il processo regia di Orson Welles Italia, Francia, Germania 1962
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il processo (1962)

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locandina del film IL PROCESSO

Titolo Originale: LE PROCÈS

RegiaOrson Welles

InterpretiAnthony Perkins, Jeanne Moreau, Romy Schneider, Orson Welles

Durata: h 1.58
NazionalitàItalia, Francia, Germania 1962
Generedrammatico
Al cinema nell'Agosto 1962

•  Altri film di Orson Welles

Trama del film Il processo

Joseph, un anonimo impiegato di banca, viene a sapere che su di lui si sta istruendo un processo. All'inizio pensa a uno scherzo, poi capisce che stanno facendo sul serio. E senza che mai nessuno gli abbia rivelato i capi d'imputazione.

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Voto Visitatori:   8,57 / 10 (38 voti)8,57Grafico
Voto Recensore:   8,50 / 10  8,50
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Voti e commenti su Il processo, 38 opinioni inserite

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stratoZ  @  09/04/2024 14:25:19
   10 / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Eccoci, qui per il sottoscritto siamo nell'olimpo del cinema, questo film è uno dei casi in cui metto di lato l'obiettività e divento un fanboy, ma non ci posso fare nulla, per me "The Trial" è uno dei film più belli di sempre, un capolavoro assoluto, nei dieci film che eventualmente porterei in un'isola deserta ci sarebbe sempre, uno di quei casi in cui si sono allineati i pianeti e un romanzo considerato un capolavoro viene trasposto da un regista che di capolavori ne aveva già fatti parecchi e il risultato accresce la qualità artistica donando immagini straordinarie che aggiungono ma allo stesso tempo non stravolgono gli elementi semantici dell'opera, personalmente lo ritengo il miglior film di Welles, vero è che non ha avuto la potenza impattante che ebbe "Citizen Kane" sul cinema, vero che non ha avuto l'influenza che avrà "Touch of Evil" sul noir e i suoi derivati, però le atmosfere meravigliose che si respirano in questo film lo rendono una delle migliori esperienze cinematografiche che abbia mai avuto, Welles ancora una volta scatena tutto il suo genio e crea una rappresentazione semplicemente oltre, una sequenza dietro l'altra, maneggia l'atmosfera e restituisce le sensazioni più opprimenti e paranoiche in un gioco emotivo che viene costantemente contrastato dalla natura grottesca di fondo del soggetto, "The Trial" è un viaggio all'interno dell'assurdo, dei paradossi del sistema giudiziario, della soffocante burocrazia che si riversa sui cittadini, della tensione emotiva che trasmette l'istituzione, dei meri interessi che i piani alti fanno a discapito dei più deboli, ma è anche un viaggio all'interno delle paranoie dell'uomo sempre più soffocato da un sistema che non gli permette di esprimersi liberamente e lo tratta come l'ennesimo elemento di una catena di montaggio, semplicemente geniale.

"To be in chains is sometimes safer than to be free."

