In un futuro imprecisato, un drastico cambiamento climatico ha colpito duramente l'agricoltura. Un gruppo di scienziati, sfruttando un "whormhole" per superare le limitazioni fisiche del viaggio spaziale e coprire le immense distanze del viaggio interstellare, cercano di esplorare nuove dimensioni. Il granturco è l'unica coltivazione ancora in grado di crescere e loro sono intenzionati a trovare nuovi luoghi adatti a coltivarlo per il bene dell'umanità.
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Qualche intoppo nella sceneggiatura, qualche ingenuità evitabile che appesantisce lo scorrere della vicenda inutilmente e qualche scivolone saccente e arrogante di troppo fanno scivolare tra le dita la sensazione di essere di fronte a un capolavoro. Senza ombra di dubbio un'opera immensa, coraggiosa, fin troppo forse, pretenziosa senza essere pretestuosa: è compatta persino nella sua - a volte inutile - contorsione e ritorsione su se stessa. Trova il coraggio, cosa che raramente succede, di cercare di spiegare ogni mistero cosmico\scientifico che sfiora e fa affiorare, convincendo per la maggior parte delle volte o quanto meno seducendo lo spettatore. Inutile parlare della realizzazione tecnica che è mozzafiato. Un film che, seppur non rimarrà nell'olimpo, ha saputo cogliere la sfida lanciata dai giganti. E seppur sia solo un nano, cerca di arrampicarsi su quella spalla!