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Geniale, sia dal punto di vista tecnico che da quello "filosofico"... questo cortometraggio comunica molto di più del 90% dei film che ci vengono propinati, una vera lezione di stile e di cinema. Molto bello, questo regista ha un sacco di talento!
Svankamajer nei suoi lavori anni 90 dimostra sempre maggiore consapevolezza. Riguardo a tutto, sia tecnicamente che contenutisticamente. Food è l'ennesimo ottimo lavoro concettuale di un artista che dimostra sempre un maniacale interesse per il dettaglio (ripetuto fino all'eccesso), ma anche per l'essere umano. È proprio il caso di dirlo: sei quello che mangi. Una delle più feroci critiche contro la società, e soprattutto l'umanità.
Che bella ed esaustiva esperienza si ha quando un critico si imbatte con film visionari colmi di messaggi ed allusioni varie. Il critico in Jan Svankmajer trova ciò che vuole; con questo regista la simpatica e curiosa animazione svolge funzioni nevralgiche. Che sensazioni!
"Food" rappresenta un'altra genialata di Svankmajer, questo cortometraggio del 1968, diviso in tre blocchi , mette in luce diverse cose, tutte inerenti con l'alimentazione (Food), siamo a livelli di creatività e di metafore davvero acutissimi. La prima impressione che le immagini in stop motion dettano alla mente del pubblico sono quelle di una denuncia rivolta a ciò che l'uomo consuma (siamo ciò che mangiamo). Nel primo spezzone di film (Breakfast) la fantasia è sprigionata in modo definitivo. L'uomo, nel frangente, è una sorta di macchina per il cibo. Insomma colpisce la rozzezza del "cliente" e i suoi meccanizzati gesti. La metafora appare semplice, la regia rappresenta le consuetudini che robotizzano l'uomo in aloni sporchi e metodici. Sembra, insomma, che il bisogno del cibo si stia trasformando in un processo animalesco, quasi selvaggio. Le atmosfere sono incredibili, sfuggono da ogni sfera temporale. Con il pranzo (seconda parte del film) vien fuori un qualcosa di epocale. Due uomini siedono in un ristorante, ma non sono serviti. In questa fattispecie visiva da notare il cameriere che cammina in un indifferenza paradossale, cronica. Anche qui la regia inculca un qualcosa di profondo e veritiero. La fame che avvolge i protagonisti travalica ogni logica. A rigore di razionalità/allusione le immagini vogliono denunciare l'uomo divoratore spietato di ciò che lo circonda, fino ad arrivare a mangiare carne umana. La regia di Svankmajer arrivati ad un certo punto si ferma ma le cose sembrano essere largamente delineate. Con la cena (ultima parte del cortometraggio) Svankmajer si affida alla potenza e alla suggestione (forse estrema) delle sue incredibili animazioni e regala, per l'ennesima volta, sgomento al pubblico.
"Food" in senso totale calca le rive di una potente genialità, la fantasia milita ad alti dinamismi.
Corto eccezionale. Svankmajer in poco più di un quarto d'ora riesce a dipingere un quadro sulla natura umana suddiviso nei 3 principali pasti quotidiani. Geniale!
Allegorico e surreale lavoro di Svankmajer. Tre episodi che rappresentano il rapporto dell'uomo con il cibo. Assurdo e geniale, l'opera di Svankmajer attiva una positiva riflessione sul tema. Ottimo.
Mangiare mangiare mangiare mangiare mangiare mangiare mangiare. La vita rappresentata perfettamente in quell'interminabile fila per un po' di stupido cibo con salsa gialla.
Jan è geniale come suo solito. Ancora una volta troviamo la suddivisione in episodi,e nuovomente rimango stupito sia dalla tecnica con la quale sono stati realizzati,sia dalla fantasia che questo immenso regista possedeva. Gioiello.
Cortometraggio in stop-motion suddiviso in episodi. Surreale come sempre,il cibo è un pretesto ma anche la metafora principale di questo 'FOOD' sulla condizione umana.
Svankmajer è un surrealista irrancidito, come se Dalì dipingesse in un bordello o in una clinica per malati terminali. Manca totalmente il lato accomodante, come se una mente filtrata dalle esperienze di Breton traesse ispirazione da un campo dopo la battaglia. Per purezza, inventiva e tecnica: nove
Disgustoso a tratti ma incredibilmente affascinante corto formato da tre episodi riguardanti il cibo e l'uomo. Poi di tutto si parla tranne che di cibo "normale". Forse un pò ripetitivo nel secondo episodio e anche nel primo che però sono i migliori,di forte impatto il terzo quando si scopre cosa sta condendo il protagonista. Il solito stile unico del regista,ennesimo gioiello che purtroppo dura solo un quarto d'ora.
Bisogna mangiare per vivere, non vivere per mangiare. Strano ma simpatico corto sul rapporto dell'essere umano con il cibo che tutto stimola tranne l'appetito.
Il rapporto dell'uomo con il cibo fra schiavitù e ossessione disumanizzante. Un corto surreale girato interamente in stop motion e che, personalmente, mi ha fatto passare l'appetito.
Girato in stop-motion “Food” è un cortometraggio suddiviso in tre episodi che focalizzano l’attenzione sul cibo e sulla condizione umana in maniera surreale. Nel primo segmento,ovvero “Breakfast”,un uomo trae cibo da un suo simile ridotto ad una specie di macchinario.Gli alimenti vengono erogati tramite pagamento,viene quindi da pensare che sia una rappresentazione della condizione lavorativa,dove un individuo paga un altro per trarne a sua volta giovamento in una sorta di spirale senza via d’uscita che coinvolge tutti e costringe ad interpretare entrambi i ruoli. Nel secondo episodio intitolato “Lunch” due uomini al ristorante,ignorati dal cameriere, divorano tutto ciò che gli sta intorno.L’arredo intero finisce nello stomaco dei commensali che mai sazi proseguono con l’ingurgitare anche i propri indumenti sino a rimanere nudi.Il finale spinge a ragionare sull’ambiguità dell’uomo facoltoso e potente,capace di raggirare quello meno abbiente, o acuto, per il proprio tornaconto. Si chiude con “Dinner”, in cui un uomo è impegnato a condire una pietanza che non vediamo.Ben presto ci sarà rivelato che il cibo in questione non è altro che una parte del corpo del protagonista,intento a divorare ciò che simbolicamente lo rappresenta,come del resto altri individui che vengono mostrati in veloce successione,illustrando così la teoria del “noi siamo ciò che mangiamo”. E’ il primo lavoro di Jan Svankmajer che vedo su consiglio di alcuni amici del sito che ringrazio di cuore per avermi fatto scoprire un artista di così grande interesse.
Trilogia sul cibo e sull'avidità umana. Tra uomini che mangiano indifferenti delle condizioni altrui e poi subiscono la stessa pena in base a una sorta di legge del contrappasso (colazione), uomini che pur di sfamarsi divorano tovaglie, piatti, sedie e tavoli fino a divorarsi tra loro (pranzo) e uomini che per non separarsi dalle loro amate parti del corpo mutilate se le cucinano dopo averle accuratamente condite (cena), Svankmajer ci dimostra ancora appieno la sua abilità, genialità e finezza nel trattare in modo così insolito il tema Uomo. Splendido.
piuttosto ripetitivo, di tutti i lavori di svankmajer questo è stato l'unico ad annoiarmi in alcuni tratti. preferisco le sue visioni più nere e decadenti rispetto alle rappresentazioni fortemente metaforiche come questa.