il signor diavolo regia di Pupi Avati Italia 2019
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il signor diavolo (2019)

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locandina del film IL SIGNOR DIAVOLO

Titolo Originale: IL SIGNOR DIAVOLO

RegiaPupi Avati

InterpretiGabriel Lo Giudice, Filippo Franchini, Cesare S. Cremonini, Massimo Bonetti, Lino Capolicchio

Durata: h 1.26
NazionalitàItalia 2019
Generehorror
Al cinema nell'Agosto 2019

•  Altri film di Pupi Avati

Trama del film Il signor diavolo

Roma, 1952. Il giovane funzionario ministeriale Furio Momenté viene convocato dal suo superiore per una questione delicatissima. In Veneto, un minore ha ucciso un coetaneo convinto di uccidere il diavolo. Per motivi elettorali la questione va trattata in modo da evitare scandali. La madre della vittima è molto potente e, da sostenitrice della causa della maggioranza politica, ha cambiato opinione assumendo una posizione assai critica nei confronti della Chiesa e di chi politicamente la supporta. Il compito di Momenté è quindi quello di evitare un coinvolgimento di esponenti del clero nel procedimento penale in corso.

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Voti e commenti su Il signor diavolo, 54 opinioni inserite

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biagio82  @  29/10/2023 20:36:57
   8 / 10
altro magnifico film di Avati che come al solito riesce ad inquietare con una sceneggiatura solida ed una regia perfetta .
la storia prende fin dalla primissima scena, gli attori sono tutti bravissimi e il finale come è da brividi.
gli unici difetti che mi sento di segnalare sono alcune scelte discutibili nella fotografia a volte troppo scura ed alcune situazioni troppo allungate, ma sono poca cosa e non rovinano il risultato finale.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Edgar Allan Poe  @  22/02/2022 00:57:43
   7½ / 10
Avati torna all'horror dopo molto tempo, e il risultato è "Il signor Diavolo", film che ho particolarmente apprezzato. La vicenda e il contesto in cui è inserita, oltre al modo in cui è narrata, sono particolarmente efficaci, e a parte qualche dubbio su alcuni effetti digitali e sulla color correction a volte troppo scura, non credo ci troviamo di fronte ad un film con grossi difetti.

alex94  @  08/10/2021 14:11:58
   6½ / 10
Ritorno di Avati al cinema horror delle origini,ci sono le atmosfere e le inquietudini tipiche dei suoi lavori passati, c'è una parte del cast ( in parti secondarie) e c'è una storia gradevole che dura il giusto e che si fa seguire con interesse dal primo all'ultimo minuto ( per quanto penalizzata da un finale non proprio efficace).
Ben diretto come sempre,perde un po'a causa di una fotografia smunta e di qualche, evitabile, caduta di stile.
Non ai livelli dei capolavori passati ma tutto sommato valido.

76eric  @  02/04/2021 12:37:46
   8½ / 10
Ammetto che quando votai il Nascondiglio, mi feci prendere più dall' enfasi di un nuovo film horror di Avati in mezzo al piattume del Cinema italiano che non dalla bellezza del film in sè, che rimane di un livello ottimo, sia chiaro, ma non tra i miei preferiti del Maestro.
Sicuramente parliamo di uno dei registi più prolifici e più influenti del cinema italiano, vista l' enorme e variegata lista di pellicole dirette.
Il Signor Diavolo sembra diretto negli anni '70, e riprende quelle tematiche ed ha quella linea narrativa già sperimentata dal regista con il Capolavoro " La casa dalle finestre che ridono" e con uno dei suoi film più sottovalutati di sempre ma di livello eccelso come "L' arcano incantatore".
Questo suo modo di farci vedere lo scorcio rurale del paesaggio veneto ammalia, così come fece nel lontano 1976 e nel 1996 coi paesaggi rurali emiliani. Inoltre qui ricostruisce uno scorcio italiano molto ben fatto del Dopoguerra ( nel magnifico "L' arcano incantatore" invece analizza la vicenda nel contesto della metà del 1700 ). Il ruolo centrale della Chiesa, la popolazione non molto acculturata del luogo, le dicerie, le malelingue e le superstizioni, il tema del Male. Tutti gli ingredienti che hanno saputo contraddistinguere il suo modo di fare cinema di genere, al quale viene incastonata la tematica politica che a mio avviso poco aggiunge ai fini delle vicissitudini.


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I finali dei film di Avati sono sempre tragici e cattivi ed anche in questo caso non si lesina... Potrebbero esserci delle piccole incongruenze a livello narrativo che potrebbero essere legate al sovrannaturale, ma che non scalfiggono a mio avviso la solidità della trama.

