza alcun motivo particolare. Cinque di loro confessarono di aver perfino pianto. Ignoro la causa di questa emozione, che rassomiglia abbastanza a quella provocata talvolta dalla musica. Probabilmente è dovuta alle pulsazioni di un ritmo segreto, che ci colpisce dall'esterno trasmettendoci una specie di brivido fisico, al di là di ogni ragione. (…) io stesso mi sono servito di quei battiti profondi e indimenticabili in parecchi film, particolarmente in "L'age d'or" e in "Nazarìn"".

statididiso  @  21/10/2011 12:16:15
   10 / 10
rispetto a "Un Chien Andalou", impostazione di ampio respiro contro ogni forma di ipocrisia..un capisaldo del cinema di tutti i tempi..

Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  21/08/2011 14:02:58
   10 / 10
"L'istinto sessuale e il senso di morte formano la sostanza del film. É un film romantico girato in modo totalmente surrealista."

E Buñuel aveva proprio ragione!

Questo é uno dei migliori film surrealisti della storia del cinema dove l'amor fou fa da perno condito da scene indimenticabili come la sequenza finale, la fine dei vescovi, la Lys che succhia l'alluce di una statua in stile classico, la mucca sul letto,...tutte queste scene che potrebbero abbozzare un sorriso sono anche scene con un chiaro e netto significato simbolico, a volte di denuncia. Naturalmente tutto questo fu alla base di immense polemiche ma non sono nulla a confronto di quello che il film é, di quello che il film da, di quello che il film può, un film che a distanza di quasi un secolo continua a sconvolgere e ad affascinare.

Mothbat  @  16/11/2010 19:30:15
   7 / 10
Estremamente ostico e caratterizzato da un surrealismo di stampo "logico" e sensato, a differenza del precedente Cane andaluso. Non sono mai riuscito a trovare un nesso tra i vari stacchi, a parte qualche venatura satirica anticlericale. Riconosco il valore artistico, ma non sono mai riuscito ad andare oltre.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  04/11/2010 23:05:49
   9½ / 10
Uno dei manifesti del surrealismo, molto più politico di Un Chien andalou e meno carico di simboli. Bunuel in questo film traccia le linee programmatiche del suo cinema futuro, sparge i semi delle sue tematiche. Ancora attuale e per nulla invecchiato, tant'è che l'ultima geniale sequenza farebbe scalpore ancora oggi.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  16/09/2010 23:12:37
   10 / 10
Strana carriera, cominciata con Dalì e Picasso e inglobata successivamente in una dolorosa esperienza di emigrante in America in anni di fame e miseria, fino alla riscoperta "messicana" ("I figli della violenza") e al ritorno in Spagna.
In questo contesto, L'età dell'oro si presenta, insieme a La sang d'un poete di Cocteau, il più autorevole ed elegante manifesto di un'avanguardia cinematografica che mai più si è espressa a tali livelli. Film "scandaloso", sovversivo e dal linguaggio incredibilmente moderno che non ha perduto nulla - in 80 anni - del suo antico fascino