E già il soggetto è qualcosa di incredibile: un uomo viene arrestato, non si sa per quale motivo, ma gli ispettori piombano nel bel mezzo della notte a casa sua, lo svegliano e gli comunicano che è stato arrestato, non lo portano via, ma dovrà affrontare un processo. Già questa prima scena mostra tutto il genio del regista che in pochi minuti ci trasporta in questo mondo paranoico, con la privacy del protagonista (e degli altri inquilini) pesantemente violata dalle autorità, tra dialoghi che già sfiorano l'assurdo, con un continuo scarico di responsabilità da parte dei rappresentanti della legge, ma anche ripensamenti, verità che vengono negate pochi minuti dopo, e queste ingombranti figure vestite di nero che accerchiano il protagonista dando già una forte sensazione di schiacciamento, almeno psicologico, facendo capire fin da subito che è in trappola, una volta entrato nel sistema difficilmente ne uscirà, è curioso vedere come in questa sequenza in particolare, ma è un concetto estendibile a tutto il film, il protagonista, in quanto accusato, è portato ad avere terrore di quello che dice, ogni singola parola viene appuntata, ogni minimo dettaglio, gesto, potrebbe essere usato contro di lui durante il processo, restituendo una posizione scomoda in cui l'accusato si sente non poter fare nulla per non compromettere ulteriormente la sua situazione, è sotto mira, deve stare imbalsamato.
E Welles rende costante questa componente dell'imponenza della legge, geniale il comparto scenografico che mostra le sedi del tribunale con elementi architettonici titanici, basti vedere le porte enormi, le statue, il banco dei giudici, tutto gigante, col protagonista che sembra scomparire di fronte ad essi e che possono ricordare la rappresentazione degli elementi sacri nei luoghi di culto, rappresentazione che però entra in contrasto con i luoghi considerati dietro le quinte, quelli della punizione o degli elementi considerati in basso, basti vedere la scena in cui vengono puniti i funzionari che il Signor K. aveva minacciato di denunciare, in quello sgabuzzino con la luce penzolante che vengono frustati continuamente dalla cinta di questo imponente boia.
O ancora la scena a casa di Titorelli, pittore di fiducia dei giudici a cui K. si rivolge per disperazione come ultima speranza per uscirne illeso, un momento di cinema altissimo con le ragazzine li a spiare continuamente e i continui particolari della camera sempre sull'occhio inquietante di ognuna di esse, dando quella sensazione di essere perennemente controllati, anche dentro una sfera privata, creando una paranoia e un'alienazione fortissima, e poi, tutta la fuga di K. in quel corridoio, giocando con le luci a mo' di veneziane, è qualcosa di sublime per gli occhi.

Ma le sequenze geniali sono infinite, gli elementi surreali incorporati contribuiscono a rafforzare i significati dettati dalla narrazione, basti vedere i momenti in cui K. gira per il tribunale e trova le persone in attesa, fermi come automi che non riescono a fare nulla se non aspettare passivamente la propria sorte, o ancora i momenti in cui sono visti i funzionari alle prese con la burocrazia, con questi scaffaloni mastodontici che impallano la vista di qualsiasi cosa e loro alienati con lo sguardo perso nel vuoto, o ancora le pratiche nello studio di Hastler, l'avvocato a cui K. si rivolge che sembra praticamente il deposito di Paperon de Paperoni però con le pratiche giudiziarie al posto delle monete, potrebbe tranquillamente farci una nuotata lì in mezzo. La parte poi con Hastler e la sua assistente è incredibile pure, soprattutto quando entra in gioco il personaggio di Bloch, ormai divenuto dipendente dall'avvocato, addirittura ne ha cinque, intrappolato come un servo a casa del proprio avvocato, che lo fa addirittura dormire nel sottoscala, probabilmente sta lì per disperazione perché gli sembra l'unico modo per difendersi dalla legge che lo cerca continuamente, non avendo più nemmeno una libertà né una vita privata, momento altissimo che accresce ancora di più la paranoia.

E ci sarebbe ancora da andare avanti e avanti, Welles qui registicamente è a livelli divini, regala primi piani stranianti, campi larghi con i grandangoli che tendono a distorcere l'immagine - quanto è bello il campo largo con tutti gli impiegati dell'ufficio dove lavora K. messi in schiera? Altro momento che rimarca l'alienazione dell'uomo moderno - ma anche pianisequenza stupendi visivamente, vogliamo parlare della camera che segue la coinquilina di K. mentre porta via il suo bagaglio? Così sporco che va dietro alla fatica di trascinare il bagaglio, rendendo il tutto quasi demenziale, mentre si è rapiti dal dialogo tra i due, ma ce ne sono parecchi altri.

