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La frase finale basta a spiegare questo corto interessante anche se non ispiratissimo di Rezza. Pensare che era il 1995,oggi si può anche dire che Rezza,probabilmente, ci ha visto giusto.
mi trovo ancora a commentare l'ennesimo corto di antonio rezza. non mi è piaciuto ma il mezzo voto in più va per la frase finale:"il telefono è un mezzo indiretto,e come tale amplifica l'ipocrisia della dialettica" da evitare!
Ennesimo colpo di genio di Rezza. Con la profondità di un Antonioni e la follia di uno Tsukamoto. Solo all'apparenza stolto e invece riesce a spiegare l'incomunicabilità in 2 minuti e con cinismo. Se questo non è genio allora l'umanità è stolta.
IL TELEFONO E' UN MEZZO INDIRETTO E COME TALE AMPLIFICA L'IPOCRISIA DELLA DIALETTICA
difficile da commentare.anche perchè Rezza propone quasi sempre il suo solito delirio criptico in ambiti diversi tra loro.comunque mi ha preso meno di altri suoi corti.niente di che a parer mio.
Corto del 1995, quando il cellulare stava prendendo piede rendendolo lo strumento indispensabile di oggi. Per Rezza è l'ennesimo filtro che impoverisce la dialettica fra le persone alimentandone l'ipocrisia.
Molto intelligente infatti trattare in modo critico la tematica del telefono, strumento da me sempre considerato piuttosto ambiguo.
Qui in sostanza chiunque telefoni viene sparato da Rezza, che termine il tutto con una frase santa: il telofono porta ad 1 ipocrisia della dialettica ancora più ostentata rispetto alla vita di tutti i giorni.
Discorso tranquillamente estensibile anche a chat, msn, feisbrut e balle varie.