Quella che doveva essere una manifestazione pacifica alla convention del partito democratico statunitense del 1968 si trasforma in una serie di scontri violenti con la polizia e la Guardia nazionale. Gli organizzatori delle proteste, tra cui Abbie Hoffman, Jerry Rubin, Tom Hayden e Bobby Seale, vengono accusati di cospirazione e incitamento alla sommossa in uno dei processi più noti della storia americana.
Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
La presentazione dei personaggi grazie ad un ritmo incalzante aiutato da una musica e un montaggio ben studiati. Una miriade di nomi però difficili da associare immediatamente nei dialoghi. Ma quando comincia il processo ci sono una serie di botta e risposta che ci cala perfettamente nella pellicola. Non vediamo la protesta di Chicago fino a metà film. Un processo politico ingiusto messo alla berlina con un film di denuncia perfetto per ricordarci che a volte la manipolazione della realtà è più subdola di quanto immaginiamo. Gli imputati sono tutti dalla stessa parte ma hanno tutti opinioni e modus operandi differenti. Il comportamento della polizia non può che far pensare ad un 2020 catastrofico riguardo il rapporto tra manifestanti e minoranze, quindi persone che non hanno la pericolosità dei criminali insita, ed una polizia troppo confident. Una serie di grandi attori si susseguono uno dietro l'altro per dare il proprio contributo alla riuscita del film. Sacha Baron Cohen con la sua vena ironica ma profonda riesce a far ridere ma allo stesso tempo riesce a fare una opposizione pacifica che ho molto amato. E' il secondo legal thriller di quest'anno dopo Il diritto di opporsi (anche se Richard Jewell potrebbe rientrarci appieno), ed ho trovato questo lavoro di Sorkin più ironico rispetto alla pellicola con Michael B. Jordan, ma allo stesso modo incisivo.