in questo mondo libero regia di Ken Loach Gran Bretagna, Italia, Germania, Spagna 2007
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in questo mondo libero (2007)

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locandina del film IN QUESTO MONDO LIBERO

Titolo Originale: IT'S A FREE WORLD...

RegiaKen Loach

InterpretiKierston Wareing, Juliet Ellis, Leslaw Zurek, Colin Caughlin, Joe Siffleet, Faruk Pruti

Durata: h 1.36
NazionalitàGran Bretagna, Italia, Germania, Spagna 2007
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 2007

•  Altri film di Ken Loach

Trama del film In questo mondo libero

Angie è una donna nel fiore degli anni, che non ha ricevuto un'istruzione di tipo tradizionale, ma che trabocca energia, spirito e ambizione. In passato ha avuto delle difficoltà, ma adesso intende rifarsi e dimostrare ciò che vale. Questo è il suo momento. Insieme alla sua coinquilina Rose, Angie decide di aprire un'agenzia per la selezione del personale, ma ben presto dovrà fare i conti con una realtà surreale, popolata dai boss di strada, dalle agenzie per l’impiego e dagli immigrati in cerca di lavoro...

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Voto Visitatori:   7,49 / 10 (43 voti)7,49Grafico
Voto Recensore:   8,50 / 10  8,50
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Voti e commenti su In questo mondo libero, 43 opinioni inserite

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Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  22/11/2023 23:48:33
   8 / 10
Non smetterò mai di ammirare il rigore etico e morale di Ken Loach e del suo fido scudiero Laverty, che anche in questo caso sfornano un film bellissimo sullo sfruttamento del mondo del lavoro visto dal punto di vista di chi ne è la causa (dopo averlo subito a propria volta). È un cinema disilluso, privo di ipocrisie e motori onesto: un cinema che andrebbe insegnato a scuola, e che meriterebbe ben altra risonanza..

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  18/11/2023 14:21:05
   7½ / 10
Ennesimo bel film di un Loach sempre impegnato nel trattare tematiche sociali.
Ottima la caratterizzazione della protagonista (brava, anzi bravissima, anche la Wareing), personaggio non certamente positivo che passa dall'essere una sorta di vittima del sistema al diventare parte di esso, dimostrando spietato cinismo verso coloro che adesso si trovano in una situazione molto simile a quella in cui la stessa Angie navigava. A questo proposito è bellissimo ed estremamente esplicativo il dialogo che Angie ha con il padre.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  27/09/2023 16:36:38
   7 / 10
Il solito cinema politico (in senso alto) di Ken Loach. Ottima analisi della società e dei rapporti sociali e lavorativi.

Thorondir  @  13/11/2019 14:21:18
   6½ / 10
Nella sua analisi delle contraddizioni del capitalismo, nel racconto degli ultimi e penultimi della società, nello sguardo sul mondo della precarietà e dell'alienazione, questo film di Loach, pur a tratti commovente e tremendamente reale, è secondo me un capitolo minore e meno riuscito della sua splendida filmografia.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  03/12/2015 18:04:57
   7½ / 10
Loach si conferma un buon regista di denuncia sociale. Ci porta sullo schermo un ritratto crudo e grigio della realtà lavorativa clandestina e non solo. Il personaggio di Angie è molto ben caratterizzato e magnetizza l'attenzione dello spettatore. Ottima la scelta delle ambientazioni.

sweetyy  @  16/07/2015 15:57:57
   5 / 10
Troppo lento e poco coinvolgente.

DarkRareMirko  @  23/06/2015 00:11:27
   8 / 10
Un altro buonissimo film di Loach, con una protagonista bella (yum yum) ed ambivalente (sia per prestanza fisica, sia per recitazione, devo dire che Kierston Wareing è un vero motivo per vedere il film, e già si nota dalla locandina), momenti di tensione riusciti (il SPOILER), ed uno stile più movimentato del solito che, come da me detto altre volte, non può far altro che giovare al film.

Praticamente, a dirla tutta, a fine visione non si può far altro che stare dalla parte degli stranieri (anche la protagonista, come detto, è cinica, calcolatrice ed ambigua), spesso sfruttati e vittime di ingiustizie (tema ancora oggi attualissimo e rovente).

Le intenzioni di denunica arrivano forti, il film intrattiene e non annoia ed ancora una volta Loach è riuscito a coniugare bene arte, spettacolo ed impegnati messaggi politici/sociali (in tal caso, anche indirettamente, si richiamano a gran voce i sindacati, davvero importanti, nel caso siano onesti).

