il fantasma della liberta' regia di Luis Buñuel Francia 1974
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il fantasma della liberta' (1974)

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locandina del film IL FANTASMA DELLA LIBERTA'

Titolo Originale: LE FANTÔME DE LA LIBERTÉ

RegiaLuis Buñuel

InterpretiJulien Bertheau, Adriana Asti, Michel Lonsdale, Michel Piccoli, Monica Vitti, Jean Claude Brialy

Durata: h 1.45
NazionalitàFrancia 1974
Generegrottesco
Al cinema nel Giugno 1974

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Trama del film Il fantasma della liberta'

Nel prologo, anno 1808, assistiamo alla fucilazione di patrioti e di un ufficiale profanatore di tombe. Poi si passa al presente, ed ecco un uomo che mostra a due bimbe foto ""oscene"" dei monumenti di Parigi, un assassino messo in libertà, la repressione di una manifestazione che inneggia alle catene...

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Voto Visitatori:   8,78 / 10 (20 voti)8,78Grafico
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Voti e commenti su Il fantasma della liberta', 20 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  30/08/2022 18:05:28
   7½ / 10
Questa volta Bunuel racconta tante storie in un collage grottesco di avvenimenti surreali di cui difficilmente sapremo come andranno a finire.
Forse questo voler mescolare tutti questi personaggi è il limite di questo film che pero' regala momenti di alto cinema come la sparizione della bambina e il suo ritrovamento "inspiegabile" o il killer graziato dalla giustizia per chissa' quale motivo.

Ovviamente non mancano le frecciate a tutte le classi borghesi e religiose in consueto spirito Bunuelliano.

Filman  @  16/06/2021 15:39:45
   8½ / 10
Un altro collage di situazioni e personaggi in cui si fa satira graffiante sul clero, sul corpo armato, sulla borghesia, sulle sue manie e sul suo bigottismo, contrapposto al suo reale istinto. LE FANTÔME DE LA LIBERTÉ conferma il punto d'arrivo artistico di Luis Buñuel, che ripropone la stessa formula con situazioni e storie surreali nuove ed entusiasmanti, che non stabiliscono nessun nuovo primato ma rappresentano un'esclusiva del cinema mondale di quel tempo, diventandone in parte simbolo.

