la controfigura (1971)

C'è una vaga ascendenza lenziana in quest'operazione di Guerrieri ed in fondo percorrere l'intera vicenda a flashback è risultata buona e funzionale fino ad un certo punto, cioè poco dopo la metà del film che mantiene molto meno delle ottime premesse della prima parte, costellata da buone situazioni dove la tensione morbosa ed erotica (eccellenti tutte le interpreti, in primis la Bosè) è palpabile. I risvolti successivi si rivelano abbastanza banali e detta in gergo il minestrone viene un po' troppo allungato. Curioso il finale, forse sorprendente per l'epoca ma oggi non farebbe nè caldo nè freddo, pur rimanendo un certo retrogusto beffardo.

Giallo sentimental-psicologico senza né capo né coda ma che ha il coraggio di rischiare con una storia che si accartoccia su se stessa offrendo più piste narrative e che si rivela solo nel curioso finale.
Dirige quel Romolo Guerrieri che qualche anno prima diede il via al genere del sexy thriller con "Il dolce corpo di Deborah".
Efficace la Bosé nel ruolo della fatalona attempata mentre occhio alla scena di sesso subacqueo in cui la lolita Ewa Aulin coinvolge un solitamente pudicissimo Sorel.