Il quadro finale è un viaggio assurdo all'interno dell'istituzione che regala delle atmosfere di paranoia e inquietudine che raramente sono riuscito a trovare da altre parti, con un soggetto efficacissimo messo in scena in maniera sublime, è uno di quei film dove la rappresentazione e gli elementi semantici danno un'immensa forza impattante alle sensazioni che vuole trasmettere, alla fine di ogni visione mi sento come inghiottito da questo mondo torbido e senza la minima speranza di uscirne fuori, semplicemente un capolavoro.

76mm  @  15/06/2023 13:09:00
   7 / 10
Molto suggestivo dal lato registico, con soluzioni visive semplicemente straordinarie, fra cui spicca, già citata da molti, la claustrofobica sequenza nello studio/gabbia del pittore, continuamente assediato senza apparente motivo da uno stuolo di bambine petulanti e sinistre.
Non ho invece condiviso la scelta di rendere il protagonista così arrogante e spavaldo, cosa che mi ha di fatto impedito una piena immedesimazione, come invece mi era successo col romanzo, con l'uomo debole e remissivo schiacciato da un potere tanto concreto quanto allo stesso tempo impalpabile e ubiquo.
Welles lo considerava il suo film migliore, mi permetto con rispetto di dissentire.

mrmassori  @  19/10/2022 22:00:29
   9 / 10
Thorondir  @  27/04/2022 10:59:42
   6 / 10
La media molto alta dei voti evidenza che sono io a non aver compreso questo film. Parlando da non lettore di Kafka (e quindi senza fare nessun tipo di confronto con l'opera del grande scrittore), la pellicola di Welles caracolla con un ritmo esagitato in continue situazioni grottesche in cui io ho sinceramente perso il filo. La splendida regia (per esempio il lungo piano sequenza nella stanza del protagoniosta che apre il film), non è riuscita a produrre in me quell'immedesimazione forse fondamentale in un film di questo tipo.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  14/05/2019 19:54:17
   7½ / 10
Dovendo scegliere un regista capace di avvicinarsi all'universo Kafka e dirigere un film su un suo romanzo avrei pensato forse a Terry Gilliam, David Lynch o allo stesso Welles.
Un regista cosi formato, cosi avanti rispetto ai tempi in cui è vissuto, non puo' che fare un grande lavoro, e cosi è stato.
Le angosce della penna di Kafka diventano immagini con ambienti claustofobici, come la casa del protagonista, ai limiti del sopportabili. Una regia constantemente angosciante, splendida.
Di contro posso affermare che l'assurdita' dei dialoghi dopo un po' stanca, il grottesco prende troppo la scena senza mai dare una spiegazione valida. Cosi sara' il libro per carita' ma un po' di pesantezza in quasi due ore di durata l'ho provata.

Crabbe  @  07/08/2017 09:37:26
   8 / 10
L'accopiata Welles/Perkins riesce nell'ambizioso tentativo di trasportare Il Processo di Kafka sul grande schermo.

Chapeau.

Goldust  @  30/07/2015 11:26:54
   6 / 10
Il più complesso tra i film di Welles, che specifico amo tutti incondizionatamente; non posso dire lo stesso di questo, tanto affascinante nel suo barocchismo quanto noioso da seguire. La sufficienza se la merita per la messa in scena allucinata dei tormenti giudiziari del povero K - sballottato a destra e sinistra tra camere anguste e sinistri corridoi - per la regia e la fotografia geniali, che esaltano i bianchi e i neri della storia in modo quasi innaturale, e per un paio di sequenze di livello assoluto: l'arresto iniziale, l'incontro con il pittore in Corte Supresa, spiato dagli occhi indiscreti dei bambini e ovviamente la scena finale, molto espressionista.

guidox  @  28/12/2014 16:12:23
   6 / 10
dò la sufficienza perchè capisco che per l'epoca è comunque un film a suo modo eccezionale, oltretutto considerando la difficoltà oggettiva di mettere in scena un libro del genere.
però sinceramente è piuttosto annoiante, risulta datato in tutto e per tutto e anche l'interpretazione di Perkins non mi è piaciuta per nulla.
dopo 50 anni, credo sia invecchiato piuttosto male.