Credo che dopo l' inarrivabile "La casa dalle finestre che ridono" e "L' arcano incantatore", sia il film horror di Avati che ho maggiormente apprezzato, sebbene anche Zeder è davvero tanta roba... Insomma quando Avati vuole fare paura, sà come fare paura!

daniele64  @  10/03/2021 11:11:45
   6½ / 10
Nel Veneto lagunare del secondo dopoguerra , un timido ispettore del Ministero di Giustizia deve indagare con discrezione sulla morte di un ragazzino considerato incarnazione sel demonio ... Pupi Avati prova a tornare al horror padano delle origini . Il risultato non è a quei livelli , ma questa rimane comunque una pellicola più che dignitosa , che piace per le povere atmosfere contadine da Anni '50 e per l' inquietante aura di sacro mistero e di primitiva superstizione che la permeano . Il film è tratto da un romanzo scritto un paio di anni prima dallo stesso Avati , ma il finale è differente . Una storia cupa e macabra , in bilico tra l' oscurantismo religioso e la ruralità arcaica , con riflessioni politiche che rimbalzano tra il diavolo e l' acquasanta , influenzate come sono dal soprannaturale e dalle credenze popolari . Il protagonista è l' esordiente Gabriel Lo Giudice , che presta il suo volto irregolare all' impacciato inquirente . E' affiancato da parecchi nomi ricorrenti nel Cinema di Avati , come il sempre bravo Gianni Cavina , l' esangue Lino Capolicchio , l' efficace Massimo Bonetti ed il tormentato Alessandro Haber . In altre particine si notano poi l' ottima Chiara Caselli ed un insolito Andrea Roncato . Una malsana pellicola di quel genere gotico padano che Avati stesso aveva inventato oltre quarant' anni fa , un po' lenta ma densa di arcano pessimismo , di indizi inquietanti e di orrore velato . Ottime le ricostruzioni ambientali dell' epoca , riprese con eleganza , discutibile la livida fotografia di Cesare Bastelli , piuttosto anonima la colonna sonora di Amedeo Tommasi e belli i ( pochi ) effetti speciali ( non digitali ) splatter di Sergio Stivaletti , per un film magari un po' nostalgico ma stuzzicante , anche se con un finale più d' effetto che chiarificatore . Gli darò 6,5 .

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  24/02/2021 14:19:52
   6 / 10
Mi è piaciuta molto l'ambientazione, molto bella anche la fotografia.
Sceneggiatura non troppo solida.
Non ho apprezzato la recitazione.
Speravo in qualcosa di più.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  23/02/2021 19:47:52
   7 / 10
Pupi Avati torna all'horror e fa centro. Il regista bolognese si sposta dalla consueta Emilia e ambienta il film in Veneto, a Lio Piccolo, piccolo paesino della Laguna. Questa pellicola non può che rimandare a "La casa dalle finestre che ridono", capostipite del "gotico padano", anche se questa pellicola è visivamente più cupa: non l'assolata Emilia ma un plumbeo Veneto, con una fotografia virata al grigio.
Sceneggiatura forse non è perfetta, ma funzionale alle creazione d'atmosfera. Bravo Avati, regista prolifico e di qualità.

topsecret  @  31/10/2020 23:07:14
   7 / 10
Si respira un'atmosfera malsana e densa di mistero in questo film che segna il ritorno di Pupi Avati al genere horror.
Un film convincente sotto molti aspetti, primo fra tutti la sceneggiatura, scritta a sei mani con il fratello e il figlio, capace di infondere una certa curiosità e un'aura da brividi raffinati, senza eccedere troppo e riducendo all'essenziale i momenti di vera inquietudine.
Il cast è nutrito e credibile nella performance, la regia è sicura e il ritmo della barrazione è abbastanza lineare.
Si vocifera di un possibile sequel.

Attila 2  @  04/06/2020 17:44:50
   6½ / 10
Atmosfere antiche ,paesaggi che sembrano nascondere dietro ogni angolo misteri ed insidie.Cittadina piccola dominata dalla paura della religione,dalle dicerie che diventano in fretta pregiudizi e superstizioni che portano a paure e timori.Pupi Avati fa un viaggi a ritroso verso le sue origini e confeziona un horror di quelli "all'italiana" che fanno paura con il mistero e con le cose che non si riescono a spiegare,senza sangue o scene splatter,ma con grande inquietudine e tensione che sfocia in un finale non troppo inaspettato ma che comunque riesce a sorprendere e a rendere il tutto ancora piu' terrificante

antoeboli  @  26/05/2020 12:16:57
   6 / 10
Pupi Avati torna alle sue origini che lo fecero conoscere,ovvero all horror,anche se qui a tratti sembra essere mischiato col thriller.
Un opera girata bene,con fotografia dai colori spenti,ma che sta troppo impostata da film per la tv,o almeno così mi pare di aver notato.
Gli attori sono buoni,e ci sono anche diversi volti conosciuti del passato italiano come Roncato che fa un piccolo ruolo come anche il grande Haber.
Il vero problema del film è che scorre bene ma ha nel suo complesso una sceneggiatura piatta,che si salva in corner grazie al suo finale che dimostra tutto il suo messaggio allo spettatore.
Bella la location veneta con questo paesino sperduto,dove la gente crede a qualsiasi sciocchezza,e ha dei canoni religiosi che sono legge.

