I progetti faciloni di ascesa sociale di un immobiliarista, il sogno di una vita diversa di una donna ricca e infelice, il desiderio di un amore vero di una ragazza oppressa dalle ambizioni del padre. E poi un misterioso incidente, in una notte gelida alla vigilia delle feste di Natale, a complicare le cose e a infittire la trama corale di un film dall’umorismo nero che si compone come un mosaico. Paolo Virzì stavolta racconta splendore e miseria di una provincia del Nord Italia, per offrirci un affresco acuto e beffardo di questo nostro tempo.
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Rashomon in salsa livornese. Film amaro e come sempre cattivello di Virzì, ma senza intermezzi comici o brillanti. Solita grande capacità di direzione. Due famiglie di bravi attori: la Salvatores band (Bentivoglio, Alberti, Storti) e la meglio gioventù (Gifuni, Lo Cascio) più due premier dames come la Golino e la Tedeschi, nella mani di Virzì splendono. Polemiche dei bischeri brianzoli del tutto fuori luogo. La critica cinematografica illuminata preferisce Sorrentino o Garrone (come quella di una volta prediligeva Fellini e Antonioni), ma l'impressione è che VirÌ svetti due spanne su tutti. Viva la commedia all'italiana.