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Il secondo dei due film-testamento di Takeshi Kitano, KANTOKU · BANZAI! (Glory to the Filmmaker!) sembra esplorare le possibilità del regista, forse inespresse nel corso della sua carriera, di svariare tra i vari generi cinematografici nell'unica maniera che egli stesso conosce: divertendosi e giocando. Il risultato volutamente assurdo, demenziale e grottesco sarà anche divertente ma si mangia un po' quell'idea con cui questo divertissement stava partendo, ovvero quella di un perfetto collage di storie completamente diverse tra loro nello spazio e nel tempo ma accomunate dalla maestria dell'autore, dalla sua retorica, dal suo estetismo e dalla sua maniera. Se da una parte quest'opera soddisfa la frenesia bambinesca e l'ironia del regista giapponese, dall'altra riassume la formula segreta del suo cinema, esaltando sé stesso e le sue infinite capacità con una serie di cortometraggi capolavoro. Le due, insieme, non si sposano troppo bene. Ma parliamo pur sempre di uno dei due film-testamento di Takeshi Kitano.
Che Takeshi Kitano sia un genio del cinema è indubbio. Basti pensare, infatti, ai tanti capolavori che ha diretto: "Violent Cop", "Il silenzio sul mare", "Sonatine", "Hana-Bi", "L'estate di Kikujiro" e "Dolls" (tra tutti, il mio preferito). E' altrettanto vero, però, che ultimamente sembra soffrire di una crisi di ispirazione. Lui stesso lo ammette all'inizio di questo film, aggiungendo inoltre di non voler mai più realizzare pellicole sui gangster come lo erano "Sonatine" e "Hana-Bi", che poi sono i film che lo hanno reso famoso tra i cinefili di tutto il mondo. Quindi, cosa fare quando non si sa più che storie raccontare? Semplice: si mette in scena la propria crisi creativa. In fondo lo aveva già fatto Fellini con quel capolavoro che è "Otto e mezzo". Kitano come Fellini quindi? Sì e no: sì perché l'idea di base, il regista in crisi professionale, è la stessa; no, invece, per il semplice motivo che questo film non è nemmeno paragonabile al capodopera felliniano. "Glory to the Filmmaker", comunque, merita di essere visto: primo perché è divertente; secondo perché il Kitano interprete, sebbene possegga due sole espressioni, con o senza gli occhiali, è sempre in grado di lasciare il segno con la sua sola presenza. Anche se bisogna ammettere che qui eccede un po' troppo in narcisismo. Ciononostante, come appena detto, la pellicola riesce a divertire; certe cose, poi, sono addirittura geniali: ad esempio l'idea del manichino che sostituisce Kitano in alcune situazioni (occhio all'incipit, forse il momento più esilarante del film), oppure la presa in giro del cinema di Ozu, suggellata dall'irriverente affermazione "a chi può interessare un film dove gli attori passano buona parte del tempo a lamentarsi e a bere il tè?" (divertente, certo, però personalmente non la condivido affatto). Nel complesso, tuttavia, "Glory to the Filmmaker" non riesce a sfuggire alla trappola della ripetitività, tanto è vero che alla lunga il gioco – soprattutto per i non ammiratori del maestro giapponese - rischia di farsi un po' noioso.
Glory to the filmmaker sembra una parte seconda di Takeshis. Se in Takeshis era una riflessione sul proprio cinema, in Glory è una sorta di "cosa fare di diverso da offrire al pubblico". In questo modo Kitano ha l'occasionedi parodiare i generi cinematografici, ma con qualche probabilità di evidenziare una propria empasse creativa. sono contenute delle ottime trovate, ma alcune, di derivazione manga sono meno efficaci rispetto ai fumetti. Non tra i miei preferiti.
Assurdo. Film talmente confusionario che potrebbe benissimo essere un capolavoro sotto mentite spoglie, sicuramente è geniale in certe trovate (stavo morendo durante le scene di "Zidane" e quella dell'apparizione del titolo nella pellicola),spiazzante,irriverente ... geniale? Siamo di fronte all' harakiri di Kitano, che comunque ricorda molto qualcosa di altrettanto demenziale, eppure quasi magnifico, come la sua serie "Takeshi's castle". Se volete vedere qualcosa di volutamente imbecille (questa è la genialità del film), non perdetevelo ... se volete vedere qualcosa di non-volutamente imbecille, tranquillizzatevi, tanto il Natale si stà avvicinando ...
