habemus papam regia di Nanni Moretti Italia 2011
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habemus papam (2011)

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locandina del film HABEMUS PAPAM

Titolo Originale: HABEMUS PAPAM

RegiaNanni Moretti

InterpretiNanni Moretti, Michel Piccoli, Jerzy Stuhr, Renato Scarpa, Margherita Buy, Franco Graziosi

Durata: h 1.42
NazionalitàItalia 2011
Generecommedia
Al cinema nell'Aprile 2011

•  Altri film di Nanni Moretti

•  Link al sito di HABEMUS PAPAM

Trama del film Habemus papam

Il film si apre alla morte del Pontefice e e con il Conclave che deve eleggere un nuovo Papa. Ma il neoeletto (Michel Piccoli) è preda dei dubbi e delle ansie, depresso e timoroso di non essere in grado di assolvere il suo compito. Il Vaticano chiama allora uno psicanalista (Nanni Moretti) perché lo assista e lo aiuti a superare i suoi problemi.

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Voto Visitatori:   6,88 / 10 (121 voti)6,88Grafico
Voto Recensore:   8,00 / 10  8,00
Miglior attore protagonista (Michel Piccoli)Migliore scenografiaMigliori costumi
VINCITORE DI 3 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Miglior attore protagonista (Michel Piccoli), Migliore scenografia, Migliori costumi
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Voti e commenti su Habemus papam, 121 opinioni inserite

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wallace'89  @  20/04/2011 17:47:34
   8 / 10
A mio avviso un film molto bello, e tra i più compatti di Moretti.

La chiave della riuscita è proprio nel tono sospeso, non gridato ed equilibrato che sostiene il film. Sbaglia chi dice che il limite del film è non andare a fondo nelle sue premesse, di non approfondire le sue tematiche insite. Non è un film "a tesi". La sua bellezza sta nell' immagine complessiva, nella sua rappresentazione e descrizione, non nel giudizio e men che mai in una risoluzione anti-clericale nonostante lo spirito laico di fondo.

La classica caustica commedia morettiana affronta il materiale ecclesiastico con discrezione bonaria rappresentando un mondo isolato che ormai deve fare i conti con il proprio tempo, trovando risposta proprio nella ricerca dell'autenticità. Missione del clero deve essere non l'occultamento dell'evidenza, del vero ma partecipazione e confronto nella sua ricerca.
Evidente, nonostante le masse di fedeli, la vacuità di una voce che ha ormai perso la sua forza di comunicare messaggi della maggiore e dovuta importanza. Inevitabile quando le istituzioni dimenticano gli uomini e se non mettono in discussione la propria umanità.

Moretti in questo percorso, non distrugge ma propone e il messaggio è quanto mai importante. Come questo messaggio emerge non è didascalico, ma lasciato all'interpretazione e alla sensibilità dello spettatore ( quindi potrete benissimo pensare che si tratti di una mia interpretazione) attraverso un piacente, lieve e insieme doloroso mosaico umano dove anche un personaggio come quello di Moretti apparentemente slegato al percorso narrativo equilibra le domande che è possibile farsi, e che non è necessariamente l'autentico punto di vista posto dal film (personaggio sottoposto sia all'autocritica che all'autoelogio con la caratteristica vena idiosincratica del nostro che è sempre un piacere ritrovare).

Michel Piccoli è poi squisitamente intenso, e la regia si avvale di comparti tecnici notevolmente in mostra, come la fotografia e la scenografia, che aggiungono sostanza cinematografica al tutto. Un film italiano decisamente importante.

Invia una mail all'autore del commento Jason XI  @  20/04/2011 09:23:20
   7½ / 10
Non mi addentro nello specifico delle tematiche che tratta il film in quanto sono già molto esaurienti (trovandomi d'accordo) i commenti qui sotto.
L'unica cosa che devo dire dal punto di vista puramente artistico è che spiazza un poco il contrasto tra la mini-odissea metropolitana e drammatica del neo papa e quello che accade in vaticano con lo psicologo Moretti prigioniero degli eventi e intento a trovare uno svago, in attesa di una qualche risoluzione...
La prima si presenta come un affresco drammatico e quasi surreale focalizzata su uno straordinario Michel Piccoli... l'altra una sorta di commediola frivola anche se intelligente, ed è quella che francamente funziona di meno anche tecnicamente.
Probabilmente Nanni ha voluto non appesantire troppo la sceneggiatura trattandosi di un tema così delicato ma così facendo ad un certo punto non riesce a capire dove voglia andare a parare.
Non lo ritengo il miglior film di Moretti proprio per le motivazioni citate sopra tuttavia un'altra ottima testimonianza del suo cinema sempre acuto e sensibile.

