i colori della passione regia di Lech Majewski Polonia, Svezia 2011
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i colori della passione (2011)

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locandina del film I COLORI DELLA PASSIONE

Titolo Originale: THE MILL AND THE CROSS

RegiaLech Majewski

InterpretiRutger Hauer, Charlotte Rampling, Michael York, Joanna Litwin, Dorota Lis, Oskar Huliczka, Marian Makula

Durata: h 1.32
NazionalitàPolonia, Svezia 2011
Generedrammatico
Al cinema nel Marzo 2012

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Trama del film I colori della passione

Nel 1564, il pittore fiammingo Pieter Bruegel ha in mente di dipingere il calvario di Cristo per trasfigurare in chiave allegorica e filosofica la realtà politica del suo Paese, appena occupato dalle milizie spagnole. Dall'osservazione casuale di un ragno e della sua tela, si muove dalla figura del Cristo come punto di ancoraggio per l'intera opera, mentre gli altri personaggi - a partire dalla Vergine Maria - saranno ispirati dagli incontri che fa quotidianamente e dai racconti della gente del posto, chiamata a posare per l'opera. A scrutare da lontano e dall'alto ogni passo della realizzazione del quadro vi è un mugnaio, il cui mulino sorge su una torre in pietra che domina tutta la valle. 

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Voti e commenti su I colori della passione, 8 opinioni inserite

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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  06/05/2012 18:42:35
   7 / 10
Più che un film è un tentativo di fondere cinema e contemplazione artistica di origine pittorica. E' quindi prima di tutto un'opera di arte per l'arte. Si cerca di misurare e sperimentare in maniera originale il mezzo cinematografico, tramite i modi tipici della fruizione pittorica (atto contemplativo, visione statica). In secondo luogo è anche uno stimolo di riflessione religiosa. Vengono posti problemi di riflessione temporale, di distinzione fra arte e vita, fra presente e passato.
Tutto questo in un'opera che punta soprattutto ad essere un godimento estetico. Dal primo all'ultimo fotogramma c'è uno studio maniacale del colore, del suono, dell'effetto artistico. Per poter entrare nel film bisogna in qualche maniera lasciarsi andare, dimenticare di volere a tutti i costi assistere a una storia con una logica e un senso. Si deve solo godere dell'effetto che fanno i quadri visivi, pescando nella nostra passione per le immagini belle e caratteristiche e per l'impatto che ha il suono in ciò che percepiamo.
Il quadro di Brueghel è in qualche maniera un pretesto, un oggetto come un altro (tanti altri quadri avrebbero potuto essere presi a modello al posto di questo), per sperimentare una sinergia di effetti estetici. Si parte dal tutto per passare a una serie di tableaux vivants in cui si riproducono le singole parti. E' come se si utilizzasse uno zoom, si isolasse un pezzo di quadro e gli si donasse vita, attivando il flusso temporale precedente-stante-susseguente. Seguendo lo spirito della visione pittorica, si limitano al massimo i dialoghi (in pratica assenti), si rallenta il ritmo e si introducono rumori esclusivamente naturali (quelli che una fantasia umana si potrebbe immaginare vedendo un'immagine). Ne viene fuori una riflessione sulla vita umana nella sua dimensione pre-industriale, quando era fusa con la natura.
Entra in gioco però anche la Storia, il particolare tempo in cui è stato concepito il quadro. La riflessione si allarga quindi a una dimensione di tipo sociale. Il film è anche un'amara considerazione sull'arbitrio, sul predomonio della violenza e del più forte sul più debole, senza che ci sia possibilità di ribellarsi o di sottrarsi. Non si può che assistere desolati e descrivere a imperitura memoria. E' questo il senso dell'arte pittorica/cinematografica secondo il regista del film: fermare il momento, rifletterci per poter capire e fare in modo che magari non si ripeta.
Il film stesso però si premura di contraddire questo assunto, questa "speranza" che anima ogni espressione artistica. Il quadro di Brueghel è essenzialmente una trasposizione della passione di Gesù al suo tempo "presente". Il film stesso mostra l'apparente contraddizione temporale di Gesù e dei ladroni che vengono portati al supplizio confortati guarda caso da preti che mostrano la croce. La riflessione religiosa sul sacrificio di Cristo si allarga quindi al sacrificio di innumerevoli altri Cristi, di cui nessuno si è accorto. Del resto come dice Brueghel stesso nel film, noi non ci accorgiamo di ciò che ci avviene intorno, non ne cogliamo il significato e l'importanza e ci concentriamo su ciò che conta di meno.
Ne consegue che gli avvenimenti si riproducono di continuo. Noi non possiamo fare altro che contemplare il ripetersi incessante degli stessi avvenimenti, come mugnai dall'altro di un mulino a vento.
Il film offre ottimi spunti di riflessione e di piacere visivo. Il suo difetto è forse il ripetersi, l'allungare all'infinito qualcosa che poteva essere riassunto in pochi quadri. Inoltre si rimane comunque all'interno di un orizzonte limitato (come se si fosse limitati da una cornice), nonostante i rimandi di origine spirituale e filosofica universale (per lo più indiretti). In tutta questa operazione c'è forse anche un po' di compiacimento.
Lo si consiglia perciò a gente ben disposta e volenterosa a sfidare l'inevitabile effetto soporifero di un tale tipo di visione cinematografica. Se si vince il sonno allora non può che piacere.

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