kafka62  @  07/04/2018 11:00:56
   7 / 10
Sei persone appartenenti alla haute bourgeoisie si riuniscono una sera per cenare insieme (è uno dei leit motiv più frequenti nel cinema di Buñuel), ma, giunto il momento di mettersi a tavola, anziché sedersi su normali sedie, si accomodano con estrema naturalezza su altrettanti water closet. Nel corso di questa defecazione rituale si parla di rifiuti tossici, di escrementi umani, mentre appare quanto mai sconveniente (come vien fatto notare alla bambina) pronunciare la parola "fame" o "cibo". Per mangiare, i convitati sono costretti a ritirarsi in uno stanzino dove, chiusa a chiave la porta alle loro spalle, possono finalmente dar libero sfogo ai loro appetiti gastronomici. Più avanti, i coniugi Legendre ricevono l'annuncio che la loro bambina è scomparsa. Si perlustra la scuola, si interrogano i testimoni, viene fatta intervenire la gendarmeria, ma a nulla vale il fatto che la piccola è proprio lì, davanti agli occhi di tutti, genitori compresi, e anzi viene invitata dal commissario a fornire le proprie generalità e a mostrarsi ai poliziotti per facilitare le attività di ricerca.
In questi illuminanti episodi sono rinvenibili i due principi strutturali che presiedono alla costruzione de "Il fantasma della libertà". Da una parte si assiste infatti al capovolgimento assurdo di situazioni normali: il gabinetto che prende il posto della stanza da pranzo, e viceversa, oppure le immagini dei più famosi monumenti parigini giudicate alla stregua di fotografie pornografiche. Dall'altra, invece, c'è l'inserimento in un contesto narrativo apparentemente normale di elementi che contraddicono quello che stiamo vedendo sullo schermo: la bambina è scomparsa, ma tutti hanno modo di vederla e di interloquire con lei; il poeta-assassino, che spara sulla folla con un fucile di precisione dall'alto di un grattacielo, viene condannato a morte, ma dopo la sentenza esce dall'aula del tribunale tra strette di mano e richieste ammirate di autografi. A tutto ciò si deve aggiungere la presenza nel corso del film di numerosi elementi dissonanti, anche se non necessariamente assurdi: i frati giocano a poker con santini e scapolari al posto delle fiches, la sorella del questore suona il pianoforte completamente nuda, le lancette dell'orologio di Foucauld avanzano con una velocità innaturale, i soldati cacciano la volpe con un carro armato, e così via.
Fedele alla sua natura di poeta anarchico e surrealista, Buñuel prosegue lungo la strada già tracciata da film come "La via lattea" o "Il fascino discreto della borghesia". Al pari di questi, "Il fantasma della libertà" non ha una struttura unitaria, ma è formato da brevi sketch legati tra loro da labili pretesti narrativi, e soprattutto è percorso da una vena sardonica e iconoclasta, al tempo stesso anti-borghese, anti-religiosa e anti-istituzionale. Borghesi, commissari di polizia, notabili e preti sono come sempre i personaggi preferiti del regista, il quale si diverte a metterli alla berlina in maniera lucidamente impietosa ed irridente.
Rispetto ai film precedenti, si può piuttosto rilevare come "Il fantasma della libertà" porti alle estreme conseguenze una concezione centrifuga della trama e del racconto. Il film infatti si snoda orizzontalmente, senza alcuna progressione narrativa, con lo stesso principio che regola il gioco del domino. Così, ad esempio, mentre Foucauld parla al dottore dei suoi strani incubi notturni, entra nello studio un'infermiera che chiama a sé quest'ultimo per una comunicazione urgente, e da questo momento in poi è lei a diventare il motore della storia; quando poi, dopo la notte trascorsa alla locanda, la donna offre un passaggio nella sua auto a un personaggio conosciuto da appena pochi minuti, la macchina da presa abbandona completamente la prima al suo destino per seguire invece quest'ultimo, e così via fino alla fine, dove – nonostante tutto – il cerchio si chiude con la manifestazione studentesca allo zoo e lo slogan "Viva le catene!", che riprende alla lettera le parole pronunciate dai patrioti spagnoli fucilati nel prologo dall'esercito francese. Con tale metodo, Buñuel frustra in continuazione il desiderio dello spettatore di "sapere come va a finire": non diversamente dalla scatoletta del cinese in "Bella di giorno" o del sogno del treno ne "Il fascino discreto della borghesia", ne "Il fantasma della libertà" non riusciamo mai a scoprire ciò che è scritto nella lettera recapitata nottetempo a Foucauld o quale strano fatto è accaduto a Lisieux, in quanto il regista opera continui e improvvisi scarti, prendendo nuove e inaspettate direzioni. Come conseguenza di ciò, ogni episodio non è legato a quello che lo precede da un principio di causa a effetto, e neppure è il riflesso di una casualità assoluta e onnipotente (anche laddove – è il caso della sequenza nella locanda – i destini umani sembrano incrociarsi con cadenze alla Feydeau), ma il succedersi indifferenziato delle varie vicende (tutte ugualmente interessanti e tutte diegeticamente inutili) è a ben guardare preordinato piuttosto al disvelamento di una morale cripticamente nascosta dietro il disfacimento della logica del reale.
Se "Il fascino discreto della borghesia" era caratterizzato da un simbolismo che altro non chiedeva se non di essere preso alla lettera, qui il capovolgimento delle apparenze è assai più disorientante. Nella scena dei gabinetti, ad esempio, cosa vuole dire esattamente Buñuel? Che i riti agapici della borghesia sono – tout court – delle disgustose defecazioni collettive? oppure il nonsense mira più semplicemente a incrinare la solida e radicata fiducia nei principi della convivenza sociale? A mio parere, l'unica risposta è che il ribaltamento del senso è solo apparente, in quanto Buñuel invita lo spettatore a riflettere sul fatto che forse il vero, autentico aspetto della realtà è proprio quello rovesciato. Dietro il sorriso (o il ghigno) il discorso è, come sempre, politico: la libertà del titolo è costantemente violata, il disordine è spacciato per ordine, il disfacimento morale per salutare conservazione del sistema sociale. Il bersaglio è ancora una volta centrato dal vecchio maestro, anche se, a dire la verità, la limpidezza metaforica de "Il fascino discreto della borghesia" appare lontana, l'effetto di dépaysement rende l'assunto alquanto ambiguo e difficilmente decifrabile, e il film si avvicina a tratti più al nonsense delle pellicole della ditta Zucker-Abrahams (pur senza – è ovvio – la loro disimpegnata e goliardica innocuità) che a un'opera dalle chiare e consapevoli finalità dissacratorie (forse a causa della mancanza di personaggi-guida con un maggiore valore emblematico, o anche dell'ampiezza stessa del tema affrontato).

sweetyy  @  01/12/2012 04:23:18
   8½ / 10
Ottimo film di Bunuel, che ho preferito a "Il discreto fascino della borghesia". Geniale!