4 risposte al commento
Ultima risposta 20/04/2011 12.13.40
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forzalube  @  20/04/2011 01:52:55
   8½ / 10
La tematica è interessante e il film è godibilissimo perché si susseguono una lunga serie di trovate surreali ed esilaranti.
Ottimo il cast e perfetti anche tutti i personaggi minori (ad es. il giornalista tg2 che con 2/3 battute con 2/3 scene e pochi secondi fa un ritratto perfetto della maggioranza dei media nostrani, dediti alla ricerca del sensazionalismo fine a se stesso e alla piaggeria verso il potente di turno.).
Parlare di papi e cardinali e fare un film molto poco anticlericale è una cosa che solitamente non concepisco, ma stavolta perdono il regista.

4 risposte al commento
Ultima risposta 21/04/2011 06.21.59
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  20/04/2011 00:23:25
   8½ / 10
Il miglior film di Moretti, senza ombra di dubbio.
Una commedia di surreale iperrealismo: in questo apparente ossimoro si dispiega tutta la potenza del film che appaga occhi, cuore, cervello e interroga profondamente l'anima.
Il soggetto è semplicissimo: cosa succederebbe se un pontefice neoeletto si sentisse così inadeguato ad affrontare il proprio ruolo da rifuggirne?
Ci sarebbero state molte maniere per affrontare una domanda del genere: si poteva cadere nel macchiettismo e nella facile ironia (magari beffarda e corrosiva); oppure si poteva cadere nel pietismo di un (melo)drammone interiore; oppure, ancora, ne poteva nascere un'opera di confutazione teologica ad uso e consumo di pochi "funzionari della fede" addetti ai lavori. Nulla di tutto questo: miscelando con raro equilibro dramma umano, sottile ironia, una buona dose di umorismo e di solennità, Moretti confeziona una commedia straordinaria, sorretta da un immenso Michel Piccoli, che diverte, fa riflettere e stuzzica anche l'intelletto di chi avrà saputo cogliere i numerosi spunti polemici di cui è cosparsa. Ma è una polemica "delicata", suggerita, quasi sommessa, eppure potente e impietosa.
Da credente, poi, mi sono sentito interrogato su numerosissime questioni.
Ho trovato innanzitutto interessantissimo il confronto-scontro tra la Religione propriamente detta (in questo caso quella cattolica) con la "Religione laica" per eccellenza: la psicanalisi. Ironicissima la chiamata del professore-analista "migliore di tutti" al capezzale del Massimo Rappresentante dell'Ente che più di ogni altro ha combattuto la psicanalisi tentando di confutarne sempre le conclusioni: in una surrealissima seduta "pubblica", il Sommo Professore è costretto a chiedere permesso al Cardinal Camerlengo sui temi che potrà toccare col suo Illustre Paziente! Inutile dire che la seduta fallirà miseramente, mentre le debolezze umane di ogni prelato e del neoeletto Pontefice si dispiegheranno in tutta la loro potenza, coperte da un fideismo tanto pretenzioso quanto agiografico e "di rappresentanza". Nulla a che fare con la vera Fede, naturalmente, né con la più intima dimensione umana, entrambe schiacciate dai ruoli istituzionali che con identica protervia (mitigata dalle buone maniere di facciata) ricoprono la Chiesa e la Scienza, in questo caso la Psicanalisi. Godibilissime, a tal proposito, le frecciate che il professore e il Camerlengo (uno straordinario Renato Scarpa) si lanciano in tutte le occasioni in cui si trovano direttamente confrontati l'uno con l'altro. Ancor più godibile la sequenza della spiegazione dell'uso degli psicofarmaci come naturale conclusione della ben più drammatica sequenza precedente che ritraeva i cardinali impegnati con i loro tormenti e fantasmi notturni: basti ricordare per quanto tempo la Chiesa "bollò" i medicinali come "contronatura" salvo far curare in gran segreto i propri alti prelati e il Papa stesso con la nuova "diabolica" scienza.

