europa '51 regia di Roberto Rossellini Italia 1952
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europa '51 (1952)

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locandina del film EUROPA '51

Titolo Originale: EUROPA '51

RegiaRoberto Rossellini

InterpretiGiulietta Masina, Ettore Giannini, Alexander Knox, Ingrid Bergman

Durata: h 1.40
NazionalitàItalia 1952
Generedrammatico
Al cinema nel Marzo 1952

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Trama del film Europa '51

Irène Girard moglie di un diplomatico, vive una vita agiata e al riparo da qualsiasi tipo di preoccupazione. Un giorno, però, il suo figlioletto si suicida perché si sente trascurato, e a quel punto scatta in lei qualcosa che le fa cambiare vita: comincia a visitare gli ammalati, a consolare prostitute e frequentare fabbriche. Verrà bollata come folle dai medici e rinchiusa in manicomio.

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Voto Visitatori:   8,09 / 10 (17 voti)8,09Grafico
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Voti e commenti su Europa '51, 17 opinioni inserite

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Thorondir  @  10/06/2022 10:49:52
   9 / 10
"Europa '51" è l'affresco esistenziale di un'espiazione, di un senso di colpa enorme, di un peso devastante sulla coscienza (parola che tra l'altro torna spesso nel film). Perchè Irene (Ingrid Bergman) sente come sua colpa la morte del figlio e lei borghese venuta da un altro mondo, non ha mai fatto i conti con l'umanità sofferente e povera che caratterizza l'Italia del dopoguerra. Il suo diventa quindi un cammino di conoscenza, di umanità, di scoperta degli esseri umani. Rossellini a questo mescola i temi cari alla politica italiana del momento, i diversi punti di vista sul progresso e l'uomo da parte cristiana e comunista e ne viene fuori una pellicola di denuncia sociale, di ricerca umana, di valori universali. Forse a 70 anni di distanza può apparire forzato e/o didascalico nella sua tematizzazione, ma era e resta un film memorabile di un maestro della settimana arte italiana e mondiale.

Goldust  @  11/08/2014 15:53:08
   7½ / 10
A qualche anno di distanza da "Stromboli terra di Dio" la Bergman torna ad interpretare una donna sola e fragile, dal tortuoso percorso esistenziale, in quello che alcuni catalogano come il secondo atto di una ipotetica Trilogia della solitudine. Seppur schematica la sua parabola distruttiva fatta di dolore ed incomunicabilità è descritta dal regista con finezza psicologica ed enorme phatos, e non può prescindere da alcuni passaggi obbligati come quelli legati all'alienazione della catena di montaggio.
Il melodramma a volte prende il sopravvento sulla tragedia sociale, ma è questione di sfumature, o forse di punti di vista; la Bergman invece riesce a mettere d'accordo tutti con l'ennesima prestazione da applausi.

2 risposte al commento
Ultima risposta 12/08/2014 09.23.26
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  25/05/2014 15:30:22
   8½ / 10
Molto indeciso, fino alla fine, sul voto da dargli, do il più alto.
Per me è uno dei migliori di Rossellini, non riesco a concepire come si possa dire che la Bergman qui non reciti bene: per me è magnifica, come suo solito.
Rossellini le cuce addosso un personaggio indimenticabile, patetico ma che è facile capire, appoggiare, giustificare.
Una analisi tristemente realistica dell'anticonformismo in una società borghese e cattolica: il personaggio di Irene è straordinario, perché appena passa dalle parole ai fatti, mettendo in pratica un'ideale di vita umanistico, non le viene perdonato, si prende l'espulsione e l'ostracismo, l'internamento con i pazzi.
Credo che il messaggio arrivi fortissimo, ma anche come regia Rossellini regala momenti eccezionali: pur non sopportando l'eccessiva tensione melodrammatica dei suoi lavori, devo ammettere che sono soprattutto questi ad innalzare il film.
Encomiabile sotto tutti gli aspetti, non c'è nulla da criticare secondo me.
è neorealismo in forma smagliante.

