il tagliagole regia di Claude Chabrol Francia 1969
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il tagliagole (1969)

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locandina del film IL TAGLIAGOLE

Titolo Originale: LE BOUCHER

RegiaClaude Chabrol

InterpretiRoger Rudel, Antonio Passalia, Stéphane Audran, Jean Yanne

Durata: h 1.35
NazionalitàFrancia 1969
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 1969

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Trama del film Il tagliagole

Il macellaio Popaul, duramente segnato dall'esperienza della guerra, crede di trovare una compagna nella maestra del paese Hélène, ma questa rifiuta di impegnarsi in un rapporto che vada oltre la semplice amicizia. Quando vengono ritrovati i cadaveri di alcune giovani donne, Hélène capisce che l'assassino è Popaul.

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Voti e commenti su Il tagliagole, 23 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Crimson  @  13/11/2016 11:44:38
   9 / 10
Spoiler presenti.

Le boucher: per immergersi nel film di Chabrol il primo passo da seguire è il titolo originale, non l'italiano Il tagliagole. L'originale "macellaio" contiene l'ambiguità del termine, il mestiere di Paul ma anche l'uso comune derivante dal gergo giornalistico, sezione cronaca nera. Paul è un macellaio? In tal senso, Sì e no.
Tradurre il senso del titolo con il sostantivo "tagliagole" è dunque totalmente fuorviante: implicherebbe che il protagonista è un assassino sanguinario che taglia gole, per l'appunto, con quella connotazione morbosa che non ha nulla a che vedere con il film.
Bene, primo punto saliente: Le boucher non è un film su un serial killer sadico che taglia gole, ma su un macellaio, e su un'insegnante.
Si sarebbe potuto chiamare L'insegnante, ma il lato oscuro del macellaio è decisamente più accattivante e regola le sorti dello sviluppo della narrazione.
Naturalmente nel tempo sono giunti film dal titolo Il macellaio e L'insegnante, oltre che Cut – Il tagliagole. Forse anche a causa di questi tre filmacci, per me Le boucher resta Le boucher, e evidentemente anche per i tipi della Raro Video che ne hanno curato l'edizione DVD italiana.

Un matrimonio, poi un funerale. Un amore sancito e defunto in pochi giorni, quello tra Leon e sua moglie, diviene un sinistro riflesso dell'amore tra Helene e Paul. In un clima di provincia in cui I diabolici di Clouzot si fonde con invenzioni, particolari presi in prestito dall'universo hitchcockiano (l'accendino, le serrature aperte e chiuse), ruota tutto o quasi sugli incontri dei protagonisti così diversi, lei scorpione (1) lui bilancia.

Si danno del Lei e al rispettoso Mademoiselle Helene corrisponde il vezzeggiativo Popaul.
Un passato oscuro emerge gradualmente: Popaul è un reduce di guerra d'Algeria (il passato oscuro della Francia fa capolino – vedi Caché) dove ha fatto l'abitudine al sangue.
Mademoiselle Helene nasconde una storia d'amore finita che le ha lasciato una ferita indelebile, e ha paura di innamorarsi di nuovo. Qualcosa sboccia, ma resta così soffocato!

Donne uccise ma non seviziate: l'ispettore esclama: "Non c'è abuso sessuale, strano!". La tesi del serial killer di provincia, ribaltata, camuffata. Le indagini restano sullo sfondo, solo congetture, piste sbagliate, un'emblematica auto della polizia che va e viene lungo il paese tra i pettegolezzi morbosi delle persone.

Helene scopre tutto, è lei la chiave. Lei e il MacGuffin accendino, che regala a Paul, lo trova sul luogo del delitto tanto che sospetta subito di lui. Lo nasconde in un cassetto, ma lui ne ha un altro uguale, o lo stesso? Le viene il mal di testa, scoppia in lacrime, non sa più a quale verità credere.
Ma c'è una verità più forte, per questa insegnante forte e fragile, che tiene testa da sola ad un gruppo di venti scolari in gita o in classe, sola, solitaria, rispettata ma priva di amiche, di amici, ed è la verità del sentimento. Così forte. Tanto che quando si sbroglia del tutto il giro di accendini lei non lo denuncia, non lo tradisce, certo ha paura, chiude gli occhi quando lui appare nell'oscurità sussurrando "Mademoiselle Helene" facendoci rabbrividire (dopo una sequenza da cardiopalma in cui lei corre, si affanna terrorizzata per chiudere tutte le porte, le finestre, gli ingressi principali, laterali, posteriori della scuola-abitazione, un luogo che si presta perfettamente alla suspance). Lui ha un coltello, si avvicina. Lei chiude gli occhi. Dissolvenza.

Non è un sacrificio come in Rocco e i suoi fratelli, come giustamente mi fa osservare la mia preziosissima ragazza, ma una prova d'amore, "dimostrami che mi ami o davvero vuoi uccidermi?". E' lui a sacrificarsi.
Lo accompagna in ospedale, spera che sopravviva, e lo bacia per la prima e unica volta quando lui finalmente le confida l'amore per lei.

Uno sguardo magnetico, enigmatico, che si perde nel vuoto o sui pulsanti di un ascensore: libero, occupato. Come lei, la sua vita. Torna a riemergere solitaria, l'amore e il riscatto non vanno di pari passo con la sua, di vita. Naufragati dinanzi alla pulsione di morte derivante dal trauma irrimarginabile di lui. "Il sangue ha sempre lo stesso odore, umano o animale che sia".


(1) Spulciando a tempo perso tra le biografie salta fuori che Stephane Audran è del segno dello scorpione come la sua Mademoiselle Helene. Casualità? E come mai si chiama Helene proprio come la protagonista dell'appena precedente La femme infidèle? (anche qui orrore italiano, ma curiosa ambiguità: al titolo originale viene aggiunto il nome dell'attrice, che diviene anche il nome della protagonista del film).

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