floyd80  @  10/04/2020 14:15:05
   6 / 10
L'atmosfera che si respira all'interno della pellicola ci trasporta nel Veneto degli anni cinquanta. La regia è di quelle di prim'ordine e la storia non è poi così male, come del resto anche le musiche piuttosto originali e ben inserite nel contesto.
Poi però ci sono gli attori e tranne in qualche raro caso non sono per niente in parte o sono inverosimilmente esagerati, dando al film quel tocco di fiction di serie B che fa passare la voglia anche al più speranzoso degli spettatori.
Carino il finale, ma male...male gli attori.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  05/04/2020 16:45:15
   6½ / 10
Quando Avati torna all'horror c'è sempre un sussulto da parte dei suoi fan in attesa di un altro gioiello come "La casa dalle finestre che ridono".
Non siamo certo a quei livelli ma il modo in cui racconta la tetra provincia Veneta è da incorniciare.
Abilmente ambientato negli anni '50 ci troviamo alla classica indagine della chiesa per scoprire la natura di alcuni eventi demoniaci. L'indagine viene quasi subito conclusa ma va' avanti la ricerca personale di un protagonista pieno di dubbi.
La caratterizzazione dei protagonisti è la cosa che mi è piaciuta di meno, la cosa migliore è invece l'atmosfera.
Qualche difetto c'è, anche sul finale, ma è comunque da vedere per aggiungere un altro tassello alla splendida carriera di questo regista nostrano.

everyray  @  30/03/2020 17:26:13
   7 / 10
Decisamente meno entusiasmante rispetto a ciò che mi aspettavo.
Un punto in meno lo do per il fatto che alcuni attori,tra cui l'attore principale, sono stati doppiati.. scelta davvero discutibile anche se a livello estetico gli attori sono perfetti per questo film.
Le allegorie e le ambientazioni sono davvero ben fatte ma la storia sembra quasi non decollare mai ma io finale fortunatamente salva tutto.

Goldust  @  26/03/2020 21:51:42
   7 / 10
Finalmente Avati torna a firmare un horror come si deve riprendendo i connotati classici che in passato avevano decretato la sua fortuna quando aveva affrontato questo genere di film. La sua capacità di descrivere storie di provincia apparentemente secondarie e di costruire personaggi non privi di scheletri nell'armadio sembra ancora miracolosamente intatta ed infatti la mente corre subito, ovviamente, a " La casa dalle finestre che ridono", pellicola esemplare di un sotto genere horror padano che ha lasciato il segno. Un lavoro maturo in cui l'atmosfera mista di inquietudine e drammaticità regge fino ad un finale difficile da dimenticare. E non è mica poco. Promosso.

CyberDave  @  22/03/2020 21:47:06
   6½ / 10
Attendevo fin dalla sua uscita in estate di edere il nuovo lavoro di Avati, devo dire che non sono rimasto deluso, il regista si conferma un maestro nelle ambientazioni e nel far respirare allo spettatore tutto quello che era l'Italia in quel periodo.
La storia è interessante fin dall'inizio, manca però sempre quel guizzo che lo eleverebbe ai livelli di altri suoi lavori, le indagini sono gestite bene, però è tutto molto veloce, si arriva in fretta alla parte finale, dove troviamo una forzatura che non riesce a dare quel tocco di genialità che mi aspettavo.
In ogni caso un film che merita di essere visto, soprattutto alla luce della pochezza del anorama thriller/horror.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gabe 182  @  20/03/2020 20:12:21
   8 / 10
Finalmente sono riuscito a vedermi uno dei film che attendevo di più l'anno scorso, Il signor Diavolo Di Pupi Avati, l'ho rivisto due volte per riuscire a capire certi enigmi e per recuperare qualcosa sfuggito alla mia prima visione.
E' appannaggio solo dei grandi cineasti, registi o attori che siano, spaziare tra generi diversi con identica padronanza, ritagliandosi con merito un posto di rilievo nella storia del cinema. Pupi Avati aveva già ampiamente dimostrato di saper navigare a suo agio sia nella commedia sofisticata che nel giallo/thriller/fantastico, e di trovare in ogni caso una formula espressiva di successo.
A 80 anni il regista bolognese chiude con Signor Diavolo una immaginaria trilogia dell'orrore, più rappresentato che esposto, iniziata 43 anni fa con l'indimenticabile capolavoro La casa dalle finestre che ridono, e proseguita con Zeder.
Non siamo davanti ad un "horror" tipico con scene che terrorizzano la platea di quando in quando, ma più che altro lo inserirei in una categoria dal nome "Disturbing Movie".
Veramente azzeccate fotografia ed inquadrature: il colore "gotico" e le riprese dei dettagli rendono l' idea della provincia povera e superstiziosa, dei personaggi miseri e abbandonati a se stessi.
La mano sapiente di Avati si vede tutta nella direzione degli attori e nella scelta delle inquadrature, con molti grandangolari a far risaltare il meraviglioso e a tratti poetico paesaggio della campagna veneta, nel lento aggrovigliarsi della trama in un vortice di sospetti, nel progressivo definirsi della psicologia dei personaggi, a partire dal piccolo protagonista fino alle molte figure di contorno, tra tutti Lino Capolicchio nei panni del parroco e di Gianni Cavina nei panni del sacrestano, redivivi dal capolavoro del 1976.
In conclusione,Pupi Avati ci ha abituati a pellicole ottime e filmettini anonimi, ma in questi suoi alti e bassi non ha mai perso occasione per, comunque, tenere alta l'attenzione verso i suoi lavori, ovviamente il Signor Diavolo è uno di questi. Capolavoro.

