dillinger e' morto regia di Marco Ferreri Italia 1969
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dillinger e' morto (1969)

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locandina del film DILLINGER E' MORTO

Titolo Originale: DILLINGER E' MORTO

RegiaMarco Ferreri

InterpretiAnita Pallenberg, Carole André, Michel Piccoli, Annie Girardot, Mario Jannilli, Adriano Aprà, Gigi Lavagetto

Durata: h 1.35
NazionalitàItalia 1969
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 1969

•  Altri film di Marco Ferreri

Trama del film Dillinger e' morto

Rientrato in casa mentre la moglie dorme, un ingegnere-designer si prepara una ricca cenetta. Trova una vecchia pistola, la rimette in ordine, si proietta filmini, scivola nel letto della cameriera, elimina la moglie e s'imbarca su un veliero.

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Voto Visitatori:   8,33 / 10 (51 voti)8,33Grafico
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Voti e commenti su Dillinger e' morto, 51 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  26/11/2021 14:00:08
   7 / 10
Uno dei film piu' difficili di Ferreri e anche per questo forse considerato il suo migliore.
La quotidanieta' che annoia un piccolo borghese che vive in una bella casa con una bella moglie e una governante disponibile a giochetti erotici.
Eppure in questa fredda monotonia avviene anche un fatto gravissimo ma che viene vissuto come una delle qualsiasi azioni gia' compiute.
Uccidere la moglie è come vedere un vecchio film o come preparare un lauto pasto serale. Non ci possiamo certo sorprendere, era chiaro che il film portasse a qualcosa di tragico.
Il messaggio del film è molto forte, ha un grande impatto grazie al suo finale, ma la sua messa in scena non è perfetta. Non sono sicuro che rivedrei con piacere 90 minuti di nulla o poco piu'.
Resta il messaggio, quello si, ma va bene cosi.

Oskarsson88  @  19/01/2021 10:31:27
   7 / 10
Decisamente un film fuori dal comune, di difficilissima valutazione ed interpretazione. Per quasi tutta la durata della pellicola assistiamo ad un borghese rientrato a casa la sera fare un serie di azioni inutili e insignificanti, con molta musica, televisione e visione di filmati vecchi. Poi il finale in cui in pochi minuti la faccenda si accende e si risolve in maniera piuttosto sorprendente. Si capisce che si parla dell'alienazione dell'uomo, della difficoltà a dare un senso alla vita, della noia del matrimonio, dell'ammazzare il tempo in mancanza di altre, e sicuramente altri concetti più profondi o filosofici, incluso il tema della mercificazione e del consumismo. Di per sè la pellicola è abbastanza fastidiosa per buona parte della sua durata, quasi esasperante, però è innegabile che una volta finito tutto, qualcosa rimane e fa riflettere.

VincVega  @  25/06/2020 11:37:12
   8 / 10
Un film ipnotico quello di Ferreri, proprio perchè sembra non accadere nulla. Così come la tensione, che personalmente ho trovato palpabile, perchè quello che (non) succede è tutto. Pieno di simbolismi (la maschera, la pistola dipinta, la tv, la musica), "Dillinger è morto" affronta il quotidiano della borghesia, tra abitudini e stranezze, tra realismo e astrazione. Ferreri anticipa anche il ruolo della tv in futuro. Dialoghi brevi e banali, ma ottimamente resi per quello che vuole mostrare il regista. Un film minimale, ma che in realtà dice tutto.
L'unico appunto che faccio al film è l'aver dato poco spazio ai momenti lavorativi (solo qualche minuto all'inizio) dell'ottimo Michel Piccoli. Forse avrebbero dato ancora più concretezza all'alienazione del protagonista.

The BluBus  @  25/05/2020 23:33:56
   9 / 10
Apparentemente senza senso, in realtà riassume infiniti significati.

Thorondir  @  27/06/2017 14:10:10
   8 / 10
Un film complesso nella sua semplicità, alienante perchè parla di alienazione nella società di massa, senza filtri di violenza (per il tempo), ricercato, forse visionario, ma a tratti ostico da seguire. Non un film per tutti.

GianniArshavin  @  25/01/2017 16:01:24
   7 / 10
Dillinger è morto è uno dei film più famosi di Marco Ferreri, sicuramente il più amato dalla critica.
L'opera non è certamente fruibile a tutti o semplice da visionare e comprendere, anzi risulta essere molto ostica sia concettualmente che sotto il profilo della messa in scena.
Secondo me Ferreri tramite questa storia minimale e asettica ha voluto raccontare l'orrore del quotidiano e della routine, utilizzando uno stile grottesco per sottolineare lo stato di psicosi del protagonista(un grande Michel Piccoli). Ovviamente questa è la mia visione, che può essere sbagliata in quanto un'opera come Dillinger è morto si presta a molteplici interpretazioni.
Indubbiamente parliamo di grande cinema, di un lavoro da vedere almeno una volta nella vita. Tuttavia ho preferito altro di Ferreri, in quanto la quasi totale staticità della storia a tratti mi ha annoiato.