Un film vero e riuscito, più con vinti che con vincitori.

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Burdie  @  01/05/2011 22:43:30
   6½ / 10
Film denuncia.

Invia una mail all'autore del commento Totius  @  25/02/2011 00:39:08
   6½ / 10
Un buon film, senza grosse pretese. Fa riflettere sulla tematica dello sfruttamento del lavoro ma anche sulla natura umana, troppo spesso senza scrupoli! Nel complesso un film discreto.

unpoeta67  @  03/06/2010 13:32:38
   8 / 10
in fondo , proprio giù in fondo , ....In un posto dove non arriva la luce , lì vive tuo fratello . Ora sai che c'è in quell'angolo d'ombre ove non hai mai voluto guardare , ora sai ..... Adesso la coscienza mormora , decidi tu cosa o chi essere ....e che cosa fare o dire quando un viso ti sorriderà , sforzandosi di apparire gaio mentre così non è , porgendoti una rosa in vendita ....o calzetti di spugna che spuntano da un borsone.....Ecco , decidi tu ....ora sai ....

Signor Wolf  @  02/05/2010 11:13:51
   7 / 10
Non saprei come descriverlo, però mi ha dato da pensare per diversi giorni, ciò che rende agghiacciante il film è il pensiero/comportamento della protagonista.

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AMERICANFREE  @  11/12/2009 22:12:15
   6 / 10
non mi ha preso molto questo film di denuncia parte bene ma si perde a lungo andare! deludente il finale! peccato c'erano tutti i presupposti per un ottimo film! occasione sprecata

TheLegend  @  13/10/2009 01:06:15
   6½ / 10
Film molto attuale sul tema del lavoro,in particolare quello clandestino.
Probabilmente sarebbe potuto essere più incisivo ma riesce lo stesso nel compito di mostrarci i punti di vista di tutti.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Enzo001  @  30/03/2009 21:49:23
   8½ / 10
Se la nostra libertà - quella vera, assoluta e imprescindibile - risiede solo e soltanto nella scelta necessaria fra essere e non-essere, "In questo mondo libero..." non ci rende liberi ma consapevoli. Consapevoli che in una società come questa l'essere liberi è relativo, e ogni medaglia cela sempre un risvolto pari e contrario.
Eccezionale esempio di Cinema da seguire. Punto.

Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  09/11/2008 22:19:14
   8 / 10
Fare cinema non dà soltanto la possibilità di diventare ricchi e famosi o di fare incetta di premi alle varie mostre ( purtroppo sono molti quelli che non si meritano ne una ne l'altra condizione ); fare cinema, quello vero, dà anche l'opportunità di raccontare storie che in un modo o nell'altro colpiscano nel cuore e nella sensibilità dello spettatore con temi drammatici e condizioni di disagio tristemente attuali, è quello che viene definito "cinema sociale", a riguardo uno tra i registi contemporanei più apprezzati è senza dubbio il britannico Ken Loach. Dopo l'interessantissimo "Il vento che accarezza l'erba", con "In questo mondo libero" il bravo regista porta sugli schermi la parabola di ascesa e la conseguente caduta di Angie, un' ambiziosa ragazza che farà del cinismo l'arma vincente per farsi strada nel difficile mondo del lavoro.
Seguendo il percorso di conversione della protagonista ( da impiegata sfruttata e poi licenziata diventa imprenditrice ) Loach mette in risalto la triste realtà del lavoro illegale, della forza lavoro, prevalentemente extracomunitaria, costretta ai lavori più massacranti e umili senza avere la certezza dei diritti.
La disumanizzazione delle relazioni sociali sta diventando una costante sempre più preoccupante nella nostra società, l'essere umano basa la sua esistenza lavorativa soltanto sul profitto, Angie ( ma come lei possono essere milioni di persone ) arriva a mettere a repentaglio la propria vita e quella di suo figlio pur di assaporare la ricchezza, la sua determinazione spaventa le persone che ancora cercano di starle vicino, l'ambizione la rende sorda a qualsiasi richiamo.
Il microcosmo sotterraneo dei poveri, di chi vive nell'indigenza, di chi non conosce assistenza sociale, è descritto da Loach in modo diretto, disilluso, tutto sembra non lasciare spazio alla speranza, in questo mondo libero....noi siamo liberi, di fare qualsiasi cosa?