Divertente e originale film di Kitano che scherza sulla sua carriera nel momento in cui mancano le idee per sfornare un nuovo film! La prima parte è la migliore,ha piu' ritmo spiazzando continuamente da un genere a un altro,mentre nella seconda parte si arena un po' raccontando una storia alquanto ridicola! Troppo forte il pupazzo di Kitano che si prende tutte le botte al posto dell'originale!
Parole di Kitano: "Quando ho diretto Hana-Bi c'è stato un punto di svolta, ma forse dopo quel film le mie opere sono state un po' troppo sopravvalutate. Con Zatôichi ho iniziato ad avere un po' di successo, ma ho anche iniziato a chiedermi cosa avrei fatto dopo. Dolls ha creato un forte gap tra produzione e spettatore. Distruggendo Takeshi ho voluto azzerare tutte le mie carriere." Volete criticare Kitano per i suoi risvolti cinematografici? non potete... l'ha già fatto da solo con questa trilogia autodistruttiva. Un film nel quale ha incluso gli errori registici, un film nel quale deride se stesso. Valutazione analoga all'episodio precedente della trilogia: Film concettuale valido più che altro per i fan, per loro questo film è da 10 perchè solo loro sono coinvolti nel senso del film. In ogni caso il film di per sè non raggiunge nemmeno minimamente la genialità/poesia/bellezza degli altri suoi film.
Commenti fuori dalla recensione:
L'umiltà di Kitano spesso mi disarma, Zatoichi e Dolls sopravvalutati? mah...
E poi Kitano ha anche detto: "nei miei film ci sono spesso delle cose che non riesco a fare bene. Le scene in cui si passeggia sono un mio punto debole, come lo sono anche le scene di conversazione." Ma come??
Siamo noi occidentali così diversi da apprezzare cose che per un orientale hanno così poco valore? sinceramente questo pensiero mi smonta parecchio, ma il cinema di Kitano continuerà a piacermi, anche se non convince nemmeno lui stesso.
Pur essendo un film all'apparenza non-sense, non è di difficile comprensione. Kitano prende in giro il pubblico, volutamente, perchè sa di poter fare quello che vuole. Come fa intendere lui stesso nel film, non gli sarebbe costato più di tanto girare un'altra pellicola di successo (uno zatoichi 2 ad esempio), ma invece no, vuole essere criticato, tanto i commenti malevoli non lo scalfiscono, come il pupazzo non viene scalfito dai colpi subiti. Kitano finge di aver esaurito la propria vena creativa, ma sa già che col prossimo film sarà di nuovo in vetta. Questo è più o meno il messaggio che vuole comunicarci. Ma a noi che ce frega??? Questa è pura pazzia! essere presi per il **** per 2 ore di fila al solo scopo di soddisfare uno sfizio del regista! Lo stesso Kitano ammette che questo film è degradante per la sua carriera! GENIOOOOOOOOOOOO! si è mai vista una cosa del genere nella storia del cinema?
GLORY TO THE FILMMAKER insieme a TAKESHIS e al recente ACHILLE E LA TARTARUGA formano la personalissima trilogia di takeshi kitano
tenevo molto a questo film, dopo la parziale delusione di takeshis, parziale perchè lo vidi sottotitolato in inglese, prima o poi lo rivedrò con quelli in italiano...
temevo che kitano (tra i miei preferiti in assoluto) si fosse incanalato in una strada senza ritorno, invece ho trovato questo film geniale, pieno zeppo di colori ricordi gag poesia mescolati in un modo molto bizzarro e forse difficile da comprendere
curiose le gag, uscite direttamente dai popolari manga...assieme al quel personaggio assurdo del professore
secondo capitolo del "suicidio" di kitano. il film è neno potente e meno intenso rispetto a takeshis. kitano ritorna a una comicità demeziale stile genning any?, e il film è molto spassoso, inoltre offre una riflessione sulla crisi di idee e su come la gente e i critici cercano di eticchettare un artista e sui generi cinematografici. Non è all'altezza di altre sue opere, però anche questo è geniale a modo suo.