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Ultima risposta 25/05/2014 15.52.10
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Zanibo  @  06/01/2014 18:58:35
   7½ / 10
Mi e` piaciuto tantissimo la prova delle due attrici femminili che ha reso il film molto credibile e convincente , cosa non scontata visto il tema della buon san maritana.

E` piu` facile che sia credibile un cattivone esagerato e senza scrupoli che un buono disinteressato... :-)

JOKER1926  @  13/12/2011 17:01:42
   6½ / 10
Il concetto dell' "immortalità" in senso cinematografico esalta amabilmente l'anima di una pellicola, questo in linea di massima. Ma tale processo di mitizzazione è applicato, nel Cinema, con una scarsa frequenza. Discorso che ricade nell'analisi mossa intorno ad "Europa 51" che sembra, ad oggi, un film superato e imperfetto, secondo parere personale del recensore...
"Europa 51" all'epoca, negli anni cinquanta poteva risultare un prodotto di immenso spessore con questioni realiste, nel film di Rossellini emerge palesemente una denuncia sociale, esistono classi diverse e distinte, c'è il ricco e il povero, i punti di intersezioni sono impensabili.
Ma una donna orfana di un figlio suicido (Ingrid Bergman) troverà un punto di coesione, e quindi di non ritorno, con le classi deboli ma "passionali" della società.

"Europa 51" oltre il suo apparato di denuncia sembrerebbe inossidabile se si esclude la sua caduta goffa in una serie ripetitiva di forzature e di esaltazione dedite, dopotutto, ad innalzare un clamoroso palco di commozione. Il finale, per esempio, è una caduta di stile, paradossale e troppo "costruita".
E' proprio la storia a mostrare crepe, certo in essa ci sono passaggi importanti ma per tutto il tempo, visionando la pellicola nella nostra epoca temporale, spuntano difetti ed enfatizzazioni. Regia statica, ma nel frangente, l'anno di produzione funge da discreta scusante.
"Europa 51" quasi diventa una parabola religiosa che poco si adatta, ad avviso personale, ad un mondo dinamico e metropolitano come quello degli anni cinquanta...

felliniano  @  05/11/2011 13:29:44
   10 / 10
Capolavoro assoluto! Tutta la poetica di rossellini espressa in meno di due ore di film

Invia una mail all'autore del commento marco986  @  13/06/2011 22:19:30
   8 / 10
ALTRO BEL FILM DI ROSSELLINI CON UNA OTTIMA INGRID BERGMAN

topsecret  @  08/03/2010 10:04:27
   7 / 10
Questo di Rossellini è un film di forte riflessione sociale, un dramma di grande vigore, decisamente anticonformista per gli anni in cui è girato.
A mio avviso l'interpretazione di Ingrid Bergman è apprezzabile per intensità emotiva e credibilità, così pure il resto del cast.
Una storia che invita a riflettere, forse in maniera troppo moralistica, ma decisamente ben marcata, scrollandosi di dosso preconcetti politici e religiosi che rimangono impotenti davanti all'evoluzione del bene disinteressato, paradossalmente figlio dell'indifferenza e delle frivolezze iniziali.
Un film in bilico tra pazzia e santità (le scene finali rendono bene questa idea) che non manca di emozionare, anche nel suo essere retorico.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  05/05/2009 14:03:23
   6½ / 10
Momenti assai toccanti e spietati ma film non completamente promosso. Ingrid Bergman non convince appieno e il fatto che il film giri su di lei avrebbe dovuto spingerla a enfatizzare e dare qualcosina in più. La sceneggiatura secondo me pecca in qualche punto e quando vidi il film ricordo che non scorreva mai liscio nonostante alcune scene davvero realistiche che valgono il biglietto. Il fatto è che non mi piace il modo di raccontare di rossellini e nemmeno i temi religiosi che adopera. In complesso però è un buon film.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  05/05/2009 13:24:05
   8 / 10
Spietata riflessione sulla socita' del secondo dopo-guerra da parte di Rossellini!
Una visione neo-realista ci mostra come dopo la guerra le classi sociali si sono allontanate l'una dall'altra con tanti poverissimi da una parte e la nobilta' dall'altra!
La protagonista del film fa parte della seconda schiera ma fa l'"errore" di affacciarsi alla finestra per osservare cosa calpestano i suoi piedi...questo "terzo occhio" gli si apre grazie a un avvenimento tragico!
Il finale è tra i piu' pessimisti che si potessero creare...in questa societa' "bombardata" dalla violenza della guerra non c'è spazio per la speranza e per i miracoli!
Il messaggio va benissimo per l'anno in cui è uscito e magari oggi è un po' sorpassato malgrado Ozpeteck abbia provato a riprendere il tema nel suo "cuore sacro" e infatti i risultati non sono stati eccelsi o forse il film non è stato capito!
Comunque "Europa 51'" è un ottimo film ma rischia di essere troppo moralista e non tutti gli interpreti fanno il proprio dovere...