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento mkmonti  @  28/05/2008 23:07:09
   6½ / 10
Il dramma del lavoro nero tra immigrazione clandestina e non e integrazione....Ken Loach coglie ancora nel segno dei nostri tempi.....

APone  @  08/04/2008 15:42:17
   6 / 10
un ritratto molto intenso del mondo sommerso del lavoro nero.
purtroppo la vicenda si sviluppa con ritmi molto lenti, a tratti noioso.

Gruppo COLLABORATORI paul  @  22/02/2008 23:20:53
   7 / 10
Dopo lo straordinario "il vento che accarezza l'erba" , narrante l'indipendenza dell'Irlanda dal Regno Unito, Loach torna ai suoi temi più cari spostando leggermente il tiro della sua protesta sociale sul tema degli immigrati clandestini (qui in prevalenza del secondo mondo): ovvero il nuovo proletariato del terzo millenio, post Tacher e ormai possiamo tranquillamente dire post Blair.
Il tema, più attuale che mai, viene tuttavia approfondito poco, e qui forse sta la pecca del film: ci si sposta subito sul dramma e la situazione della protagonista, una Kierston Wareing che mi ha convinto a metà: eccellente nella parte della donna senza scrupoli, che si destregga ad armi pari (e sporche) in questo "mondo libero", molto meno brava nella parte della figlia e, soprattutto della madre di famiglia. insomma, si vorrebbe parlare del tema dell'immigrazione ma sono tematiche del male di vivere puramente made in England a spuntare inevitabilmente fuori.
La sceneggiatura è straordinaria, ma Loach sembra, forse appositamente, non volere calcare la mano, così che i rari momenti drammatici e violenti del film finiscono solo per essere un pugno nello stomaco dello spettatore, non scene integrate nella narrazione della storia. Fotografia e montaggio sotto il livello della media del regista.
In sostanza un buon film, ma avrebbe potuto essere migliore.

Invia una mail all'autore del commento piernelweb  @  27/01/2008 18:39:44
   7½ / 10
Film di denuncia sociale, premiato a Venezia 2007 per la miglior sceneggiatura, con il quale Ken Loach esplora la drammatica realtà dell'ingresso nel mondo del lavoro povero per gli immigrati dell'est europeo nella florida Inghilterra. La narrazione è sostenuta dall'ottima interpretazione di Kierston Wareing, autentica mattatrice del film che dà un anima e un volto credibili all'evoluzione del suo personaggio. E' nella riflessione sull'escalation verso il successo personale, in una desolante lotta tra mediocri, dove l'immigrazione è una nuova opportunità di guadagno per alcuni, che il lavoro del regista inglese assume il suo più integro valore. Inopportuna e poco credibile invece la love story tra Angie ed un giovane lavoratore rumeno. Non un capolavoro ma ancora un film di valore per il veterano Loach, sempreverde e lungimirante alla varcata soglia dei 70 anni.

Derek J  @  01/01/2008 19:56:04
   8½ / 10
attualissimo in Italy.
quanti permessi comprati nel Meridione,tutta e solo cartaccia
io del Nord Italia non riconosco niente...la società è cambiata senza che il governo riuscisse a metter in regola gli extraimmigrati,un'Europa allargata,senza frontiere dove i delinquenti trovano da noi il permesso di delinquere che sia o no colpa dell'indulto...
consiglio di vedere questo Ken Loach che non tradisce e tiene all'erta la maligna attualità

ila

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  30/12/2007 09:29:33
   8½ / 10
Strepitoso, lucido e diretto film di denuncia come non si vedeva da tanto.

Quello di "It's a free world" è un grande Loach: una donna perde il suo lavoro e quell'esiguo potere che aveva, si mette dall'altra parte della barricata, e incomincia a gestire una propria attività in modo barbaro. La protagonista non si ferma davanti a niente, ha un figlio che trascura, delle relazioni sentimentali sempre occasionali, una collega che trascina nei suoi sporchi affari. E Loach non rinuncia neanche allo scontro generazionale, raccontando dei rapporti della protagonista con il padre.
Il regista parte proprio dal presupposto che la protagonista all'inizio è una persona comune, una proletaria, per poi raccontarne la trasformazione progressiva, fino all'atto brutale della telefonata.

Uno sguardo lucido e davvero molto amaro. Bravissima la protagonista e superba la direzione di Loach, che non guarda neanche per un istante a logiche di mercato.