DogDayAfternoon  @  13/04/2014 14:45:28
   6 / 10
Visto il grande fascino del romanzo di Kafka sinceramente mi aspettavo qualcosa di più dalla trasposizione cinematografica, ma con il senno di poi mi sto convincendo che la storia de "Il processo" sia troppo particolare e se vogliamo astratta per essere riprodotta sul grande schermo (almeno per quanto riguarda la mia concezione di film e i miei gusti cinematografici). Questo film di Welles, soprattutto se confrontato con il libro, non funziona a dovere: la storia è rappresentata in modo molto confusionario, ma il difetto più grande è la mancanza di spessore dei personaggi, uno dei maggiori pregi del romanzo. Anthony Perkins, per quanto sia un bravo attore, a me è sembrato totalmente fuori parte, o quanto meno io Josef K. me l'ero immaginato in tutt'altro modo; la gestualità e la mimica dell'attore sono troppo teatrali e poco spontanee, il personaggio di K. andava interpretato con maggior naturalezza secondo me. Salvo giusto qualche scena stilisticamente ineccepibile, ma nel complesso un film che mi ha deluso e annoiato per la maggior parte del tempo.

Non dico che sia un 6 regalato, ma lo penso.

ZanoDenis  @  25/08/2013 12:36:20
   10 / 10
Capolavoro!
Non ho letto il libro, ma il film è qualcosa di inimmaginabile, va quasi a sfiorare il genere grottesco, le ambientazioni fanno venire una claustrofobia unica, una regia pazzesca, certe scene rimangono veramente impresse, ovviamente c'è un grandissimo Anthony Perkins, in una delle sue migliori interpretazioni.

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E una morale di fondo stupenda.

7219415  @  15/08/2013 02:35:46
   7 / 10
non ho straveduto per il libro...e nemmeno per il film!

Lory_noir  @  27/07/2013 00:38:37
   7½ / 10
Welles riesce in maniera perfetta a trasportare sul grande schermo l'atmosfera kafkiana. Perkins interpreta molto bene.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  08/07/2013 20:38:36
   9 / 10
Magistrale interpretazione libera (molto libera) di Kafka. Welles si scatena come suo solito, parte in sordina e poi il suo stile impazzisce di virtuosismi barocchi e claustrofobici. La paranoia è dietro l'angolo.
La differenza notevole rispetto a Kafka è un protagonista di certo meno dimesso, sessualmente quasi disinibito, che decide di morire e vivere senza arrendersi nonostante tutto tanto che quella risata finale prima della dinamite che esplode (momento surreale, dal coltello si passa alla dinamite...) echeggia come una sfida.
Scene a tratti da manuale del cinema, ogni cosa è al punto giusto.
Un capolavoro quindi, e il miglior film di Welles dopo Quarto Potere (il regista lo considerava il suo migliore risultato).
Perkins adatto e bravo. Assurdo che alla sua uscita sia stato criticato, ha una grandezza fin troppo evidente sto filmone.

speXia  @  17/12/2011 22:43:36
   6 / 10
Mi dispiace fare il guastafeste, ma non mi è piaciuto troppo.
Non mi ha nè intrigato nè angosciato, non mi ha fatto nè caldo nè freddo, e mi ha piuttosto annoiato. Una sufficienza se la merita per gli attori, le musiche, qualche scena interessante (specialmente il finale) e poi basta.
Sicuramente non ho compreso qualcosa del film, ma in ogni caso non mi sento di dargli più di 6...