JOKER1926  @  19/03/2020 02:23:24
   6½ / 10
Pupi Avati rientra nel novero dei nomi celebri dell'horror italiano, ha prodotto tanto incentrando i suoi film su specifici dettami.
L'alone di mistero e le atmosfere che attorniano i prodotti del regista sono un marchio di fabbrica.

Avati sull'atmosfera è una garanzia, dal plot e persino dai titoli delle produzioni, è possibile carpire l'intenzione dell'artista. L'intenzione è anche un discorso di natura potenziale, spesse volte, il problema con le pellicole di Avati, si sviluppa su questa asse.
"Il signor diavolo", ad esempio, parte da una propiziante narrazione ed è impregnato in un circuito di ambientazioni speciali. La scena costruita da Avati è anacronistica, bisogna essere molto bravi tecnicamente per quanto concerne una simile costruzione, Avati è indubbiamente idoneo al concetto di bravura artistica.
I grandi problemi si hanno, quasi sempre, sullo sviluppo di storia e sceneggiatura. "Le case dalle finestre che ridono", è un grande esempio di potenziale inespresso (o distrutto).

"Il signor diavolo" ha una propria logica nella prima parte, film oldstyle, che riesce a tramandare un interessante alone di enigmi. Con il tempo il film, purtroppo, perde qualcosina. La promettente sceneggiatura inizia velocemente ad incepparsi, si aggiungono troppi personaggi nella giostra del mistero e alcuni di essi sembrano essere fuori contesto.
Paragonato alle altre produzioni, "Il signor diavolo" ha comunque più forza, se storia e sceneggiatura crollano, resta salda l'espressione, o perlomeno, quella sorta di simbolismo.
Il simbolismo di Avati, in questo film, si palesa nel finale, potrebbe risultare quanto mai sconclusionato, ma a mente fredda, lo spettatore può ricavarne una lettura sottile e valente.

Avati, nel discorso concettuale, ha peccato sempre dando meno rispetto alle aspettative, "Il signor diavolo", è un segnale comunque positivo, vale la visione.

JOKER1926

Trixter  @  17/02/2020 10:10:41
   6½ / 10
Avati scrive e dirige un noir gotico-padano di buona fattura in cui a primeggiare sono le atmosfere cupe e desolate ed un'ambientazione rurale a tratti inquietante. Mi è piaciuta anche la fotografia, con colori tanto tenui da apparire, a tratti, una pellicola b/n. La recitazione non mi ha fatto impazzire, certi frangenti il tono troppo basso dei dialoghi ha reso quasi incomprensibile le battute farfuglianti dei personaggi, e il finale, come detto da altri commentatori, è effettivamente precipitoso e oscuro. Tuttavia, nel complesso, il film merita una visione: Pupi Avati è tornato e si è ripreso quelle atmosfere che sa utilizzare con grande padronanza.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  07/02/2020 10:37:28
   8 / 10
Felice ritorno ad atmosfere rurali di matrice orrorofica per Pupi Avati, il quale delinea in modo eccellente una terribile storia di provincia in bilico tra crudo realismo e situazioni quasi kafkiane. Superstizione e credenze bigotte alimentano scenari da incubo figli di una laguna veneta dai toni cupi e opprimenti, restituiti da un lavoro fotografico assolutamente in linea con il grigiore morale di buona parte dei protagonisti. Questi, a volte vittime, più spesso carnefici, sono educati ed asserviti alla paura dell'ignoto simboleggiata dalla diversità, vista come fonte di peccato. Efficace la descrizione del contesto sociale (siamo negli anni '50) in cui politica ma soprattutto religione mostrano il loro lato più arrivista da una parte, più subdolo dall'altra. Chiara Caselli spicca in un cast abbastanza convincente, qualche interrogativo resta sulla logica narrativa, ma alla fine non infastidisce la necessità di autofornirsi qualche risposta.

Jokerizzo  @  27/01/2020 21:13:02
   8 / 10
Certo, non sicuramente tra le sue migliori opere, ma Pupi Avati...è sempre Pupi Avati!