Goldust  @  27/10/2014 16:10:11
   6 / 10
Per un razionale come me è difficile entusiasmarsi per un film irrazionale come questo, che però ha incassato consensi in ogni dove, dalla critica specializzata agli utenti di questo sito. E' una pellicola strana ed affascinante allo stesso tempo, con pochi dialoghi, un sacco di tempi morti ed una sceneggiatura che potrebbe stare scritta su di un post-it. Il gusto surreale del grottesco, a tratti sgradevole, è tipico dell'autore, così come l'eccesso di cibo e l'auto-distruzione dell'uomo, salvo poi, in quest'ultimo caso, dargli un barlume di speranza attraverso un tentativo finale di fuga impossibile.
Cinema non per tutti e probabilmente non per me, ma nonostante ciò continuerò ad approfondire la conoscenza di questo regista.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  19/08/2014 15:43:05
   9 / 10
Insieme a "La grande abbuffata" uno dei due film di Ferreri considerati all'unanimità i suoi capolavori dalla critica italiana (quella estera stranamente è meno accorta nei confronti di Ferreri), "Dillinger è morto" costituisce apparentemente il più leggero della coppia.
Felicissimo esempio di dilatazione temporale del racconto, in ciò ancora modernissimo (e perfettamente in sintonia col contesto del cinema moderno dei '60), "Dillinger è morto" non è in realtà ciò che sembra di essere ossia un semiserio inno alla liberazioni dalle costrizioni della società e della vita quotidiana.
La chiave di lettura sta nel finale: nell'ultima inquadratura, già sulla barca assunto come cuoco sulla rotta per Tahiti, Piccoli si sofferma con espressione imbambolata e contenta sulla allettante figura della sua nuova padrona.
L'uomo destinato a non avere scampo dalla donna.
Non è maschilismo ma è il tragico che si nasconde dentro la commedia.
Questo borghese piccolo piccolo non si è affatto liberato, come crede, dalle costrizioni della civiltà, della società, della famiglia. Non c'è scampo alle costrizioni della relazione (tra i sessi, in primis). La libertà totale (quella cui aspirano anche i personaggi del Fascino discreto di buneliana memoria) è un'illusione.
E questo discorso di Ferreri, semiserio come tutto il suo cinema, trascende il contesto sociale dei suoi anni e della nostra civiltà cosiddetta borghese. E' davvero metafora universale. Swiftiana, se vogliamo.
Perciò forse davvero Ferreri è un grandissimo.

DarkRareMirko  @  28/02/2014 00:46:53
   8 / 10
Non male, ma di Ferreri preferisco altro (L'udienza, La donna scimmia, La grande abbuffata); regia attentissima, grandi interpreti, solita abilità del regista a narrare anormalità ed alienazione, ma parlare di capolavoro è un pò esagerato.

Non è neanche la noia il suo problema, e neanche la data, visto che è oggi ancora attualissimo; magari una certa autoreferenzialità, un certo compiacimento e uno stile sperimentale (in 90 minuti succedono pochissime cose, anche se l'omicidio è fastidioso e ben girato) e ricercato gli si ritorcono un pò contro. Si astengano i mainstreamers.

Come in I love you e in Chiedo asilo, si finisce in mare; ad ogni modo Ferreri è un grande.

Ciaby  @  26/12/2013 20:14:52
   9½ / 10
Capolavoro di rottura: alienazione, degrado dell'uomo e senso di inadeguatezza in una cornice quotidiana quasi apocalittica.