Phelps  @  16/12/2010 21:49:43
   10 / 10
Capolavoro assoluto.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  26/10/2010 10:27:00
   9½ / 10
Portare Kafka in pellicola è impresa praticamente impossibile. Welles ci riesce magnificamente.
Welles si mantiene fedele al romanzo dello scrittore ceco, dando però il suo tocco artistico, inconfondibile il suo barocchismo. Il finale è leggermente diverso, data l'epoca in cui è stato girato, si può facilmente intuire perché Welles si prese questa licenza.
Ottima scelta degli ambienti, benché più moderni di quelli descritti nel romanzo, nella sostanza rendono perfettamente l'atmosfera dell'opera. Azzeccato anche Anthony Perkins.
Onore a Welles che dal capolavoro di Kafka trae questo capolavoro della cinematografia.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  18/09/2010 13:36:45
   9 / 10
Orson Welles non provava alcuna simpatìa per il personaggio di Joseph K. e in questo la trasposizione del classico di Kafka lo dimostra (...). Eloquente nella sua metafisica (giusto un pò didascalica a tratti) il film è certamente il più controverso di Welles e il più spiazzante. Per quanto moderatamente fedele al testo letterario, è universalmente acclamato come un capolavoro del cinema mondiale per la sua indiscussa bellezza tecnica e scenografica, e al tempo stesso criticato per l'esposizione quasi inerme che dà del personaggio.
Molti critici hanno ampiamente criticato la scelta di un attore come Perkins per il personaggio di Joseph K., e personalmente non sono d'accordo. Forse le nevrosi (anzichè il fatalismo brutale di Kafka) stridono con la complessità di Joseph, ma testimoniano comunque lo strano disagio di cui è permeato il film, un'angoscia che va ben oltre una rappresentazione quasi Catartica di un martirio (annunciato?) sociale

Invia una mail all'autore del commento Steppenwolf  @  04/09/2010 19:45:41
   8 / 10
Non è certo il miglior film di Welles, ma quando si parla di lui(l'uomo di CITIZEN KANE, mica di Natale a Rio!)non mi sembra certo di sminuire una sua opera "minore"(che poi non è certo minore a voler essere corretti).
Il Processo riproduce benissimo le atmosfere Kafkiane(avrei cmq voluto vedere una versione di Lynch, e poi ne riparlavamo, magari ;) )e anche l'inserto iniziale è magistrale.
A tratti il ritmo narrativo non è scorrevolissimo, ma nel complesso si tratta di un film tutto sommato non pesante, e che certo tratta tematiche molto importanti, ma credo sia inscindibile dal libro da cui è tratto, che cmq non ho letto.
Soffermarsi sulle tematiche del film mi sembra inutile visto che Kafka di per sé potrebbe essere oggetto di lunghissime analisi.
A soprendere è invece la riuscita del binomio Welles-Kafka, tutto sommato agli antipodi, visto che il primo era un autentico megalomane(per fortuna, aggiungerei). In effetti il ruolo da lui interpretato, memore dei suoi ruoli maggiori, ben esprime questa sua contestualizzazione del racconto di kafka, riletto registicamente/attorialmente come l'esistenza di un potere superiore di cui lui si sente parte... ovviamente è un discorso opinabile il mio... ma tant'è!

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Ultima risposta 04/09/2010 19.47.33
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pinhead88  @  13/08/2010 14:47:24
   9 / 10
Sensazionale trasposizione Wellesiana del romanzo di Kafka.visionario,allucinato,surrealista ed espressionista nella sua dimensione fredda e barocca.un college senza pari di sensazioni e ambientazioni dall'aura spettrale,con un bianco e nero che evidenzia e taglia ancora di più le figure in modo netto,simmetrico e rigoroso.
L'espressionismo degli ambienti dove si muove il protagonista sembra quasi ricalcare direttamente quello di Metropolis,una città fredda e disabitata rappresentata come un purgatorio surreale di anime dannate.figure altissime,squadrate che ricordano vagamente anche l'avantgarde anni '20.
Orson Welles ci mostra dunque con grande lucidità e maestria un universo grigio e opprimente dove una certa "angoscia visiva" cattura sempre di più l'attenzione dello spettatore.In più è presente anche una scelta delle inquadrature favolosa che fa chiaramente notare al pubblico come sia piccolo e insignificante il comune cittadino di fronte all'imponenza della legge : palazzi di giustizia imponenti,statue e porte altissime.
Sta di fatto però che alcune prolissità di troppo fanno calare di molto la fantastica potenza visiva che riesce a sprigionare,risultando così molto spesso compiaciuto e di difficile fruizione.ad ogni modo rimane comunque una delle opere più belle e significative di Welles,con un bravo Perkins,anche se tremendamente monoespressivo.

