il colore del melograno (1969)

Il tentativo era quello di raccontare la vita di un poeta evitando la solita struttura banale da film biografico. Come si può non parlare di un poeta senza parlare della sua poesia?

E questo film riproduce esattamente le poesie di Sayat Nova per immagini. Un viaggio estetico appagante, per gli occhi e per la mente.

IMMENSO! UNO DEI FILM VISIVAMENTE PIU' SPLENDIDI CHE ABBIA MAI VISTO

La vita del poeta armeno è raccontata attraverso arazzi semimoventi, silenziose pareti istoriate, litanie oniriche, ipnosi, rituali arcani, illustrazioni ornamentali, marionette bardate in stile mistico. Cerimonioso e incantatorio, il film biografico (?) di Paradzanov non spiega niente, tesse una serie d’immagini ricche d’amenità e disgusto, lasciando a chi guarda il compito di ricercare, in tanta figurazione, i significati che vuole, le chiavi allegoriche che più preferisce, che il regista non ha voluto mettere o, chissà, sapeva come dirlo ma non si ricordava cosa.

boh che dire, un poema visuale allucinato. La poesia prende forma e diventa oggetto in un susseguirsi di siparietti (...come una presentazione in powerpoint ;-) ) che vogliono rappresentare in chiave allegorica le diverse fasi della vita del poeta armeno, o citando l'introduzione filmica " le passioni e le sofferenze della sua anima attingendo dai colori, simboli e metafore della poesia armena medievale". Queste sequenze sono incantevoli, eteree, bizzare, disturbanti, molto curate e qualitativamente eccellenti. Si adegua allo scopo anche la colonna sonora, caratterizzata dall' alternarsi di musiche/canti popolari armeni, silenzi e semplici rumori

come da locandina...TRULY SUBLIME!