holy smoke regia di Jane Campion USA 1999
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holy smoke (1999)

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locandina del film HOLY SMOKE

Titolo Originale: HOLY SMOKE

RegiaJane Campion

InterpretiKate Winslet, Harvey Keitel, Pam Grier, Julie Hamilton, Tim Robertson

Durata: h 1.54
NazionalitàUSA 1999
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 1999

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Trama del film Holy smoke

Ruth si è "perduta" in India, affascinata dalla spiritualità, dalla cultura, da un guru, da un'idea vaga e tenace di assoluto, dalla possibilità di raggiungere l'illuminazione. PJ è incaricato dalla famiglia di Ruth di "riportarla" psicologicamente in Occidente, alle sue abitudini e ai suoi affetti presunti. PJ è un esperto di disintossicazione e di riprogrammazione delle persone rimaste impigliate nella rete delle sette. Quello di Ruth è il centonovantesimo caso della sua carriera, il più difficile.

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Voto Visitatori:   6,53 / 10 (19 voti)6,53Grafico
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Voti e commenti su Holy smoke, 19 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

topsecret  @  05/03/2024 13:40:25
   5 / 10
Non so cosa mi aspettassi di vedere ma mi sono annoiato proprio tanto, evidentemente ho sbagliato film visto che i temi che tratta non mi suscitano grande interesse.
Eppure la coppia di protagonisti, che solitamente apprezzo, sembra mettercela tutta per riuscire a far partecipe lo spettatore dei loro sentimenti, dei loro pensieri ed emozioni, ma niente...non mi hanno preso. E non mi ha colpito nemmeno la regia della Campion e gli ambienti ricreati.
Decisamente non il mio genere.

Thorondir  @  03/08/2022 12:15:07
   6½ / 10
"Holy Smoke" è un film che torna sui temi dello splendido "Lezioni di piano": femminismo, erotismo, amori impossibili, crescita umana. Qui tutto questo viene però affrontato con un tono meno teso e più scanzonato, perennemente in bilico tra finzione e realtà. La Campion butta via l'elemento spirituale dopo metà film per ricordarci che è la materialità, la carne, che possiede la sua forza straripante che soggioga qualsiasi velleità ultraterrena. Sul lato del femminismo questo film, contrariamente a "Lezioni di piano", dove la protagonista prendeva consapevolezza di se stessa e delle sue scelte, opta per de-programmare la mascolinità del de-programmatore Harvey Keitel, che si annulla fino a diventare lui donna.

Rivisto dopo anni il film della Campion mi ha dato le stesse sensazioni: un'opera di un'autrice che ha molte cose da dire, anche a livello registico e di costruzione delle immagini, ma che qui utilizza temi che avevano già trovato la loro espressione (molto più riuscita) in "The Piano" e toni che, volutamente scanzonati e fuori dagli schemi, tendono costantemente a trasformare il tutto in una farsa simil-grottesca che forse ne depotenzia la possibile forza drammatica-esistenziale.

kafka62  @  25/02/2018 18:39:32
   7 / 10
L'aggettivo che meglio si adatta a un film come "Holy smoke" è "spiazzante". Quando si pensa di essere finiti in un film esotico su una ragazza occidentale in India, eccoci precipitati nell'Australia più classica, quella delle praterie a perdita d'occhio e dei canguri. Non appena si raggiunge un climax di alta intensità drammatica, ecco subito una virata verso un anticlimax grottesco, se non addirittura farsesco (basti pensare al ritratto della famiglia di Ruth). E quando il film si rinchiude tra quattro pareti come un kammerspielfilm, giungono improvvise e immotivate le intrusioni del mondo esterno (la serata passata nell'ambigua discoteca). Ancor più tutto ciò vale per il personaggio di P.J., il deprogrammatore, che da un'entrata in scena in cui è descritto come un vero e proprio deus ex machina (un po' come "l'uomo che risolve i problemi" in "Pulp fiction") precipita progressivamente in una patetica condizione di degradazione morale e persino fisica (nelle ultime scene lo vediamo vestito da donna mentre implora l'immagine di Ruth come una divinità indiana). Insomma, risulta chiaro che Jane Campion si è presa il lusso di tornare a girare in completa libertà, usando i mezzi espressivi più disparati, e il risultato, pur disorientando come dicevo all'inizio, è più che lusinghiero, anche e soprattutto perché riconferma lo stato di grazia della regista nel creare immagini memorabili e originali.
Da un punto di vista tematico, la Campion sembra poi avere accentuato un certo cinismo di fondo: la riflessione molto new age (o anti new age) sull'esposizione della mente agli influssi dei vari santoni, guru e plagiatori contemporanei, laici o religiosi che siano, è infatti surclassata dall'analisi impietosa dei rapporti di forza e di potere che si instaurano in ogni coppia e che trasformano una relazione a due in un crudele gioco psicologico, il quale annulla ogni possibilità di amare se non sotto la forma estrema della compassione e della pietà.

