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Andolfi presenta nel 1987 un suo prodotto cinematografico: "La croce delle sette pietre", il titolo "parallelo" è "Il lupo mannaro contro la Camorra"… Quindi gia dai titoli esce fuori tutta la potenziale banalità del film. Trama rocambolesca vede protagonista un giovane che senza la sua croce si trasforma in un "temibile" lupo mannaro… La croce gli è stata sottratta da due rapinatori…
Analizzando prima la parte tecnica è facile notare diversi errori e carenze tecniche. Fotografia sporca, siamo ai minimi storici… Effetti sonori da sacrosanta censura, effetti speciali (usando un eufemismo) fatti in casa. Attori forse simpatici ma assai incompetenti. Ambientazioni sbagliate, come si fa a girare un film Horror a Napoli!?! I dialoghi rasano la solenne, terminale banalità, alcuni fanno sviscerare dalle risate… Esempi? … "Commissà nun sparate!", "Hanno visto un Fantasma e un romano" , "Ma quanto tempo ci vuole per far cantare a questo romano?" "Se quella migno.ttona è una donna io sono la Mado.nna"… e… tantissimi altri… Inoltre in ogni "dialogo" è messo in primo piano San Gennaro, il Santo viene lodato in ogni circostanza… Lode a te Andolfi!
"La croce delle sette pietre" incredibilmente mostra anche qualche minuscola positività:la musica (anche se non eccelsa) colpisce (in parte si capisce) lo spettatore. I sogni¬-flashback sono assai ridicoli; il "costume" del lupo mannaro è ridicolo e troppo semplice. Le scene pietose sono tante, le orge sataniche risultano essere ridicole. Attenzione alla scena del bar, all'inizio del film, ove il nostro carissimo protagonista è in un bar e chiede un cornetto e un succo di frutta… Notate la bottiglina del succo… costumi e oggettistiche assai casarecce. Le battute in lingua Napoletana guidano il film nell'inferno del massimale delirio, il protagonista si reca a casa di un signore per sapere della sua croce, segue una delle migliori scene Trash di ogni tempo (con tanto di maledizioni in Lingua Napoletana… figlio ‘e ‘ntrocchia)! Ma il film è una sorta di dipendenza, è dunque impossibile non proseguire nel "viaggio" della diffamazione… Il "proprietario" della croce va a Roma… Ci sarà un discorso con una signora affacciata al balcone… Trash governa soavemente… La signora darà sfoggio ad uno dei discorsi più demenziali della pellicola. L'icona di "Don Raffaè" è incredibile, le risate e i deliri compongono l'essenza! Il (presunto) Camorrista si siede sul divano e premendo un tasto digitale sul suo sofà chiama a raccolta il suo esercito. Altri imprescindibili pilastri sono le due "sentinelle" che sorvegliano il covo Camorristico… occhio ai dialoghi…
Il ritmo della pellicola nella prima parte è vibrante, nella seconda parte oltre alle oscenità visive entra in gioco la noia, episodi a dir poco confusi si accavallano e devastano ulteriormente lo spettatore. Il finale è accademia del Trash… Il ragazzo (ormai trasformato in "mostro") si darà la pazza gioia nell'arte dello scopare e le risate divorano l' inerme massa…
Storia del "film" confusa, improbabile e raccapricciante. Il regista per la sua "Opera" ricevette diversi sovvenzionamenti economici statali… La domanda non morirà mai… Il regista produce Trash volontario? Perché è inutile fare panegirici, la pellicola è trash allo stato niveo, ma era davvero questo il disegno del regista? Se è così bisogna lodare Andolfi, il regista confeziona una perla del genere e onora la comicità… In caso contrario…
Curiosità… Il film aveva anche un titolo di "riserva" per l'estero … "Talisman"… Inoltre in più di una scena si può notare che le pietre gemmate (?) sulla croce sono otto!!!
"La croce delle sette pietre" resterà per sempre una pietra miliare del Trash, ma comunque "scavando" forsennatamente nelle "enciclopedie " del cinema Trash è possibile trovare anche di peggio (o di meglio… è pura soggettività)…