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Un affresco storicamente attendibile di ciò che si celava dietro le case di piacere d'epoca Edo, mascherato da feticcio bondage del tatuaggio e della carne dilaniata. Il regista smuove stomaco e nervo ottico dello spettatore a suon di violenza creativa (in apertura e chiusura, lo smembramento e la mutilazione genitale dettano fin da subito il tono per nulla consolatorio del film), innocenza violata, droga e personaggi dalla moralità inquinata; rompe con la tradizione della narrazione cronologica; inquadra molto spesso i soggetti attraverso pavimenti di vetro; lascia che la telecamera si muova inesorabile tra corridoi bui e vuoti. Cuore tematico del film è la "brandizzazione" della pelle di giovani ragazze, trasformate in tele dove ricamare motivi legati al ciclo della vita. A differenza di quanto avviene con altri film d'exploitation provenienti dall'Estremo Oriente, Inferno of Torture incarna tutti gli ingredienti del filone affinché il cane si morda la coda, alimentando un'atmosfera nichilista che non lascia spazio alla redenzione. La magistrale fotografia virata in rosso sangue guarda all'eleganza figurativa dell'arte erotica.
Ottimo film d'exploitation giapponese girato da Teruo Ishii nel 1969. La trama non è particolarmente originale,infatti è simile a quella di gran parte dei film di questo genere ma si segue benissimo e non annoia mai. La regia,la fotografia e la recitazione sono ottime. Non mancano naturalmente le classiche scene di tortura e di sesso tipiche dei film di questo genere. Sicuramente uno dei migliori prodotti del genere,assolutamente da vedere per l'appassionato.