StIwY  @  04/04/2016 15:06:30
   7½ / 10
Keitel.......che attore! ( sottovalutato purtroppo ). Winslet non da meno. Sinceramente non saprei da dove cominciare, è sicuramente un film eccentrico e al di fuori dei canoni standard. Non è una storia d'amore, c'è un pò di tutto. E' un mix di un pò di tutto, trasgressione, onirismo, fede, rapporti familiari, piuttosto originale.

La seconda metà pecca un pò di veemenza rispetto alla prima, più interessante; comunque lo consiglio se si vuol visionare qualcosa che si distingue.

JOKER1926  @  06/05/2014 16:21:52
   5 / 10
(Ogni produzione che parte e si sviluppa da circostanze non usuali e prosegue su campi poco addomesticabili o diventa grande o diventa una sorta di boiata.)
"Holy smoke", film di una regia femminile, Jane Campion (autrice del buon "Lezioni di piano"), è la storia di una ragazza di ritorno da un viaggio mistico in india. Leggendo il solo plot si avrebbe la costatazione di vedere un film di sostanza e intrigante. Tali premesse decadono quasi subito.
Il film di Jane Campion non riesce a prendersi sul serio e cerca di voler andare a giocare fra l' ironia e il grottesco; diventano strani e impalpabili i personaggi. E a dirla tutta si trattava di personaggi interpretati da attori di alta risonanza, oltre all'esplosiva Kate Winslet in scena va anche Harvey Keitel. Chi ha visto "Pulp fiction" capirà…

"Holy smoke" è privo di un serio sviluppo dei fatti, si vira totalmente sulla scena, ma i risultati toccano, troppo frequentemente , punti non altissimi. Buono comunque il lavoro tecnico che fa la regia, ma un film dovrebbe essere forte anche nella sfera della narrazione, qui siamo in contesti bassi.

JOKER1926

BenRichard  @  15/02/2014 23:18:24
   7½ / 10
Altra grandissima prova di Kate Winslet, una delle assolute migliori attrici in circolazione a partire dagli anni '90 fino ad oggi..in questo film davvero molto sensuale
ma un forte applauso anche per Harvey Keitel bravissimo nella parte
Già solo l'ottima recitazione di questi due grandi attori permette al film di meritarsi un voto e un giudizio più che positivo (tutto il resto del cast finisce nell'ombra)
Holy Smoke è davvero un film particolare, a tratti estremamente accurato, purtroppo non manca di difetti..
Un pò fuori luogo le parti destinate nel cercare di strappare qualche risata, a parte che nel contesto le ho trovato mal riuscite, oltretutto la storia prende una piega decisamente seria, a tratti intensa, e per certi versi persino riflessiva..
Ripeto una visione decisamente particolare e che a suo modo risulta affascinante e dai risvolti finali non del tutto prevedibili
Avrei preferito un pò più di serietà in alcuni momenti del film, se così fosse stato non avrei fatto fatica a dargli un voto persino maggiore di questo..

Woodman  @  06/08/2013 19:44:28
   9 / 10
Da pelle d'oca. Letteralmente.
La Campion non lascia mai indifferenti, ed è spesso attaccata dal pubblico (al contrario della critica che l'adora), e con questa pellicola probabilmente firma il suo risultato più complesso, discutibile, controverso.
Con la consueta prosa asciutta e diretta, immagini splendide e suggestive, brezze erotiche languide e intensissime ancora una volta questa grande artista australiana ha fatto (quasi) centro. Un film pazzesco anche per via di quel confine molto sottile fra atmosfera mistica e assonanze ridicole.
Personalmente l'ho trovato incalzante e sensibilissimo, travolgente ed espressivo, recitato in modo sublime dai due protagonisti (duetti grandiosi fra Keitel e la Winslet, un'attrice immensa). Un'opera complessa e malinconica, struggente e selvaggia, che rivedrei mille volte. Per i fans la scena del "Be kind" è un momento cult. Una colonna sonora splendida firmata da Angelo Badalamenti. Mezzo voto in meno per la secca e tremenda conclusione. Speravo si concludesse sulle note di "Primitive" di Annie Lennox mentre il pick-up si allontana coi due folli d'amore. Sarebbe stato un finale più semplice, aperto, forse memorabile. Peccato.
Ciò non toglie che per me questo film potente e magnetico meriti un 9.
Da scoprire o riscoprire.
Capolavoro.