Moretti non crede alla Chiesa "esperta in umanità" (come la definì in una celeberrima locuzione Paolo VI), ma non crede neanche alla Psicanalisi come "esperta in umanità"; Moretti crede negli uomini e nelle donne che qui dipinge con inusitata (per lui) benevolenza, in tutta la loro (cioè nostra) fragilità. E crede nella potenza dell'umiltà, cioè nella capacità di ognuno di noi di capire fin dove può arrivare e fin dove può assumersi responsabilità. La figura di questo Pontefice diventa così l'emblema della Fragilità Umana, l'emblema di chi è debole, di chi ha una Fede forse più piccola del celebre "granello di senape" di evangelica memoria.
Michel Piccoli dipinge il ritratto di una persona lasciata sola di fronte a una immensa aspettativa collettiva, una persona che ha già sperimentato il fallimento non riuscendo neanche a iniziare una carriera di attore e che ora, di fronte al compimento di una brillante carriera ecclesiastica, è ancor più sola e staccata dal mondo che lo reclama. Il parallelo col "Gabbiano" di Cecov è emblematico, così come la "standing ovation" che il Papa in abiti civili ottiene nel teatro in cui si rappresenta quella pièce il cui attore protagonista è un povero folle.
Ma la figura dell'attore ha un profondo significato teologico: Gesù infatti condanna proprio "gli attori" (nelle più comuni traduzioni evangeliche si è preferito rendere il termine greco con "ipocriti") e dunque il vero gesto di Fede che compirà questo Papa sarà esattamente quello di "gettare la maschera" e di abbandonarsi alla verità mostrando il suo volto in tutta la sua debolezza. Come ha fatto Gesù sulla croce.
In questo senso il film di Moretti è sorprendentemente "religioso"; non in senso istituzionale, beninteso, ma proprio perché sa cogliere quell'afflato, quella sete di verità che è insita in ogni uomo e in ogni donna. Verità che non può prescindere dalla piena accettazione della propria fragilità esattamente come quando Gesù gridò sgomento il suo senso dell'abbandono del Padre al momento della morte.
Non è un caso che nel film sia il professore che la ex-moglie, sia il Camerlengo sono i grandi sconfitti. E che paradossalmente la grandezza di questo ipotetico Papa stia proprio nell'assunzione piena della sua inadeguatezza e debolezza.
Certo, Moretti non ci risparmia l'evidenza di più di un miliardo di persone che sente il Santo Padre come un punto di riferimento imprescindibile: sono le pecorelle del gregge e forse lo sono in tutto e per tutto, ma non per questo le giudica o le condanna. Fa parte della nostra natura anche il non saper condurre la nostra vita in piena e consapevole autonomia; forse proprio per questo la maggioranza ha bisogno di un Pastore e di un "costruttore di ponti" (il Pontifex, per l'appunto). Ma qui si pone l'ulteriore problema: non basta un'elezione svolta in un luogo definito sacro per credere che Dio abbia indicato forzatamente qualcuno come Suo rappresentante; tantopiù se questa elezione è il frutto di umanissimi compromessi raggiunti per superare le impasses tra opposti schieramenti in Conclave.
Mostrandoci uno spaesato "Papa in borghese" in libera fuga tra le vie di Roma, Moretti ci suggerisce anche tutta la contraddizione di una figura istituzionale così pregna di responsabilità ma anche così distaccata dal mondo che dovrebbe guidare. Il neoeletto capisce di quanta umiltà e di dialogo abbia bisogno la Chiesa cattolica di oggi, tuttavia proprio quella breve esperienza di libertà lo conferma nella sua incapacità di poter condurre questo dialogo: riesce a malapena a tener testa al folle attore che in albergo sveglia tutti recitando "Il Gabbiano" prima di essere internato in clinica... se quella parte che lui conosce tanto bene non è in grado di distogliere l'uomo impazzito, figurarsi l'affrontare realtà che ignora (o meglio, che ha dimenticato per "evaporazione" nella sua mente) e che scopre ex-novo nel suo peregrinare senza meta precisa!