Tra i più bei film italiani di sempre.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  30/07/2013 10:06:25
   8 / 10
C'è sempre un certo disagio a guardare questi film d'estate, marciti sul divano, senza scopo e con la testa pesante, annebbiata dal sonno e dalle paranoie. Viene da chiedersi chi ce lo faccia fare di osservare le gesta anti-realistiche di un uomo che pulisce una pistola. Di assistere al difficile cinema anti-classico di Ferreri.
Eppure "Dillinger è morto" ha ancora qualcosa da dire allo spettatore assuefatto al brutto cinema anni '90. Certo, storiograficamente DEM è un film importantissimo. Senza, non avremmo avuto Taxi Driver, il cinema radicale e nuovo, di rottura col passato, che fu di Martin Scorsese. Senza, l'Italia non avrebbe rappresentanti di un certo cinema concettuale ed esistenzialista, un cinema minore, ma grandissimo. Qualcosa che costringa a pensare, senza dover essere impegnati alla logica del racconto classico. Era un film che si portava dentro il '68, il femminismo irruento, l'interpretazione di tutta una storia recente e passata del cinema, e il desiderio profondo di distaccarsene, con libertà e serietà.
Ma di Ferreri si apprezza anche altro: egli non era un tecnico, a detta dei suoi stessi collaboratori, non importava realizzare un film perfetto. Bisognava parlare, essere onesti, ricercare nuove forme di narrazione simbolica, che fossero forti, rimanessero nel tempo. La tecnica comprensibilmente veniva in secondo piano. C'era ammirazione per il perfezionismo di Kubrick, ma qui in Italia si lavorava con poco, e non c'erano effetti e personalità come quelle che si incontrarono in 2001. Di Ferreri però si apprezzava la cura per il dettaglio scenico, gli appartamenti in cui si muovono i personaggi folli di Ferreri sono specchio della loro personalità contorta, sono interni ed esterni, ma soprattutto armadi, pieni di vecchi oggetti, di vecchie carte, di vecchi simulacri. Assomigliano a tutta la paccottiglia che ci portiamo dentro, che accumuliamo in anni di informazioni sul mondo, di vissuti psicologici, di interiorità. Lo sceneggiatore di Ferreri disse: "Marco era uno che conosceva la vita, specialmente quella interiore". Pare una conferma questo vagare dell'uomo disperato e annullato per una casa surreale e aliena, pare una conferma questa profonda solitudine mitica, questa incapacità di affrontare la donna che è in noi. Ma il cinema di Ferreri non perdeva contatto con la realtà, neanche nella rappresentazione di soli finti e navi dirette ai tropici.

Lucignolo90  @  13/04/2013 04:20:12
   9½ / 10
Dillinger é morto a prima vista sembrerebbe essere un nonsense di 1 ora e mezza se ci limitassimo a descrivere scena per scena gli avvenimenti del film ma che in realtá analiticamente parlando é un capolavoro nichilista di Marco Ferreri, il precedente film che abbiamo visto é solo ottimo in confronto a questo che prende altre derive e dove finalmente sembra esserci tutto Ferreri.

É la presa di coscienza da parte di un borghese della totale superfluitá del mondo apparentemente curato dove vive. Il capitalismo che ha reso mano a mano importanti persino nelle case proletarie il bel soprammobile o il quadro d'autore.
Un mondo effimero all' interno del quale il casuale ritrovamento di una vecchia rivoltella, un oggetto indubitabilmente fuori contesto, assume nella mente di Glauco la presa di coscienza dell'insensatezza delle cose, della sua progressiva mercificazione che oramai sembra inglobarlo nel suo appartamento come oggetto quasi inanimato. Un pó come la moglie, quasi una figura inerte nel film.

Non gli resta quindi unica via se non quella di fuggire da questa situazione opprimente, troncare bruscamente il legame piú stretto che ha e cambiare contesto sociale.

Il finale befferdo peró ci fá riflettere sul fatto che oramai é impossibile sfuggirne e su quale poteva essere la vera e estrema via di fuga per il personaggio interpretato dall'ottimo Piccoli: cioé quello del suicidio, gesto che invece aveva solo simulato davanti a uno specchio.

Sicuramente un film di un'originalitá generalmente sconoscita nel cinema italiano.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  27/06/2012 16:24:25
   8 / 10
Il film più mortifero e disgustoso che abbia mai visto, respingente. Quotidiano.
Merita 8 pur conscio che non vorrò mai più rivederlo per le inquietanti sensazioni che mi ha regalato, per la noia in cui tutti dovremmo (e volenti o no dobbiamo comunque nostro malgrado) riconoscerci, per la follia di una vita in schiavitù del quotidiano e dell'apocalisse in cui si vive tutti i giorni, "con le maschere antigas".
Il finale è delirante, a ben vedere tutto il resto non è da meno. Ma è talmente realistico e specchio della vita di tutti i giorni in società che perfino il titolo di questo oggetto estraneo di Ferreri ci passa addosso passivo e annoiato, Dillinger è morto. ecchisenefrega? Noi non lo siamo.
Salvo nel finale illuderci per l'ultima (?) volta, che sarà la prima di una lunga serie di ultime volte.
Tahiti arriviamo.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  14/05/2012 01:58:57
   9½ / 10
Non è mediocre il film di Ferreri, ma mediocre si sente lo spettatore, costretto ad una visione cadenzata dalla stizza dell'attesa, assillato dal desiderio, anch'esso mediocre, che qualcosa di stupefacente accada. La frustrazione che l'immagine cinematografica suscita è una carezza rispetto a quella inflitta dal quotidiano. La pellicola è l' esperimento di laboratorio che nella sua elementarità quasi risibile, eppure in qualche modo nobilissima, ritrae una realtà enormemente più complessa. Il cinema davvero,come diceva Hitchcock, non è un pezzo di vita, forse però ne è la smisurata, necessaria, semplificazione. Si spiegherebbe allora la sensazione di averlo già incontrato, Glauco, per le strade, o magari allo specchio. Così troverebbe una sua misura anche l'angoscia che spalma addosso il finale, con quei piccoli naviganti ridicoli guidati da un sole di carta.