Budojo Jocan  @  20/01/2020 16:32:53
   6 / 10
Se non ricordo male non sono andato in estasi neanche per "La casa dalle finestre che ridono", figuriamoci per questo. Sceneggiatura confusa e nemmeno troppo intrigante. Attori che a volte farfugliano e bisogna tornare indietro a guardare fisso il labiale per cercare di decifrarli. Bella la location e la fotografia, finale affrettato. 6 perché non mi ha annoiato, ma speravo in qualcosa di meglio.

Macs  @  08/01/2020 10:51:00
   6 / 10
Mi aspettavo di meglio, il film sembra essere stato tagliato in più punti perché la sceneggiatura è un po' affrettata. Non ho letto il libro, ma nella resa filmica la narrazione pare zoppicante. Alcuni episodi vengono lasciati in sospeso senza essere chiusi, poi il finale è aperto e ci può stare, tuttavia la tensione latita per gran parte del film. In merito alla recitazione, il protagonista lascia a desiderare e anche il bambino che interpreta Carlo non è troppo credibile. Avati torna alle location e (vorrebbe) alle atmosfere delle finestre che ridono, ma questo film è parecchio lontano dal gioiello del 1976: lo smalto se n'è andato, si ha un'impressione di stanchezza, rimane un pallido tentativo di richiamarsi agli antichi splendori.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  22/12/2019 17:29:37
   6 / 10
Avati rubacchia da due sui capolavori , cambia qualcosa ma non i capisaldi , shakera il tutto e ce lo propone come un horror minimale e provinciale .
Operazione riuscita e furba per i novizi , ma non ha la tensione della casa delle finestre che ridono , o il mistero dell'arcano incantatore.
quindi il minimo per la sufficenza nulla di più

BlueBlaster  @  21/12/2019 09:42:54
   6½ / 10
Non credevo che mi sarebbe piaciuto sto film....tra fotografia patinata-televisiva, cast italiano (di cui odio il "non doppiaggio"), location troppo famigliari ed altri dettagli tipici degli horror italiani di questa epoca.
Avati invece riesce a creare suspense ed interesse per quasi tutto il film (intelligentemente resta dentro i canonici 90 minuti), dirige più che bene i suoi attori regalando ottime atmosfere mistery e racconta una storia su superstizioni e leggende campestri che risultano credibili.
Osa nell'orrore quanto basta per inquietare lo spettatore e secondo me riesce a coprire una platea piuttosto ampia.
Insomma non mi è dispiaciuto.

Palestrione  @  14/12/2019 11:06:54
   6 / 10
Un po' deludente, per quanto le premesse fossero tutt'altro che negative. Non è chiaro l'intento reale della sceneggiatura, visto che alla fine il film non può risultare un horror a tutti gli effetti. Si poteva approfondire un po' di più soprattutto la prima parte, relativa all'amicizia tra i due ragazzi. Quindi il problema maggiore del film e la sua complessiva inefficacia è legato in sostanza alla sceneggiatura. Perché gli altri elementi (regia, fotografia e scenografia) sono tutto sommato buoni.
Azzeccata la scelta degli attori comprimari, mentre Gabriel Lo Giudice non è parso all'altezza.

DankoCardi  @  11/12/2019 13:12:17
   7 / 10
Siamo lontani dai fasti de La Casa dalle finestre che ridono e Zeder...ma non molto. Avati, per il suo ritorno al sovrannaturale, ce la mette tutta per ricreare le ambientazioni e l'atmosfera delle sue precedenti opere e purtroppo non si può affermare che vi riesca al 100% tuttavia questo Signor Diavolo non sfigura affatto nonostante una fotografia che, benchè oscurata, viene fuori un pò troppo patinata e la regia che a tratti sa un pò di televisivo. Anche grazie ad una pletora di interpreti tanto bravi quanto inquietanti (Chiara Caselli non l'ho mai vista così intensa ed ispirata) la storia storia cattura sin da subito e ci trascina in quel contrasto avatiano tra ampiezza degli spazi padani e situazioni claustrofobiche che stringono sempre più i protagonisti in una morsa (La casa dalle finestre che ridono). Buona parte della storia poi è una interessante indagine che crea un crescendo per l'angosciante e lapidario finale (Zeder) e tra scene carnivore e viscerali che poco lasciano all'immaginazione c'è di mezzo anche il maligno (L'arcano incantatore) con le sue superstizioni in bilico tra fantasia e realtà. Insomma Avati ci regala una summa dei sui migliori film precedenti che non è un capolavoro ma risulta un bel film ed in più mi sento di premiare per il fatto che oggi di pellicole così nel panorama italiano se ne vedono troppo poche...e se ne sente molto la mancanza!

Scanlon  @  09/12/2019 13:05:45
   6½ / 10
Un Avati che rifà l'Avati che fu, ma in tono minore.

