Nick, agente di cambio, abita vicino alla lussuosa villa di Jay Gatsby, arricchito in modo misterioso. Daisy, sua cugina, è stata un tempo amante di Gatsby, ma ora è sposata al ricco e cinico Tom. Gatsby riesce a incontrarla, proprio grazie a Nick, e le chiede di divorziare. Lei rifiuta ma Tom, convinto dell'infedeltà della moglie, minaccia il rivale. Infine, sarà proprio Daisy, investendo una donna con la macchina di Gatsby, a provocare l'intervento del marito, che lo ucciderà credendolo responsabile.
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Impensabile il confronto con l'opera di Fitzgerald. Siamo lontani anni luce. Unici punti di forza del film: -Ricostruzione storica dei Roaring Twenties a ritmo di jazz e a passi di Charleston, ma senza neanche troppe allusioni premonitrici all'imminente collasso di un mondo blasé ed effimero, sull'orlo del baratro; -Interpretazione di Redford: affascinante e nostalgico, equivoco e tragico, ha dipinto un ritratto convincente di Jay Gatsby (personalmente mi è sembrato che, nelle scene notturne in cui è ripreso di spalle, solo, sul molo della villa di West Egg intento a fissare la luce verde intermittente, si materializzasse un mito, che fino a poco prima viveva esclusivamente nelle pagine immortali di Fitzgerald...) Nonostante una sceneggiatura firmata Francis Ford Coppola, rimane un'impresa assai ambiziosa trasporre su pellicola un romanzo di tale portata. L'analisi di Clayton è superficiale e limitata, non si addentra nei meandri delle riflessioni esistenzialiste che tormentavano Fitzgerald, che, invece, affronta ampiamente in un libro che sa di autobiografia. La Farrow non entusiasma nel ruolo di Daisy, migliore la prova di Lois Chile che interpreta l'amica Jordan.