Un film importante, uno dei migliori della stagione.

amoreblu  @  28/12/2007 11:29:36
   7½ / 10
Ottimo film. Gli attori sono convincenti e impegnati, la sceneggiatura è molto attuale e rispecchia un modo di fare che in Inghilterra è molto in voga, ma non da poco tempo, come parrebbe.
Molto azzeccate le ambientazioni.

giumig  @  20/12/2007 00:51:37
   8 / 10
Gran bel film sotto tutti i punti di vista: dal tema trattato (attuale ed importante, oltre che estremamente interessante), alla regia (molto realista, grazia anche ad una fotografia grigia), alla bravissma protagonista. Consigliatissimo

pinnazza  @  18/12/2007 22:56:05
   5 / 10
La media, a parer mio, è un po' esagerata...

Ok, il tema è attualissimo. ok, il dramma della povertà e lo sfrumento degli immigrati clandestini sono temi scottanti...ma un film dovrebbe essere fatto anche da altre cose...

montaggio piattissimo, sceneggiatura prevedibile

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER fotografia scarsa, forti stereotipizzazioni. Mi è piaciuta l'interpretazione della protagonista, ma null'altro.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  17/12/2007 11:31:13
   8 / 10
Ken Loach è uno di quei pochi registi che sanno ancora rappresentare il malessere della societa' attuale con grande lucidita’,portando sullo schermo realta' durissime che spesso tendiamo ad ignorare, senza scadere nelle propaganda piu'bieca e fastidiosa.Loach si conferma regista schierato, ma a prescindere dall’ideale o dalla “fede” politica,non lascia indifferenti, trasmettendo sempre un messaggio profondo e intenso aiutato anche dalla solida sceneggiatura dell’ormai noto sodale Paul Laverty.
Questa volta ci cala nel mondo dell’immigrazione(clandestina e non) e del lavoro che svolgono le agenzie di reclutamento votate spesso allo sfruttamento totale dell’essere umano e al calpestamento di ogni suo diritto.
E se l’argomento è scottante e gravemente attuale,ma non certo sconvolgente,basti pensare a tal proposito all’imbarazzante situazione lavorativa italiana,a fare la differenza in questa pellicola è il personaggio di Angie.La praticamente sconosciuta Kierston Wareing è perfetta nel ruolo di procacciatrice di lavoro per gli immigrati,donna dal temperamento forte ed al tempo stesso delicata,ambiziosa e senza scrupoli,ma anche comprensiva e capace di grandi slanci d’affetto.
La caratterizzazione da parte di Loach di questa sorta di carnefice in gonnella è perfetta,il regista non condanna totalmente l’operato di Angie, ma ne mette in evidenzia con efficacia i bisogni che la inducono a determinati comportamenti.Il regista mostra quanto ognuno in questo mondo libero possa decidere del proprio destino,quanto debba eventualmente fare i conti con una coscienza che spesso si tenta di zittire,magari giustificandosi come Angie fa con l’anziano e saggio padre(in uno dei momenti piu’ belli del film) sostenendo che “tanto lo fanno tutti”.
Un gran bel lavoro che rappresenta lo schiavismo dei giorni nostri e che conferma Loach come grandissimo cantastorie dei mali che affliggono il nostro mondo…forse libero, ma anche tanto triste.

Inn10  @  10/12/2007 23:54:50
   7½ / 10
Bravo Ken, quasta volta mi hai convinto. E brava Rose.

Will Smith  @  01/12/2007 13:32:34
   10 / 10
...e aggiungo l'ottima regia

robiavvo  @  25/11/2007 22:01:53
   9 / 10
Licenziata dalla società di lavoro interinale per non avere accettato delle avances da un capo, Angie ragazza - madre (Wareing) insieme con la sua amica Rose (Ellis) mette sù una propria società, reclutando immigrati per lavoro e imparando a sfruttare quei disperati per guadagnare come il meccanismo del lavoro di oggi impone. Loach ritorna sul tema del lavoro e diviene più credibile ed efficace che non quando fa film "politici"; infatti "In questo mondo libero.." e l'ironia del titolo è azzeccatissima, è un vero pugno nello stomaco, non c'è in Loach un giudizio morale su Angie, la cui durezza è compensata da momenti di ripensamento e di riflessione, il personaggio di Rose è sicuramente più ipocrita, in fondo anche Angie è una sfruttata che a sua volta sfrutta indotta dalla meccanica perversa del liberismo. Benchè Loach non sfugga alla tentazione di "punire" Angie presa come simbolo "negativo" (il presunto rapimento del figlio, gli uomini incappuccati che la minacciano) il film è una denuncia diretta contro il sistema-lavoro di oggi, di cui Angie e Rose ne sono piccoli meccanismi. La scena migliore è il confronto tra Angie e il vecchio padre legato a una società e a un concetto di lavoro ormai, purtroppo, scomparso, confronto tra il nuovo mondo "libero" e il vecchio meno libero ma più umano. e non c'e' lieto fine. Da vedere perchè fa riflettere, merce rara di questi tempi.

