Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Vendette spettacolari di un cuore che si crede elettrico ed esangue, fantasie spietate di una bambina messa all' angolo. In ben due scene Young-goon mostra a Park Il-sun la schiena, scudo di diffidenza e superficie ignota (da soli non la si può toccare se non contorcendosi, né osservare se non specchiandosi). Con la magica porticina disegnata proprio lì, su quella pelle nascosta, lui sottoscrive la promessa di rispettare la di lei folle, insolente, amabile gracilità interiore. Visivamente meringato, questo film possiede la cauta irrinunciabile dolcezza di una cioccolata calda. Sensibilità tipica orientale, che tocca sempre obliquamente, e si schiude attraverso segni concreti anziché sonanti parole.
Forse il significato dell'esistenza è solo disegnare una porta sulla schiena. Di sicuro è l'atto d'amore più bello che mi sia stato dato da vedere da tempo. Surreale, eccentrico, immaginativo Park, oggi ti ringrazio particolarmente della tua poesia.
Lo sai che la compassione è il peggiore dei sette peccati capitali. Tristezza. Emozione. Esitazione. Fantasticare inutilmente. Avere sensi di colpa. Provare riconoscenza. Questi sono gli altri peccati in ordine di gravità.
'La valutazione psichica a cui fui sottoposto mi indicò come un antisociale. Ma io non lo sono. Rubo perché ho paura di scomparire. Sono un "antiscomparire".'
Amore e follia secondo Park Chan-Wook.Il regista coreano dopo l’eccezionale trilogia sulla vendetta cambia radicalmente registro misurandosi con temi meno opprimenti ed angoscianti.Ambientato in un istituto psichiatrico, “I’m a cyborg but that’s ok”, è una commedia surreale a forte connotazione sentimentale,immersa in una realtà distorta che è poi quella percepita dai pazienti del nosocomio,in particolare da due giovani disadattati. Lei inappetente perché convinta di essere una cyborg e quindi terrorizzata dal fatto che il cibo possa danneggiare il suo organismo meccanico,lui tormentato dal ricordo dalla madre e ossessionato dalla pulizia orale. Il regista segue con grazia le gesta strampalate dei degenti,lasciando sullo sfondo medici e infermieri,che per quanto affabili ,diventano oggetto di una critica indiretta ma abbastanza palese sull’inadeguatezza dei metodi curativi,proponendo esclusivamente il punto di vista bizzarro dei protagonisti al fine di catturarne al meglio l’essenza. Sicuramente questa scelta non permette grande compattezza e spesso si procede a singhiozzo,alternando un po’ troppo velocemente situazioni e personaggi limite,insistendo molto su una volontà di rompere gli schemi non sempre necessaria.Resta impressa la grande attitudine visionaria del regista,sempre fenomenale nella messa in scena e nell’esaltazione degli ambienti,capace inoltre di produrre sequenze di grande impatto visivo/emotivo come quella del “convertitore di riso”. Non tragga in inganno l’approccio scanzonato,in realtà i temi profondi ,seppur mimetizzati sotto una gradevole coltre leggera, non mancano.Famiglia e abbandono,disordini alimentari e la difficoltà di trovare una propria collocazione in un ambito sociale sempre più alienante sono problematiche lette e riproposte in maniera mai banale da un regista che non lascia nulla al caso,nemmeno i titoli d’apertura,vedere per credere.
Uno dei tanti film che la nostra “lungimirante” e sempre attentissima distribuzione sembra essersi fatta scappare è questo piccolo gioiello firmato Chan-wook Park… Il regista coreano gode di buona fama anche in occidente grazie alla sua trilogia della vendetta ma ciò non toglie che questo suo ultimo lavoro da noi non si sia visto nemmeno col cannocchiale anche se, a parziale discolpa dei distributori, va detto che I’m Cyborg but that’s ok non è né un film facile né un film per tutti… L’ultima fatica del regista coreano è una commedia sentimentale che non lesina però qualche situazione da dramma famigliare, qualche spunto di profondità e che brilla soprattutto per messa in scena… Park opta per uno stile narrativo non proprio lineare e in più inserisce anche diverse situazioni al limite del weird, ma lo fa con il suo solito stile registico notevole, con scelte visive straordinarie e trovate più che ottime (i titoli di inizio sono splendidi), e soprattutto conferma di saper utilizzare spazi e macchina da presa come pochi altri registi nell’attuale panorama cinematografico sfruttando benissimo la superba colonna sonora, la bellissima fotografia e la perfetta scenografia… Eccellente la caratterizzazione dei personaggi (menzione obbligata per il tizio che cammina all’incontrario), notevole la prova del cast, meravigliosa la scena di inserimento del riso-convertitore, scena questa davvero di una bellezza e tenerezza rara (vedere per credere)… Peccato per una certa prolissità di troppo e per qualche scena o situazione tirata un po’ troppo per le lunghe… Piccolo capolavoro commovente e poetico in grado anche di far sorridere e divertire, Park sforna una commedia sentimentale che non cade mai né nel melenso né nello smieloso… Davvero un film da recuperare!
Chan-wook Park, ormai indubbiamente uno dei grandi registi del fantastico movimento asiatico. Ancora una volta rimango veramente turbato da come la qualità del prodotto è assolutamente snobbata dalle grandi case di distribuzione. Ormai non importa più la qualità ma bensì quante persone saranno attratte dal prodotto in questione inducebdo così un appiattimento e assottigliamento dell'esigenza cinematografica che ha del preoccupante. I'm a Cyborg but That's Ok supera di slancio, staccando, fin dai titoli di coda, le classiche commediole americane melense, senza mordente e prive di qualsiasi originalità. Chan-wook Park si dimostra regista poliedrico e mi sorprende ancora di più come i suoi prodotti destino curiosità altalenante da parte della distribuzione. E' incredibile che un grande del cinema asiatico non abbia una distribuzione sistematica nel nostro paese, anche se l'amico Park è in compagni dei grandi Miike e To, solo per fare i primi due nomi altisonanti che mi vengono in mente. Dopo aver spaziato nei più disparati generi, da notare JSA, la trilogia della vendetta e l'episodio di Tree Extremes, il regista coreano si adopera nel regalarci una commedia romantica assolutamente sopra le righe ed estremamente originale. I'm a Cyborg but That's Ok risulta un'opera leggera ma a tratti malinconica e sorprendentemente profonda. Si possono intravvedere i temi del corpo-macchina, tanto cari a Tsukamoto, ma anche una profonda riflessione sull'esistenza che non porta alcun risultato.Park sembra quasi arrendersi davanti all'impossibilità di comprendere le ragioni dell'esistere abbandonandosi, probabilmente, alla più semplice conclusione cioè che il vero significato dell'esistenza è il vivere stesso. Park tratta anche il profondo tema dell'abbandono ma anche evidenzia la necessità dell'altro per uscire dai momenti più bui e complessi. Sotto il punto di vista registico, Park sa il fatto suo. Il film risulta diretto benissimo, con sicurezza. Quest'ultima porta Park a testare nuove soluzioni registiche molte delle quali, sebbene un pò ardite, assolutamente gradevoli. Il tutto accompagnato da una buona colonna sonora e da ottime interpretazioni. Sicuramente consigliato a coloro che vogliono vedere qualcosa di originale, leggero ma al contempo profondo.