Non un film anticlericale, ma un film sulla necessità di riprendere coscienza della nostra piccolezza e sulla necessità di riscoprire nozioni e saggezze sedimentate nel tempo (godibilissima la scena nella quale il professore ravvisa tutti i sintomi della depressione leggendo un passo della Bibbia, a dimostrazione che nulla in realtà è stato scoperto che non fosse già stato scritto!).
Messe da parte le (apparentemente) necessarie "messe in scena", secondo Moretti l'unica speranza per un futuro migliore sta nel recupero della nostra autenticità. Qualunque sia il nostro ruolo sociale. Qualunque sia il suo costo.

8 risposte al commento
Ultima risposta 22/04/2011 04.00.11
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Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  19/04/2011 14:57:05
   8 / 10
Habemus papa è un'attenta osservazione sull'uomo d'oggi e chi intravede nel film di Moretti unicamente una semplice parodia del papato, della chiesa cattolica e dei fedeli o è vittima dei propri pregiudizi verso il regista, oppure non ha compreso il sottinteso che la commedia fa affiorare.
Il regista con il rigore che gli è proprio, attraverso la figura di un uomo spaventato dalla personale inadeguatezza, ci trasmette il disagio universale, soprattutto dell'uomo contemporaneo. Un uomo alla deriva, schiacciato tra il sogno e le responsabilità della vita reale.
Fin dalle bellissime sequenze iniziali il film ci infonde un senso di angoscia, nonostante la sottile ironia di cui è impregnato, anzi Moretti utilizza la capacità ironica, di cui è maestro, per dirci che è questa la sola salvezza, l'ironia può salvarci da una vita che non ha consolazione("...il darwinismo….non c'è alcuna consolazione in questa vita, dice lo psicanalista al cardinale).
Qualcuno nei precedenti commenti ha citato a ragione Pirandello. In effetti i personaggi chiave del racconto si scambiano i ruoli, indossano una nuova maschera, per riscoprire se stessi, per ritrovare un'identità in un mondo sempre più artefatto e confuso. E il regista con umana comprensione, quasi empatia, accompagna i suoi personaggi nel percorso difficile di solitudine e di paura, li segue con il sorriso meno cinico del solito, li sostiene nel loro smarrimento, in quello di tutti, che né le chiese, né la psicanalisi, con i loro dogmi incontestabili riescono ad affievolire. Soprattutto una Chiesa anacronistica (…giochiamo a palla avvelenata…. ma sono 50 anni che non si gioca più a palla avvelenata…), disorientata, persa , vecchia: le allegre scenette cardinalizie (tratteggiate con bonaria tenerezza dal regista) sembrano dirci questo.
Sicuramente la visione del Vaticano è tutta morettina e molti potranno dire che non coincide con la realtà, tuttavia è innegabile quanto la Chiesa sia lontana dalla Vita Reale, e quel Concilio chiuso fra le solenni sale vaticane, quasi prigioniero perché nessuna debolezza può trapelare, è l'icona stessa della propria estraneità al la concretezza dell'esistenza.
Michel Piccoli è bravissimo ad incarnare lo smarrimento psicologico di un cardinale, suo malgrado, eletto pontefice in tempi così cupi per la Chiesa e in particolar modo l'umana confusione di un anziano, lasciato solo con i propri dubbi.
Moretti si conferma grande cineasta, capace di intuizioni straordinarie intrise di intelligente ironia e soprattutto capace di una scrittura virtuosa, all'altezza della migliore commedia italiana.

