Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
VINCITORE DI 2 PREMI GOLDEN GLOBE: Miglior miniserie o film per la televisione, Miglior attore in una miniserie o film per la televisione (Michael Douglas)
Ottimo prodotto tv di Soderbergh, con due interpreti fenomenali (Douglas forse al meglio di sempre, come in Un giorno di ordinaria ofllia) e make up strabiliante (andate a vedere il volto di Damon post operazione e sappiatemi dire).
Affascina e trascina sin dai primi minuti e pure il cast di contorno è noteovle (Aykroid, il Reiser di Alien 2).
Notevole confezione e location, finale struggente, per un bio-dramma notevole e sottovalutato.
Penso di essere stato anche generoso col voto finale , in quanto il film non trova nulla di nuovo sotto l aspetto delle storie d amore gay , con una scrittura quanto scontata non si può . Lo salvo per il cast principale con Douglas appena guarito dal tumore , e uno straordinario Matt Damon , e per la fotografia curata , specialmente nelle scene in cui Liberace suona ai concerti . Per il resto film parecchio piatto , con una regia buona ma non eccezionale , e da Sodenbergh ci si vorrebbe aspettare un attimo qualcosa di più.
Interessante Biopic su un incredibile personaggio dello Showbiz americano..il film si lascia vedere piacevolmente grazie alla grande maestria di Douglas e Damon..Soderbergh non risulta noioso come in suoi precedenti film.. Non per tutti ma neanche per nessuno
Prima di questo film sconoscevo l'esistenza di questo personaggio...Liberace. Sembrerebbe una finta biografia, un personaggio troppo assurdo per essere realmente esistito. Ma Liberace è reale, cosi come è reale tutto il glamour, il Kisch e lo sfrenato consumismo che gli stava intorno. E poi, ovvio, non manca anche il lato oscuro dell'artista. L'ottimo Douglas impersona questo personaggio intrigante e davvero amabile che cattura nella sua rete un giovane con la voglia di sfondare. Ne viene fuori una storia d'amore e tradimenti che culmina nel drammatico finale. Un film davvero curioso e ben realizzato che forse ha il difetto di concentrarsi troppo sulla vicenda amorosa piu' che sul lato artistico.
Soderbergh ha fatto molto di meglio . Questo film vorrebbe secondo me analizzare il disfattismo umano davanti al successo.. solo a tratti ci riesce,sicuramente nei monologhi di Douglas che ci fa intuire i cambiamenti della sua persona e di conseguenza del suo personaggio . Purtroppo la storia in se si riconduce solamnete al rapporto tra due gay.. e in alcuni battibecchi il linguaggio è veramente volgare..(sarei curioso di sapere se l'originale usa le stesse parole così trucide). Douglas e Damon con le loro interpretazioni salvano la baracca .. cosicchè il film non sia mai noioso e non perda di ritmo,tra lustrini e pailletes il rischio di guardarsi troppo allo specchio era alto!!
vale la pena vederlo per l'interpretazione di M.Douglas, davvero apprezzabie! chi se lo immaginava che il quasi 70enne Michael Douglas, epico Gordon Gekko di Wall Street, si cimentasse nell'interpretazione di un personaggio così stravagante, sopra le righe e per certi versi ridicolo come Liberace...anche Matt Damon funziona bene e la regia è ben curata.
il titolo in italiano è terribile, il film è un eccesso continuo ma non è male e soprattutto i due attori sono bravissimi. La storia non mi è piaciuta ma loro sono stati davvero credibili.
Ottima l'interpretazione di Douglas e Damon nelle rispettive parti di Liberace e Thorson. La prospettiva con cui viene raccontato Liberace è quella del giovane amante, prima sedotto, poi annullato ed infine abbandonato. Liberace sembra rapportarsi con il ragazzo applicando l'unico schema relazionale di cui dispone e che conosce, che è anche il rapporto vacuo ed in fondo vuoto che egli ha con il mondo scintillante che lo applaude ed esalta. Il musicista fa con il ragazzo ciò che la vita ha fatto con lui, prendendolo, trascinandolo nel vortice di una vita pazza e lussuosa, svuotandolo della propria identità ed infine perdendolo. E, come in ogni vita umana, alla fine della corsa non rimane nulla. Regia e fotografia molto buone, dialogi all'altezza. Un gran bel film.
Il film "corre troppo" e non riesce a focalizzarsi e approfondire. Tutto sommato comunque per questo, riesce a non essere mai noioso. Se si è curiosi di sapere è un buon film
Storia molto americana, di difficile interesse per un pubblico italiana. Si riduce però tutto ad un gay movie alla fine. Tutto incentrato sul loro rapporto sentimentale, sessuale, economico.Lungo due ore tra l'altro. Per il resto forse tra le 3 migliori interpretazioni all-time di Douglas, bravo anche Damon devo dire.
Film interessante per chi come me non conosce il personaggio. Ottima l'interpretazione di Douglas e anche quella di Damon, che ho spesso sottovalutato, non è male. Certo il film si perde in qualche eccessiva lungaggine ed anche il ritmo lascia a desiderare ma nel complesso è da vedere.
