il cliente (2016) regia di Asghar Farhadi Iran, Francia 2016
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il cliente (2016)

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locandina del film IL CLIENTE (2016)

Titolo Originale: FORUSHANDE

RegiaAsghar Farhadi

InterpretiShahab Hosseini, Tarane Alidousti, Babak Karimi, Mina Sadati, Mehdi Koushki, Farid Sajjadi Hosseini, Maral Bani Adam, Mojtaba Pirzadeh, Sam Valipour, Shirin Aghakashi, Emad Emami, Sahra Asadollahe, Ehteram Boroumand, Erfan Barzin, Alireza Rofougaran

Durata: h 2.05
NazionalitàIran, Francia 2016
Generedrammatico
Al cinema nel Gennaio 2017

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Trama del film Il cliente (2016)

Costretti ad abbandonare il loro appartamento al centro di Teheran a causa di urgenti lavori di ristrutturazione, Emad e Rana traslocano in una nuova abitazione. Un incidente con l'ex inquilina sconvolgerà la vita della giovane coppia.

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Voto Visitatori:   7,65 / 10 (24 voti)7,65Grafico
Miglior film in lingua straniera
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
Miglior film in lingua straniera
Miglior sceneggiatura (Asghar Farhadi)Miglior attore (Shahab Hosseini)
VINCITORE DI 2 PREMI AL FESTIVAL DI CANNES:
Miglior sceneggiatura (Asghar Farhadi), Miglior attore (Shahab Hosseini)
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Voti e commenti su Il cliente (2016), 24 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Crimson  @  09/01/2017 13:03:56
   8½ / 10
Spoiler presenti.

Lui si trasforma alla stregua del Jan Rosenberg di Skammen di Bergman, il cui poster appare simbolicamente nella vecchia casa tra ciò che resta nella stanza dello "schiaffo" fisico (lo avvertiamo sulla pelle) e morale. Non attingendo dal dilemma esistenziale del duplice ruolo di sdoppiatore di identità inegnante/attore, Emad da uomo ne fuoriesce smarrito e arido, reagendo all'intimità violata violando intimità.
Il non detto è da sempre uno dei punti chiave del Cinema del regista e anche in questo settimo lungometraggio fa la sua parte: la chiave interpretativa di Emad e il comportamento che ne consegue derivano da un "temo che..." piuttosto che da un'analisi scrupolosa e meditata. La vendetta è un mostro che lo divora insaziabilmente dall'interno, senza alcun freno, né riflessione partecipe con la propria partner. Giunge sempre a conclusioni e pone poche domande; quando lo fa è esasperato, si fida ciecamente dell'interpretazione dei fatti dei vicini e delle sue suggestioni, delle sue paure (stupro) piuttosto che elaborare una via di uscita lucida e armonica. Un'escalation brutale che ci fa provare quel superamento di un limite di umanità, persino paradigmatica esemplarità di ruolo sociale (la violenza sul suo studente), oltre che individuale.

Registi della vita. Ho sempre sperato in un segno, di presenza, e Asghar Farhadi appartiene puntualmente a quella categoria senza che io ce l'abbia spinto. E' come un incontro del destino, fin da quel giorno del 22/6/2010 nel piccolo cinema Centrale di Via Torino, dove proiettavano contemporaneamente due film iraniani, e assieme a Taraneh, dalla quale sono separato da appena due mesi di vita, mi sento di aver vissuto un tratto di strada assieme.
Gli occhi di Roohi in Fireworks Wednesday, smarriti, stavolta sanno a cosa tendere. Torna in scena e coerentemente alla sua parte, agisce, finalmente, dopo l'interruzione doverosa, la crisi.
Tutto ricomincia, Roohi/Rana, ora che è cresciuta, ora che ha la chiave per accedere ad una delle più potenti risorse che alimentano la nostra vita e ci recano la vera pace dei sensi, ed è l'umanità. Umanità per questo vecchio colpevole ma straziante, per questa famiglia degna, per il suo riflesso che immagina, Rana, a quell'età, dopo 35 anni di matrimonio.
La clemenza. Riporre le armi della vendetta facile come via di ribellione.
La ribellione autentica è innanzitutto interiore.
E ancora una volta Taraneh/Roohi/Rana vaga da sola, in lacrime. Un gran senso di impotenza, lei vittima e poi spettatrice, spettatrice della sua vita e interprete femminile del dramma sulla scena, dove assiste malinconicamente allo spegnersi dell'uomo della sua vita. Le resta in gola l'urlo di clemenza.
Stavolta è cresciuta, da piccola Roohi, e i suoi occhi sono consapevoli della verità.

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