drive my car regia di Ryusuke Hamaguchi Giappone 2021
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drive my car (2021)

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locandina del film DRIVE MY CAR

Titolo Originale: Doraibu mai kâ

RegiaRyusuke Hamaguchi

InterpretiHidetoshi Nishijima, Toko Miura, Reika Kirishima, Masaki Okada, Park Yurim, Jin Daeyeon, Sonia Yuan, Ahn Hwitae, Perry Dizon, Satoko Abe

Durata: h 2.59
NazionalitàGiappone 2021
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 2021

•  Altri film di Ryusuke Hamaguchi

Trama del film Drive my car

Sebbene non sia ancora in grado di riprendersi dalla scomparsa della moglie, l'attore e regista teatrale Yusuke Kafusu accetta di mettere in scena Zio Vanja a un festival di Hiroshima. Qui, conosce Misaki, una giovane riservata che le è stata assegnata come autista. Nel corso dei loro spostamenti, la crescente sincerità delle loro conversazioni costringe entrambi ad affrontare il loro passato.

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Voto Visitatori:   7,00 / 10 (14 voti)7,00Grafico
Miglior film internazionale
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
Miglior film internazionale
Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior film straniero
Miglior sceneggiatura (Ryūsuke Hamaguchi, Takamasa Oe)
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
Miglior sceneggiatura (Ryūsuke Hamaguchi, Takamasa Oe)
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Voti e commenti su Drive my car, 14 opinioni inserite

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76mm  @  18/04/2024 15:52:45
   6½ / 10
Gli ho anche concesso una seconda punitiva (per me) visione per il timore di non averne colto la grandezza al primo passaggio…tuttavia continuo a non vedere il capolavoro che molti sostengono che sia.
Fondamentalmente è una storia di elaborazione del lutto, che non alza di molto l'asticella a livello di introspezione e spessore dei protagonisti.
Il personaggio più ambiguo e quindi più interessante (la moglie) esce di scena dopo mezz'ora, che non a caso è la migliore della pellicola…da quel momento inizia un altro film (ed infatti i titoli di testa partono da lì), girato e recitato in maniera inappuntabile ma poco coinvolgente dal punto di vista emotivo visti gli argomenti trattati.
La durata "monstre" e i riferimenti letterari alti (che immagino avranno fatto godere molto chi ha letto Cechov e Murakami, quindi non me purtroppo…mea culpa…) contribuiscono a conferire alla pellicola quella patina da grande opera d'arte che evidentemente ha fatto presa su molti.
Personalmente l'ho trovato piuttosto didascalico.
Resta comunque un'opera interessante e meritevole di una visione, ma se non vi convince al primo giro non fate come me e lasciate perdere che un modo migliore di impiegare 3 ore della vostra vita lo trovate di sicuro.
Fra l'altro per essere un'opera così curata in tutto ho notato uno svarione bello grosso che metto in spoiler


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Cinder  @  10/03/2024 20:48:15
   10 / 10
Oscar meritato.

Boromir  @  30/12/2022 18:11:56
   9 / 10
Opera complessa quella di Hamaguchi, ispirata a uno scritto di Haruki Murakami, in cui la commistione meta-artistica tra cinema e teatro si fa mezzo per elaborare i dolori dell'emotività. Drive My Car richiede una particolare conoscenza di Checov e una spiccata disponibilità ad affrontare tre ore di amplificazione dei sentimenti dai tempi rarefatti; una volta instaurato questo patto, lo spettatore realizza che c'è molto da scoprire, analizzare e interiorizzare.
Dopo un lunghissimo prologo che presenta i personaggi principali (i titoli di testa iniziano a scorrere al quarantesimo minuto), il film diventa condivisione della nostalgia, un processo di coscienza reciproca che fa convergere piccole storie personali la cui costante è l'urgenza di superare l'alienazione generata dalla perdita. E forse non è casuale che gran parte di questo incrociarsi esistenziale abbia luogo a Hiroshima, dolente epicentro della memoria nipponica.
L'associazione al corpus drammaturgico di Checov non è il solo strumento in mano a Hamaguchi nell'estrazione di pensieri esistenzialisti; l'immagine della Saab rossa condivide con gli stessi protagonisti la sua natura anacronistica, di oggetto fuori posto nel mondo del film, e aggiunge al racconto una venatura filosofica da road movie che rende il tutto ancor più affascinante. Grande, grandissimo cinema.