Diciamo subito che con Sodelbergh ho sempre avuto grossi problemi, è un regista che ammiro ma spesso ho sottovalutato film che avevano potenzialità piuttosto alte tipo Infection e magari mi sono lasciato trasportare un po' troppo dalla superficialità baraccona di Magic Mike e affini. Diciamo che i voti non si possono cambiare, ma probabilmente il suo Che diviso in due parti resta la miglior operazione della sua carriera, e Dietro i candelabri non è all'altezza del Sodelbergh migliore. Ma mai così spesso il risultato così altalenante è secondario rispetto alla grandiosa performance di Micheal Douglas, letteralmente superbo con i suoi tic la sua forza e la sua fragilità - a volte piuttosto meschina - a dare un volto e un'immagine a quello che è stato, nel bene e nel male (soprattutto) uno dei pianisti più amati e chiaccherati del ventesimo secolo. Ed è proprio straordinario nel rapporto con la madre, in quell'abbraccio feticista con un pubblico che ammira strabiliato questo Rubinstein vestito e asservito da mise in scene degne della nostra Wanda Osiris (!?). Altrettanto efficace Damon, che fra l'altro esibisce un fisico perfetto e riesce a essere persuasivo anche cercando di dimostrare qualche anno in meno. E sorprendente la rediviva Debbie Reynolts, che è ora tenera ora opprimente nel ruolo materno. "Dietro i candelabri" si concentra quasi unicamente sul rapporto tra la star ricca e viziata (o viziosa?) e il suo pupillo, mettendo a nudo il totale annullamento delle personalità in favore del narcisismo di un idolo pubblico in fondo in fondo tristemente solitario al di là del luccicante delirio kitsch della sua immagine. In questo senso sì, può risultare superficiale e forse un po' noioso, quando segue alla lettera i parametri autobiografici dell'Io narrante e contempla, ma non più di tanto in fondo, la dimensione iconografica dell'artista. Eppure in questo glamour c'è la forza del film, perché non si tratta di un film su una checca piena di soldi, ma l'ennesima finestra su un mondo fatto di fama e dimore di lusso, quello di Hollywood e Palm Springs, su un costante rifugio dove perdersi e ritrovarsi (Damon che chiede di uscire per vedere gli amici, Liberace-Douglas che pretende l'autista per muoversi soltanto per le prove dei suoi concerti). Alla fine, il film è prezioso proprio perché mette a nudo anche la credibilità di Liberace, che alla fine della carriera si trova a presentare la notte degli Oscar 1982 con la sensazione di una star anacronistica acclamata per gli ultimi fuochi della sua fama. Personalmente posso aver trovato fastidiosi certi frammenti, come del resto l'eccessiva parte dedicata alla chirurgia plastica, ma al contrario commoventi e memorabili certi altri, come il commiato finale. Ciò che rende "Dietro i candelabri" un film così intenso al di là di certe lungaggini è del resto quel gusto amaro, di solitudine, che si respira davanti all'ennesimo mosaico di uno star-system logorato e stantio (un po' come l'ultimo Presley). E in fondo, come dimostra il personaggio di Damon, "Dietro i candelabri" è forse la prosecuzione Camp di "Magic Mike"
Manco sapevo chi era Liberace, come la maggior parte delle persone penso, un ibrido tra Elton John e Elvis Presley. A prima vista il film sembra fin troppo laccato e volutamente kitch(ricorda un pò il film Boogie Nights per le atmosfere anni 70), tutto ruota intorno al rapporto conflittuale tra Liberace e il suo amante proletario, celebrità, soldi, cocaina e interventi chirurgici completano l'immaginario hollywoodiano delle star viziose.
Per essere un prodotto televisivo, è addirittura deluxe. Oggettivamente è un film dall'ottima confezione con buone interpretazioni, ma, alla fin fine, un po' "scolastico"
Bellissimo film ......ottimo lavoro di Steven Soderbergh che ha fatto una regia magnifica costumi bellissimi che ti proiettano nell atmosfera dell epoca come del resto la vita delle star e il dover scindere in maniera radicale la vita pubblica da quella privata anche se in quel periodo faceva piu comodo il far finta di non vedere quale fosse la realtà. La storia sembrerebbe la classica del ragazzo squattrinato che finge di innamorarsi di una star per fare la vita agiata. In parte potrebbe essere vero ma alla fine si capisce che il sentimento è stato vero e sincero. Comunque sia un film fatto veramente bene senza cadere nel volgare che poi racconta una storia veramente acaduta. Un film da non perdere assolutamente.
Il film di Soderberg si fonda su due archetipi: la star ricca, famosa ed affermata e il ragazzo di provincia. Sceglie lo sguardo di Scott per svelare cosa ci sia dietro questi candelabri, scindendo completamente la sfera pubblica (quasi inesistente) per cocentrarsi nel privato atraverso l'evoluzione del rapporto fra queste due persone. Malgrado la scelta di questo sguardo privilegiato, l'accuratezza tecnica della messa in scena, Behind the candelabra è un film che dice meno di ciò che programmaticamente, fin dal titolo, vorrebbe far supporre. Mostra l'annullamento di una personalità nei confronti dell'altra, la ricostruzione di un clone di se stesso (Liberace) in mezzo al trionfo del Kitsch. Come detto sceglie l'evoluzione di questo rapporto, ma perde per strada degli spunti molti interessanti come il rapporto di questi due personaggi con la loro sessualità, lasciando il film sospeso in superficie e mortificando in parte le belle intepretazioni di Douglas e Damon.