Invia una mail all'autore del commento s0usuke  @  14/04/2011 13:08:43
   10 / 10
Ferreri inscena una parabola visionaria sulla condizione esistenziale dell'uomo moderno... un uomo che più che vivere il suo quotidiano finisce per subirlo fino a diventarne vittima quasi inconsapevole. Il Glauco, interpretato da uno straordinario Piccoli, è la quintessenza dell'uomo dedito al vizio e al cosumismo del nostro tempo tra piaceri sessuali extraconiugali e comodità domestiche. La volontà di evadere da quella "prigione"... da quella staticità sta dapprima nella caricatura del proprio suicidio e successivamente nella più concreta fuga finale a mare lontano dalla "clausura". La triste sensazione però è che, nonostante questo, l'uomo non sia destinato a fuggire lontano.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  23/12/2010 21:55:58
   9 / 10
Grande lavoro di Ferreri. Alienazione e orrore del quotidiano, del consueto, del banale di una piccola borghesia stupida ed inutile. E' questo che emerge dell'opera di Ferreri. Un film che andrà di traverso a quanti siano avvezzi a gustarsi ben altri prodotti sfornati dall'industria. Non a caso, Ferreri non ottenne mai grande successo di pubblico in patria. Bravissimo Piccoli che sta solo davanti alla cinepresa per quasi tutto il film.
Impalpabile ma concreto, bellissimo.

Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  31/08/2010 23:12:31
   7 / 10
Probabilmente come film è invecchiato male, ma questa non può essere una colpa di Ferreri. E certamente l'alienazione questo film la trasmette benissimo. Ci sono anche alcune sequenze che rapiscono (quando appare la pistola l'intero film si trasforma, anche se, apparentemente, il protagonista continua a fare quel che faceva prima). L'epilogo lo si sente arrivare e il finale è ancor più spiazzante. Certo, la monotonia di certi momenti del film può risultare ostica.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  27/06/2010 22:59:07
   6 / 10
Non mi sono mai trovato in difficoltà nel mettere un voto ad un film come con quest'opera di Ferreri. Se la dovessi considerare solo dal punto di vista del divertimento e dello svago allora metterei 3 o 4. Non succede nulla, il film in pratica non ha trama, c'è un solo personaggio senza nome che compie prima atti molto banali e poi un atto estremo assolutamente inspiegabile. Non ci sono dialoghi o spiegazioni, le ragioni e i sentimenti rimangono misteriosi e inespressi.
Non è quindi un film ad "accesso diretto". Per comprenderlo o almeno cercare di ricavarci qualcosa, occorre armarsi di considerazioni e riflessioni soprattutto sull'arte e sul pensiero dei tardi anni 60. Così anche questo film diventa, come gli altri film di Ferreri, uno specchio dei temi e delle questioni dibattuti in quel periodo (qui siamo nel 1969).
Lo stacco con i suoi film del passato è nettissimo. Non ci sono più in ballo istituzioni, usi o costumi legati ad un ceto sociale e che coinvolgono determinati stili di vita. Adesso si passa all'astratto e all'universale. Ciò riflette il fatto che ormai erano diventate di dominio comune le questioni esistenzialiste (il senso dell'esistenza) e quelle generali poste dalla Scuola di Francoforte (la reificazione e l'alienazione, cioè la perdita della propria libertà e distinzione individuale con l'acquisizione automatica di comportamenti e modelli standard calati dall'alto).
Ferreri in qualche maniera prova a tradurre in vita concreta e vissuta il pensiero esistenzialista e universalista che tanto accendeva gli animi dei giovani di allora. I gesti e gli atti filmati, nella loro assoluta banalità e insignificanza, rimandano esclusivamente ad un contesto generale che va dedotto intellettualmente. In questo si sente molto l'influenza stilistica della Nouvelle Vague e del cinema in presa diretta di Warhol.
E' proprio questo quello che salta all'occhio: il girare a vuoto dell'esistenza e la mancanza di significato di ogni gesto. Non c'è amore, non c'è interesse, non c'è scopo. Eppure tutto si svolge nel massimo della pienezza e dell'abbondanza. La casa pullula di oggetti di ogni genere (anche troppi) e c'è sempre un sottofondo di programmi tv o musica radio. E' questo il vero riempimento dell'esistenza umana: gli oggetti di consumo, i divertimenti, le immagini, i suoni che vengono dall'esterno, dall'omologazione. Tutto è così svuotato che addirittura la vita umana non ha più valore o senso e la si può togliere senza provare la minima emozione, pensiero o rimorso. L'unica via d'uscita è la classica fuga tipo Gaugin (il viaggio in mare verso Tahiti).
Allo stesso tempo però ho come il sospetto che questo film non sia altro che una parodia e quasi una visione cinica proprio di quelle idee intellettuali che tanto infiammavano le discussioni culturali di allora. Ferreri ha forse voluto mettere in scena una rappresentazione quasi paradossale ed estrema di queste teorie. Come dire: è questa la vita a cui fate riferimento? Un po' come aveva fatto in "Harem" con la libertà sessuale della donna.
E' ora che voto gli metto? 10 per contenuto, recitazione, tecnica visiva; 1 per accessibilità, immediatezza, divertimento. Intellettualmente è un capolavoro, per fruizione non vale quasi nulla. Non mi resta che dare lo stesso voto che ho dato a "L'argent", ai film freddi e razionali (e molto profondi) che pretendono però "troppo" dallo spettatore comune.
E' ovviamente solo una mia considerazione personale, niente di generale.