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  14/01/2009 21:55:57
   8 / 10
Europa '51 è un film molto ambizioso per i tempi, esprime un disagio sociale e spirituale bisognoso di essere liberato superando ideologie contrapposte, andare oltre tali concetti che soffocano l'istinto del donarsi nei confronti dell'altro. Il percorso morale del personaggio (un S.Francesco versione femminile) che si spoglia della sua vita precedente è reso in maniera sublime dalla Bergman che, lentamente, si toglie gli abiti da diva dell'inzio film per immergersi come donna nuova dentro un mondo sconosciuto che le gabbie sociali rendevano invisibile. Meravigliosa la sequenza della fabbrica: nessun dialogo, ma un sonoro straniante, da incubo.

Guy Picciotto  @  03/01/2008 01:32:11
   10 / 10
secondo grande film della trilogia dell'incomunicabilità di Rossellini ( stromboli - europa 51 - viaggio in Italia), gente come Antonioni è esistita grazie a questi 3 film. Questo per me è il capolavoro di Rossellini, più di Roma citta aperta e germania anno zero, film durissimo, di una tristezza sconfinata, la Bergman si supera , la sua miglior performance, una fuoriclasse se consideriamo le mezze calzette di attrici che ci stanno oggi, il messaggio di questo film sbalorditivo è chiaro, in questa società terribile se non si sceglie di schierarsi, sia in politica, o nella religione, si viene additati a folli, isolati daprima, perseguitati come degli eretici dai sicari dello stato poi ed internati alla fine.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  17/12/2007 13:14:10
   9 / 10
Film travolgente questo di Rossellini che punta tutt'altro al divismo della protagonista, la Bergman, che quì interpreta al meglio la parte di una donna distrutta dal dolore della perdita di un figlio. E' un film femminile, probabilmente dedicato al gentil sesso, dove sembra a soffrire siano solo le donne, quelli che capiscono, ma quì che non capiscono sono gli uomini, che scambiano depressione e bisogno di colmare un buco emotivo per pazzia. Prime parti, credo, per una ottima Masina. Rossellini abbandona il neorealismo e racconta una realtà comunque più in senso critico, sia nella caratterizzazione psicologica del personaggio di Irene, sia nel contesto sociale, sopratutto del mondo del lavoro.
Ottima dunque regia e particolare menzione al montaggio, distinzione particolare per una sequenza, manco farlo apposta, di Irene alla catena di montaggio.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  15/12/2007 19:01:24
   7½ / 10
Ci sono molti spunti di riflessione da fare dopo aver visto questo film. Purtroppo la ricchezza di temi non è amalgamata a dovere, né espressa al meglio. Il nucleo centrale è la lotta fra l’istinto solidale e le sovrastrutture ideologiche e sociali che riescono a bloccarlo e a imprigionarlo. Tutto si svolge intorno ad un unico personaggio che giganteggia nel film, lasciando spesso gli altri personaggi incompleti o meramente funzionali allo sviluppo della protagonista. Ingrid Bergman fa del suo meglio ma secondo me non riesce a dare pienezza e convinzione al suo personaggio: oscilla fra espressioni hollywoodiane (favorite da complici primi piani e inquadrature flou) e scene in cui si dovrebbe mescolare e interagire con persone del popolo (con evidente contrasto e imbarazzo stilistico).