giopunte  @  01/09/2022 18:07:34
   9 / 10
forse meriterebbe di + del 9
la durata è notevole e consiglio di vederlo in due o tre parti come ho fatto io (ma per caso)
questa suddivisione di dà il tempo di capire senza quell'eccesso di ritorno che molti spettatori e commentatori si aspettano nell'immediato senza un adeguato approfondimento
drive my car ti resta per sempre

Thorondir  @  08/06/2022 14:14:26
   8 / 10
Quello di Hamaguchi è un film complesso, stratificato, multi-stratificato. È un film sul dolore, la sofferenza, i sensi di colpa e, tema tipico della cinematografia giapponese, l'elaborazione del lutto. Con una regia che si rifà al classicismo giapponese (Ozu su tutti), fatta di messa in quadro e inquadrature ferme con rari movimenti di macchina, Hamaguchi fotografa l'esistenza dell'attore e regista teatrale Kafuku e delle persone che entrano in contatto con lui, descrivendo vite chiuse, segnate dal dolore e dalla difficoltà di superarlo. Il teatro, con la sua forza universale, oltre il tempo e la parola (splendida la sequenza finale con il linguaggio dei segni), serve anche a mascherare le vite: ognuno interpreta, nella vita di ogni giorno, un ruolo, una sembianza, una falsa vita, mascherando e occultando se stesso. Ma molte sono le chiavi di letture del film di Hamaguchi, che in tal senso continua a porre domande per tre ore senza voler dare risposte: lo spettatore si farà le sue idee. Certo, è un film che nella sua lunghezza e nella volontà dialogica può suscitare respingimento, ma è proprio nel fluire ininterrotto dei suoi dialoghi e delle storie che racconta che trova la sua ragion d'essere, quella delle singolarità degli esseri umani, molti simili nelle loro apparenti diversità.

Scuderia2  @  12/04/2022 16:03:52
   7 / 10
SPOILER

Visione sofferta di vite problematiche, dialoghi tristi e colonne sonore di ruoli recitati, dove anche il sesso pare essere poco divertente.
Un uomo e una donna con dei rimorsi.
Uno per non aver salvato la moglie, l'altra per non avere salvato la madre.
Ma la moglie dell'uno era un pochino troia e la madre dell'altra un tantino schizofrenica.
Forse occorreva intervenire diversamente.
Entrambi, però, gelosi e orgogliosi della loro comfort zone di patimenti.
Poi piano piano i due si aiutano e cedono, complice l'altro personaggio principale del film: la macchina.
Un personaggio senza apparenti problemi, la Saab, ma che viaggia anch'essa a bassi regimi, ma che si fa complice dello sviluppo emotivo dei 2 passeggeri fino alla fumata a sigarette al vento dal tettuccio.
Alla fine: Saab venduta e cicatrice riparata.
Si esce dalla comfort zone, a fatica, ma si esce.

NOTA: i 2 non stanno insieme.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  10/04/2022 07:40:04
   6 / 10
L'imponente film di Hamaguchi, premiato come miglior film straniero agli oscar 2022, non è altro che un confronto in auto di due personaggi che hanno dei rimorsi con il loro passato.
Il protagonista nei confronti di una moglie con cui non ha chiarito le motivazioni di un tradimento e una giovane autista che non ha salvato sua madre dalla morte quando avrebbe potuto farlo.

Forse il rapporto morboso tra marito e moglie dei primi 40 minuti è quello piu' affascinante. Nelle restanti due ore invece si parla, parla parla...e sinceramente la pesantezza delle 3 ore si sente.

In particolare sono ripetitivi i confronti degli attori del teatro sul testo che non fanno altro che leggere, senza troppa enfasi oltretutto.
Oltretutto l'opera teatrale in se ha una trama davvero criptica di cui ho capito poco il senso.

Non per essere troppo "Italiano" ma "E' stata la mando di Dio" (avversario sconfitto agli oscar come ai golden globe) mi aveva trascinato dentro al film in quella baraonda di personaggi. In questo caso invece la staticita' della recitazione Giapponese stanca, non l'ho apprezzata per niente.