dgarofalo  @  30/10/2007 13:59:51
   8 / 10
tematica trattata con grande semplicita ma molto significativo fa capire che il mondo nn guarda in faccia a nessuno e verso la fine la protagonista( molto bella) lo capisce
fatto molto bene scarseggia nel montaggio
metto 8 per nn rovinare media

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento agentediviaggi  @  25/10/2007 00:31:30
   6½ / 10
In questo periodo quelle (poche) volte che vado al cinema mi capita soprattutto di vedere film d'essay e questo è cmq un bene (al di la della qualità del film) perchè film come questi, assolutamente antispettacolari e antibarocchi per scelta dei registi che ce li propongono, ti riportano a quel mondo reale che molti di noi almeno nel tempo libero tendono a evitare (il 60% degli italiani ad es. ha detto che nel tempo libero ha altro di meglio da fare che leggere un buon libro, ah andiamo bene!). Questo film di Loach non si discosta dalla sua media, ossia continuo a considerarlo un regista sopravvalutato dal punto di vista tecnico; i suoi film sono soprattutto noiosi, i suoi personaggi appena schizzati mentre d'altro canto il messaggio che manda per quanto scontato è diretto allo spettatore e ha soprattutto una chiara collocazione politica.
Viviamo in un mondo terribile, dove se sei povero con pochi diritti , ti trattano come uno schiavo e ti incattivisci tu stesso per riuscire a vivere e mantenere la tua famiglia. Come ci insegna Manzoni, i poveri cristi capponi che Renzo porta all'avvocato Azzeccagarbugli, pagina memorabile della letteratura di tutti i tempi, si beccano tra di loro invece di prendersela con chi li manda al macello. E cosi sono le persone. La ragazza madre inglese, che in altre circostanze della vita farebbe anche volontariato per aiutare gli extracomunitari, allo scopo di vivere e mantenere suo figlio diventa cinica e spietata nei confonti degli immigrati, con pochi momenti di rinsavimento o pentimento. L'antifona ci è arrivata, il modo in cui ci è stata inviata fa sonnecchiare. Ma in questi difficili tempi è sempre meglio dedicarsi a Loach piuttosto che appassionarsi alle avventure di un topo parigino (Ratatouille).

9 risposte al commento
Ultima risposta 09/12/2007 21.31.38
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forzalube  @  24/10/2007 18:49:48
   5½ / 10
Tematica importante e messaggio condivisibile. Il film però, nonostante l'ottima interpretazione di Kierston Wareing (veramente tagliata per la parte), è pieno zeppo di luoghi comuni (solita ragazza madre con solito figlio problematico preso in cura dai soliti nonni, solita bellona di turno che subisce le volgari avances dei superiori, solite storie di ordinaria disperazione), ha falle evidenti nella sceneggiatura (

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Gruppo COLLABORATORI Invia una mail all'autore del commento L.P.  @  19/10/2007 22:47:02
   9 / 10
Ho sempre avuto un debole per Loach e per la sua capacità di realizzare film di impegno civile senza mai scadere nella propaganda o nel vuoto buonismo. anche questa volta Loach è riuscito a regalarci un' opera che mette a nudo le nostre contraddizioni sociali più profonde, i nostri abissi etici, la nostra pietà e la totale mancanza di essa, il nostro essere contemporaneamente vittime e carnefici, all' interno di una società che fa della spietatezza una delle sue principali caratteristiche.
Come ha già detto qualcuno, andrebbe proiettato in ogni scuola.

