Roma anni '60. Massimo giornalista di un rotocalco scandalistico, si trova in mezzo ai vizi e scandali di quella che era definita "la dolce vita" dei divi del momento.
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Dispiace molto, ma Fellini, come d'altronde i suoi emuli, lo digerisco davvero ben poco. La Dolce Vita è l'ennesimo esempio di come in un film sarebbe preferibile evitare la prosopopea da intellettuali per cercare innanzitutto di raccontare una storia, cosa che purtroppo io in questa pellicola non riesco a vedere. Sinceramente non sono riuscito nemmeno a finire di vederlo, il che è davvero, davvero grave. Si tratta di film che (forse) andavano bene ai tempi in cui sono usciti (e non ne sono del tutto convinto), ma, ad oggi, si tratterà pure della storia del cinema italiano, ma per me è realmente noioso e sconnesso. Per finirlo bisogna impegnarsi.
Sono passati più di cinquant'anni dall'uscita di questo film e la sua carica corrosiva legata alla denuncia di una società vuota e viziata si è ormai del tutto affievolita. Pellicola spartiacque nella produzione del regista ( inutile dire che, a parte qualche rara eccezione, lo preferivo impegnato nel neorealismo ) è molto vicina, nel suo obiettivo ideologico, a 8 e Mezzo. Pur sottolineando come al solito l'eleganza registica di Fellini, il coinvolgimento che sa trasmettere in alcune scene ( il saluto all'alba tra Massimo e sua padre è molto toccante ) e la bellezza delle scenografie e degli scorci romani, è un film volutamente destrutturato che mette in fila una serie di episodi di vita mondana e privata che spesso lasciano il tempo che trovano, proprio perchè decontestualizzati o semplicemente perchè sono fine a se stessi. Pur non mancando come detto i momenti felici o addirittura di grande Cinema è stato difficile, per me, appassionarmi agli eventi narrati ed ancora più difficile tenere botta per quasi tre ore. E neanche il finale fortemente simbolico mi ha aiutato ad attenuare quel senso di smarrimento e di amaro in bocca che già avevo assaporato a fine visione del già citato 8 e mezzo.
Il film più vuoto cha abbia mai visto,alla fine delle 3 ore ho avuto la sensazione di non aver visto nulla di sensato.Do 5 e non 1 solo per rispetto della media
"La dolce vita" è indubbiamente un film coraggioso per l'epoca, rivoluzionario e di denuncia. Ci sono aperture visionarie e incredibili squarci di una Roma ormai scomparsa. Oltre a queste indubbie qualità il film è costruito su una serie di episodi che annoverano personaggi irritanti, un mare di verbosità insopportabili e siparietti stucchevoli. Fellini insiste troppo su queste caratteristiche facendo diventare il film estremamente pesante, dove le tre ore in questo caso si sentono tutte. Mi spiace ma è un film che non sono mai riuscito a digerire, nonostante adori lo stile di Fellini.
Non ci posso fare niente, i film di Fellini proprio non li digerisco. Perchè questo regista, disponendo di ottimi attori e sfondi da cartolina non riesce a costruirci intorno un film decente? Questo film è esattamente come il successivo Amarcord, una serie di colorite scenette senza un reale filo conduttore. Il padre del film a episodi? Tutti ricordano la scena della fontana, ma la maggior parte non ricorda di cosa parli esattamente il film, un motivo ci sarà... Inolte, il lato "scandaloso" di questo film è morto insieme agli anni '60...
Lo stile di Fellini continua ad annoiarmi e continua a risultare monotono e vuoto nei suoi canoni di non-sense avanguardisti,anche se questo è il più lineare di Fellini.Bunuel del periodo gli era avanti di parecchio.pochissime sono le caratterizzazioni,e almeno per me,pochissime le scene memorabili.la prima parte è senza dubbio la migliore,poi il ritmo inizia a diventare veramente insopportabile.sarà pure un capolavoro,ma non è riuscito a dirmi veramente nulla.
Io sinceramente non l’ho trovato tutto questo capolavoro. Ne ho sempre sentito parlare bene di questo film, ma io ho fatto fatica a vederlo 2 volte. Non c’è neanche una trama (vabbè, non è una novità nei film di Fellini) e poi non c’è nemmeno un personaggio interessante, anzi, la metà sono antipatici, soprattutto la Ekberg, che mi sembra la parodia del divo stupido di oggi. Un film noioso e palloso fino all’inverosimile, e, ragazzi, è dura seguire una roba del genere per 3 ore… come mai è così sopravvalutato? Boh. Ho letto la recensione e ho capito che è una denuncia sulla borghesia, sulla Chiesa e bla bla bla, ma detto onestamente ce ne sono almeno un migliaio di migliori di questo con lo stesso tema. Delusione. Profonda. Eh sì, perché dopo 3 grandi film di Fellini che ho visto, doveva farmi questa roba che non mi dice assolutamente nulla.