tobbie  @  14/10/2012 18:28:54
   8 / 10
Pellicola d' approccio surrealista in cui si susseguono varie storie a mo' di metafora .Si percepisce in alcuni frangenti il genio del regista, ma la resa generale degli episodi è diseguale. Mezzo voto in più per lo splendido finale.

addicted  @  11/09/2012 14:06:39
   10 / 10
Amo Bunuel incondizionatamente, quindi finisco per dargli sempre 10.
Questa volta il maestro racconta una serie di brevi storie che si sviluppano una dall'altra senza soluzione di continuità. E' un'apoteosi dei più tipici procedimenti surrealisti: ribaltamento delle convenzioni, decontestualizzazione, narrazioni interrotte, sospese, contraddittorie, situazioni paradossali. Il gioco funziona a meraviglia per la straordinaria finezza ed intelligenza con cui è condotto. Il pregio più grande di Bunuel è quello di impregnare tutto di uno humor irresistibile, che coinvolge lo spettatore e nello stesso tempo impedisce al film di prendersi troppo sul serio. Alla fine, però, ci si rende conto che il gioco non è fine a se stesso. Se ti lasci prendere, l'esperienza ti tocca nel profondo. Gratificante, stimolante, intelligente e provocatorio. Da non perdere.

baskettaro00  @  28/09/2011 18:22:41
   7½ / 10
3° film di bunuel visto,escluso il cortometraggio del 1929.
una pellicola surrealissima e intelligentemente geniale,scene come "il pranzo sulle tavolette"o la bambina scomparsa sono veri e propri esempi di cosa sia il grottesco/fuori dalle righe.
critica alla borghesia meno accentuata rispetto a film come l'angelo sterminatore(finora il mio preferito del regista)o il fascino discreto della borghesia.
i miei episodi preferiti sono quelli citati,il mio sfavorito è l'ultimo,quello del questore,episodi comunque tutti legati fra loro.
piccola parte per monica vitti e nel cast figura pure milena vukotic;)
un film,ripeto,decisamente geniale,consigliato agli amanti del fuori dalle righe!

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  09/01/2011 18:06:14
   8½ / 10
Ottimo film di Buñuel, divertente e irriverente. Satira intelligente e divertente nei confronti di borghesia, clero, istituzioni varie...
Le situazioni surreali proposte, sono sempre divertenti e mai banali. Ottimo lavoro!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  25/11/2010 16:53:59
   7½ / 10
Elogio del paradosso assoluto, rovesciamento completo delle convenzioni, usi e consuetudini alle quali la classe borghese non è altro che una combriccola di pupazzetti senza speranza. La struttura semiepisodica del film lo rende leggermente discontinuo alternando momenti efficaci, altri più ermetici. Tuttavia sequenze come la bambina scomparsa, la seduta collettiva al water sono veri pezzi di antologia.

Guy Picciotto  @  05/09/2010 16:52:37
   8½ / 10
Il vecchio Bunuel "porta il male", ossia intossica la verità e l'ovvio, portandoci nell'incongruo e automaticamente libera, solleva e fa riflettere coloro che gli stanno intorno.
A eternare per i postumi ciò che ai lobotomizzati spettatori dell'epoca sarà parso delirio. E sempre stato uno dei vezzi del genio spagnolo.

pinhead88  @  19/04/2010 13:06:52
   10 / 10
Penultimo film di Bunuel e capolavoro assoluto.tre episodi grotteschi e surreali che tuttavia nascondono anche un fondo di verità.antiumano.

USELESS  @  27/12/2009 18:55:13
   9½ / 10
Usando il grottesco Bunuel ci spiega la completa incostitenza e gratuità della comune morale (borghese e non).
Insuperabile la scena del "convivio defecatorio".