10 risposte al commento
Ultima risposta 28/04/2011 15.12.20
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Reservor dog  @  18/04/2011 17:26:51
   7½ / 10
E' prendendo a riferimento una delle figure più solenni, e che erroneamente siamo portati a credere impermeabile al dubbio, che Moretti comincia la sua "indagine" all'interno dei timori umani, inducendo lo spettatore ad avvertire una certa empatia, quasi un'identificazione col protagonista. Perché le paure che colgono il nuovo pontefice sono del tutto umane, del tutto riscontrabili in ognuno di noi, e fanno affiorare quel senso di inadeguatezza e timore che si avverte nel momento in cui siamo chiamati a compiere il nostro destino, ad esser ciò che gli altri si aspettano da noi. Mirabile la prova di Piccoli e affascinanti le ambientazioni. Forse non è il miglior Moretti, ma di sicuro un ennesimo tassello che va ad impreziosire il crescendo artistico del geniale regista. In tempi come i nostri, dove l'egocentrismo più sfrenato porta uomini miseri e senza qualità a reputarsi indispensabili e al di sopra della legge e della morale è significativo assistere ad una storia del genere. Come sempre è accaduto, Moretti arriva nel momento giusto al posto giusto (ogni riferimento a larghe fette della nostra classe dirigente è fortemente voluto).

2 risposte al commento
Ultima risposta 19/04/2011 17.02.45
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willard  @  18/04/2011 12:42:02
   7 / 10
Indagine introspettiva nella crisi esistenziale che l'elezione a pontefice provoca nel cardinale splendidamente interpretato da Michel Piccoli.
In estrema sintesi questa è la trama dell'ultima fatica di Nanni Moretti, che cerca di penetrare oltre la spiritualità di uno dei luoghi e durante uno degli eventi più riservati del mondo: il conclave per l'elezione del nuovo pontefice dopo la morte di Giovanni Paolo II.
In oscillazione tra comico, grottesco e surreale si arriva fino in fondo, si ride non esageratamente sulle solite battute caustiche e irriverenti di Nanni Moretti, psicanalista sequestrato in Vaticano per risolvere i drammi interiori del neo-pontefice, ma tutto sommato la commedia fa solo da contorno al dramma esistenziale, vissuto in una situazione forse un po' troppo sopra le righe, dal Papa appena eletto.
Ottima ricostruzione ambientale e scenografica dei luoghi del Vaticano in cui si svolgono le vicende.

Invia una mail all'autore del commento filos-ippos  @  18/04/2011 10:46:00
   7 / 10
Non avevo mai visto in vita mia un film di Nanni Moretti, soprattutto perchè la maggior parte dei suoi film sono politici. Non ero convinto di questo film ma sono stato felicemente sorpreso. Il film è realizzato veramente bene con qualche risata e veramente molti punti di riflessione. Unico neo non si capisce bene il ruolo di Nanni Moretti, un ruolo marginale diciamo, da intrattenitore o di chi solleva il morale agli altri (in questo caso i vari cardinali). Da vedere assolutamente! Non leggete lo spoiler qui sotto se non volete rovinarvi la sorpresa...