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Ultima risposta 29/06/2010 19.41.13
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pinhead88  @  19/01/2010 23:45:59
   6½ / 10
Un film che sicuramente colpisce nel modo in cui è strutturato,una apparente calma che in alcuni momenti si manifesta sotto forma di tensione,ma alla lunga diventa quasi insopportabile.i troppi momenti statici fanno si che una trama già di per sè interessante si annacqui inutilmente,diventando in alcuni punti piuttosto pesante.per 3/4 del film si vede soltanto un uomo che mangia davanti al televisore e cerca vari oggetti in casa.inoltre il messaggio di critica alla vita borghese e all'inutilità della vita di tutti i giorni oggi come oggi appare scontato,quasi retorico.anche se per me rimane comunque un buon film,di Ferreri ho preferito decisamente altro.

dobel  @  03/12/2009 10:21:05
   9 / 10
Certo un film che non lascia indifferenti, e solo per questo merita di essere annoverato fra le più significative opere cinematografiche di sempre. Lo si ama o lo si odia: in questo senso dare dieci o dare uno è la stessa cosa; il fatto che piaccia o meno è secondario. E' un film difficile, sperimentale, un azzardo e una provocazione. Lo stile registico è essenziale e quasi irritante. Il protagonista è volutamente inespressivo. Le azioni sono le più banali e quotidiane. La stanchezza del gesto, la noia della ripetitività, lo scarso interesse che il protagonista porta per ciò che sta facendo sono uno specchio crudo di una realtà nella quale siamo ingabbiati. L'estrema conseguenza di questa condizione diviene quasi automatica. Terribile e insignificante nello stesso tempo, è un film che ci interpella e ci scuote. Sinceramente non saprei che voto mettere: non lo amo tanto da dargli un dieci ma non mi sento di dare un voto basso perché capisco di essere di fronte ad un'opera d'arte del novecento. Quindi un nove mi sembra appropriato: è un capolavoro da vedere assolutamente ma che non si fa amare da me.
Al pari della 'Grande abbuffata' (un film che invece sono riuscito ad amare), è il trionfo del nichilismo, del vuoto esistenziale, del disinteresse più assoluto per la totalità dei fatti e delle cose.

edmond90  @  24/07/2009 14:40:39
   9½ / 10
L'apoteosi del surrealismo e dell'alienazione dell'uomo analizzata tramite la quotidianeita.Uno dei piu bizzarri e riusciti capolavori del cinema italiano

Drugo.91  @  11/07/2009 10:00:48
   10 / 10
splendido film di Ferreri, sperimentale e forse per questo poco conosciuto, Piccoli quasi sempre dentro l immagine, è bravissimo..
nel film diranno si e no na decina di cose, tutto il resto è mimica e musica della radio, splendida la scena dove il protagonista si proietta i filmini e pittura la pistola di rosso a pallini bianchi e indimenticabile il finale quasi allucinogeno

Bathory  @  16/06/2009 20:49:53
   6 / 10
Ferreri lo adoro come regista...film come la Grande Abbuffata o l'Ape Regina sono dei capolavori assoluti, ma con Dillinger è morto il regista milanese alza decisamente troppo il tiro, girando un film noioso e presuntuoso.

Si voleva rappresentare l'alienazione alla vita, la vacuità e inutilità delle azioni e della vita di tutti giorni, ma Ferreri estremizza il tutto riprendendo Michel Piccoli (straordinario) per i 95 minuti, in ogni minima azione, ogni sguardo, ogni respiro...con un manierismo a volte esagerato (atipico per Ferreri) e irritante.