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Ultima risposta 19/10/2007 23.48.10
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Marenco  @  16/10/2007 21:37:06
   7 / 10
Non mi piacciono i registi che si limitano ad esporre problemi. Mi piacciono invece i registi che osano proporre delle soluzioni. Ken Loach e' un grande affabulatore che conosce benissimo l'utilizzo e i segreti della macchina da presa. Anche in questo ennesimo tassello del mosaico di film di "impegno civile" (mi colpi' soprattutto "My name is Joe") vedo che a parte una descrizione minuziosa di situazioni raccapriccianti resta ben poco. Ennesima critica alla globalizzazione moderna, al nostro essere "cattivi europei", alla nostra illusione di vivere in un mondo libero dove una meta' di noi sono ancora schiavi.
Stilisticamente lo trovo ineccepibile ma contenutisticamente e' assai limitato, talvolta anche un pò demagogico e forzato.
Se Loach scendesse in campo non mi dispiacerebbe: anzi sarei curioso di vederlo all'opera.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR quadruplo  @  16/10/2007 16:16:40
   8 / 10
Quando si pensa all'integrazione razziale, un esempio che viene spesso fatto riguarda la multietnica Londra dove convivono individui provenienti da ogni angolo del pianeta.
In realtà questo visione idilliaca è solo in parte vera, in quanto la degradazione sociale di alcune zone periferiche dimostra come il lavoro nero, l'emarginazione degli extracomunitari e il loro sfruttamento siano presenti anche nella capitale inglese.

E Loach è abilissimo nel mostrare allo spettatore la città oltre Piccadilly Circus, Trafalgar square, Oxford street (guarda caso nel film non vengono mai inquadrati i tipici luoghi-stereotipi della città, quasi a indicare come la realtà rappresentata sia estendibile a qualsiasi periferia di una città ccidentale).
Il regista si aiuta anche con un'ottima fotografia e dei colori cupi (ricordo solo un paio di immagini solari che corrispondono all'abitazione dei genitori di Angie - la protagonista- e alla sua nuova casa, ovvero delle locations al di fuori della zone degradate).

L'affascinante Angie (interpretata da un'eccellente Kierston Wareing) rappresenta tutte le contraddizioni di questa società di confine, a cavallo tra la lotta per la propria sopravvivenza e l'empatia per la situazione delle persone disagiate: spietata in alcuni frangenti, amorevole in altri.

Un film vero e per questo molto crudo che non si lascia mai andare a banalizzazioni e buonismi, anche nell'ottimo finale.

Rand  @  16/10/2007 15:15:33
   9 / 10
Ecco cosa è diventata la nostra società,Loach mostra in modo impietoso il modello liberista in tutto il suo splendore,uno schifo,e se crediamo di essere fortunati perchè non siamo nati in Ucraina o in Polonia,bè,è solo un illusione.Loach mette a nudo la società inglese,dove i medio borghesi come Angie vivono sulle spalle dei poveracci che non vengono neanche pagati,un mondo dove tutto è in vendita,e se non sei gentile con il capo che ti mette le mani addosso,allora,sei licenziata.Dopodichè,diventi come loro,un essere disumano,ma ogni tanto trapela un barlume di umanità,sotto l'armatura che ti sei costruita,per poi subito scomparire.Ogni carognata è giustificabile,ogni bugia è scusabile,nessun valore,nessuna solidarietà,ecco il nostro mondo.
UN MONDO DI ME**DA DI CUI TUTTI FACCIAMO PARTE
ANDATE A VEDERE STO FILM,FINCHè SIETE IN TEMPO,NE AVRETE BISOGNO ,NON STO SCHERZANDO!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  16/10/2007 12:09:26
   8 / 10
Ritratto amaro,drammatico e veritiero,dello sfruttamento degli immigrati nel regno unito:Ken Loach torna alla carica raccontando uno dei drammi contemporanei della nostra societa',e lo fa con sguardo disincantato e pessimista,senza dare giudizi,duro,spietato e privo di scontati buonismi fino all'ultima scena....
Ottima la prova dell'esordiente Kierston Wareing nei panni di Angie,personaggio problematico,carico di rimorsi e alla continua ricerca di una stabilita'lavorativa e familiare:l'angezia aperta dalla protagonista con l'amica Rose e'illegale,priva di permessi o assicurazioni,niente garanzie,inizialmente inaugurata con immigrati regolari,ma in seguito popolata anche da clandestini,piu'facili da gestire visto la loro necessita'di accettare qualsiasi situazione lavorativala...in poco tempo Angie diventa il prodotto di una societa'logorata e compromessa,immersa in un circolo vizioso piu'grande di lei,in cui sottrarsi al meccanismo sembra impossibile e l'unica cosa che conta e'il propio interesse.
Loach evita di scadere nella retorica e realizza(malgrado il tema trattato)un prodotto innovativo,riducendo all'osso il distacco tra padroni e classe operaia:il risultato e'un'opera spiazzante e in grado di far riflettere,con un finale capace di imprimersi nelle memoria.

