Michael Corleone, il padrino della cupola mafiosa italo-americana, ormai anziano, decide di ripulire la sua vita ed i suoi affari cercando di instaurare un regime di convivenza pacifica con le altre famiglie di New York. Ma a malincuore è costretto a rivedere la su posizione quando una delle altre famiglie rivendica dei diritti sui Corleone.
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Di certo non si poteva fare quello che è stato fatto con i primi due capitoli, però sono rimasto ugualmente deluso: mi aspettavo molto di più da quest'ultimo film della trilogia. Abbastanza fiacco come film.
Vorrei dire al ragazzo che sta sotto di me, che di solito é il secondo film di una trilogia o saga ad essere il peggiore, non il terzo. Amnzi il terzo di solito e sempre migliore del primo. M essendo che il terzo padrino é brutto, allora tutti i terzi film sono brutti, lasciamo stare che é meglio. Il voto doveva essere 9, ma visto che non ci sarà un quarto film, e questo mi rattristisce molto, il voto e 8,5. Comunque sempre bello, e questa volta e ricco di azione. Non é che sia che cosa, ma l'azione é più presente. Io l'ho visto anche in originale, il 50%e italiano.
Sono passati 18 anni dal secondo: e Coppola decide di non replicare né l'epica, né l'elevatura tragica. E' una scelta intelligente. Sin dall'inizio, ci troviamo condotti a una dimensione "umana" della famiglia Corleone, quale non l'avevamo mai vista. Al Pacino nel ruolo di Michael Corleone, spesso, sorride (anche se il più delle volte è disilluso o dimesso). Ma non incute più quel tremendo timore.
Si può compatire Michael Corleone? Certo. Si può sempre compatire un uomo; e il Padrino è un uomo, non è il diavolo.
Gli ultimi 45-30 minuti sono fantastici: il montaggio ruota attorno alla Cavalleria Rusticana di Mascagni, e Coppola dirige quell'ultimo segmento di film come fosse un'amplificazione, stilisticamente compiaciuta (ma ne ha ben d'onde), della sequenza del battesimo del primo film. (Del resto, come giustamente detto dal regista, la trilogia segue uno schema A-B-A: dunque il terzo episodio ricalca le orme del primo). Assistiamo, con un montaggio davvero strepitosamente espressivo, a un tripudio di vendette incrociate, regolamenti di conti, ...quel che conta, è come lo si descrive, e il senso di tutto questo: il padrino è un uomo che la sorte sta per condannare a scontare un suo inferno in terra, dopo la morte di sua figlia innocente (e non insisterei troppo a dire se la Sofia Coppola è in parte oppure no: il volto ci sta tutto, comunque). Dunque: questo finale che unisce il melodramma a Shakespeare è strepitoso.
Ma il film ha un limite e un difetto. Il limite sta nel suo stesso punto di forza da cui eravamo partiti: si può aver pietà di Michael Corleone? Sì: ma, con la sua umanizzazione, il film sconta anche un prezzo. Che è questo: avvicinandolo allo spettatore, ne riduce lo spessore drammatico, la statura tragica. Ne banalizza il destino a quello di tanti uomini di prestigio condannati a rodersi l'anima in un lento tramonto di solitudine. Di ben maggiore impatto tragico la solitudine demoniaca, non meno angosciosa (anzi) ma terribile per ogni altro essere umano (a partire dal fratello di sangue), con cui si chiude "il padrino parte II".
Il difetto sta nell'utilizzo spregiudicato del coté storico-dietrologico. Anche se ci sentiamo di approvare nella sostanza l'ardimento con cui Coppola parla di "alte sfere", Ior, Vaticano e politica, il tutto appare quasi decontestualizzato rispetto al film. Probabilmente alla pellicola avrebbe giovato una contestualizzazione meno ambiziosa e più generica. Inoltre, molti personaggi o episodi appaiono banalizzati (vedi il Conclave) o del tutto avulsi rispetto al nucleo centrale del film (vedi l'impiccagione del personaggio che dovrebbe corrispondere a Calvi). Coppola si lascia prendere da una certa mania magniloquente, ma non ne giova l'opera: il film è sempre molto lungo e a tratti per prolissità e non per sintesi: come invece accadeva al primo episodio, che inanellava una sequenza madre dopo l'altra per grande abilità di adattamento. Il primo episodio parte infatti dalla materia di un romanzo, la rielabora, le conferisce potenza ed equilibrio, la sintetizza in modi che rasentano la perfezione. Sia il secondo che il terzo episodio sono invece stati scritti per il cinema, e non poche volte smarriscono la strada maestra.
