I progetti faciloni di ascesa sociale di un immobiliarista, il sogno di una vita diversa di una donna ricca e infelice, il desiderio di un amore vero di una ragazza oppressa dalle ambizioni del padre. E poi un misterioso incidente, in una notte gelida alla vigilia delle feste di Natale, a complicare le cose e a infittire la trama corale di un film dall’umorismo nero che si compone come un mosaico. Paolo Virzì stavolta racconta splendore e miseria di una provincia del Nord Italia, per offrirci un affresco acuto e beffardo di questo nostro tempo.
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Si attacca spesso (a ragione) il cinema italiano, ma se poi c'è qualcosa di valido neanche si va a vederlo... comunque un film intenso, di quelli che una volta si sarebbe definiti "necessari" (ma poi, in realtà cosa lo è e, soprattutto, chi ha diritto a stabilirlo? Se poi spesso l'etichetta e l'indicazione fuorvia i propositi di renderli liberamente significativi per tutti) ma che sorprende per fortuna proprio dal punto di vista della costruzione cinematografica e della scansione del racconto (cosa che in certo cinema "sociale" è sempre dato per secondario o irrilevante, a torto), con interpretazioni di primo piano e una sceneggiatura puntuale e precisa nel mettere a fuoco i vizi e "peccati originali" del nostro Bel Paese, e i torti che si trasmettono e riflettono sui figli. Nero e implacabile, come è giusto che sia. Ogni Virzì è ormai un must-see.