Il professor James Murray inizia a compilare le parole per la prima edizione dell'Oxford English Dictionary a metà del XIX secolo e riceve oltre 10.000 voci da un paziente al manicomio criminale di Broadmoor, il dott. William Minor.
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Il film racconta la storia della nascita del principale dizionario storico della lingua inglese attraverso elementi portanti, come la colpa, la sofferenza, la pazzia, ma non solo... anche l'amicizia, il perdono e l'amore e proprio su quest'ultimo elemento nascono i problemi, perché quando si chiede troppo si finisce per ottenere poco (vedi gli incassi). Le scene sono girate con realismo e le interpretazioni sono impeccabili, ma gli eventi in gioco avrebbero richiesto un diverso tempo di maturazione.
Complessivamente un film valido ma un po' troppo romanzato, specialmente nella storia semi platonica tra il pazzo e la moglie dell'uomo ucciso. La storia della creazione dell'Oxford English Dictionary è interessante ma non da farci un film, e infatti ecco il motivo per cui vengono introdotti gli elementi romanzeschi di cui sopra.
Bravo come sempre Sean Penn, ma anche Mel Gibson è autore di un'eccellente performance in un ruolo diverso dai suoi soliti.
La parte storica relativa alla realizzazione dell' "Oxford English Dictionary" non susciterebbe particolare interesse ma la parte umana con le figure del professor Murray e dell'ex medico di origini americane Minor, interpretati splendidamente da Gibson e Penn, ci regalano un film profondo che ti colpisce interiormente. Il perdono, l'amore platonico, l'amicizia prevalgono aldilà del contesto biografico, determinante anche la figura della vedova Eliza interpretata dalla Dormer. Un bel film condito da ottima fotografia e personalmente mi è piaciuta anche la parte relativa alla meticolosa e quasi impossibile realizzazione del dizionario.
Stilisticamente e' un film ottimo, la regia e i dialoghi sono di pregevole fattura, ma la trama non mi ha molto coinvolto. A penarizzarlo l'eccessiva lunghezza e troppe scene simili che mi hanno annoiato. Ottimo il cast e il doppiaggio perfetto
da tempo non mettevo un voto alto e devo dire che per questo film è strameritato. uno dei pochi film davvero belli del 2019. la storia è vera anche se romanzata come tutto ma è fatta molto bene. non annoia anzi prende. mel gibson e sean penn davvero in grande spolvero e in grande sintonia. un film bello e imperdibile nonostante dal titolo possa sembrare pesante
La lunghissima stesura del vocabolario dei vocabolari viene raccontata in parte in questo film dove la noia del soggetto viene salvata dai due protagonisti e dal loro immenso carisma. Tolto questo risulta poco plausibile la storia d'amore e comunque poco approfondita nel modo in cui nasce. Le vicende dei co-protagonisti sono molto secondarie e poco interessanti. Forse il regista puntava troppo in alto non raggiungendo il bersaglio.
Storia particolare che viene ben narrata. Mel Gibson e Sean Peann nello stesso fil sono una delizia da vedere, ma il ritmo del racconto va pian piano scemando arrivando ad una conclusione abbastanza noiosa.
Non capisco come mai si facciano 2h di film per poi inserire dei trafiletti descrittivi un pezzo finale della vita dei due protagonisti che poteva benissimo essere recitata.
Una storia convenzionale fatta di follia e caparbietà, di rendenzione e perdono in una cornice dove un autodidatta scozzese ed un dottore pazzo collaborano per la nascita del dizionario della lingua inglese edito dalla Oxford university. Se i caratteri secondari sono abbastanza monodimensionali, quelli principali sono ottimamente interpretati. In fondo proprio questo elemento è la carta vincente di questo film che comunque concede qualcosa al didascalismo nella parte finale, ma ci sta.
Una storia che non conoscevo che vive totalmente sulle spalle dei due mostri sacri cioè Gibson e Penn . La storia è sì interessante ma non certo coinvolgente , se non fosse per i suddetti sarebbe un'agonia arrivare alla fine . Non si può dire sia malfatto,regolare e lineare sino alla fine , ma anche dimenticabile dato il poco appeal .
Sean Penn e Mel Gibson in questo film non sono solo due professionisti, ma due interpreti magistrali, comunicativi, impressionanti. Anche le donne sono alla loro altezza, e proprio per questo… "il pagliaccio ha la sua regina"! "Libri, ho bisogno di libri"… perché siamo a cavallo tra il XIX e il XX secolo, in cui il cartaceo, non più manufatto, ma stampato, domina imperioso, enciclopedico. Le parole non finiranno mai, anzi aumenteranno sempre, per cui ogni repertorio lessicale è inesorabilmente condannato a un destino avventizio. Eppure, con tutto il rispetto per le oniriche frontiere telematiche, per lungo tempo possano ancora essere "carta e inchiostro le nostre carne e ossa". Del resto, "insieme faremo ritirare l'oscurità, finché ci sia soltanto luce": è il motto di chi adora la cultura, crede nel progresso e nelle scoperte, cerca di dipanare le matasse e svelare gli arcani finché.. ella non ci separi.
Tutto sommato un buon film, che poggia su una storia interessante e una coppia protagonista in forma; peccato per una certa pesantezza dovuta ad alcune lungaggini e alcuni dialoghi un po' troppo enfatizzati. Nel complesso è un film che si lascia vedere e che racconta una storia piuttosto interessante.
Ho trovato il film prolisso. Non troppo credibile la storia d'amore. Bravo Mel Gibson, un po' sottotono Sean Penn. Affascinanti i rimandi letterari. Appena sufficiente.
Confezione di classe e ottimi attori, in un film solido che non brilla per alcunché in particolare ma che si vede volentieri e tiene un certo interesse.
Fotografia, musica, attori, location, storia affascinante: ci sarebbe tutto. Però è difficile trovare informazioni su quanto della storia sia realmente accaduto (e, sicuramente, molte cose sono state cambiate per rendere il tutto più cinematografico) e anche se non era probabilmente intenzione degli autori di realizzare un racconto fedele agli eventi, mi resta il dubbio di quanto certe scene siano un po'fini a sè stesse. C'è pure in ballo una causa tra Gibson e la produzione proprio sul montaggio finale, che mi è parso molto sbilanciato a favore di Penn che, sì, ci dà regala un personaggio formidabile, ma che alla fine si mangia la premessa più interessante (l'origine dell'Oxford Dictionary).
Sembra incredibile, ma nello svolgimento di un film che cita pesantemente "Will Hunting" ma anche "Elephant man" Mel Gibson recita per una volta con grande misura e intensità, mentre al pur bravo Sean Penn va la palma del gigionismo forzato più che mai. A questo punto il migliore è il comprimario l'interprete di "Still life" che con il suo sguardo ricorda certi nobilissimi attori francesi, come Charles Vanel o Noiret. Quanto al film, mi dicono che la storia è diversa, che l'amore tra il Pazzo e la donna che rese vedova non è mai esistito e non fatico a crederci. Non mi ha convinto molto, lo trovo troppo pesante ed elucubratorio come storia letteraria sul senso della Parola scritta, e al tempo stesso troppo commerciale per le sue ambizioni. In ogni caso, troppo lungo e prolisso nel suo insieme. Regge unicamente perché la storia è ricca di fascino e di attrattive letterarie. La fotografia del resto è impeccabile, e la transizione sulla malattia mentale come degenerazione popolare da nascondere anziché curare efficace, ma non credo che rivedrò questo film