il bandito (1946)

Noir nostrano sul difficile reinserimento nel postdopoguerra con un grande Amedeo Nazzari. Cupo e amaro, anche oggi riesce a coinvolgere.

Il personaggio di Ernesto sebbene sia molto diverso nel suo percorso verso l'ascesa a pericolo pubblico numero uno, può ricordare in maniera analoga Scarface. La doversità appunto sta nella sua natura fondamentalmente buona e generosa con uno stile di vita opposto, intrapreso per circostanze eccezionali. La bravura di Lattuada sta nell'unire generi tipicamente hollywoodiani come il gangster ed il noir con uno sfondo di neorealismo, arricchito da un'ottima confezione. Tutta la prima parte del ritorno a casa dopo essere stato prigioniero i guerra è un viaggio nella disillusione del protagonista in mezzo alle macerie e alla distruzione di un paese ancora in una fase caotica. Non sono mai stato un fan di Nazzari, tuttavia il ruolo è ritagliato su misura e ben caratterizzato come peraltro figure più secondarie come la Magnani e Carlo Campanini. Molto bella tutta la sequenza del suo incontro con la sorella Maria, interpretata da Carla Del Poggio.

Film che abbraccia diverse anime, da quella noir al melodrammatico, al gangsteristico, ma che convince maggiormente quando rappresenta la disperazione galoppante di un'Italia post bellica povera e orgogliosa.
Per quanto troppo sbilanciata sul versante melò la seconda parte si fa preferire, e nel ruolo dell'anti-eroe romantico Amedeo Nazzari ci sguazza. Brava come sempre la Magnani.

Ottimo film di Lattuada interessante sia dal punto di vista registico sia come testimonianza storica dell'immediato dopoguerra. Credo si possa dividere il film in tre parti.Una parte iniziale legata al ritorno dalla guerra, ai ricordi, al dolore, alla distruzione. Una parte finale piuttosto retorica. E una parte centrale, decisamente la più interessante, con atmosfere e script direttamente ripresi dal noir americano anni '40 ma anche dai gangster movies anni '30. Abbiamo la femme fatale Anna Magnani, la banda con ogni personaggio che incarna una certa caratteristica e l'ottimo Nazzari che dal buio della crudeltà in cui era caduto alla fine giunge ad una redenzione.

Film del periodo neorealista del cinema italiano, tratteggiato con cura da Lattuada che gli imprime forza narrativa facendo leva sui sentimenti e su tematiche noir di discreta efficacia.
Punto di forza della pellicola è certamente il cast che vede primeggiare un grande Amedeo Nazzari, diverso dai ruoli melodrammatici che lo hanno reso famoso, e una Anna Magnani come al solito graffiante e carismatica.
Storia forte, a volte cinica, ma capace anche di esprimere emozioni positive.

Un classico dimenticato (ma non più di tanto, ne circola da pochi anni una versione restaurata) del cinema italiano del dopoguerra, e una delle prove più convincenti di Nazzari. Insolita e affascinante la fotografia nitida che sembra omaggiare il noir all'americana. Ottimo inizio per Lattuada, un regista spesso capace di adottare un linguaggio innovativo e autore da riscoprire al più presto (Carla Del Poggio era sua moglie)

Un dramma poliziesco stracco e poco avvincente, non so quanto nelle corde di un regista come Lattuada. Nazzari, eterno uomo nei guai, se la cava e la Magnani in versione "pupa del boss" potrà far sorridere ma è sempre calibrata e misurata.

Amedeo nazzari ( Le notti di Cabiria ) da un ardua ma riuscita prova di essere un gangster all'americana maniera. Film che si appoggia ai temi del noir anni quaranta e che dimostra le doti narrative di un regista che in futuro farà buonissimi film come "Mafioso" o "la spiaggia". Tutto da vedere per gli amanti.