La storia (non molto verosimile) narra di una ricca signora dell’alta borghesia presa nel turbine dei vacui riti del suo ceto, la quale non si accorge del grave malessere psicologico di suo figlio (personaggio appena abbozzato e non bene recitato – i bambini di De Sica riuscivano a fare ben altro). E’ proprio la tragica perdita di suo figlio che spinge la protagonista a riconsiderare se stessa e l’atteggiamento verso il mondo esterno. Decide di aprirsi agli altri, ma lo fa in maniera debole, confusa e passiva (i tratti caratteristici del suo carattere, espressi in maniera poco drammatica e convenzionale dalla Bergman). Il suo comportamente diventa il mezzo tramite il quale Rossellini afferma l’indipendenza (la sua) che deve avere il singolo nel suo agire, rispetto a tutti i sistemi ideologici che tendono a schiacciare e a limitare l’agire di ognuno.
Il primo impatto la Bergman ce l’ha con un comunista, il quale si dimostra interessato ai problemi della gente in maniera astratta e con altre mire rispetto all’aiuto immediato o al problema dell’alienazione prodotta dal lavoro. Poi entra in gioco la chiesa, la quale per ubbidire alle sue norme finisce per dimenticare lo spirito della sua funzione. Interviene anche la burocrazia italiana nella sua funzione di strozzare la vita civile (e i risultati li vediamo bene oggi). L’accusa di Rossellini è comunque prudente e indiretta, la si capisce fra le righe.
In contrasto con le istituzioni e le ideologie c’è il “popolo”, dei personaggi tutto sommati idealizzati e poco approfonditi, fra cui spicca una vivacissima Giulietta Masina. Sono loro la parte “positiva” del film, quelli che rappresentano l’animo umano libero da condizionamenti sociali o politici, la parte vera e genuina della società. Seguendo un po’ la linea dei film di Rossellini, questa parte viene alla fine sconfitta e non viene dato alcun segno di fiducia o speranza, se non la mera esistenza di questa parte nascosta e perdente del vivere civile.

Dick  @  01/11/2007 13:08:38
   8½ / 10
Un gran bel ritratto di una donna che si accorge a causa di un evento tragico di quanto sia stata leziosa e vuota la sua vita e trova una forza che la spinge ad aiutare il prossimo. Peccato che questo uso bel comportamento verrà bloccato dalla società ipocrita e perbernista.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  15/07/2007 20:21:06
   8 / 10
concorso in tutto su Kowa.
la figura di Irene ricorda decisamente il Cristo di Pasolini. Rossellini demistifica la figura di una grande donna in un'opera di maturità intellettuale elevata e di umanità travolgente. anche dal punto di vista registico il film è impeccabile, sopratutto per il montaggio.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  26/03/2007 14:45:30
   8 / 10
Bellissimo, sconvolgente, il personaggio di Irene lascia le ferite (ed è facile immaginare qualche referente con la vita e le scelte affettive e famigliari della stessa Bergman) per trasferire sulle persone (è il caso di parlare di transfert psicologico) l'amore e la presenza del figlio.
L'ultima immagine, con il sorriso della Bergman davanti alla consapevolezza di aver comunque offerto qualcosa di sè, è un segno inequivocabile di vittoria, nonostante tutto, se vista in una chiave spirituale e introspettiva.
Meno felice il controverso quasi-sequel di Ozpetek, dove la forza rigeneratrice della protagonista equivale a un'ossessione quasi integralista, a una perdita di sè. Che in fondo è proprio cio' che crede di vedere nel film di Rossellini il marito di Irene, generando dubbi su una presunta ambiguità ideologica che il film, ripeto, non ha

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