BlackNight90  @  03/05/2010 01:39:24
   10 / 10
Il fantasma tormentato di Kafka si impossessò di Welles, forse perché a quel tempo era l'unico in grado di riuscire in un'impresa impossibile: trasporre su pellicola l'alienazione e l'angoscia di un romanzo opprimente e fastidioso, tra i più destabilizzanti e difficili, ma illuminanti, di tutta la letteratura del '900.
Grazie alla geniale regia di Welles, visionaria e barocca, che si fonde con scenografie espressioniste, intricate e meccaniche che contribuiscono a esprimere ancora di più il senso di allucinazione, invenzioni visive ricchissime di particolari che fanno da contrasto al vuoto interiore degli uomini che girano attorno al Joseph K.: automi più che uomini, la cui desolazione, già evidente in Kafka, viene portata da Welles nell'era della catena di montaggio, dell'uomo-massa e del regno della macchine, ad evidenziare ancora di più quella perdita d'identità che si conclude nell'impotenza più totale ed assoluta, non solo di fronte alla legge, ma di fronte a tutto il sistema di istituzioni e potere, di cui la legge è solo una delle molte facce. In questa protesta si può forse inserire quella dello stesso Welles, costretto ad un budget limitato, ma con più libertà, dall'industria cinematografica, ma si sa che il genio non va mai d'accordo con quest'ultima.
Il processo è l'angoscia di non sapere quale spada di Damocle pende sulla tua testa, ma di sentirsi lo stesso colpevole; è l'impossibilità di fuggire dai tentacoli della legge, che ha i suoi luoghi di potere dappertutto, e tutti collegati tra di loro.
Il processo è un incubo, non della stessa intensità del romanzo, per gli ovvi motivi dei diversi codici comunicativi, ma gli si avvicina tantissimo, claustrofobico e kafkiano, termini che oggi sono usati spesso impropriamente per dare un tono di grandezza alle cose che ci colpiscono, quando in realtà possono essere adatti solo a descrivere quei rari urli di disperazione e angoscia che spuntano qualche volta ogni secolo, sia nella letteratura che nel cinema, e che non smettono mai di fare male alle orecchie e all'intelletto.
Il finale è diverso dall'opera letteraria, un po' meno potente ma forse perché Welles voleva dire qualcos'altro: quell'esplosione che riporta alla mente un fungo atomico (siamo in piena guerra fredda) vuol forse dirci che il nostro destino è segnato dal fuoco e dalle fiamme? Oppure c'è la speranza, che Kafka negava a sé stesso, che ci sia una vera Giustizia che faccia piazza pulita di tutti, per poi ricominciare tutto da capo?

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento matteo200486  @  18/02/2010 09:40:05
   8½ / 10
Nato dopo Touch of Evil, Il Processo presenta una caratteristica piuttosto comune delle produzioni di Welles: i ridottissimi mezzi. Ma Il Processo è anche un film il cui sviluppo e le cui caratteristiche sono conformi alle volontà di Welles, proprio come Quarto Potere.
Un incipit bellissimo utilizzando la tecnica dello schermo a spilli, che arricchisce la pellicola di un valore aggiunto straordinario. Il mistero infuso alle vicende sin dagli albori del girato appassiona, incuriosisce e con il procedere il tutto diventa più oscuro. Il film è senza ombra di dubbio difficile, ma è tremendamente affascinante, con la rappresentazione folle della piccolezza dell’imputato di fronte all’enormità della legge. Gran film.