La saga de "Il Padrino" mi lascia poi una forte suggestione di autobiografismo, da parte di Coppola. Ho l'impressione che egli un po' si identifichi nel suo protagonista, sia per l'ombra paterna (che espliciterà in un film di 19 anni dopo, "Segreti di famiglia" ["Tetro"]), ma soprattutto con questo terzo film ci sembra voler parlare di un' (illusoria? narcisistica?) ipotesi di redenzione per mezzo dell'arte, tramite la figura del figlio cantante Anthony, interprete, nella sequenza finale melodrammatica in cui lo vediamo recitare la "Cavalleria rusticana" mentre, in contemporanea, avvengono fatti cruenti sulla falsariga di quello che accade sul palco. Che Coppola alluda a qualche "scheletro di famiglia", e s'illuda di lavare i panni sporchi nell' "arte" del cinema, come Anthony sul palco del Teatro Massimo di Palermo? E che far morire la propria figlia sia un'inconscio sintomo di un qualche senso di colpa? Conta poco per valutare il film, ma sono sfumature non prive di fascino.
Degna conclusione della trilogia di Coppola, sicuramente inferiore ai primi due capitoli, ma sarebbe stato strano il contrario. Il padrino III rimane un film eccellente, con un cast al solito in stato di grazia ed una regia stratosferica: il finale, poi, è di quelli che lasciano il segno. Assolutamente impresentabile Sofia Coppola, che il povero Francis Ford proverà a riproporre in qualsiasi ruolo pur di fargli fare carriera nel mondo del cinema; per fortuna c'è riuscita come regista, sennò ce la saremmo ritrovata pure a fare le televendite con Mike Bongiorno dopo Forum.
Di gran lunga inferiore agli altri due. Per la prima volta ho notato anche difetti di regia che Coppola non avrebbe mai fatto in precedenza. Specialmente sui alcuni dettagli di inquadrature e di abbigliamento.
Tuttavia è buon film.
Non so se è così anche nel romanzo ma è stato molto azzardato e coraggioso tirare in ballo il "Vaticano" e la bellezza di questa storia consiste proprio in questo.
Il film a differenza dei primi 2 aderentissimi al romanzo di Puzo,sebbene abbiano qualche dettaglio che li faccia differire dal libro,è una sceneggiatura del tutto originale di Coppola che comunque viene aiutato a scriverla dall'autore (anzi probabilmente è il contrario visto che il regista volle finire li' la saga,sapendo dell'assenza sul set di Puzo negli ipotetici sequel futuri); e anche questa,secondo me,avrebbe dovuto essere premiata con un Oscar,visto che conclude in un modo innovativo,perfettamente ambientato si nel tempo che nello spazio e del tutto verosimile la saga dei Corleone. Micheal,infatti,per salvare il buon nome della sua famiglia e per il bene dei propri figli vuole legalizzare completamente il suo business,tagliando i rapporti sporchi con tutti i vecchi amici; purtroppo si accorgera' che anche volendo non si puo' uscire dalla vita in cui è entrato,e verra' perseguitato dai guai (tema che verra' ripreso 3 anni dopo da De Palma con lo stesso attore in Carlito's way). Stavolta il regista non incentrera' il film sui pezzi da 90 americani,ma su quelli italiani.I personaggi,seppur con nomi diversi sono esistiti veramente: l'arcivescovo Paul Marcinkus (arcivescovo Gilday),Roberto Calvi (Keinszig) e Giulio Andreotti e Licio Gelli (i candidati maggiori ad essere identificati con la figura di Licio Lucchesi). Infatti,non sono invenzioni gli sporchi affari legati al crack del banco Ambrosiano,al "caso IOR",e forse anche alla morte di papa Luciani (Giovanni Paolo I),uno dei pontefici meno longevi in assoluto nella storia,in cui erano invischiati Chiesa,P2 e importanti personaggi politici.