Per quanto io abbia amato film come La casa dalle finestre che ridono, Zeder, l'Arcano Incantatore e perché no, anche il Nascondiglio, stavolta mi spiace dirlo, ma Pupi ha il respiro corto, fuori e dentro di metafora. 80 minuti sono forse pochino per una storia che poteva fornire più di uno sviluppo per svicolare dalle maglie classiche della detective story. Dopo aver infatti presentato tutti gli elementi in giudizio, Pupi volge subito ad un epilogo che richiama molto il contesto e l'andatura del suo primo e più famoso giallo. Insomma, la sensazione, a visione ultimata, è che si sia voluto rischiare il meno possibile, procedendo su sentieri già tracciati e richiamando topoi già sperimentati. La recitazione è discreta, il taglio della regia e del montaggio, troppo stretto sui personaggi e sulla catena degli eventi, ha tuttavia un che di televisivo. Guardabile ma non sorprendente.

AMERICANFREE  @  05/12/2019 18:51:41
   7 / 10
Film di ottima fattura, piu' che horror direi un giallo. La regia e fotografia e' di alto livello, la location e' molto intrigante . La recitazione mi ha sorpreso in positivo, la trama e' semplice nello svolgimento e mi ha coinvolto. Mezzo voto in piu' per il finale

mmagliahia1954  @  14/10/2019 20:38:53
   8½ / 10
ottimo film di un grande regista.
Attori bravissimi, bambino fenomenale, colori bassi apposta, inquadrature studiate, tema e soggetto inquietante.
Parliamo di Avati, un Regista che invecchiando, come il vino, migliora. E non è semplice migliorare un capolavorista.

Sestri Potente  @  25/09/2019 15:29:57
   7 / 10
Pupi Avati ricompone in parte il cast che fece grande "La casa dalle finestre che ridono", una delle opere imprescindibili del thriller italiano.
Le atmosfere sono le stesse, la storia c'è e si "sente" già dalle prime scene.
C'è tutto, ma allora perchè questo finale così frettoloso? La storia meritava di più, ci si poteva lavorare per creare un film assolutamente geniale.
Invece finisce sul più bello... Occasione persa, peccato davvero!

tarr97  @  21/09/2019 12:15:22
   7½ / 10
dopo 43 anni Avati ritorna a Comacchio a girare un gotico dalle forme più' rurali.
simo nel 1952 il giovane funzionario del minstero della giustizia di Roma Furio Momentè viene inviato a Venezia per cercare di far calmare le acque a causa di un omicidio avvenuto in veneto che potrebbe compromettere le elezione della DC. Furio sul treno leggendo il verbale verrà a conoscenza della storia di Carlo giovane omicida
che a ucciso Emilio suo coetaneo convito che fosse il demonio, la ricca madre di Emilio molto temuta nega che Emilio fosse indemoniato e che era in realtà epilettico
dando quindi la colpa a i religiosi del paese. tuttavia rimagono ancora molti punti oscuri. come le voci che dicono che Emilio abbia ucciso la sorellina neonata nella culla o la mancata autopsia sul corpo di Emilio e la sparizione della sua denatura spaventosa. Furio sempre più' coinvolto in questa faccenda comincerà a indagare da solo in luogo dove superstizione e realtà si mescolano, tutti i personaggi che incontra sembrano che vogliano nascondergli qualcosa. Furio una volta arrivato a Lio Piccolo incontrerà la cupa figura del sacrestano che confessa che Emilio ha davvero ucciso la sorellina e che il corpo è stato occultato nella cripta della chiesa. dove Gino (il sacrestano) diceva di non entrare perché secondo lui il demonio era intrappolato li dentro, Furio si cala con una scala trova il corpo decomposto della piccola ma una volta che cerca di ritornare in superficie il sacrestano tira via la scala e lo chiude dentro, prima che la botola venga chiusa del tutto Furio alle spalle di Gino nota Carlo che sorride malignamente con la dentatura simile a quella di Emilio, probabilmente quando Carlo ha ucciso Emilio a colpi di fionda, e Emilio in agonia a supplicato di coprirlo perché aveva freddo il demonio si è trasferito dal corpo moribondo di Emilio a quello sano di Carlo che avendo ucciso e dato in pasto l'ostia al verro ora il suo corpo è pronto ad avere dentro l' estremo male. che dire davvero molto inquietante questo ultimo horror di Avati. ti lascia con una angoscia che non provavo da parecchio vedendo un horror. questo film insieme ad un altro bel horror made in italy "the nest il nido"
sono in grado di inquietare, spaventare e avere tematiche più' interessanti di molti film horror commerciali come annabelle ecc. Avati a differenza di Argento dimostra che anche ad 80 anni riesce a girare bene e saper ancora inquietare.
lo stile del film a risulta piu' simile alla casa dalle finestre che ridono, la differenza sta in una fotografia fatta col chiaroscuro che mi ha ricordato molto le pellicole di Jaume Balaguero'. e nella violenza qui molto più' esplicita. tra le tematiche che ci ho visto ne ho notata una molto simile ad una scritta di Baudelaire :" Il più bel trucco del Diavolo sta nel convincerci che non esiste" la gente del villaggio che sapeva che Emilio aveva qualcosa di demoniaco occulta tutte le varie prove per nascondere il male ovvero il demonio, abbiamo la tematica della solitudine di Furio Momentè che continua a telefonare ad un infermiera dell manicomio dove è rinchiuso suo padre per poter avere una donna con cui stare, abbiamo l' infanzia violenta di Furio con il padre che lo rinchiudeva in una stanza buia molto simile al crudele finale che Furio subirà. ora Avati a come progetto l' idea di fare un film su Dante, faccio un buon in bocca al lupo ad Avati per questo interessante progetto che ricorda vagamente il giovane favoloso di Martone.

