dieci incredibili giorni (1971)

Un giallo affascinante, caratterizzato da atmosfere sospese, tempi dilatati, personaggi complessi dai legami nascosti… Chabrol nel delineare il ritratto di una famiglia piena di segreti qui sceglie toni onirici che accrescono il mistero che ruota intorno ai personaggi, chiusi in una specie di limbo che trova la sua espressione fisica nella villa in cui la storia ha luogo. Il cast è straordinario (Wells, Perkins, Piccoli) e contribuisce al fascino particolare dell'opera: piuttosto che una meticolosa analisi del tipico dramma borghese (topos caro al cinema francese) siamo di fronte ad un'opera in cui prevale il senso dell'enigma, dei segni interiori (il tema della scultura, delle amnesie, l'amore proibito, la colonna sonora straniante)

La scelta formale del giallo classico è l'escamotage di Chabrol per proporre un ritratto di borghesia in nero, tanto ricca quanto decadente, in cui i singoli ruoli all'interno della famiglia si sovrappongono e si confondono dando alla luce un triangolo amoroso alquanto contorto. Tra citazioni bibliche e la presenza di un cast di primordine, Dieci incredibili giorni soffre di una verbosità eccessiva, rendendolo più prolisso di quello che dovrebbe essere. Una sceneggiatura che manca di asciuttezza e tende a confondere con numerose digressioni. Ben diretto e recitato ma pesante oltremisura.

Thriller sui generis di Chabrol, con nomi di richiamo che alla fine risultano anche i veri poli magnetici del film (Welles carismatico come suo solito, Perkins in un ruolo che gli è congeniale, Piccoli sempre di gran mestiere e un'affascinante Jobert).
Lo svolgimento, dopo l'ottimo incipit, è però cosi lento e pesantemente verboso da lasciare l'amaro in bocca, credo sia una costante per chi ha visionato il film.
Non bastano gli ottimi dialoghi e le grandi interpretazioni, nonché una regia raffinata e autoriale. Resta una splendida idea in partenza ma sviluppata in modo poco convincente.

Buon esempio di film giallo psicanalitico, con personaggi ben delineati e una trama che seppur semplice regala qualche colpo di scena. L'ho trovato un pò lento in certi frangenti, ma non nelle battute finali, dove invece i tempi si dilatano giustamente per accentuare la drammaticità delle circostanze. L'interpretazione magnetica di Orson Welles gli fa meritare mezzo voto in più.

Incursione di Chabrol nel giallo, genere di cui in realtà il regista si serve per analizzare alcune delle sue consuete tematiche.
Molto psicanalitico, interpretato da un cast superbo, è un film che contrappone sapientemente meccanismi intrapsichici al dato conscio e razionale.
Sostanzialmente l'analisi dei rapporti celati tra tutti i componenti della famiglia è molto intelligente ed efficace, dura ma mai banale.
Eccezionale comunque è soprattutto il personaggio esterno, quello dello scrittore. Interpretato dal solito grandissimo Michel Piccoli, egli è al tempo stesso un trait d'union tra tutti ma anche vittima inconsapevole di una storia alla quale non riesce a porre fronte con la sola razionalità.
Bel personaggio quello di Orson Welles; ottimo Anthony Perkins nel ruolo che fin da 'Psyco' non sarebbe mai più riuscito a scrollarsi di dosso.

Forse per un fan di Hitchcock come me, il film può risultare deludente per come Chabrol monta questo giallo e scoglie la vicenda. E forse un pò lo è, ma il regista francese sa essere magnetico e i suoi film conservano sempre il solito fascino. Chabrol risulta più efficace in altri generi ma non mi è dispiaciuto vederlo cimentarsi in questo. Alla fine mi ha convinto comunque.