jumanji (1995)

Il bello di "criticare" un film è, effettivamente, il coraggio e la lucidità di distaccarsi, fin quando è possibile, dai propri giudizi personalissimi, e andare a rendere scientifico (più o meno) il concetto.

"Jumanji" è uno degli affreschi che negli anni novanta (e non solo) accompagnò le generazioni fanciullesche. Quindi giudicare, in ambito cinematografico, il film può portare lo spettatore in contesti "faziosi". Insomma "Jumanji" segna per molti una roccaforte emotiva, imbattibile e perfetta.
Ma oltre ogni dovuto e doveroso richiamo emozionale, di quando si è bambini, c'è da dire, e dunque da confermare, che "Jumanji" è un pilastro del genere fantasy/avventura.
Questi generi sopra citati, generalmente, sono famosi per la loro stravaganza che il più delle volte porta un banchetto critico troppo variegato. Ma con il prodotto di Joe Johnston del 1995 gli apprezzamenti vertono, paurosamente, verso una oggettività evidentissima.
Innanzitutto la storia messa su dalla regia (presa da un romanzo) è assolutamente geniale e vibrante. Il film si addensa in un ritmo pazzesco e in una serie di dinamiche divertenti ed emozionanti che non possono non cristallizzarsi nella mente. Il disegno è portato avanti senza sbavature, il tutto gira alla perfezione; non esiste alcun difetto. L'allegria, la vivacità, la morale, la storia; sono tutte componenti che si ritrovano, con grandi risultati, nel corso della pellicola. Il finale (metafisico) porta tanta emozione e sentimenti difficilmente reperibili poi in fantasy e in prodotto di avventura. Robin Williams è l'elisir che rende ancora più unico ed inimitabile il tutto. L'attore si conferma, per l'ennesima volta, uno che sa il fatto suo andandosi a prendere qualsiasi parte che ad esso vien proposta.

"Jumanji" è un film totale che gioca a tutto campo e si dichiara unico nel suo genere.