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Ultima risposta 19/02/2010 09.51.06
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Neu!  @  26/11/2009 14:47:51
   10 / 10
uno dei migliori film di Welles in assoluto. capolavoro, non sfigura al cospetto del magnifico romanzo di Kafka.

endriuu  @  26/11/2009 13:05:27
   10 / 10
Di solito è difficile e oserei dire quasi impossibile che un film renda alla perfezione un opera letteraria.Figuriamoci poi quando si tratta di kafka.
Welles gira un capolavoro,2 ore in cui si respira l'angoscia esistenziale
di josef K. interpretato da un magnifico anthony perkins,migliore qui che in psycho.Possiamo serenamente affermare che l'espressione cinematografica
tocca qui il suo apice.

bulldog  @  16/07/2009 10:46:44
   10 / 10
Fantastico.

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Ultima risposta 31/07/2009 14.28.46
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  01/07/2009 20:23:03
   9½ / 10
Difficile pensare a un connubio tra due autori tanto diversi, a come il barocchismo pragmatico di Welles potesse tradurre la fissità da incubo del meraviglioso romanzo dalla scrittura quasi "elementare" di Kafka. Ed invece il maestro dà ulteriore prova di bravura, facendo de "il processo" un opera sua, rinnovandolo all'era delle macchine, omettendone la componente metafisica ed esasperandone gli aspetti più allucinati.

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Ultima risposta 19/02/2010 07.21.24
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USELESS  @  23/02/2009 09:14:23
   8 / 10
Welles rivisita con qualche cambiamento su, particolari secondari del libro, ammodernamento di ambiente e costumi sociali quel capolavoro assoluto della letteratura del 900 che è il Processo di Franz Kafka.
Un un impresa che poteva facilmente finire a schifio.

Invia una mail all'autore del commento AcidZack  @  14/01/2009 03:05:52
   10 / 10
Siccome sono amante di Kafka e del Processo, era difficile soddisfare la mia ricerca d'immagine. E' stato riprodotto veramente all'altezza di uno dei romanzi più pazzeschi della storia. LEGGE-FEDE-DIO

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Ultima risposta 05/03/2010 22.21.51
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  24/12/2008 13:18:59
   8 / 10
"Qualcuno doveva aver calunniato Josef K. perché, senza che avesse fatto niente di male, una mattina fu arrestato", inizia così uno dei più celebri ed affascinanti libri di Kafka e così "ex abrupto" inizia anche il film di Welles. Film questo che riesce perfettamente a ricreare l'ansia delle descrizioni e degli accadimenti kafkiani, grazie all'eccellente perizia tecnica del regista.
Perkins offre inoltre un'ottima interpretazione.
Film imperdibile.

donfabios  @  16/11/2008 15:50:04
   8½ / 10
bello, ma mancava qualcosa.... il libro è un altro tipo di esperienza...

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  12/11/2008 10:13:05
   8½ / 10
I cultori puristi dello scrittore di Praga potranno storcere il naso di fronte alle velleità artistiche di Welles. Ma di là da tutte le considerazioni sul merito, non possono certamente lasciare indifferenti la eccezionale perizia tecnica e la straordinaria capacità visionaria del regista americano, che nell’opera in questione rifulgono come non mai.