Il finale è non-sense alla massima potenza, ma resta una delle cose più affascinanti dell'intera pellicola, dove mi duole dirlo, regna inconstrata la noia e il fastidio per un film spacciato (ma dove?) per anti-borghese, ma che forse è il più presuntuoso e meno sincero film del grande regista.

drabin  @  15/02/2009 18:53:45
   10 / 10
Una pietra miliare della storia del cinema. Un film assoluto, che fa del silenzio una delle armi più violente mai adoperate sul grande schermo. Un'opera immensa, titanica nella sua linearità e nella sua essenzialità brutale. Un Piccoli da antologia per un film girato in appena 4 settimane, e che definitivamente consacra Ferreri ed il suo stile, aperto finalmente ad un'originalità assoluta che non paga più accostamenti stilistici alla tipica commedia (nera) all'italiana. Si parla di tutto: dell'uomo nella sua essenza, nella sua quotidianità che assurge a catarsi dello spirito e dei pensieri nell'omologazione dei dettami conformisti ed opprimenti che offre la società del benessere. Su tutte va ricordata la proiezione casalinga dei filmettini amatoriali con Piccoli unico spettatore: le mani che giocano e Piccoli che gioca a sua volta con le immagini proiettate della moglie danno un tono liturgico, esasperato ed alienante alla pellicola, che già di per sè è il simbolo dell'alienazione nel cinema di ogni tempo. L'alienazione come incapacità di cogliere se stessi nella quotidianità, e l'alienazione come fuga dalla normalità: i due opposti, staticità e dinamismo, si scontrano nel terreno banale della vita. Un film unico, sperimentale e coraggiosissimo, che va annoverato tra i punti più alti mai raggiunti nell'arte cinematografica di ogni tempo.

paride_86  @  17/01/2009 15:08:04
   8½ / 10
Un film interessantissimo che parla soprattutto di anarchia e voglia di uscire dagli schemi piatti e stereotipati della società borghese. Rispetto a "Il seme dell'uomo", che Ferreri girò nello stesso anno, è decisamente più riuscito. Qui i simbolismi sono tutti perfettamente congegnati e non suonano mai pretestuosi, nè mancano ironia e concretezza. I personaggi sono ben disegnati, anche se a mio parere bisognava caratterizzare meglio la moglie, che ha un ruolo fondamentale. Ottima l'interpretazione di Michel Piccoli.

7HateHeaven  @  08/01/2009 15:43:49
   7 / 10
Mi sento quasi in imbarazzo a commentare questo film.... Ho la netta sensazione di non essere riuscito a capire fino in fondo quella che probabilmente è una grande opera...Personalmente è veramente troppo simbolista e ricercato per dire"si mi è piaciuto, andatelo a vedere", il ritmo troppo lento lo allontana estremamente dal cinema che si è abituati a vedere..
Do un 7di stima, per l'originalità e comunque per il senso di autocritica alla società borghese che circonda la vicenda...

gasy  @  02/01/2009 15:45:25
   8 / 10
Credo che i commenti scritti prima del mio siano di gran lunga più adatti del mio per descrivere l' alienazione e gli spunti riflessivi dati dal film. Molto particolare senza dubbio, interessante e brillante, ma anche dannatamente lento. Ottimo finale e bella la scena con le mani. Forse troppi simboli per un film solo.

donfabios  @  11/12/2008 00:37:53
   9 / 10
non puoi scappare da qualcosa se quel qualcosa è dentro di te.
Critica spietata all'alienazione prcourata dalle convenzioni e dai canoni della società borghese con uno stile registico peculiare e stravagante.
Un film che ha decine di interpretazioni psicanalitiche, nonchè un numero elevato di simboli e citazioni che non sto ad elencare.
nonostante l'eccentricità e i ritmi lenti è davvero un bel film.

popoviasproni  @  28/09/2008 13:57:29
   8 / 10
Personalissimo, minimale, estremo, malsano e spietato manifesto anti-borghese.