shaktar  @  12/09/2010 21:46:59
   8 / 10
Canoni destabilizzati senza intaccare però i veri pilastri del linguaggio filmico tradizionale.
Questo è stato Bunuel.
Comunque ammirevole.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  28/07/2009 12:06:44
   8½ / 10
Meno affascinante del cane andaluso, vero e proprio lungometraggio sonoro che di Dalì ha pochissimo. Ma, se possibile, le provocazioni di Bunuel questa volta sono
così chiare che fanno centro: il film fu vietato per anni, sale vennero sfasciate da gruppi di estrema destra.
Non potevano sopportare di vedere, in un solo film, il sesso così esplicito (la fellatio ai piedi della statua, i diti morsi, la passione incontenibile di due amanti che rotolano nel fango), la borghesia (il bambino fucilato da vivo e da cadavere, le cene borghesi, la vacca enorme nel lusso), e soprattutto la religione (i vescovi sulla roccia che diventano scheletri e soprattutto il Gesù Crìsto conte di Blangois, distrutto dalle 120 giornate di Sodoma che ha appena concluso da protagonista e interprete).
Assolutamente di cattivo gusto, ma di un sublime cattivo gusto, del cattivo gusto surrealista.
Bunuel farà di meglio successivamente, ma "L'age d'or" resta una pietra miliare.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  11/06/2009 12:52:43
   9 / 10
Secondo e per taluni ultimo film surrealista di Luis Bunuel. Si presenta da subito, simbolicamente, con l' introduzione documentaristica di un entomologo circa lo scorpione (e proprio un documentario sarà il film successivo), come una rappresentazione della pura violenza e impulso sessuale. Finisce con una personalissima quanto blasfema rivisitazione dell' episodio di Sade. Al centro una spietata critica ai valori tradizionali, per lo più a Roma (centro storico del Vaticano), alla famiglia con tutte le costrizioni che ne porta, alla religione e alla borghesia. Critica che è costata la censura totale trascinatasi per anni. Molto diverso da "Un Chien Andalou" che era più di Dalì che di Bunuel, "L' età dell' Oro" è più simile ai capolavori del regista girati a partire dagli anni 60. Il linguaggio passa attraverso le teorie d' associazione dei russi; interessante come avanguardia caratterizza avanguardia.

Drugo.91  @  21/05/2009 08:17:45
   8 / 10
secondo film di bunuel e dalì, che mantiene la forma onirica e metafisica del predecessore, a modo suo un capolavoro destinato anch esso a suscitare polemiche...il film non è ancora invecchiato e la sua forza visiva cupa e inquietante funziona ancora oggi

pinhead88  @  27/03/2009 16:49:55
   6½ / 10
rivalutando,anche se di poco,Un Chien Andalou dello stesso Bunuel,mi sento di premiare con una sufficienza abbondante quest'opera totalmente surrealista.L'Età Dell'Oro ha un nonsoche di affascinante,vuoi per alcune sequenze violente e completamente antimoraliste condite da scene senza senso e del tutto prive di logica.un incubo scritto su pellicola,dove si può cogliere il messaggio o restare totalmente confusi ma allo stesso tempo ammaliati da quest'opera.

Neu!  @  20/03/2009 19:26:25
   9½ / 10
Quello che Un Chien Andalou (sopravvalutato) non era riuscito ad essere. un vero e proprio manifesto, a tutti gli effetti, del surrealismo. e uno dei film più belli di Bunuel.

3 risposte al commento
Ultima risposta 22/05/2009 19.41.05
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addicted  @  28/08/2008 18:41:22
   10 / 10
Visionario e provocatorio, si fa beffe della morale, della religione, della borghesia.
Pienamente bunueliano. Una pagina di storia.

aLe B. Goode  @  19/07/2008 14:49:03
   7 / 10
Beh allora...non credo di aver capito più di tanto questo film, però ci sono immagini a cui non si può rimanere indifferenti e sicuramente sono da apprezzare (una fra le tante che mi ha colpito è quella degli scheletri dei religiosi)...sicuramente non è un film facile, ma anche questo lo rende interessante...

Leggevo nei commenti precedenti il collegamente tra gli scorpioni e de Sade...che naturalmente non ho capito...qualcuno mi può spiegar? Ripeto che il film l'ho apprezzato per quel che c'ho capito..

benzo24  @  06/10/2007 19:27:41
   10 / 10
indiscutibile.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR quadruplo  @  27/09/2007 13:28:50
   9 / 10
Nella loro seconda collaborazione cinematografica, Dali e Bunuel esprimono tutta la loro avversione verso la società conservatrice del tempo e la la chiesa cattolica attraverso un'opera rivoluzionaria, a tratti ermetica ma sicuramente d'impatto.

Il fatto che sia stato bandito in Francia per 50 anni non stupisce viste alcune scene "blasfeme" (su tutte quella finale ispirata al marchese de Sade), il fellatio al pollice della statua, la metafora del bambino ucciso, etc.