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  13/09/2019 21:21:20
   8 / 10
Ii profondo Veneto come la profonda Emilia, realtà quasi fuori dal tempo, nella cui immersione si diventa prigionieri come di una cappa opprimente e di orrore ancestrale indefinibile. Lo spaesamento di Furio Momentè non è differente da quello di Stefano della Casa dalle finestre che ridono. Venendo a contatto con quel mondo rurale più volte descritto da Avati nei suoi film gotici, i protagonisti perdono gradualmente le coordinate della razionalità ed una crescente inquietudine dettata da superstizioni e dicerie prende connotati più sinistri. Ho sempre affermato il rimpianto verso un regista che, a mio parere, si è dedicato troppo poco al film di genere, in cui a parte il mezzo passo falso di Il nascondiglio, ha sempre saputo dare un'impronta precisa e riconoscibile come in questo caso. Accompagnato dai suoi attori più fedeli e sempre all'altezza del compito (come Cavina, Capolicchio e la Caselli), Il Signor Diavolo èun signor horror, solido nella sceneggiatura, nelle sue interpretazioni e nella descrizione del contesto, quest'ultimo un elemento fondamentale come La casa dalle finestre che ridono.

Max_74  @  06/09/2019 19:04:23
   7½ / 10
Pupi Avati, dopo il periodo contemporaneo, torna a Comacchio nei suoi luoghi natii e nel passato. Storia noir dai risvolti horror apparentemente vicina a 'La casa dalle finestre che ridono' (1976) ma molto più dalle parti de 'L'arcano incantatore' (1996). Grande atmosfera, fotografia, cura per il dettaglio e per gli ambienti ma si perde in un ritmo talvolta un pò televisivo e una vicenda inutilmente poco chiara che nel finale lascia più di un dubbio. Trascurabili (gli unici due, fortunatamente) i momenti soprannaturali e un ricorso al CGI francamente fuori luogo ed evitabile (SPOILER).
Buone le prestazioni degli attori e come sempre Avati è un grande descrittore delle ombre, del silenzio, dei luoghi oscuri e decadenti, del vento, e per questo si può perdonare qualche ingenuità. Non nego che sono uscito dal cinema con un pò di inquietudine in una serata peraltro, neanche a farlo apposta, molto ventosa. E provare queste emozioni in tempi di montaggi ed effetti sfrenati (vedi il remake di IT) che sono tutto fuorchè paurosi, non è cosa da poco. Trucchi ed effetti di Sergio Stivaletti. Musiche trascurabili. Un Avati comunque di nuovo in gran forma, ma sempre una spanna sotto i suoi horror e noir più noti.

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addicted  @  02/09/2019 19:42:35
   6½ / 10
L'ultima sortita di Avati nel genere horror è un film a cui non è per niente facile dare un voto. In generale non è il suo horror migliore: a parte La casa dalle finestre che ridono, anche gli altri suoi titoli orrorifici sono meglio riusciti. Il signor diavolo soffre di una sceneggiatura confusa, che suggerisce molto, non spiega nulla e lascia troppi punti e personaggi fastidiosamente irrisolti. Il finale spiazza, ma non tanto per il colpo di scena, quanto per la confusione che genera nella testa degli spettatori. Troppe cose non hanno senso. Non dico che tutto deve sempre essere chiaro e conseguente, ci mancherebbe altro. Il mistero insiegabile è sacrosanto, però va gestito con stile. In questo caso ci di sente solo presi un po' in giro. Troppe cose vengono lasciate appese, senza portare da nessuna parte. Se fosse tutto qui sarebbe un film da 5. Ma il malefico Avati ha delle doti innegabili e comunque assesta alcuni colpi niente male. Le interpretazioni sono buonissime, soprattutto quella di Chiara Caselli, che da vita ad una darck lady indimenticabile. Ma soprattutto ci sono un paio di sequenze da puro horror che sono veramente notevoli e salvano il destino di tutto il film, almeno per gli appassionati del genere. Insomma, è pieno di difetti, ma non se ne può sconsigliare del tutto la visione.

cort  @  29/08/2019 00:05:52
   6 / 10
Film ben diretto con scene sempre pulite(ed alcune di forte impatto) e con una buona fotografia. Non mi è piaciuto l'attore bambino con la voce monocorda e lo sguardo sempre uguale. La trama non da grandi sussulti ed avrei preferito più horror che dialoghi(che poi non approfondiscono molto). Un horror ma anche un drammatico e nessuno dei due generi supera la sufficenza.

