il ragazzo selvaggio regia di Francois Truffaut Francia 1969
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il ragazzo selvaggio (1969)

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locandina del film IL RAGAZZO SELVAGGIO

Titolo Originale: L'ENFANT SAUVAGE

RegiaFrancois Truffaut

InterpretiJean-Pierre Cargol, Françoise Seigner, Francois Truffaut

Durata: h 01:25
NazionalitàFrancia 1969
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 1969

•  Altri film di Francois Truffaut

Trama del film Il ragazzo selvaggio

Nel 1798 alcuni contadini francesi catturano nei boschi un ragazzo di circa 11 anni. È cresciuto in solitudine e abbandonato a se stesso. Del suo stato animalesco si interessa un medico parigino che si occupa di fanciulli sordomuti. Nonostante i pregiudizi che lo circondano, sarà proprio lui a risvegliare nel ragazzo la scintilla dell'intelligenza.

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Voto Visitatori:   7,74 / 10 (19 voti)7,74Grafico
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Voti e commenti su Il ragazzo selvaggio, 19 opinioni inserite

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topsecret  @  05/03/2019 19:52:31
   6 / 10
Il film è non annoia, anche perchè tratto da un fatto realmente accaduto, ma l'andamento della storia appare decisamente ripetitivo e abbastanza monotono in cui non si fa altro che annotare i progressi del ragazzino. Lascia parecchio amaro in bocca il finale che si limita a raccontare la consapevolezza di Victor per quella che ritiene essere casa sua e, forse, la sua nuova esistenza.
Truffaut dirige e interpreta una storia certamente interessante dal punto di vista sociologico (e scientifico) ma fatica un po' ad appassionare veramente...almeno per quanto mi riguarda.
Un film comunque sufficientemente coinvolgente.

kafka62  @  18/04/2018 10:18:35
   7 / 10
Truffaut amava dire che ciò che più lo attraeva degli adolescenti era che tutto ciò che fanno lo fanno per la prima volta. Ne "Il ragazzo selvaggio" questo sentimento viene ad essere addirittura raddoppiato, dal momento che il protagonista, un ragazzo vissuto per dieci anni completamente al di fuori della civiltà, come un animale allo stato brado, è in pratica una pagina bianca tutta da scrivere, una materia vergine ancora da plasmare. Non sorprende pertanto che Truffaut, molto vicino per sensibilità (se non per spirito illuminista) al personaggio del dottore che si propone di dare un'educazione al ragazzo, si sia riservato il ruolo maggiore del film, passando per la prima volta al di qua della macchina da presa (lo farà una seconda volta per un altro film molto vissuto e sofferto da un punto di vista personale, "La camera verde").
"Il ragazzo selvaggio" è una sorta di diario filmato dei tentativi (ma anche dei fallimenti) del dottor Itard di far superare al piccolo Victor quel muro che lo divide dai suoi simili, di insegnargli a comunicare e diventare in tal modo una persona normale. La dualistica opposizione natura/cultura viene qui risolta a favore della seconda, anche se il regista non si nasconde che l'integrazione sociale passa attraverso molteplici costrizioni, rinunce e compromessi, che allontanano inesorabilmente l'individuo dalla sua condizione di primordiale libertà. Ciò che interessa comunque a Truffaut non è tanto il raggiungimento dell'obiettivo prefissato da Itard, vale a dire la riconquista del "ragazzo selvaggio" alla civiltà (il film ha anzi un finale aperto a tutte le possibilità, anche quelle meno rassicuranti), quanto il problematico e sofferto percorso intrapreso dalla coppia, e le piccole, quotidiane prove superate (o fallite) nel corso di esso. "Il ragazzo selvaggio" rinuncia per fortuna agli elementi melodrammatici potenzialmente insiti nel soggetto (cosa che evita al film di diventare una sorta di versione aggiornata di "Anna dei miracoli"), ma si sviluppa come un film pedagogico (nel senso positivo e serio del termine), rigoroso nella scansione delle sequenze (tutte incentrate sui lenti progressi dell'esperimento educativo), quasi scientifico nell'accumulazione impassibile ed oggettiva di osservazioni sul comportamento del ragazzo.
Rispetto agli altri film di Truffaut, "Il ragazzo selvaggio" è uno dei più eterogenei ed anomali. In realtà, non mancano in esso alcune delle ossessioni tipiche del regista: l'emarginazione, l'iniziazione dell'adolescente alla vita e, in particolare, quella (che si ritrova anche in "Fahrenheit 451", "L'uomo che amava le donne", "L'ultimo metrò") dell'importanza della parola. L'apprendimento della parola, il passaggio da una comprensione basata sulla meccanica associazione di forme e colori ad un'altra, più evoluta, fondata sulla rappresentazione verbale delle cose, costituisce il nucleo centrale del film. In esso si manifesta l'amore viscerale di Truffaut per il linguaggio, senza il quale non si possono esprimere i propri bisogni, i propri sentimenti, le proprie emozioni, e quindi non è possibile diventare adulti.
"Il ragazzo selvaggio" è una pellicola di grande valore civile, anche se magari, cinematograficamente, può sembrare un'opera minore, in quanto la sua struttura di film-saggio dà l'impressione di privilegiare il testo scritto (Truffaut è ripreso spesso dalla cinepresa mentre verga nello studio i suoi rapporti giornalieri) rispetto alle immagini. Se questo è in parte vero (ma anche squisitamente truffautiano: si pensi, ad esempio, ad "Adele H" o a "Le due inglesi"), non si possono sottacere l'intima coerenza ed il grande rigore formale delle immagini. All'ambientazione ottocentesca della storia, poi, si conformano alla perfezione gli elementi stilistici del film (la musica per flauto di Vivaldi, i campi lunghi ed i totali, la fotografia in bianco e nero, la recitazione neutra), i quali sono tutti, volutamente, all'insegna di una messa in scena un po' datata e retrò.