Il terzo episodio ha molti luoghi comuni con il primo: l'invenzione del personaggio di Vicent (un'ottimo Andy Garcia),il futuro Padrino,iracondo,avventato,violento e vendicativo come il padre Sonny; ed il crescente rapporto inversamente proporzionale tra la saggezza e la vecchiaia del protagonista (Micheal,infatti,col passare degli anni e con l'ammalarsi diventa piu' debole,ma anche piu' saggio e meno avventato rispetto a quando era giovane,proprio come il padre Vito). Ci sono,inoltre,dei dettagli interessantissimi come il viaggio di Micheal fatto insieme alla moglie nel paese d'origine per cercare di fargli capire la cultura siciliana, la quale non è legata alla pazzia,ma solo ad una vecchia tradizione culturale; e per cercare di convincerla che tutte le sue cattive azioni erano legate ad un senso di protezione e amore verso i suoi cari.
Diane Keaton ha un ruolo decisamente piu' importante,e mostra tutta la sua bravura. Al Pacino,grande come sempre,invece,mostra tutta la sua versatilita' di attore,diventando una sorta di Innominato dei Promessi Sposi,realmente intenzionato a redimersi.
Alla fine,la figlia Mary morira' per colpa,di quegli affari da cui Micheal non è mai riuscito ad uscire,ed il protagonista caccera' un commovente urlo di dolore e responsabilita' per l'accaduto. Nell'ultima scena Micheal,ormai vecchio,ricordera' tutte le donne che ha amato e ha perso negli anni precedenti,e morira' accasciandosi per terra nel giardino della sua villa,vicino ad un cagnolino che cerchera' di rianimarlo.
sicuramente la trilogia piu importante e bella della storia,seguita dal ritorno al futuro a mio modesto parere,il primo e insuperabile ma anche il secondo non gli e da meno ma questo terzo mi convince un po di meno anche se non gli do meno di 9,la cosa che piu mi rattrista e la assenza di robert duvall ma come mai non la inserito nel cast accidenti,era lunico che era rimasto vivo dal primo padrino,lunico che gli era rimasto sempre vicino e fedele,comunque vorrei qualche parere da "vossia"eheheh,quale la figura piu potente ed emblematica tra i due corleone,il potente ma buono vito,che dimostra piu personalita secondo me,o il freddo e glaciale michael,a voi lardua sentenza,o magari il figlio anthony,chissa,ma per me il vero padrino rimarra per sempre vito
sicuramente il peggiore della saga..come succede sempre tra l'altro...ovviamente non poteva essere migliore del 2 e la testardaggine di coppola nel voler assolutamente mostrare la redenzione di M.corleone l'ha reso un film noioso e poco avvincente...non mi è piaciuto assolutamente..ma ovviamente non può che non essere un buon film...per regia etc et..
Molti dicono che non ci sia confronto con i primi due..... la trovo un emerita str....ta, è la conclusione del ciclo ...quella che fa dare 10 a tutta la saga...senza di questo il tutto sarebbe incompiuto. Al Pacino fenomenale ed in una interpretazione nettamente superiore alle precedenti. Unica pecca l'assenza di Robert douvall...cmq più che degnamente rimpiazzato...anche se in un ruolo più marginale.
chiaramente il 3 episodio del padrino (come tutti i 3i episodi nelle saghe) è quello di minore rilevanza, sempre ben girato ma senza i colpi di genio del primo comunque vanno visti tutti e 3.
Lontanissimo dai capitoli che lo precedono(non poteva essere altrimenti)e con attori(vedi Andy Garcia)distanti anni luce dallo spessore del cast che fu'....una parziale delusione che chiude una delle trilogie piu' importanti della storia del cinema!
Spettacolare la scena al teatro, si conclude degnamente la grande saga dove pero (come tutte le altre saghe) il primo rimane superlativo ed assoluto. Andy Garcia penoso. Grandissimo come sempre Pacino
E proprio vero e leggermente inferiore ,rispetto alle prime 2 parti,ma nonostante ,devo dire di una coclusione davvero grandiosa. Al Pacino conclude in bellezza,ma da notare anche la buona interpretazione di Andy Garcia. Ancora mille grazie a,Francis Ford Coppola per averci regalato questa meravigliosa trilogia.
P.s Ho notato che nel cast qui c'è scritto Robert De Niro(che non si vede neanche l'ombra). Forse avete sbagliato con Andy Garcia? Ero solo per precisare.
Inferiore rispetto agli altri due, qui il protagonista diventa un bravo Andy Garcia, che non sfigura di fianco a Pacino e agli altri attori (anche un bravissimo Eli wallach).
Il principale difetto consiste nella scelta di Sofia Coppola, figlia di Francis, che non è adatta al ruolo e non è minimamente credibile nela parte della figlia di Pacino.