Sopranik  @  28/08/2019 10:10:52
   8 / 10
Da grande maestro del cinema italiano, Pupi Avati firma la regia di un film che si propone di esaminare, mantenendo i toni dei genere dell'inchiesta, la realtà locale veneta e le credenze religiose che, tra ignoranza, superstizione e false dicerie, condizionano la vita dei ceti meno abbienti.
Attraverso una fotografia grezza, che non si preoccupa di ripulire le tracce di polvere depositate sulla lente, interni decadenti, spogli, ritratto di una società in crisi, stremata dall'ignoranza e dai continui giochi di potere tra Stato e Chiesa, si sviluppa una storia che pone al centro della narrazione volti consumati di persone umili, vittime e al contempo artefici del loro stesso male, condizionate da una forza superiore in grado di tirare i fili e tessere le trame delle loro esistenze.
"Il Signor Diavolo" è un'opera complessa e coraggiosa, dalle diverse chiavi di lettura, figlia dei suoi tempi, prodotto di un complesso sistema sociale che non lascia vie di scampo e non fornisce risposte a chi, dall'esterno, prova a cercare delle soluzioni.

Estonia  @  26/08/2019 00:34:27
   9 / 10
In un'atmosfera densa di sinistri depistaggi e superstizioni contadine si snoda questa lugubre vicenda in cui il Male assume sembianze inaspettate. Fotografia impeccabile. Personaggi splendidamente grotteschi e come attraversati da un perenne stato febbrile. Un gotico padano con interessanti implicazioni politiche e religiose. Magicamente cupo.

adrmb  @  25/08/2019 18:54:16
   6 / 10
Mmmmh... ha alcune cose buone, ma altre non mi sono piaciute e hanno minato un po' il godimento complessivo (che non è stato elevatissimo).
Innanzittutto, io avrei eliminato completamente tutti i tocchi e scene horror: per me il film dà il suo meglio nei flashback della confessione del ragazzino, nel costruire un contesto rurale, superstizioso e apparentemente luciferino. Però per me da quando il funzionario inizia ad indagare il film non riesce a restituire lo stesso interesse e la trama si fa inutilmente intricata, il simbolo "horror" reiterato del pianto della bambina m'è sembrato un po' inserito in maniera un po' fine a se stessa, gli intrighi politici scritti un po' all'acqua di rose, a mio avviso, così come il finale che secondo me ricerca inutilmente il colpo di scena soprannaturale, che boh mi è parso "meh". Avrei preferito una narrazione più lineare e ancorata alla realtà rurale suppongo.

Non m'è piaciuta neppure la fotografia, per me troppo opaca e uniforme.

Jumpy  @  25/08/2019 11:47:02
   8 / 10
Thriller/Giallo/Horror miscelati in modo molto realistico e magistrale.
Spiazza infatti sopratutto per questo: gli elementi horror/soprannaturali sono perfettamente integrati nella trama, molto verosimile, per cui lo stesso spettatore si trova disorientato.
Fotografia perfetta: l'impatto visivo è davvero notevole, musiche (giustamente) un po' retro. Da vedere...

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  25/08/2019 00:21:46
   8 / 10
A parte il formalismo di certi dialoghi, il film è quasi perfetto. Affascinante fin dall'Ambientazione, che poi è la mia amata laguna di Venezia. Quando si libera dal manierismo nostalgico di molti suoi film Avati è inimitabile, e questo è un film Avatiano al cento per cento. Sembra la prosecuzione de "La casa dalle finestre che ridono" per intenderci, sia per gli interpreti (Capolicchio e Cavina, un poco redivivi) che per l'epilogo finale. Forse qua è là alberga un certo rigore narrativo e visivo alla Bellocchio, ma è un film di Avati e si vede. Una giostra di personaggi credibili, con la Caselli che sembra un incrocio tra Laura Betti e Caterina Boratto, e diversi caratteristi di prestigio. Un paio di sequenze agghiaccianti - una di esse sarebbe piaciuta a Peter Greenaway - e una gran bella sceneggiatura, un gran guignol maneggiato dal veterano Stivaletti ma soprattutto una forte inquietudine empatica. Mi ha ricordato che anch'io ho avuto problemi con l'ostia (?!) e che il mio parroco si chiamava proprio Don Gino. In fondo il nuovo Avati raccoglie le redini del Cinema di genere nobilitandolo con una vena gotica moderna ma assai autoriale

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