Dick  @  01/11/2014 12:29:27
   8 / 10
Bel film ispirato ad una storia vera se non erro raccontato in maniera asciutta e coinvolgente senza divagazioni.

DarkRareMirko  @  06/08/2013 10:36:41
   8 / 10
Truffaut dirige ed interpreta un buon film, sul solito tema del diverso.

Fa riflettere (è giusta o no l'imposizione, il togliere esseri viventi dai loro habitat in virtù di una supposta superiorità da parte dei civilizzati, ecc.) e può contare su un'ottima interpretazione da parte del bambino.

Non proprio conosciutissimo (ne molto trasmesso), vale il recupero.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  18/05/2013 12:02:26
   8 / 10
Oh, finalmente un 8! Sì, perché era da un sacco che non davo un voto alto...
Questo film "analitico" può essere il Kaspar Hauser di Truffaut. L'educatore (appunto, Truffaut) allo stesso tempo rigido e affettuoso, sembra voler tirare fuori tutto il suo spirito paterno ma con distacco, e le riflessioni che scrive nel diario sono magnifiche. Al ragazzo (bravissimo e credibile Jean-Pierre Cargol) è impossibile non affezionarcisi.
Ottima la musica (Vivaldi) e la fotografia in b/n che riprende dei fantastici paesaggi.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  05/11/2011 00:02:05
   7½ / 10
Il film di Truffaut pone interrogativi interessanti sulla natura dell'uomo...se è giusto sradicare dal suo habitat naturale una persona e cercare con forza ad integrarlo nella nostra societa' solo perche si tratta di un essere umano...
Il caso preme maggiormente se si tratta di un ragazzo di 12 anni preso in "ostaggio" da un medico che con pazienza dedichera' tutto il suo tempo a educare il ragazzo...ma perche?siamo sicuri che non lo faccia per un piacere personale,per la carriera o per scrivere un libro?
Girato con stile quasi documentaristico anche perche spacciata per una storia vera di fine '700...
Un film interessante e piacevole da vedere.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  14/09/2011 18:42:30
   7½ / 10
Comprensibile che l'uomo Truffaut provasse fascino e interesse per la vicenda di Victor. Il Truffaut bambino, orfano, l'Antoine Doinel de "I 400 Colpi" cerca di comprendere, con rara umanità, la vicenda di un selvaggio completamente estraneo al sociale, alla cultura del suo tempo. Questo è un film che probabilmente fu sentito molto dal cineasta, un film a totale vocazione personalistica. Infatti è riuscitissimo da un punto di vista tecnico e contenutistico, ma non riesce minimamente ad appassionare. Sembra più fatto per sè, che per il pubblico.
Ovviamente è un gran film, la sequenza finale basta a tributargli un posto d'onore nella filmografia francese, tuttavia lo trovo di scarso interesse, per la noia della narrazione e del girato. Di Truffaut preferisco altri lidi, questa è una sperimentazione troppo solipsistica per incontrare il mio consueto favore.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  12/10/2010 16:17:38
   8½ / 10
Ci sarebbe molto da dire sul Ragazzo selvaggio,forse troppo da uno che Truffaut precedentemente lo ha quasi detestato pur avendo visto solo due suoi lavori prima di questo. Però è innegabile la forza di questo film,non solo nello stile che scardina le regole cercando in ogni modo di essere freddo e razionale ma pure in quei piccoli momenti commoventi che in un contesto estremamente distaccato risultano tutto il contrario,ovvero emozionanti.
A mio modestissimo parere siamo di fronte ad uno dei più bei film sul rapporto padre/figlio o meglio sul non rapporto perché liquidare L'enfant sauvage come semplice film pedagogico sarebbe troppo semplicistico e sbagliato a prescindere.
è la storia vera di Victor,ragazzo vissuto per tutta la sua fanciullezza in una foresta senza il contatto umano che viene educato alla società. è la storia di Jean Itard,pedagogo giovane che tenta di educarlo in ogni modo. Ciò che potrebbe sviare dalla precisa critica di Truffaut al metodo di educazione adottato da Itard è proprio il fatto che ad interpretare il pedagogo sia lo stesso regista,in verità palesemente critico nei confronti dell'educazione messa in atto dal medico come si potrebbe evincere da molti elementi: ad esempio la voce fuori campo sinceramente afflitta che denota solo fallimenti totali o parziali dei tentativi di insegnamento del linguaggio,o il finale che si può guardare sotto molteplici aspetti come larga parte dello stesso film, perché da un lato il tentativo e l'affezione provati da Itard per il ragazzo sono sinceri e struggenti (al di là della fredda razionalità della regia) ma l'errore dell'educatore è stato proprio continuare (e successivamente abbandonare) nel suo metodo imposto a Victor,continuando a non ricercargli una socializzazione ma deciso nel riuscire a farlo parlare. Metodi che non furono apparentemente barbari pur essendo rigidi,certo anche giustificabili visto il periodo in cui venivano messi in pratica,ma sbagliati in partenza.
Si è rimarcato spesso il freddo distacco registico,aiutato dal bianco e nero e dalla trama da taglio documentaristico. In realtà a Truffaut non interessa la realtà della rappresentazione dei metodi d'educazione ma quello che c'è dietro: dietro la freddezza della regia si nasconde una forte sensibilità nel raccontare un'infanzia rubata,un rapporto amorevole tra un padre e un figlio solo simbolici.
Non è solo un'opera sul diverso mai capito ma qualcosa costruito ad arte,sotto molteplici livelli critici e di comprensione. Si può rimanere frustrati dai metodi educativi imposti a Victor così come si possono ammirare i tentativi quasi disperati di Itard. Si può sperare che alla fine,in nome di chissà quale regola cinematografica,il ragazzo selvaggio smetta di essere tale e dica finalmente una parola per farci tutti contenti. Truffaut invece concentra tutto in un gioco di sguardi ambiguo,tra dolcezza e terribile: uno sguardo amorevole ed un altro incomprensibile,in mezzo una frase quasi lapidaria che non porterà a nulla. Ma questo nulla ci viene risparmiato con quella che si potrebbe definire sensibilità dal regista (o anche bravura registica) il cui scopo si ferma a quell'ultimo fotogramma,così come Herzog fece lo stesso con il suo Kaspar Hauser anni dopo,pure quella una bella parabola sulla diversità.