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3 risposte al commento
Ultima risposta 19/04/2011 09.22.40
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  18/04/2011 02:05:35
   8 / 10
Il più grande attore francese (vivaddìo) vivente, Michel Piccoli - classe 1925 e più di duecento (!!!) film all'attivo, impersona magnificamente questo ritratto di debolezza morale, ed è un paradosso già di per sè significativo, perchè se esiste una faccia universale della fede questa poggia proprio sull'UMILTA' dell'individuo. Tanto per capirci, questo pontefice costretto ad ammettere i suoi limiti sarebbe un Papa da eleggere a pieni voti, e tanto giustifica il suo consenso nelle prime immagini del film. E così, con una mossa pubblicitaria alquanto audace, si impone al cinema come un'anteprima di un'altro "film" per certi versi già visto, quello dell'imminente beatificazione di Giovanni Paolo II.
Il cinema di Moretti non è mai stato tanto prodigo di citazioni come in questo caso. E' come un'immensa rappresentazione teatrale sul senso della vita (non quello, populista e casereccio di una nota trasmissione televisiva), molto Felliniano in un certo senso, ma anche costretto a meditare sugli effetti coercitivi di un mondo che implode nel suo rigoroso monolitismo (cfr. l'angelo sterminatore di Bunuel), o diventa Rappresentazione di un ruolo importante (Il divo di Sorrentino).
Nelle prime immagini sembra quasi voler confrontare la tragica bellezza di un ruolo universale con un mondo per certi versi analogo come quello dei regnanti (il pontefice come una figura spaesata, à la Marie Antoniette).
E in questo senso il film è semplicemente immenso, perchè riesce a descrivere quanto non tanto la fede ma il bisogno di rifiutarla a favore dell'armonia "terrena" sia il segreto che insegna all'umanità a riconoscersi e svelarsi.
Quell'uomo che - sordo alle imposizioni del clero - vaga alla ricerca di un tempo perduto o mai ritrovato, tra i comuni mortali, sarà forse quel D.io che tutto il mondo attende e che esplora con i suoi occhi il volto e le ragioni della sua "grande famiglia"? Perchè alla fine non ci resta che attendere invano, sconsacrati dallo spirito che cerca contatto in una folla plaudente ma lontana, sottomessa al ruolo di subalterna fedele, perciò inferiore di fatto alla "divina conoscenza" di un solo essere "eletto".
Purtroppo però l'egocentrismo di Moretti, dopo una prima parte letteralmente da applausi a scena aperta, rischia di confondere o quantomeno di smorzare i contenuti di questa mise in scene teologica (v. il Darwinismo). Non si tratta tanto di ciò che sicuramente accadrebbe nella realtà, davanti a un'avvenimento del genere (il povero pontefice sarebbe privato del dono della parola, figuriamoci se può liberamente "scendere" tra di noi e fuggire dalle stanze del Vaticano), ma ho avuto la sgradevole sensazione che, nella sua laicità, Moretti voglia in qualche modo guidare e "dirigere" il mondo del Vaticano. La laicità deve proporre, non credere di dover esprimere un linguaggio personale e antitetico a un'organizzazione statale, universale e religiosa. La beffa, che stride con il grande messaggio umanistico del film, è data dalla sovversione poco ortodossa della partita nelle stanze del palazzo, volutamente irriverente davanti al bellissimo tributo figurativo di Fellini in un suo vecchio film ("Roma").
Un anno fa circa abbiamo visto "Uomini di D.io". Un film che personalmente ho trovato splendido ma... quei frati erano così consapevoli della bontà della propria missione da accettare anche il sacrificio della vita (e la brutalità della scelta come quello dell'Uomo in croce) senza comprendere a fondo i limiti della propria scelta.
Qui invero vediamo un uomo fermarsi e vanificare proprio quel mirabolante e triste abito bianco dietro i drappi e le tende.
Davanti alla scienza (psicanalisi) dove nessun uomo credente può cedere, perchè non esiste, dicono, debolezza senza la forza dell'anima.
E in questo senso il film è importante, se rivela che oltre allo spirito, esiste una vita in grado di metterci tutti in difficoltà

14 risposte al commento
Ultima risposta 29/05/2011 15.56.01
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docafass  @  17/04/2011 19:35:16
   10 / 10
Geniale......e basta!!!!

marcodinamo  @  17/04/2011 18:41:51
   10 / 10
A mio parere il più bel film italiano degli ultimi dieci anni.

Invia una mail all'autore del commento Axel  @  17/04/2011 12:44:14
   7½ / 10
Siete sicuri che sia un film su vaticano/chiesa cattolica/religione? O è solo lo sfondo di (molto) altro?

4 risposte al commento
Ultima risposta 18/04/2011 01.12.24
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  16/04/2011 14:56:20
   8 / 10
Pirandello.
Goldoni.
Bellocchio.
Bunuel.
Aristofane, Plauto, Molière.

Una umana commedia (tenera e drammatica) sulla falsità dell'Istituzione, e sull'autenticità, e sul coraggio, della verità, che solo la finzione artistica sa svelare.
Film che vola alto, leggero, ispirato, e svincolato dall'attualità come le migliori allegorie.

Strepitoso Michel Piccoli.
Probabilmente il risultato più alto di Moretti regista.

Vedi recensione

7 risposte al commento
Ultima risposta 20/04/2011 09.54.27
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