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Ultima risposta 16/10/2007 19.33.55
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filobor7  @  15/10/2007 17:41:40
   7½ / 10
Un pugno nello stomaco!
Ecco come mi sono sentito alla fine del film.
Toccando le nostre viscere loach ci fa riflettere e ci porge il conto della odierna società economica.
La Londra "progressista" non ci fa una bellissima figura.
Loach come al solito spara duro contro tutto e tutti.

Pessimista ma realistico come non mai. Per me necessario.

Bor7

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Giorgione  @  03/10/2007 23:12:42
   8½ / 10
Non è proprio una fortuna esprimere un giudizio dopo Kowalski: il mio sfigura sicuramente in confronto al suo.
Non posso allora fare altro che sottoscrivere in pieno quanto da lui detto.
Aggiungo che dopo aver visto questo film, si guarda la realtà della città in altro modo. Si sta più attenti a notare questi disperati che popolano le nostre strade, ignorati, disprezzati, anche sui quali però si fonda il nostro benessere.

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Ultima risposta 04/10/2007 20.21.28
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  03/10/2007 19:12:19
   8½ / 10
EvviVA, finalmente Loach risolleva il capo e parte un'invettiva degna dei fasti di Riff Raff e Piovono Pietre... reduce dalla palma d'oro (con uno dei suoi film a dire il vero piu' disonesti) riesce ancora a raccontare storie di ordinaria follia sociale senza piegarsi alle logiche del business.
In questo senso, In questo mondo libero ha un inizio straordinario e sintetico, una summa di tutte le tematiche dello script che il regista affrontera' in ogni sfumatura nei minuti successivi:
Una donna perde il posto di lavoro e il suo esiguo potere
La stessa donna subisce un potere e un sopruso ai suoi danni
Ambisce ai migliori propositi, ma nel tentativo individuale di riparare a un torto subito, diventa tutelare del potere che esercita creando impieghi part time per gli altri
Ne resta sopraffatta e gestisce il potere in modo barbaro

Il POTERE viene innescato da una serie di coercizioni individuali, nella societa' di oggi coraggio e rischio si pagano a caro prezzo, e oltretutto e' facile costringere i cittadini a vivere nell'illegalita' o sognare si sopraffarla.

IN QUESTO MONDO LIBERO e' davvero il miglior Loach possibile: in un festival come quello di Venezia dove abbiamo assistito alla rinascita di Greenaway a un sorprendente De Palma e al primo Chabrol sottotono da molti anni a questa parte, l'invettiva del regista inglese e' calibrata nel miglior modo possibile.
C'e' il gusto del paradosso una beffarda ironia che ti costringe a ridere ma davvero delle nostre miserie quotidiane, c'e' (soprattutto) un bellissimo personaggio (angie) che con le sue debolezze e il suo anticonformismo (memorabile quando gira in moto, oscurata dalla sua stessa "liberta'") non si dimentica facilmente.
Neanche lei appare come una benefattrice, ma non ha mai voluto esserlo, in fondo: agisce per se stessa, difende un Private discutibile, trascura il figlio, vive una sessualita' disordinata e deve difendersi dallo scontro generazionale piu' forte quello col padre.

Frase doc " L'Inghilterra e' un paese duro, lo sono i vostri occhi" per uno dei piu' bei film realisti degli ultimi anni

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1 risposta al commento
Ultima risposta 04/10/2007 14.05.44
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Invia una mail all'autore del commento Maria Lucia  @  01/10/2007 18:22:05
   8 / 10
GRANDE Ken Loach ADORO la sua capacità di essere lucido, asciutto e reale in ogni suo film (Piovono Pietre, Il vento che accarezza l'erba, un bacio appassionato, etc...) in cui non ci sono eroi ed eroine ma solo gente normale che si arrangia nella quotidianità con spirito di sopravvivenza dove in alcuni è radicato più profondamente, vedi Angie la protagonista di questo film, che in altri è un esclusione id colpi senza fine dove vince purtroppo chi sfera il colpo più duro ed incisivo; nel mondo del lavoro è così sopratutto del lavoro illegale anche se è un argomento dove si aprirebbero sicuramente molto diatribe...