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Ultima risposta 28/08/2011 10.18.33
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CinePULCHER  @  08/10/2010 22:42:37
   8 / 10
Ho visto questo film pochi giorni fà, con la scuola. Come sempre, si iniziano certi film con dei pregiudizi che svaniscono dopo le prime immagini. La narrazione è bella e commovente, basti pensare che si tratta di una storia vera. Mi stavo proprio affezionando alla storia quando d'improvviso è finito il film. Infatti la pelicola è relativamente corta...in classe siamo rimasti tutti un pò spiazzati perchè ci aspettavamo un finale decisamente diverso. Forse la speranza di tutti quelli che guardano il film, non conoscendo la storia vera, (compresa io) è di vedere, alla fine del film, Victor parlare e raccontare la sua esperienza di selvaggio. Ma quando per curiosità mi sono documentata sulla storia vera e sono venuta a conoscenza della triste fine ho pensato che Truffaut ha fatto bene ad interrompere il film in quel modo lasciando così libera immaginazione allo spettatore.
Veramente un bel film, indubbiamente con un taglio documentaristico ma che in qualche modo lascia il segno. Fa riflettere molto e la domanda che mi sono posta alla fine è stata: chi siamo noi per decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato?...
Ottima l'interpretazione del regista così come quella del bambino che è stato a dir poco superlativo ad interpretare un ruolo così difficile. Ottima anche la scelta del bianco e nero!
CONSIGLIATO!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Edgar Allan Poe  @  06/10/2010 17:48:58
   7½ / 10
Ricorda molto "My fair lady" (anche se credo che quest'ultimo sia stato realizzato dopo "Il ragazzo selvaggio") questo film di Truffaut, il primo di lui che vedo, e anche della Nouvelle Vague in generale. Come inizio non c'è proprio male, l'ho visto a scuola per sociologia, anche se ha molti agganci anche con la pedagogia. La trama è abbastanza originale e coinvolgente, il "ragazzo selvaggio" diventa subito un elemento interessante, a cui è più difficile insegnare le buone maniere rispetto a un bambino piccolo perché per otto anni della sua vita è vissuto in ambienti selvatici. Questa pellicola sembra un trattato di sociologia e pedagogia, quindi giusto farcelo vedere per questo motivo.
Complessivamente sono soddisfatto, credo questo non sarà l'ultimo film di Truffaut che vedrò.

