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L'idea del treno sotto assedio nel bel mezzo della brughiera inglese, che, visto il tema fa alla grande il paio con l'inarrivabile "Un lupo mannaro americano a Londra", non è affatto male. Come non male è questo voler aderire ad un certo tipo di horror classico cercando di servire al tempo stesso uno spaccato umano credibile ed avvincente, un assortimento popolare pronto a reagire secondo proprio carattere ed estrazione sociale di fronte all'imminente pericolo. Paul Hyett, al suo secondo lavoro dopo il durissimo e riuscito "The seasoning house", cambia a sorpresa registro ed omaggia un genere per il quale lavora da anni come autore di trucchi ed effetti speciali, senza però riuscire a trovare spunti particolarmente memorabili. La parte horror funziona abbastanza bene tra attacchi improvvisi, sangue e un paio di trasformazioni, molto meno interessante il dipanarsi delle dinamiche all'interno dei vagoni, con personaggi di una banalità disarmante che ovviamente fanno cose altrettanto scontate e prevedibili in base ai pochi e granitici dettagli inerenti le loro personalità. Tuttavia "Howl" regge l'impatto deleterio dello stereotipo, proponendo qualcosa di convenzionale ma al tempo stesso capace di intrattenere senza esaltare ma neppure risultando improponibile o noioso. Peccato per il ridicolo look delle creature, una sorta di evoluzione del classico licantropo che diventa la versione povera, oltre che imbarazzante, degli Uruk-Hai de "Il signore degli anelli".