Un film quindi a mio avviso sopravvalutato.

topsecret  @  30/03/2022 15:11:10
   7 / 10
Personalmente non lo avrei portato avanti per 3 ore, poichè i concetti espressi potevano essere spiegati in modo più dinamico e più fluido. A parte questo piccolo appunto sulla durata, devo riconoscere però a DRIVE MY CAR una certa capacità di rendersi appetibile, coinvolgendo lo spettatore con una storia ben calibrata tra sentimenti e rimpianto esistenziale, tra orgoglio e umoralità, espressi in maniera sobria, malinconica e allo stesso tempo con serena accettazione.
Buona la regia e la prova del cast, abili nel mettere gli accenti giusti in una storia garbata e intima.

marcogiannelli  @  28/03/2022 22:23:47
   7 / 10
3 ore. Questa è la durata di Drive my car, nuovo fenomeno orientale da awards del 2022. Un percorso che ha ricordato, in tono minore, il Parasite di 2 anni fa.
A mio avviso però con Parasite parliamo di uno dei tanti filmoni di Bong di cui si accorge il pubblico mainstream.
Drive my car mi sembra un'operazione ben studiata, ben lanciata e che ora riscuote successo.
E' na paraculata, fatemelo dire.
Perché la base di partenza di Murakami è un semplice racconto. Hamaguchi però, ispirandosi a Cechov, decide di girare un film che vorrebbe essere tutto ed è niente, che vorrebbe parlare della perdita ma lo fa solo alla fine risultando altamente pretenzioso.
E quello che rimane prima è freddezza, è noia. Non è Checov, non è il sentimento.
Perché, diciamocela tutta, pur infarcendolo di narcisismo Drive my car può durare 2 ore. Pur guardando i tramonti f4 basiti. Pur ripetendo le stesse scene, pur facendoci vedere minuti di nulla.
Perché poi nella composizione dell'immagine Hamaguchi ha talento, è innegabile. Però si compiace in essa, ci sguazza e se innamora perfino.
"Magari non lo hai capito tu". No, purtroppo ho capito dove andasse a parare dall'inizio, perché è iperdidascalico. Sembra un film colto per persone stupide.
Cosa mi rimane? La solitudine, la tristezza, sensi di colpa, Hiroshima. i 30-40 minuti finali.

Misialory  @  27/03/2022 17:30:03
   7½ / 10
Questa notte sapremo se Drive my car vincerà l'Oscar come migliore fim straniero. Lo varrebbe? Direi di si se non fosse presente in lista anche "E' stata la mano di Dio".
Due film che parlano di persone care scomparse prematuramente e che hanno segnato le vite dei protagonisti, ma lo fanno in modi così diversi che il paragone è davvero arduo.
Comincio col dire che scrivere due parole sul film di Sorrentino è stato più semplice e spontaneo rispetto ad un commento su Drive my car, un film che ti mette alla prova (sicuramente di resistenza, per la durata) ma che ti cattura fino alla fine.
Il prologo di quasi un'ora è davvero bello, poetica la prima scena in un appartamento moderno e molto asettico che fa da sfondo all'intimità di una coppia affascinante; tra marito e moglie si comprende da subito che c'è un rapporto speciale e intenso.
Il film si sviluppa poi in un modo del tutto diverso, molto più lento rispetto all'inizio, ma non meno interessante. Per chi ama la cultura giapponese è tutto molto intressante, i dialoghi sono curati, i personaggi ben interpretati. SE non fosse per Sorrentino (a cui va in mio augurio più grande) sarebbe il film straniero da premiare.

EddieVedder70  @  23/03/2022 13:38:20
   6½ / 10
poi capita che non mi ci ritrovo. Teatro multilingue, drammi pregressi da superare (la vita va avanti), qualche limite che diventa una barriera e un auto che mette in relazione 2 persone diverse, distanti, capaci di riconoscersi e aiutarsi. "Drive my Car" è il film che la critica, in attesa della consacrazione all'imminente serata degli Oscar, ha portato all'attenzione del pubblico più "attento"; ma a me non ha "toccato". Ai miei occhi, 3 ore sono davvero troppe, quando i silenzi, i primi piani composti, le strade che scorrono, le letture dei testi teatrali, occupano almeno 2/3 del film. L'ho subito e così ne ho apprezzato meno, sia la poesia, sia il messaggio. Qualche sequenza può ammaliare, coccolare, scaldare, ma l'ho trovato lontano lontano dalla mia sensibilità (e pazienza)

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  19/12/2021 11:01:06
   8½ / 10
Drive my car inizia con un lunghissimo prologo, quasi quaranta minuti, dopo i quali partoni i titoli di testa. E' importante perchè il film è tutto un gioco di rimandi in cui il teatro è anche rappresentazione del reale. Due esistenze alle prese con i propri rimorsi, di una moglie e di una madre che forse potevano essere salvate. L'auto diventa il luogo comune dove le riflessioni dell'attore/regista condivide il suo sguardo con la sua autista, entrambi con un passato che li tiene prigioniei del proprio dolore. E' un film molto toccante che sa accendere la sfera emotiva con rara sensibilità, senza mai cercare sentimentalismi d'accatto che sarebbero anche fin troppo facili per un film del genere.

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