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Ultima risposta 06/08/2013 19.45.45
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MonkeyIsland  @  17/07/2013 19:52:08
   7 / 10
Un film molto particolare.
A tratti si rimane colpiti dalla perfezione stilistica a tratti il film irrita (nella seconda spesso) anche se rimane una pellicola affascinante.
Qui la Winslet è mostruosa (imho la sua migliore interpretazione in carriera secondo me).
Il finale è strano e inaspettato lascia abbastanza basiti tuttavia la pellicola merita un occhiata visto anche il cast.

gemellino86  @  06/02/2013 09:56:08
   7 / 10
Sono innamoratissimo di Kate Winslet da prima che ha fatto "Titanic" e ho voluto vedere questo film. Non ho apprezzato granchè delle opere di questa regista ma "Holy smoke" è una delle eccezioni. Poteva essere meno pesante nella seconda parte. Mezzo voto in più per le tette della Winslet.

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Ultima risposta 27/03/2014 21.41.01
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TheLegend  @  23/03/2012 02:10:58
   6 / 10
Carina la prima parte ma nella seconda non mi ha convinto.

dedalo1267  @  22/03/2012 22:54:43
   2½ / 10
Terribile film su una famiglia squinternata e un deprogrammatore altrettanto sballato.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  02/03/2010 21:42:33
   7 / 10
I film della Campion sono belli, interessanti, ottimamente girati, però c'è sempre qualcosa che mi lascia tutte le volte insoddisfatto, con la sensazione che si sarebbe potuto fare meglio, magari con meno dispendio.
Holy Smoke ha un tema molto interessante: la sincerità delle conversioni religiose a sette guidate da santoni, il grado di libertà con cui sono effettuate e quanto sia lecito "impedirle". La prima parte propone alcuni momenti di riflessione e di coinvolgimento dello spettatore su questo argomento. Poi purtroppo il film si avvita su se stesso, incagliandosi in una disamina piuttosto confusa delle tortuosità interiori dei protagonisti.
Nella prima parte la Campion gioca su due tavoli: da una parte si suggerisce che Ruth possa essere stata circuita e manovrata, dall'altra si fa vedere la famiglia e l'ambiente in cui è cresciuta Ruth, mostrandolo come molto superficiale, degradato, ipocrita e materialista. Il tutto è visto con acuta e divertente ironia.

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Solo che il montaggio frenetico e spezzettato non aiuta a mettere in dovuta evidenza la storia, che sembra a volte un po' tirata via.
La parte centrale è la migliore. L'uomo che dovrebbe convincere Ruth ad abbondare "la fede" e riportarla sulla "retta via", prende a volte un aspetto da inquisitore, come se per ridare a Ruth la libertà gliela volesse togliere. A volte si è quasi portati a tifare per lei, si vorrebbe che mantenesse salda la sua scelta, ingannevole o no che sia. L'ironia si accanisce quindi anche contro i "liberatori", che sembrano in realtà volere incatenare ancora di più Ruth.
Il film avrebbe potuto andare più a fondo e svelare tutta l'ipocrisia, la falsità, la mediocrità e il vuoto morale dell'ambiente "occidentale". Invece all'improvviso si abbandona il registro ironico e critico per avventurarsi in una specie di psicodramma a due, con tanto di morbosità e tira e molla erotici.
Probabilmente in questa fase del film la Campion voleva mostrare come il problema principale di Ruth fosse la mancanza di amore. La ragione per cui è "caduta" nelle grinfie del santone indiano era semplicemente quella di trovare qualcuno che l'amasse, che le dimostrasse interesse come persona e non come ruolo (figlia) o come oggetto (donna da scopare).
Nella parte finale del film entra in gioco a pieno titolo il personaggio di PJ (un ottimo Keitel) il cui comportamento ricalca un po' il modello del Padre Sergio di Tolstoj: il domatore che viene domato, il santo che pecca, mostrando così il lato umanissimo e debolissimo di chi si crede forte.
Il film in pratica si chiude sulla "consapevolezza" acquisita dai protagonisti dei propri vuoti interiori, dei propri veri desideri. Il tutto però con molto effetto ma poca chiarezza. Si punta più sull'effetto esteriore (immagine-suono-atto) che sull'essenza interiore (rarefazione-riflessione-rispecchiamento).
Dal punto di vista tecnico, stavolta la Campion sembra fare affidamento più sul suono (una splendida colonna sonora) che sulle celebri immagini ad effetto che l'hanno resa famosa.
Grazie alla parte iniziale, alle ottime interpretazioni e alla splendida colonna sonora, penso che valga senz'altro la pena passare una serata in compagnia di questo film.

gandyovo  @  11/01/2010 18:52:44
   7 / 10
film "strano", che può far riflettere. la visione è consigliata.