paride_86  @  25/10/2009 01:58:31
   10 / 10
Un altro capolavoro grottesco e surreale del Maestro Bunuel.
Si tratta di un mosaico di storie particolarissime e irriverenti verso la borghesia, le gerarchie e il clero, come spesso accade nei film del regista.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  14/10/2009 22:01:18
   8½ / 10
Scritto con il fedelissimo (me pare) Carrière e degno proseguio della Via Lattea togliendone l' elemento itinerante - ma altrettanto grottesco e surreale -, Luis Bunuel continua la strada sulla struttura episodica (circa 11, dipende dai punti di vista), con ogni segmento che va ad influenzare quello successivo. Si arriva a delineare lo sguardo di Bunuel come quello di un entomologo, totalmente disinteressato alla psicologia dei suoi personaggi, interessato invece ad osservarli (come insetti o cavie da laboratorio, o come la gallina, lo struzzo ad inizio pellicola, o l' ultimo "soggettivo episodio" degli animali allo zoo) e studiarne i loro comportamenti. Non c' è logica, c' è nonsense e al di là delle classiche critiche alle istituzioni, ai simboli nazionali (di qualunque nazione si tratti; vedi ep. delle foto), all' esercito, alla famiglia, alla Chieda e alla Libertà tanto cara ai surrealisti (da lì il titolo "Il Fantasma della Libertà" appunto) forse, per la prima volta, il regista spagnolo muove una critica a se stesso. E al surrealismo stesso: anche se nel '54, quindi 20 anni prima, Bunuel dichiarò "Fu il surrealismo a rivelarmi che nella vita c' è un senso morale che l' uomo non può esimersi dal considerare. Per mezzo suo ho scoperto per la prima volta che l' uomo non era libero. Io credevo nella libertà totale dell' uomo ma con il surrealismo ho conosciuto una disciplina da seguire". Comunque, gran penultimo film.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  10/09/2009 11:14:20
   8½ / 10
Se c'era chi pensava che Bunuel non avesse più niente da dire dopo Il fascino discreto dela borghesia si sbagliava ala grande. Anzi sforna un altra opera bellissima,da annoverare tra le sue migliori, accostabile a Viridiana e Estasi di un delitto e superiore a Bella di giorno. Tutti i pregi che sono stati detti nei commenti precedenti non hanno bisogno di aggiunte. Degli episodi sono indimenticabili,su tutti quello dei frati e quello della bambina "scomparsa". Il filo che unisce tutti gli episodi,a parte gli attacchi cari a Bunuel alle istituzioni (la scuola dei carabinieri),chiesa e borghesia,è la contraddizione. I personaggi,dietro i discorsi spesso nonsense,la ribadiscono più volte come in occasione della cena in cui si parla delle feci in maniera interessata e appena la bambina chiede quando si mangia viene zittita perché non è una cosa da dire a tavola. Lo stesso segmento dello spassoso medico è emblematico,e naturalmente il finale. Bunuel ci ha regalato solamente un altro film dopo di questo,purtroppo. Se gli anni si misurassero in arte,Bunuel sarebbe immortale.

castelvetro  @  09/07/2009 19:11:03
   10 / 10
Uno dei film più surrealisti di Bunuel!
Non è il classico film che segue la storia di un protagonista,
ma più che altro una vera e propria partita a domino (il regista
tra l'altro lo rappresenta anche in una scena del film...) dove
ogni personaggio fa strada ad un altro e così via fino alla fine.

Un film insomma così tanto vario da poter contenere
una serie infinita di perle surreali: una scena su tutte quella
con Adolfo Celi nella parte del Medico bastardo...
Veramente irresistibile! Io sono ancora piegato dalle risate!

Da guardare e riguardare ad oltranza,
inchini al Maestro Bunuel!

Prof  @  26/01/2009 22:03:42
   10 / 10
Ho letto e condivido in toto i giudizi espressi dai tre commentatori che mi precedono. Non sto, pertanto, a ripeterli e mi limito a rinviare ad essi.
Incommensurabile.

1emozionedapoco  @  11/03/2008 13:37:35
   10 / 10
Favolosa la scena in cui i personaggi si siedono intorno al tavolo seduti sui wc e vanno in uno spazio angusto ( come il bagno) per pranzare e il Maestro riesce a parlarci con questa assoluta mancanza di logica, di nonsense, di irrealtà con una semplicità, una linearità che ce lo rende così reale e quasi familiare nonistante ci spiazzi. Bunuel riesce a farci viaggare nel suo mondo surreale cullandoci, facendoci sorridere e condividendo con lui le sue denuncie ai vizi e virtù della borghesia.
Uno dei film di Bunuel che amo di più.
Ottima scelta di attori

pier(pa)  @  16/02/2008 16:06:45
   9½ / 10
Il fatto che nessuno conosca più il cinema di Luis Buñuel, testimoniato dai pochi commenti e voti che hanno i suoi film, deve farci riflettere molto. Il surrealismo totale, il non senso, la critica delle effimere usanze borghesi, derise fino all'incredibile al pari della sciocca religiosità sociale (fantastica la scena in cui i preti giocano a poker e puntano i santini della *******) sono i cardini di questo film eccelso. Ma in questo sito, come nel mondo cinematografico non esiste più la critica vera, quella di cui Gore Vidal è un maestro. Qui si punta a far entrare o uscire un film dalla top 25. Lo consiglio vivamente ai pochi che apriranno questa pagina perchè Buñuelè uno di quei pochi registi della storia del cinema ( che si contano sulle dita di una mano) che conosce il significato di arte.

benzo24  @  06/07/2005 11:57:12
   8 / 10
guardare questo film è un esperienza bellissima, come per tutti i film di Bunel. Surreale all'eccesso, affascinante e sorprendente.

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