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  29/04/2008 00:26:34
   10 / 10
Capolavoro senza se e senza ma. Ogni sequenza è atta a porre in essere la rappresentazione dell'alienzazione dell'esistenza: a partire dall'incipit, in cui si enuclea la metafora agghiacciante dell'uomo costretto a "mascherarsi" per identificarsi con la artificiosa società moderna; fino alla conclusione, altrettanto inquietante, che culmina col tentativo di fuga sul veliero verso un orizzonte artefatto, simbolo della impossibilità di evadere da una realtà opprimente costituita da feticci, falsi miti e vuote necessità. Tutta la vacuità dell'esistenza dell'uomo, fondata su ciò che artatamente e subdolamente è stato creato dalla società capitalistica dei consumi, si concentra in questi 95 minuti in cui uomo (interpretato da un eccelso Michel Piccoli) si trova a fare i conti con la propria vita. Ogni cosa si rivela essere insulsa e insensata: il lavoro, i programmi televisivi, la moglie -presentata quasi come un soggetto inanimato-, la domestica votata all'idolatria; ma soprattutto tutto il passato che il nostro protagonista ripercorrerà attraverso la proiezione di alcune bobine. Il rifiuto della ipocrisia di questo vivere si concreterà nell'uxoricidio e nell'allontanamento dal proprio ambiente sociale. Ma tutto sembra essere vano: non si può sfuggire a una realtà che è ormai inesorabilmente compressa nei suoi fondamenti, se non proprio attraverso quell'atto estremo che è stato solamente simulato: e cioè il suicidio.

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Ultima risposta 13/04/2013 02.03.38
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  22/04/2008 22:24:07
   9 / 10
L'alienazione umana vista attraverso la quotidianetà di gesti normali che porta ad un cortocircuito della realtà borghese. Il film non ha una storia da raccontare, ma sono situazione che si susseguono nella loro apparente banalità fino all'epilogo spiazzante, inaspettato grazie anche alla recitazione di Michel Piccoli.

xxxgabryxxx0840  @  04/03/2008 19:48:52
   8½ / 10
E' molto complicato votare e commentare un film come questo. Ti ritorna in mente anche quando hai finito di vederlo. Non sono le voci che parlano, ma le immagini. La media che sfiora il 10 credo sia un pò esagerata, ma è sicuramente un film d'alta scuola.

Beefheart  @  22/02/2008 23:22:03
   8½ / 10
Un film folle. Probabilmente uno sfogo, una fuga, dall'alienazione del quotidiano, verso un immaginario lieto fine all'insegna del salvifico cambiamento. La storia, che si sviluppa in 90 minuti abbondanti, è torbida, allucinante, sostanzialmente lenta (praticamente tutto si svolge in tempo reale) ma efficacemente acida e delirante; gli eventi si susseguono in un crescendo di ritmo ed intensità sino all'agghiacciante finale. L'interpretazione non è un granchè (Michel Piccoli nel ruolo del protagonista non dà l'impressione di essere particolarmente sciolto ed a proprio agio), ma a convincere è sufficiente la sceneggiatura e quel pò di manierismo che caratterizza lo stile del regista. Ottima la scelta del commento musicale a suon di brani pop anni 60, italiani e stranieri. Buono l'utilizzo degli spazi. Un film particolare, poco piacevole ma funzionante.

1 risposta al commento
Ultima risposta 08/11/2008 13.51.55
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  19/02/2008 09:48:56
   10 / 10
Agghiacciante, non ho altre parole per definire questa opera estrema.
Dando i pieni voti a "La grande abbuffata" e compararla a questa qui ci vorrebbe pure la lode.
Gli ingredienti sono gli stessi, il cibo, il sesso, l'agire di un uomo in completa anarchia come strumento dell'analisi della società da parte del Ferreri, una critica salace, irriverente, il non-senso del nichilismo, talmente nichilista che diventa nichilismo guardare la pellicola stessa.
Ferreri non da spazio alle parole, ma solo alle immagini, lascia tutto il tempo per immedesimarci col protagonista, elaborare le sequenze, coglierne i particolari, un racconto in perfetto stile cinematografico, senza off-voice, senza dialoghi, ma con il puro linguaggio delle immagini e simbolismi sociali come "la maschera", progettata dal protagonista stesso, la maschera che l'individuo è costretto a portare, una vera e propria pistola puntata alla testa.
Maestosa la fotografia, credo abbia influenzato tutto l'Almòdovar che seguirà dal decennio sucessivo, soave nei primi piani, estremamente rappresentativa per gli interni, una fotografia stupenda ma semplice, perchè il film stesso è strutturato con una semplicità disarmante.

