la fontana della vergine regia di Ingmar Bergman Svezia 1960
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la fontana della vergine (1960)

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locandina del film LA FONTANA DELLA VERGINE

Titolo Originale: JUNGFRUKÄLLAN

RegiaIngmar Bergman

InterpretiMax von Sydow, Birgitta Valberg, Gunnel Lindblom, Birgitta Pettersson, Axel Düberg, Allan Edwall, Tor Isedal, Ove Porath, Axel Slangus, Gudrun Brost, Oscar Ljung, Tor Borong, Leif Forstenberg

Durata: h 1.29
NazionalitàSvezia 1960
Generedrammatico
Al cinema nel Febbraio 1960

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Trama del film La fontana della vergine

Nella Svezia medievale, oscura e barbarica, una giovane viene stuprata e assassinata da tre pastori che poi, per sfuggire alla cattura, si rifugiano proprio dai genitori della ragazza. E quando costoro, smascherati i visitatori, fanno giustizia, una fontana inizia miracolosamente a zampillare presso il cadavere della vittima.

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Voto Visitatori:   8,31 / 10 (58 voti)8,31Grafico
Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
Miglior film straniero
Miglior film straniero in lingua straniera
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior film straniero in lingua straniera
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Voti e commenti su La fontana della vergine, 58 opinioni inserite

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JOKER1926  @  18/07/2014 18:32:33
   7½ / 10
"La fontana della vergine" di Ingmar Bergman è un altro pezzo da novanta dell'intero repertorio di un regista che ha dettato le regole di un determinato tipo di Cinema.

Questo del 1959 è un film che fa implodere in se stesso una marea di punti fondamentali del regista, oltre ogni veduta drammatica e psicologicamente tenebrosa è in atto, comunque, un gioco spirituale che fa capo alle cose della cristianità, fra sofferenze e ascese spirituali.

Spiritualità e disamina sulla meditazione dell'anima, fra violenza e morte, erano state due anni prima, nel 1957, le roccaforti di un film passato alla storia, "Il settimo sigillo".

Con "La fontana della vergine" in fondo qualcosa cambia, forse qui il dramma diviene ancora più ponderoso e definitivo.
La fatica di Bergman del 1959 parte da una storia alquanto lineare, paradossalmente questa è la forza del film; sempre nel concetto del paradosso, è proprio questa semplicità (e crudeltà) narrativa ad ammaliare i registi post Bergman, si registrano produzioni che partono proprio da "La fontana della vergine". Su tutti, secondo nostro dovere di critici, segnaliamo ad alta voce "L'ultimo treno della notte", gemma agghiacciante di un regista italiano, Aldo Lado.
Appurata la nudità della trama il film si destreggia alla grande proponendo un lavoro tecnico di una grossa portata; in pratica lo spettatore entra pienamente nell'atmosfera medievale, di una realismo ambientale unico e sublime sono le sequenze dei banchetti ove le scenografie ridotte (altra prerogativa di Bergman) offrono uno spaccato di antico e fanno venire, letteralmente, la fame. A livello registico siamo a dei livelli che non possono non fungere da insegnamento artistico, oltre lo stesso manuale.

"La fontana della vergine" non poteva essere migliore, non poteva offrire altro. E' una parabola amara e distruttiva, fra religione e materialismo. Nella scacchiera mortale le vittime sono i fanciulli, essi sono schiacciati da una società violenta, il concetto se ne frega di ogni canone religioso, parliamo di umanità. Ossia di mancata umanità sui due fronti opposti, da una parte il dogma e dall'altra il brigantaggio.
Significative, ovviamente, le sequenze finali abbellite da qualche sana parola retorica e da immagini simbolo che offrono una chiave di lettura abbastanza scolastica, ma essenziale. La fontana che rievoca già il titolo è, effettivamente, una specie di nascita, una specie di nuovo corso. Riprende appieno il tema e le maggiori essenzialità del Cristianesimo, nel nome del martirio.

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