Tristano74  @  04/05/2008 01:06:45
   7 / 10
Davvero particolare e con un grande Keitel. Poi la Winslet è davvero sexy...

antonioba  @  24/04/2008 16:04:04
   7½ / 10
Grande film bellissimi paesaggi e trama avvincente e molto originale

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  01/10/2007 15:45:00
   7 / 10
Un film stranissimo questo di Jane Campion, un gioiellino, confuso ma interessante e sperimentale.
La Winslet veniva dal Titanic ( e prima ancora da "Creature del cielo" di Peter Jackson) e cercava tra l'altro di crearsi un'immagine lavorando nel cinema d'autore.
Non certo fantastico come "lezioni di piano", ma per me è comunque un piccolo cult.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  08/01/2007 23:21:28
   6½ / 10
Al primo impatto, il film della Campion sembra collocarsi nel classico "le cose che sembrano appartenerci, che ci piacciono, possono apparire equivoche e persino pericolose agli occhi degli altri".
"holy smoke" è il trionfo della coercizione (come nel discutibilissimo finale) in quanto unica realtà plausibile che conduca al vero significato di "esperienza".
Ma la svolta della Campion (che un po' dopo darà vita a un noir ovvio ma terribilmente attraente e incompreso come "in the cut") è grottesca, calligrafica, ridondante, vagamente kitsch eppure finalmente priva(ta) di quel romanticismo tardovittoriano che rischiava di esaurirsi in se stesso.
Un film che spiazza, che - con i rimandi all'universo anticonvenzionale di "sweetie" - affascina e infastidisce, senza esitare di sconfinare nel paradosso, come nell'atto urinatorio della protagonista nuda (?) davanti al suo Guru.
La gabbia non è certo ideologica, anzi, tutto è messo in atto da un mostruoso complotto familiare che sembra uscito da una versione hardcore del delizioso film di Altman "una coppia perfetta" (1979)-
Liberare le emozioni? New age? Si parla di Manson e di Bel-Air, del reverendo della Guyana: il messaggio mistico dell'inganno strazia con lo stesso procedimento di certi epiteti.
L'elemento iconografico cfr. il sai baba e lo Zen si priva dei cliche' - talvolta - per affrontare come un road-movie tradizionale un'universo che è soprattutto fuga dalla realtà (notte brava in locale infimo).
Tutto - anche il mondo gay - puo' essere accettato se contestualizzato nella cultura nazionale da dove proviene.
L'importante è la sacralità del contesto ma solo in superficie, anche se la famiglia puo' essere una tremenda realtà, un padre non soffre ma si fa pure l'amante, la madre è una nevrotica, il fratello è omosessuale, e un'altro vive con una moglie ninfomane...
Il guru Keytel diventa "fuoco" di una conoscenza fisica atta a diventare emblema di ribellione al peso del tempo (vestito da donna sembra reclamare alle sue rughe di arrestarsi).

"Stiamo diventando tutti schiavi di qualcuno" sembra suggerire il film.

Che, accidenti, non è affatto male: peccato solo che a una prima parte stupenda ci si perda in un'estetica soft-porno retorica e confusa, scandalosamente filosofica (repulsione/attrazione, il gioco delle parti; la sopraffazione nella sessualità etc.).

Pochi anni dopo, arriva "in the cut", il noir piu' hardcore di fine secolo.

Mi resta sì, un dubbio, un dilemma latente: quali strane esperienze personali hanno portato Jane Campion a trasformare il suo cinema quasi castissimo in simili provocazioni?

2 risposte al commento
Ultima risposta 06/11/2007 22.32.29
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Caio  @  11/09/2006 03:47:00
   5½ / 10
Dopo Titanic Di Caprio e la Winslet hanno preso due strade non così diverse...Di Caprio con The beach ci ha letteralmente fatto vomitare con il suo viaggio di ragazzino alla ricerca di avventura in un isola thailandese in The beach, e la Winslet ha giocato a fare la ragazzina persa nel gorgo del new age...entrambi assolutamente insopportabile. Diciamo però che la Winslet se l'è cavata un pò meglio, il film non è nulla di che ma si può guardare.

2 risposte al commento
Ultima risposta 22/12/2009 16.08.48
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Invia una mail all'autore del commento Andre82  @  15/06/2006 11:52:21
   6½ / 10
Mi ricordo che non mi era dispiaciuto questo film...da 6,5.

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