Sono passati ventidue anni e Isla Nublar si popola nuovamente. La lussureggiante isola ospiterà finalmente, come John Hammond aveva a suo tempo progettato, un parco per famiglie a tema dinosauri: la notorietà del parco inizia però presto a diminuire, così come le sue visite. Per risolvere il problema, i proprietari decidono di aprire una nuova, grandiosa attrazione. Ma tra le minacciose ombre dell'Isla Nublar, l'imprevisto è in agguato.
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Cinema puro, di intrattenimento e meraviglia. Questo era il cocktail perfetto del primo indimenticabile Jurassic Park. Una magia figlia di quel grande narratore che è Steven Spielberg. Replicare dopo anni non solo un plot azzeccato, ma un'intera mitologia che la serie ha creato era impresa titanica. Un revivial impossibile che la regia di Colin Trevorrow vince nonostante la sottrazione di pahtos. I dinosauri del 2015 non possono più far paura, perché il bambino è cresciuto. Ma non tanto, perché se vent'anni fa l'empatia era tutta per le controparti umane, ora il ragazzaccio tifa per l'Indominus Rex. Figlio dell'ingengeria genetica <al di fuori dei limiti morali della compagnia> - citando una sceneggiatura a zig zag tra ottime trovate e scivoloni umoristici - si ribella al creatore come il più cassico dei Prometeo. Gli omaggi al capostipite sono inseriti nella trama. non solo semplici citazioni ma motori narrativi che fanno sorridere l'appassionato e lo trasportano all'età dell'oro.