Invia una mail all'autore del commento Rana c'è!  @  03/02/2008 04:15:41
   9½ / 10
Difficilissimo dare un voto e fare un commento ad un film del genere.
La storia è di una semplicità disarmante ma allo stesso momento risulta cruda e angosciosa allo stesso modo.
Lo visto circa 24 ore fa, praticamente non ho ancora smesso di pensarci.
Non ricordo assolutamente altre pellicole che lasciano lo spettatore con questo senso di vuoto e pesantezza al tempo stesso.
Siamo di fronte ad una mente geniale che è Ferreri.

benzo24  @  25/11/2007 19:30:55
   10 / 10
uno dei film più belli che siano mai stati concepiti. un autentico capolavoro.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Marlon Brando  @  08/11/2007 17:25:39
   10 / 10
L'estenuante ricerca del senso di ciò che di più superfluo circonda l'uomo e che egli stesso, nella concezione di animale borghese, ha creato, si snoda in una lineare quanto fredda narrazione che culmina in una tragedia senza senso e in una deriva del senso stesso; da qui sorgono le molteplici interpretazioni: ma il senso non c'è.

addicted  @  06/09/2007 17:34:00
   10 / 10
Piango ancora la morte di Marco Ferreri.
L'Italia, il cinema, la cultura hanno ancora disperatamente bisogno di lui, anarchico-misogino-adorabile-libero-geniale poeta.
Dillinger è a mio parere il suo capolavoro: crudele, sarcastico e squisitamente POP.
Da non perdere per tutti coloro che, come il sottoscritto, credono che il cinema, lungi dall'essere un mero intrattenimento, sia la più innovativa forma d'arte del XX secolo.

Vegetable man  @  04/08/2007 12:57:41
   10 / 10
La poetica grottesca di Ferreri raggiunge con Dillinger la vetta più alta. Un grande dolore, il vuoto di suoni, azioni, che esplode infine improvviso ed insensato. E' difficile parlare di questo film, proprio perchè esso stesso non parla di sè. Non è una visione per tutti, anzi si potrebbe quasi sconsigliare. Eppure, per alcuni, tocca le corde più intime dell'animo, ed è il film che avremmo voluto girare noi. Sublime.

Invia una mail all'autore del commento NEO78  @  02/07/2007 01:14:35
   9 / 10
Avercene oggi di registi coraggiosi come Ferreri! il film più originale che abbia mai visto.

I commenti precedenti il mio sono stati ampiamente esaustivi sul piano semantico, quindi aggiungo soltanto un particolare che a mio avviso non è stato menzionato. Il ruolo del colore rosso in tutto il film: l'asciugamano di Michel Piccoli (bravissimo come sempre) la pistola dipinta di rosso e la scena finale che si conclude con lo schermo interamente rosso.

Un altro capolavoro di Ferreri che si conferma uno dei più grandi registi italiani di sempre sia per qualità, ma soprattutto per originalità.

Il Messere  @  28/05/2007 23:35:53
   8 / 10
Questo intelligentissimo film del Maestro Ferreri (senza dubbio uno dei più grandi registi italiani) sembra dilatare i tempi in maniera non dissimile dal sopravvalutato e troppo concettuale Antonioni. In realtà è un voluto crescendo di tedio e banalità che porta allo scioccante finale "liberatorio".
Un film storico del regista milanese di cui verrà riproposto un indizio ne "Il seme dell'uomo" (immediatamente successivo) e in "I love you". Da allora sino a "L'ultima donna" fu un crescendo di capolavori.

PetaloScarlatto  @  15/05/2007 21:51:11
   10 / 10
Crudele, come spesso i films del Ferreri. Lentissimo, ma così pieno di particolari che è impossibile scrollarseli di dosso dopo una sola visione. Incoerente, eppure lucidissimo. Niente da dire su uno degli attori feticcio di Ferreri ( Michel Piccolì ). Sempre splendido.

Incapibile, ma nello stesso momento di una semplicità così disarmante da non poter essere colta tutta d'un fiato!!!


Grandioso!!!

Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  20/04/2007 13:13:43
   9 / 10
Ferreri inserisce la surrealità narrativa nel contesto borghese costruendo un antitrama geniale. E' un film sospeso, rarefatto, un esperienza mirabile.

science fiction  @  17/03/2007 19:42:20
   10 / 10
Wow... assolutamente unico e geniale. Un'esperienza sensazionale.

electrowaves  @  06/06/2006 01:12:35
   10 / 10
Un dei film piu' geniali che abbia mai visto! film in cui sembra non accadere nulla e invece accade di tutto. Comico e drammatico, lento ma godibile. Un film veramente completo.L'attore protagonista e' eccellente e il regista Ferreri altrettanto...

Invia una mail all'autore del commento Strangelove'90  @  14/09/2005 15:16:07
   10 / 10
Il capolavoro di Marco Ferreri con un immenso Michel Piccoli.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  28/12/2004 21:31:43
   10 / 10
Il capolavoro di Ferreri... Un film che lascia allibiti per il suo coraggio.

Per un'oretta solo Piccoli si muove davanti allo schermo, si prepara la cena e fa i lavori di casa. Il finale poi è spiazzante.
Un film sperimentale sull'alienazione , sulla nevrosi di un uomo e sull'orrore del quotidiano.
Un capolavoro senza precedenti, uno dei film più innovativi del nostro cinema.


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