Forse meno surreale del "Chien Andalou" ma comunque interessantissimo, soprattutto per il valore storico.

Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento stefano76  @  20/07/2007 12:56:20
   7 / 10
Il valore storico del film è indiscutibile ma è altrettanto indiscutibile che film dello stesso periodo o addirittura precedenti (vedi Metropolis e tutti i film di Lang) facciano sembrare questo film una pellicola dell'avanguardia indietro di almeno dieci anni. Così come film, appunto, dell'avanguardia surrealista e dadaista di molto precedenti (Entr'acte) abbiano tutt'altra potenza visiva e visionaria.

Rimangono i temi cari al regista, e cioè la feroce critica anticlericale e antiborghese e le immagini scandalo (la fellatio sul piede della statua).



Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Andre85  @  14/09/2006 10:14:31
   8½ / 10
davvero faticoso commentare questo mediometraggio di bunuel accompagnato alla sceneggiatura dal celebre pittore slavador dali...
a mio modestissimo parere questo film oltre ad essere una dura critica verso la società e la chiesa è un magistrale elogio alla follia umana espressa tramite un amore impossibile


vi chiedo spiegazione per quanto riguarda l'inizio con taglio documentaristico...help

phemt  @  15/07/2006 16:05:09
   9 / 10
Il secondo film di Bunuel e Dalì è un capolavoro a metà tra surrealismo e blasfemità… Anticlericale e antiborghese, sembra non avere una storia o un filo conduttore, ma in realtà si presta a svariate interpretazioni soggettive, a seconda di quello lo spettatore riesce a cogliere… Ed è proprio questo il punto di forza del film… Tanto di cappello a chi in quegli anni aveva il coraggio di far uscire un prodotto del genere… Superlative le musiche…

il.regista  @  15/05/2006 15:38:05
   9 / 10
Meno bello di Un chien andalou, ma di pochissimo.

Duca di Blangis  @  28/03/2006 20:17:43
   10 / 10
L'age d'or è il secondo film di Luis Bunuel e di Salvador Dalì.
È il film più blasfemo,anticlericale e antipolitoco di Bunuel e rispetto ad Un chien andalou Dalì è molto meno presente. è un film che si presta a svariate interpretazioni, tutte plausibile...è un film molto soggettivo. Perchè si chiama l'age d'or??? Il titolo potrebbe suggerire un riferimento a una delle possibili età dell'oro, ossia quella in cui dominano violenza e sopraffazione dei forti sui deboli(vedi scorpioni e de Sade: circolarità del film)
In questo film de Sade NON è citato....de Sade è "il film"...per analizzare tutto il film ci vorrebbero ore....interpretazioni ecc ecc....non ho tempo

2 risposte al commento
Ultima risposta 29/03/2006 13.14.21
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Invia una mail all'autore del commento cinefilo malato  @  10/02/2006 21:18:32
   10 / 10
Grandissimo esercizio del surrealismo più puro ed inestimabile. Bunuel è nn soltanto all'altezza del suo chien andalou, ma persino meglio!
Lavora ancora una volta con Wagner e cita De Sade.. Una spruzzata di nonsense sulla vita dello scorpione paragonata a quella di una combriccola di vitelloni ed ecco fatto: l'age dôr!
Certo si deve qualcosa anche al genio di Dalì!

1 risposta al commento
Ultima risposta 02/04/2006 15.35.24
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turbogio  @  07/02/2006 23:06:31
   9½ / 10
Surreale, Geniale, Blasfemo. Dalì e Bunuel in un quadro in movimento. Insieme a "un chien andalou" è una delle opere d'arte più surreali del surreale.

Invia una mail all'autore del commento Bonuel  @  06/02/2006 22:23:32
   10 / 10
L'ho conosciuto grazie agli studi, è il numero uno, eccezionale

cinefilomalato2  @  27/12/2005 12:03:33
   10 / 10
Surrealismo al settimo cielo. Imperdibile!

Invia una mail all'autore del commento Strangelove'90  @  22/03/2005 21:23:23
   9 / 10
Bunuel a piede libero...imperdibile.


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