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  30/09/2007 23:42:22
   7 / 10
Il profitto, unica certezza presente in un mondo dove è visibile un generale crollo dei valori, dove il capitalismo selvaggio e senza regole la fanno da unico padrone e dove chi deve far rispettare tali regole è assente. Infatti è lo Stato il grande assente in questo film di Loach. La massimizzazione dei profitti a tutti i costi allarga i propri confini "in questo mondo libero", reclutando manodopera a basso costo tramite le agenzie di lavoro temporaneo, moderna forma di "caporalato" senza frontiere.
A livello descrittivo Loach è molto efficace, si muove all'interno del suo backround cinematografico ed il risultato è notevole, ma (sensazione personale) tende eccessivamente a fornire le ragioni e le motivazioni della sua protagonista in troppe occasioni, creando una certa ambiguità di fondo. Non sono riuscito a capire bene se lei stessa è una vittima del sistema o si sia trasformata a sua volta in un carnefice.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  30/09/2007 20:08:34
   8 / 10
Dopo aver fatto appello al cuore degli spettatori, scuotendoli con le lotte fratricide e ideologiche di “Il vento che accarezza l’erba”, stavolta Ken Loach stimola la nostra capacità di giudicare un carattere “negativo”, il simbolo della deriva neoliberista della società occidentale. Il mondo “libero” è quello che ha rimosso tutti i vincoli allo sfruttamento economico, quello che si ritiene libero di diventare illegale o di approfittarsi dei più deboli, solo per raggiungere il maggior guadagno prima possibile.
Il carattere poco simpatico è quello di Angie: trentenne con lo sguardo di Uma Thurman, dura e cinica e con il senso di superiorità che in genere hanno gli uomini. Venuta su con l’ossessione della madre di “diventare qualcuno”, mal sopporta di dover subire le angherie degli altri. Decide di combattere i “potenti”, diventando anche lei “potente”. Chi parte dal basso può avanzare nella scala sociale solo ricorrendo a trucchi e inganni, sulla pelle di chi non ha difese. Decide così di diventare come una specie di "caporale" e dare lavoro a nero approfittando della disperazione. In questa maniera Angie si trova prigioniera di una spirale che la porta a trascurare gli affetti familiari e a rinnegare ogni istinto di aiuto per gli altri, che pure è presente nel suo animo. Eppure non prova nessuna forma di “pentimento”. Con tutti i suoi rischi, sente che questo è l’unico gioco che si può giocare: l’egoismo sopra ogni cosa.
L’unico suo appoggio morale e sentimentale è l’amica Rose, che funge un po’ da “coscienza”, una coscienza debole che subisce la superiorità e l’autorità di Angie. E’ Rose che le rimprovera la spregiudicatezza e l’inutilità dei suoi rari slanci di bontà (ben presto rinnegati). Più in là di questo il personaggio di Rose non va, infatti non sappiamo niente di lei. Del resto tutti gli altri personaggi sono solo comparse in funzione del carattere di Angie. Il padre, il figlio, la madre, il giovane polacco sono ruoli importanti solo perché animano il mondo di Angie. Non si mostra quasi niente del mondo del lavoro se non una breve scena in cui un datore di lavoro dispone dei suoi dipendenti in funzione della “simpatia”. I lavoratori stessi sono forse un po’ idealizzati e si tende a rappresentarli in maniera positiva, come nella poco credibile scena del rapimento.
Giustamente Loach non dà un esito alla storia. Il suo scopo è sintetizzare con Angie uno stato di fatto e fare in modo che, vivendo questo personaggio “scomodo”, si possa riflettere e dare un giudizio sulla nostra società e sul sistema capitalistico, quando viene lasciato troppo “libero”.

Gruppo REDAZIONE maremare  @  14/09/2007 00:57:49
   8 / 10
Dopo le diseguali prove precedenti, Loach torna all'antico, entrando nel mondo che lui conosce meglio, quello del proletariato.
Con lente d'ingrandimento, attraverso la fiction, mostra un documento più vero di mille reportage: il degrado della vecchia Europa, incapace di accettare e metabolizzare l'inevitabile globalizzazione planetaria.
La bella e brava Wareing appare come un'eroina dei nostri giorni, alle prese con il guadagnarsi da vivere attraverso lo sfruttamento degli extracomunitari in cerca di lavoro.
Stritolati da un apparato statale cieco e sordo, lavoratori e procacciatori sono vittime dello stesso sistema.
Una guerra fra poveri, fra i reietti del sistema capitalistico, figli di un dio minore.
Un Loach in forma strepitosa firma un atto d'accusa duro e implacabile.
Un film che dovrebbe essere proiettato in tutte le scuole, ristabilendo l'ora di educazione civica.

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