il paese incantato (1972)

Un film estremamente provocatorio, un viaggio verso una città utopica in cui esiste la felicità, passando attraverso un girone dantesco surreale di desolazione e violenza, in cui lo stesso rapporto fra la coppia è costellatto da un tono controverso fatto di purezza, ma anche brutalità. Il tema della morte, del viaggio verso l'illuminazione è costellato da visioni abbastanza forti per i tempi ed anche attuale per come il tema del lutto, della morte stessa o della diversità generazionale sono trattati. Ed è presente anche un passato doloroso di entrambi che fa sempre capolino all'interno di una narrazione e di una regia frammentata come il contesto che la circonda. Un passato, ed è forse una delle chiavi del film, da cui non possono liberarsi per raggiungere la felicità.

Buon film, merita una visione

On the road dantesco, questo ciò che si palesa dagli innumerevoli 'strani' incontri che si manifestano ai protagonisti, sembrano allegorie dei 7 vizi capitali, tentazioni che colpiscono Fando, dalla scena in cui viene nutrito alla rinfusa, il lusso rappresentato da delle donzelle che lo accerchiano, la noia, l'avidità del vecchio che si beve tutto il sangue anzichè dividerlo con l'infermo, ritratti che sembrano appartenere ad un girone dantesco. L'inizio sembra echeggiare di 'Alice nel paese delle meraviglie', più che il consueto accostamento a Bunuel trova fondamento a quello con 'La Strada' di Fellini, la sensazione è che più che cercare un senso alla vita, i 2 protagonisti vogliano trovare un senso alla loro vita, solo la promessa in principio fatta da Fando li tiene uniti, e qui riallacciandomi sia a 'El Topo' che a 'La montagna sacra' tutti perseguono il loro obiettivo ma non trovano ciò che si aspettavano.

Noioso, troppo eccessivo e grottesco, neanche ben diretto, molto influenzato da Arrabal (uno dei fondatori con lui del movimento panico) sembra più una opera di quest'ultimo del quale eredita tutti i difetti elencati (sarà per questo che non mi piace) che di Jodorowsky.

Se avevo adorato "La montagna sacra" e apprezzato "El topo" per motivi estetici non posso dire lo stesso per questo primo lavoro di Jodorowsky. Ovviamente il cinema di Jodo non è un cinema per tutti, non solo per i millemila simbolismi e riferimenti non accessibili a chiunque ma anche e soprattutto per la lentezza narrativa e la totale mancanza di un senso logico che negherebbe in chiunque qualsivoglia tipo di suspense emotiva. Qualche scena interessante ma per il resto solo estenuanti camminate sulle rocce e dialoghi insensati. A differenza di altri suoi film questo mi ha annoiato a morte.

Adoro Jodorowsky. Già al suo primo film "Fando Y Lis", in bianco e nero ('68 e non '72), dimostra tutto il suo genio, e anche tutte le sue capacità registiche nelle riprese, nel trucco, nel sonoro, ecc.
Surrealista, magico, memorabile. Questi sono i bei film, quelli che ti tengono incollati allo schermo, quelli che ti stupiscono, che ti fanno dimenticare che hai sete o che ti scappa la pipì. =) La rivolta che c'è stata alla première fa dedurre l'ignoranza completa del pubblico.
Qué bonito es un entierro.

Primo film per il cartomante/scrittore Jodorowski.
Un film dagli scarsissimi mezzi economici ma dalle grande idee.
Fiocccano le metafore(difficile coglierle tutte) e il simbolismo sciamanico.

Un capolavoro assoluto.
L'inquadratura inziale con Lis che divora la rosa è da antologia.