il passato e' una terra straniera regia di Daniele Vicari Italia 2007
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il passato e' una terra straniera (2007)

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locandina del film IL PASSATO E' UNA TERRA STRANIERA

Titolo Originale: IL PASSATO E' UNA TERRA STRANIERA

RegiaDaniele Vicari

InterpretiElio Germano, Michele Riondino, Daniela Poggi, Chiara Caselli, Marco Baliani, Valentina Lodovini, Lorenza Indovina, Maria Jurado, Romina Carrisi

Durata: h 2.00
NazionalitàItalia 2007
Generedrammatico
Tratto dal libro "Il passato è una terra straniera" di Gianrico Carofiglio
Al cinema nell'Ottobre 2008

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Trama del film Il passato e' una terra straniera

Giorgio è uno studente modello, figlio di intellettuali borghesi, conduce una vita normale e un po' noiosa. Fino a quando una sera conosce Francesco, coetaneo torbido e affascinante, e tra i due nasce subito una forte amicizia. Francesco si mantiene barando al gioco e Giorgio, attratto dalla personalità e dalla vita avventurosa del suo amico, diventa suo complice. I due passano da una partita all'altra, in un vortice che è insieme avventura e discesa agli inferi, fino ad una sconvolgente resa dei conti.

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Voto Visitatori:   6,85 / 10 (41 voti)6,85Grafico
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Voti e commenti su Il passato e' una terra straniera, 41 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

LilyMary  @  14/01/2011 16:22:29
   7½ / 10
La storia è tremenda, cruda e i personaggi lasciano davvero il segno. Riondino in certe scene è magnetico, affascinate, ipnotico, Germano è sempre bravissimo e convincente. Davvero terribilmente bello. Ho dato solo 7 e 1/2 perchè non è un film per tutti; ci sono scene davvero crude e che fanno male dentro...ma che ci vuoi fare?alla fine fa parte del fascino malato e distorto dei personaggi. Buona visione!

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1 risposta al commento
Ultima risposta 19/01/2011 15.29.22
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Poll  @  28/11/2008 14:28:57
   7 / 10
Veramente un bel film, ottima regia e molto bravi i due interpreti. Germano si conferma, ce ne fosse bisogno a riscriverlo, la più grande promessa del cinema italiano, ma forse non è più una promessa (una sola curiosità: riusciremo a vedere un film da lui interpretato in cui non scopa?).
La sceneggiatura scorre abbastanza bene, nonostante qualche caricaturialità di troppo e qualche buco nel finale, fotografia non televisiva e buon montaggio.
Da vedere.

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Ultima risposta 14/12/2008 05.30.56
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polbot  @  19/11/2008 11:40:02
   6 / 10
vado controcorrente e non mi sento che dare solo una sufficienza striminzita, e grazie alle buone prove di recitazione. Fino a metà il film "prende" (il crescendo pokeristico..). Ma poi langue decisamente.. MAH!

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Ultima risposta 19/11/2008 13.42.39
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paride_86  @  12/11/2008 13:00:30
   6½ / 10
"Il passato è una terra straniera" racconta la storia di Giorgio e la sua discesa agli "inferi". Premettendo che non ho letto il libro posso dire che il film è realizzato piuttosto bene, coinvolge ma non è privo di difetti: innanzitutto la scelta di Chiara Caselli e Romina Carrisi, la prima troppo poco sexy per la sua parte, la seconda poco convincente come attrice. Alcune scene di sesso, inoltre, sono lunghe ed eccessivamente calcate ai fini della storia. La condizione familiare e la vita di Giorgio prima di conoscere Francesco non è praticamente trattata: questa è una grave mancanza perché non ci viene spiegato come mai Giorgio si lasci trasportare sempre più in basso, quali sono le radici dei suoi comportamenti e perché sia possibile che la personalità di Francesco riesca ad attecchire su di lui.

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Ultima risposta 12/11/2008 16.19.10
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  09/11/2008 21:55:28
   7½ / 10
Ottimo film: anche se Vicari calca la mano rispetto alle pagine del magnifico romanzo di Carofiglio, l'atmosfera glamour e sordida della vicenda, e soprattutto la Bari notturna anonima e "clandestina" sono due buone ragioni per acquistare il suddetto biglietto.
E ci metto pure la maiuscola prestazione di Germano, ormai sempre più bravo a fagocitare nevrosi, insomma abbiamo di fronte un noir all'italiana di pregevole fattura.
Poi, secondo i miei parametri cine-letterari, il romanzo è superiore al film (ad esempio un pò in sordina rispetto al libro la famiglia del protagonista) ma la discesa nel maelstrom di Giorgio, il suo "punto di non ritorno" personale, in un mondo tanto squallido quanto invitante (soldi facili, gnocche compiacenti, libertà d'azione anche nei suoi aspetti più retrivi) è davvero efficace.
Da segnalare un paio di situazioni di vaqua "normalità" come le difficili cene di Giorgio davanti alla famiglia o l'annuncio (emblematico per il limite che ha travalicato il suo Io) delle future nozze della sorella.
Il finale riesce a smussare gli angoli contenendo il "male emulato" descritto da Carofiglio col rischio, forse, di sfociare in un moralismo involontario

