inland empire regia di David Lynch USA, Polonia, Francia 2006
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inland empire (2006)

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locandina del film INLAND EMPIRE

Titolo Originale: INLAND EMPIRE

RegiaDavid Lynch

InterpretiJulia Ormond, Scott Coffey, Justin Theroux, Harry Dean Stanton, Jeremy Irons, Laura Dern, Mary Steenburgen, Nastassja Kinski, Michael Paré

Durata: h 2.52
NazionalitàUSA, Polonia, Francia 2006
Generedrammatico
Al cinema nel Febbraio 2007

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Trama del film Inland empire

A Inland Empire, zona residenziale ai margini di Los Angeles, una donna è in grave pericolo...

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Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  15/02/2007 00:24:48
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fù|ga
(mus.) forma musicale contrappuntistica di struttura complessa, caratterizzata da due o più voci che ripetono, secondo regole precise, lo stesso disegno melodico.

La Toccata e Fuga in re minore è quasi sicuramente il pezzo organistico più famoso di Johann Sebastian Bach. Il grande artista tedesco compose questo brano in giovane età: egli doveva avere più o meno una ventina d’anni ed è a tutt’oggi una delle più grandi pagine organistiche della storia. In questa brevissima analisi parlerò solamente della fuga (sia in detto caso che nei prossimi). Probabilmente la “Fuge d-moll” non è il pezzo più tecnico o più bello del compositore, ma comunque riesce a tracciare “la personalità” di Bach. Il “carattere” di questa fuga è assolutamente prorompente e se si ama la musica classica, la Fuga in re è un “must”.
Dopo qualche anno Bach scriverà altri due capolavori, forse ancor più belli della Toccata e Fuga e sicuramente molto più complessi, tanto da poter essere classificati tra i più difficili brani per organo mai scritti. Questi due pezzi sono la Toccata [e fuga] “Dorica” e la “Passacaglia” in si minore. Il rigore di questi due brani è indubbiamente superiore a quello della fuga in re. Prima, seconda, terza e quarta voce si “alternano” perfettamente e la “quadratura” di questi due pezzi è fenomenale. Suonare questi pezzi è incredibilmente arduo e solamente i più dotati organisti possono riuscirci.
Infine esiste un’altra grandissima composizione, il cui titolo è “Die Kunst der Fuge”: quest’opera raccoglie moltissime fughe (mi pare quattordici) e alcune di esse raggiungono una complessità spaventosa. Credo che “L’arte della fuga” sia l’ultima opera di Bach (e infatti è incompiuta). A differenza dei brani precedenti non è stata appositamente scritta per organo: Bach, in questo senso, non ha lasciato indicazioni su quale strumento debba essere eseguita. In effetti quest’opera è stata eseguita da quartetti d’archi, ma anche da altri strumenti quali il clavicembalo o il pianoforte (oltre ovviamente che dall’organo). Per molte persone, però, “LADF” (perdonatemi l’orribile abbreviazione) non è “solamente” un’opera da suonare, ma anche e soprattutto un’opera da “leggere” e “studiare”, anche perché come già scritto è incompiuta.

Nel 1977 dopo moltissimi anni di lavorazione, viene terminato “Eraserhead” di David Lynch. Quest’opera prima del regista americano è già stata classificata da moltissimi critici come un capolavoro della storia del cinema. Se, in un primo momento, la visionarietà del grandissimo cineasta poteva non essere capita (magari ritenendo erroneamente che il regista in questione fosse “un folle”), con il passare degli anni si è invece capito che questo film d’esordio presentava moltissime delle peculiarità che avrebbero poi contraddistinto la folgorante carriera di David. Ancora oggi è una delle pellicola più famose di Lynch, se non LA più famosa.
Vent’anni più tardi Lynch esegue “la sua prima fuga” (vera e propria): “Strade Perdute”, un film complesso e affascinante, assolutamente gagliardo che conferma il fatto che il regista americano è fra i più intelligenti autori presenti al mondo. Pochi anni dopo (nel 2001) esce “Mulholland drive” quasi sicuramente il film più bello del nuovo millennio. La struttura di questi due film è praticamente identica a quella di una fuga bachiana: una serie di voci che si incrociano tra loro creando così qualcosa di unico e irripetibile (specie se pensiamo che qua siamo al cinema). Ovviamente c’è una differenza rilevante: SENTIRE (non suonare) queste voci eseguite su un organo presenta molti meno problemi rispetto a vederle su uno schermo; infatti, nel primo caso, se solo si possiede un’educazione musicale elementare si riuscirà a distinguere la parte suonata sul pedale, quella suonata sulla prima tastiera e/o sulla seconda. Davanti a uno schermo, invece, tale distinzione risulta indubbiamente più ostica (almeno dopo solo una visione). Però, quando si sarà scoperta la logica del film, si riuscirà a convenire sul fatto che pure le opere di Lynch possiedono una “quadratura” invidiabile. Il loro rigore è indubbio e la distinzione delle voci, a conti fatti, è assolutamente chiara.
Facendo quindi un paragone forse un po’ troppo forzato, ma comunque non del tutto insensato, sarà possibile comparare i tre film citati alle prime tre opere di Bach accennati. Ovviamente Johann ha composto molte più fughe (un’autentica caterva) e Lynch molti altri film, ma credo comunque che il mio originale accostamento sia piuttosto azzeccato.

