Steven è un cardiologo: ha una bellissima moglie, Anna, e due figli, Kim e Bob. All'insaputa di costoro, tuttavia, si incontra frequentemente con un ragazzo di nome Martin, come se tra i due ci fosse un legame, di natura ignota a chiunque altro. Quando Bob comincia a presentare degli strani sintomi psicosomatici, la verità su Steven e Martin sale a galla.
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Un film che ti si appiccica addosso durante la visione e non è una bella sensazione. Un'angoscia galoppante e brividi di dolore ti accompagnano senza scampo. Ma non riesci a staccartene tale è la bellezza tecnica e attoriale dell'opera, tra corridoi kubrikiani, scorci danesi e una colonna sonora suturata a mano. E un attore che a definirlo fastidioso gli si fa un complimento (Keoghan).
Un regista greco inserisce la mitologia ai giorni nostri con un semidio che importuna una famiglia normale. Normale, insomma, in questo film di normale c'è poco tra sentimenti freddi e psicologie disturbate. Si sfiora il capolavoro, ci si doveva fermare alla roulette russa in salotto. Perché un padre che uccide il figlio finisce in galera, non alla tavola calda.
'Dovevo interrompere il sortilegio, signor Giudice' Sarà andata così.