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Ultima risposta 06/10/2010 17.49.24
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Gruppo COLLABORATORI atticus  @  02/09/2010 19:55:30
   7½ / 10
Con taglio analitico e documentaristico, Truffaut racconta un caso limite di vita negata. Un film tagliente ma anche poetico, fotografato in un bellissimo bianco e nero e condotto con assoluto rigore. Tuttavia gli ho sempre preferito l'analogo "Anna dei miracoli", decisamente più caloroso e toccante.

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Ultima risposta 02/09/2010 21.42.55
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unpoeta67  @  27/04/2010 15:29:37
   6½ / 10
il ragazzo dell'aveiron ...è come vedere in realtà quel che insegnano in sociologia , ...taglio documentaristico ma non solo , il film forse soffre per un bianco e nero che non rende giustizia al colore dei luoghi a cui il ragazzo ( che per la cronaca morirà nella realtà , abbastanza in fretta anche se qui non viene detto ) , anela con tutto il proprio spirito . Dato che la storia è vera , secondo me non sono state menzionate le malattie che avrà contratto il ragazzo nell'ambito delal socializzazione con un ambiente non suo ...

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  29/11/2009 23:58:22
   8 / 10
Concordo sull'interpretazione "documentaristica" per il film, ma è altrettanto spiccata la vocazione letteraria e il referente scientifico (ovvio).
Film di rara poesia, trapiantato in uno stile à la Pygmalion che rievoca diverse opere letterarie (non solo quel classico) della letteratura inglese francese e tedesca dei secoli scorsi.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  05/07/2009 20:58:58
   7½ / 10
Truffaut ha una qualità non comune: sa dirigere un film come se stesse scrivendo le pagine di un diario. Discretissime, qui, queste pagine narrano d’un infanzia non comune, che passa dal brado isolamento, al rifiuto ad una severa educazione. Se le sfogli attentamente t’accorgi che, dietro alla freddezza della loro scrittura, si nascondo parole di spontanea commozione.

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Ultima risposta 02/01/2010 08.38.33
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Firestarter86  @  03/04/2008 03:19:50
   8 / 10
Più che un film drammatico ha un'impostazione documentaristica, per come vengono presentati i fatti.
Truffaut narra le gesta del medico francese Jean Marc Itard, uno dei massimi esponenti sull'educazione degli individui con handicap, che cercò di insegnare quanto possibile ad un ragazzo selvaggio undicenne(Victor) che aveva vissuto fino a quel momento nella foresta.
Una storia molto toccante e che non scade mai nella noia, narrata ottimamente da truffaut

testadilatta  @  15/11/2007 00:27:17
   6 / 10
Il mio voto sarebbe bassissimo ma non posso dare 1 a Truffaut, sarebbe come dare 2 a Vanzina.

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Ultima risposta 12/12/2008 00.40.29
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quaker  @  01/04/2007 20:54:40
   8½ / 10
E' senza dubbio un film girato con grande rigore, e nello stesso tempo con quel tocco di dolcezza e di delicata poesia che T. infonde in tutte le sue opere. Non posso dire che mi abbia entusiasmato, però senza dubbio è un film di grande valore sia come "documento" (ed in fatti ha un taglio quasi saggistico, pur senza rinunziare ad alcune abili soluzioni registiche) sia come spunto per riflettere sull'educazione, sulla contrapposizione tra natura e cultura, su che cosa sia l'intelligenza... .

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Vegetable man  @  16/09/2006 20:02:28
   9 / 10
Con maestria Trouffaut offre molti spunti di riflessione in modo delicato e narrando una storia assai piacevole per lo spettatore. La macchina da presa è discreta, quasi documentaristica. Basti per tutte la scena inziale della vita nei boschi del ragazzo selvaggio. La sua storia ci mostra la difficoltà del rapporto tra uomo e natura, le ambiguità della nostra società civile e ci fa riflettere sui concetti di giustizia ed educazione. E' giusto che gli uomini strappino un bambino apparentemente felice nella sua selvatichezza, in nome di una presunta superiorità? E' giusto che il dottore si arroghi il diritto di radicare in Victor la sua concezione di bene e male, e lo punisca convinto di fare il suo bene?

benzo24  @  25/07/2006 18:14:11
   10 / 10
con un taglio documentaristico, truffaut dirige un film mitico.

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