E poi c’è “INLAND EMPIRE”. Definirlo unico sarebbe riduttivo. Quest’opera non va soltanto vista (come si fa con quasi tutti i film): il film in questione “va vissuto”: quando sarete in sala non cercate di capirlo (sarebbe una cosa totalmente inutile, anche perché non riuscireste neppure ad apprezzare il film in pieno): entrate a vostra volta dentro il film, state affianco di Nikki Grace/Susan Blue nel suo continuo vagare tra i gironi infernali della (sua?) mente umana.
Se “L’arte della fuga” non è “solamente un pezzo da suonare”, “INLAND EMPIRE” non è “solamente un film da guardare”. Non credo di essere stato chiaro, forse solo io ho avuto quest’impressione, ma comunque immagino che l’ultima opera di Bach sia a sua volta compatibile con (quella che sembra essere) l’ultima di Lynch. In un certo senso, “INLAND EMPIRE” sta al cinema come l’arte della fuga sta all’organo.
La struttura di “I.E.” è sempre identica a quella di una fuga, ma la complessità è incredibilmente superiore ai lavori precedenti. Credo che per capire in pieno questo film siano necessarie ben più di due/tre visioni. L’ultimo sforzo di Lynch, infatti, ha svariate vicende [voci] che si intrecciano tra loro (io ne ho contate almeno tre, ma credo che siano quattro, escludendo comunque l’epilogo). Le parti si contrappongono in continuazione eliminando (solo in apparenza) un filo logico. Si passa dalle vicende di un’importante attrice (Nikki Grace, interpretata da una straordinaria Laura Dern che tra l’altro recita anche il ruolo di almeno un altro personaggio) a quelle di un gruppo di squinternate prostitute ad una velocità pazzesca, proprio come se la voce alla tastiera passasse immediatamente alla pedaliera [di un organo]. Come in ogni fuga sono presenti delle dominanti presenti in ogni vicenda (sinceramente non riesco a illustrarle come Dio comanda; vi basti sapere che si tratta di note che anticipano, per esempio, il finale): quella più facile da individuare è sicuramente la scritta “AXXoNNi” presente in svariati muri e/o pareti. Lynch utilizza le dominanti esattamente come un musicista: le inserisce in punti ben oculati, anticipando o segnalando un momento della pellicola che deve ancora presentarsi.
La protagonista della/e vicenda/e è Laura Dern, l’unico personaggio sempre presente. Prima nel ruolo di Nikki Grace, poi in quello di Susan Blue e poi in quello di una ******* morente (si tratta sempre di Susan Blue o no?). Io credo che la Dern, in questa interpretazione, abbia superato se stessa regalandoci un’interpretazione spaventosa (non vorrei farmi prendere dall’entusiasmo, ma è forse questa una delle recitazioni femminili più intense negli ultimi dieci anni). E’ forse lei il tema della fuga? Io credo di sì.
L’epilogo del film (i pochi che sono arrivati qui possono pure continuare a leggere: non ci sono spoiler) è a se stante: un po’ come nella “Toccata e Fuga in re”, i minuti conclusivi non fanno più parte della fuga; sono piuttosto un “amarcord” di sensazioni del regista che (almeno credo io) non sono più vincolati a “INLAND EMPIRE”. Il finale, a mio modestissimo avviso, è più che altro una sorta di “testamento cinematografico”. Infatti, come avrete capito, anch’io penso che “INLAND EMPIRE” sia l’ultimo film di Lynch. Se devo essere sincero non sono troppo triste: non è da tutti aprire la carriera con un capolavoro assoluto (“Eraserhead”) e chiuderla con qualcosa di inimitabile (“I.E.”), destinato ad entrare di diritto tra i più grandi film della storia.
“L’arte della fuga” incarna parte dell’ingegno bachiano, “INLAND EMPIRE” simbolizza il genio lynchiano.


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Ultima risposta 28/08/2010 11.13.45
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