La storia di un ragazzo nella tumultuosa Napoli degli anni Ottanta. Una vicenda costellata da gioie inattese, come l'arrivo della leggenda del calcio Diego Maradona, e una tragedia altrettanto inattesa. Ma il destino trama dietro le quinte e gioia e tragedia s'intrecciano, indicando la strada per il futuro di Fabietto.
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VINCITORE DI 5 PREMI DAVID DI DONATELLO: Miglior film, Miglior regia (Paolo Sorrentino), Miglior attrice non protagonista (Teresa Saponangelo), Miglior fotografia (Dario D'Antonio), David Giovani
Sorrentino dopo la parentesi su Berlusconi con il dittico LORO e la altrettanta parentesi televisiva con the young pope torna al cinema. E stata la mano di Dio è indubbiamente il film più personale e meno "onirico" del regista napoletano. Ciò vuol dire tutto e niente, è un opera che mostra la napoletanità in tutti i suoi pregi e difetti. Servillo dipinge un mondo, lo interseca con lo sguardo di Fabietto, il SUO sguardo, di quando era un ragazzo, che con la morte dei genitori avrebbe cambiato (quasi) tutta la sua vita. Perchè effettivamente LA REALTA E SOPRAVVALUTATA, il giovane Filippo Scotti- Paolo Sorrentino è soltanto uno sguardo, una lieve voce, il ragazzo non parla quasi mai, ma è sempre presente, a vedere, ascoltare, ridere. Mentre la commedia della vita si dipana nella sua interezza, dalla sua famiglia Schisa, con il padre, un Toni Servillo oramai a un livello che sinceramente nel cinema italiano del 21 secolo non si è mai visto, e forse mai più si vedrà. E Toni Servillo, il 2021 è il suo anno, tre film interpretati, tre film bellissimi. Questo è semplicemente l'ultimo che ho visto, in questo inizio di 2022, ma ha un respiro che ti accompagna fino alla fine. Teresa Saponangelo regala l'interpretazione della vita, così come una sensuale e folle Luisa Ranieri. Ma è nei caratteristi che il film prende il largo, tutti personaggi meta-cinematografici, in parte sono esistiti, in parte sono fantasia. Massimiliano Gallo, il marito di Patrizia, geloso e IMPOTENTE in tutti i sensi, Lino Musella alias Marriettello, il "tipo strano", Betti Pedrazzi, la Baronessa decaduta e snob, un Immenso Renato Carpentieri alias Alfredo
" Fabietto, se Maradona non viene a Napoli io mi UCCIDO!"
tanti altri in ruoli che occupano una scena, per finire con Ciro Capano che interpreta l'infastidito, arrogante e senza peli sulla lingua regista Antonio Capuano. Che nel finale darà una semplice ma essenziale lezione di vita all'orfano che non sà che fare. Bellissimo duetto. L'inizio è pura grande bellezza napoletana, con San Gennaro, vero o presunto, non sta a me decidere. Poi arriva Maradona, che rimane sullo sfondo, così come i mondiali di quel periodo. E come se il sogno si infrangesse sulla realtà accaduta a Roccaraso, che rende la realtà ancora più scadente. Per questo andare via è una scelta che pare inevitabile, soprattutto quando la sorella di Fabietto che praticamente non si vede per tutto il film esce FINALMENTE dal bagno.