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Surreale,controverso e osceno,lo sperimentalismo di Terayama viene messo al servizio dell'anarchia più pura nella quale i bambini e i ragazzini hanno il comando e abusano,uccidono e schiavizzano gli adulti in ogni modo possibile. La rappresentazione del completo fallimento dell'ordine precostituito e più nello specifico del Giappone del dopo guerra. Disturbante,profondo e simbolico,la narrazione è lasciata volutamente da parte e lo stile con il quale è girato sa molto di teatrale ( e d'improvvisato). Meno convincente della versione short di 27 minuti ma ugualmente un pugno nello stomaco.
Terayama, per la versione allungata di "Emperor Tomato Ketchup" torna a parlare della sua ipotetica e distruttiva riforma dell'impero del ketchup, ovvero l'impero in cui sono i bambini a comandare e gli adulti a soccombere.
Dopo essermi fatto ammaliare e, aver tradotto la versione lunga, non potevo non godermi questo ennesimo gioiello marcato Terayama, ovvero la versione-lungometraggio di "Emperor". Nonostante, però, questo lungo abbia decisamente più senso dal punto di vista narrativo (con tanto di lettere tra generazioni, mini spiegazione della nascita dell'impero), ma paradossalmente perde un po' di forza nella parte espositiva, ovvero l'immagine (da sempre l'atto di forza di Terayama): perchè le magnifiche sequenze vengono quasi tutte fatte attorniare da un malsano e sporco seppia che toglie il respiro, divorando bianchi, grigi e lasciar tutto soffuso, gracchiante, fuori fuoco. Ovviamente un bellissimo film, ma continuo a preferirlo nell'algida e austera versione da cortometraggio, dove per altro il messaggio entrava dritto nel cuore e non fermo alla mente.