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Ultima risposta 11/11/2008 18.40.36
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Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  07/11/2008 20:14:24
   6½ / 10
E’ un film che non mi è dispiaciuto: “in primis”, perché tratta senza retorica e autocompiacimento un tema delicato (nel quale si è avventurato innanzitutto l’autore del libro da cui il film è tratto, Gianrico Carofiglio) quale quello dell’ipocrisia borghese, che suddivide semplicisticamente e fallacemente i “buoni” e i “cattivi” sulla base dell’estrazione sociale; “in secundis”, per il ritmo della narrazione, il cui svolgersi sostenuto non fa sentire il “peso” di una pellicola che sfora le due ore.
La storia si configura come una sorta di discesa agli inferi (un po’ alla maniera del barese doc Alessandro Piva) in una Bari oscura, fatta di bische clandestine, di malviventi e di personaggi altolocati colti nelle loro insane inclinazioni ai vizi. Di qui il parallelismo tra Giorgio, ragazzo di buona famiglia prossimo alla laurea, e Francesco, una baro di professione proveniente da una situazione familiare disagiata. Il confronto messo in scena da Daniele Vicari è volto a mettere in luce i diversi aspetti che connotano questi due soggetti, tanto diversi nei rispettivi contesti sociali cui fanno capo, ma molto simili nella loro intima attitudine a delinquere ed ingannare il prossimo. Ma mentre Francesco si trova nella condizione quasi obbligata di ricorrere all’illecito per riscattarsi da una precaria e drammatica situazione familiare (la rabbia che egli sfoga sulle ragazze sembra l’espressione di una ribellione ad un sistema sociale di cui è vittima); in Giorgio, invece, la tendenza al male non trova altra giustificazione se non in un gusto fine a se stesso. In questo senso, la differenza sostanziale tra i due ragazzi sembra risiedere nella Fortuna: proprio quella fortuna, che Francesco riesce ad aggirare con i suoi trucchi nelle carte, lo schiaccia nella vita di tutti i giorni, dove egli è consacrato a rimanere sempre un perdente. A tal proposito, si pone come emblematica la sequenza nella quale si vede scorrere Giorgio –scagionato- lungo il corridoio del commissariato, mentre di là dal vetro separatore si scorge Francesco, destinato invece a soccombere alla legge. Così i due protagonisti, entrambi colpevoli -anche se in diversi momenti e luoghi, avranno sorti diverse: ad uno –già provato da una vita di stenti- toccherà la galera; per l’altro, invece, ci sarà la riabilitazione ed un futuro -ironia del caso- da magistrato. Il finale del film, in cui è il regista si sofferma sul volto perplesso e disorientato di Giorgio a seguito dei ringraziamenti della ragazza scampata allo stupro, si pone come il punto di approdo di un viaggio in cui si è concretato il progressivo disfacimento della sua identità.
Il film, data la materia ricca di buoni spunti e riflessioni, poteva senz’altro essere sviluppato meglio. Molte le forzature e le approssimazioni, soprattutto in alcuni personaggi che risultano soltanto abbozzati –dato che parliamo di Vicari e non di Gus Van Sant: per esempio tanto il rapporto di Giorgio con la sorella, che fa un’apparizione inutile e fugace verso la fine, quanto quello con i suoi genitori potevano essere approfonditi maggiormente. Anche sotto il profilo formale, sono presenti lungaggini che potevano essere omesse, e che danno l’impressione che il regista se ne sia servito per allungare il cosiddetto brodo.
Quanto alle interpretazioni recitative, tralasciando quelle trascurabili di tutti gli altri personaggi che sono solo di contorno, l’esordiente Michele Riondino se la cava egregiamente, mentre mi è parso un po’ sotto tono il –pur sempre- talentoso Elio Germano.
In defintiva, si tratta di una pellicola decisamente apprezzabile, soprattutto perché sostenuta da un soggetto valido; ma, alla fine della visione, mi ha lasciato un senso di incompiutezza nonché di sciatteria.

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Ultima risposta 08/11/2008 19.38.09
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