Vedi recensione

Tautotes  @  21/09/2008 11:25:12
   9 / 10
Bellissimo. Uno dei miei preferiti. Il libro è un capolavoro, il film riesce trasmettere quella situazione kafkiana che non ha eguali. Perkins è uno dei miei attori preferiti.

xxxgabryxxx0840  @  22/07/2008 12:42:27
   8½ / 10
Film difficile, non per tutti (tratto dall'omonima opera di Kafka). Non me la sento di assegnare più di così, anche se mi rendo conto di essere di fronte ad un'opera immensa a livello di ricostruzione di ambientazioni e di non facile rappresentazione. Credo sia una delle pellicole più complesse da decifrare e da votare.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  08/07/2008 16:12:55
   8½ / 10
Anch'io mi trovo estremamente in difficoltà nel commentare tale opera.
La storia di un uomo e di un lungo processo, senza capi d'accusa o arresto, continuando a lavorare con l'obbligo di rispondere quando chiamato, sembra a tutti gli effetti, metaforicamente, la storia di Orson Welles. Un uomo che ha lottato tutta la vita contro un sistema cinematografico che non l'ha mai capito, che l'ha sempre limitato e processato, nonchè spinto a soluzioni personali estreme; basta pensare al lunghissimo esilio europeo del regista.
"Il processo" ha un'incredibile senso del trascendere la dimensione, sfido a non rimanere colpiti dai soffitti bassissimi, quasi ad altezza uomo, e da un'altra regia Barocca straordinaria, quanto basta allo spettatore per immergersi in un incubo cinematografico tipicamenente Wellesiano.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  11/01/2008 23:33:28
   9 / 10
Orson Welles, gigante cinematografico, si cimenta nella trasposizione cinematografica del Processo di Kafka, a sua volta gigante letterario. Magnifica l'atmosfera che regna per tutto il film, cupa e irreale come nel romanzo kafkiano. La descrizione dei meandri della Corte Suprema vale da sola la visione di questo film. Splendidi alcuni momenti, come la visita al pittore, ottime le interpretazioni degli attori. Leggermente fuori contesto alcuni sottofondi musicali jazz in certe scene che alleggerivano il peso del film, ma sono inezie su cui si può sorvolare e comunque del tutto soggettive.

Ch.Chaplin  @  12/12/2007 12:22:40
   10 / 10
un magnifico capolavoro..un 10 meritato del tutto. sequenze indimenticabili, movimenti ke pochissimi hanno fatto o rifatto, una storia ke + enigmatica non si può (è kafka!). una percezione dello spazio davvero eccezionale.

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Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  04/11/2007 23:36:38
   9½ / 10
Filmone wellesiano, girato da Dio (che comunque, sulla mdp, non se la cava bene come Orson). Difatti, la regia mi è parsa un filino inferiore a quella dei tre precedenti capolavori ammirati (e comunque ben al di sopra degli standard di qualsiasi regista ipervirtuoso). Se devo essere sincero, mi trovo in seria difficoltà ad analizzare questa pellicola: la complessità de "Il processo" si cela dietro le profondissime analisi che Welles (e Kafka) compiono, riguardanti in particolar modo la crisi di identità, il senso di colpa e il rapporto uomo/società. E' un film che non si può consigliare a chiunque, ma solo a chi ha davvero intenzione di guardare vero cinema di serie A.

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Ultima risposta 11/01/2008 18.21.25
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Invia una mail all'autore del commento signor_kappa  @  11/04/2007 18:46:39
   10 / 10
Welles aggiunge a Kafka quello che Kafka non poteva mettere, l'immagine

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Ultima risposta 02/03/2008 21.20.08
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Giordano Biagio  @  24/09/2006 17:18:54
   9½ / 10
Film straordinario per verismo letterario e coinvolgimento emotivo. Fa pensare: senza mai annichilire.
Il binomio Kafka- Welles è strepitoso, unico, irripetibile.
Il senso di colpa che viene trattato nel film sembra di origine ignota, sganciato da un oggetto reale, eppure è ben presente ed agisce procurando relazioni ambigue.
Quando allora , nel campo della cosidetta normalità c'è follia e quando c'è ragione, se la ragione per uno oscuro senso di colpa agisce sovente anche nel campo psichico trattando oggetti non del tutto veri ma biograficamente significativi...?

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